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Usi elettorali d'altri tempi
Mentre si va accendendo la lot
ta elettorale é curioso rievocare
certi lisi e certi metodi elettorali
| in voga nell'antico mondo romano
sino da molti secoli avanti Cristo,
tanto più che alcuni procedimenti
ancor og*ri si riproducono.
La toga della candidatura
Quegli antichissimi candidati
non avevano troppo da scegliere in
fatto di vesti. ('lli aspirava alla
carica di edile, di pretore od altro
—ed intendeva portarsi candidato
—per essere riconosciuto tale do
veva indossare una toga candida.
< "era anzi una stoffa apposita
j mente preparata, d'una bian
| chezza ahhigliante dovuta ad una
i speciale preparazione cretosa.
I/uso della toga candida era
1 tanto radicato che Tito Livio, a
| proposito delle elezioni del I<S4,
! narra, coinè una cosa straordina-
I
ria. che uno dei concorrenti alla
3 pretura non era apparso in toga
bianca. "Tutto ciò potrebbe sem
brare ora indegno d'essere preso;
"I sul serio—osservava l'austero sto
j lieo—e potrebbe crederlo agnuno
| di noi. "
Ma la ouestione della toga ean
i
dida non era tanto insignificante. |
Per anni ed anni essa fu anzi og- !
getto di aspre lotte fra patrizi e
plebei. Già nell'anno 432 avanti
Cristo i tribuni del popolo avevano j
presentato formale proposta, per
che in avvenire nessuno più potes
se presentarsi alle elezioni in toga
bianca. E tutto ciò, perché quel
I! contrassegno dei candidati era un
mezzo efficacissimo per influire sul
i voto degli elettori.
La corruzione elettorale
Sembra del resto che, con o sen
za contrassegno, la sincerità delle
elezioni fosse già presso i nostri
grandi antenati una cosa colto
j problematico. Invano si era ri
j corso nel secolo II av. Cr., al voto
~ segreto.
Le cose andarono tanto oltre
!che, contro chi comprava il voto,
;si arrivò una volta a stabilire la
jpena di morte. Un progetto di leg
jge originalissimo fu inoltre pre
i sentalo nell 'anno 61 a. C., da un ;
| tribuno, il (piale voleva che l'ob-i
bligo contratto verso l'ettore non
I fosse vincolante. Chi però era reo
convinto d'aver pagato i voti do
veva. vita naturai durante, sbor
sare ogni anno 3000 sesterzi ad o
ì gnuna delle 35 sezioni elettorali di'
Roba, cioè a dire 105 mila sesterzi. 1
pari a 23 mila lire. Ma la legge;
i non fu applicata e le corruzioni e
lettorali... continuano ancor oggi.
Anche allora c'erano i candidati
ministeriali o governativi lanciati
o appoggiati più o meno larvata
mente dal capo del governo. Ce-j
sare ed Augusto si contentarono ;
di presentare dei propri candida-,
ti soltanto alle cariche inferiori
del Consolato. Augusto presentò
prima la meta dei candidati, poi |
tutti. Tiberio estese l'azione e-i
lettorale del capo del governo finoj
alla nomina dei Consoli. Caligola
| ritornò al sistema d 'Augusto. Ve
spasiano stabili definitivamente 10.
candidature ufficiale per tutti i...
collegi
La candidatura si distingueva
in legale e benevola. La prima
consisteva nell adempimento del
le condizioni necessarie per essere
candidato: dichiarazione della
candidatura davanti al console e
approvazione di essa da parte del
console del Senato e dei tribuni
condizioni di età: presenza a Ro
ma al momento dei comizi. Per
candidatura benevola si intendeva
la briga (anibitus) o azione elet
— torale con cui il candidato cercava
di conciliarsi i suffragi. Anche al- j
lora tutti i mezzi erano buoni : prò -1
messe in quantità, offerte di ap-j
poggi* giuochi, divertimenti, ban-1
ehetti pubblici e svariate adula
zioni. la più comune delle quali
consisteva nel mostrar di conosce
re per nome ogni cittadino influen
te del proprio quartiere. Il candi
dato era in ciò aiutato da schiavi
speciali nomenclatoresì che "~ii
suggerivano i nomi e gli davano
rapidamente su ciascun elettore le
informazioni necessarie.
: elezioni
Invitati poco discreti...
Quinto Cicerone, fratello di
Marco Tullio, ci ha lasciato un fa
moso trattato che può ancora con
siderarsi come il vade mecum del
perfetto candidato. Orbene, in
questo Manuale é attribuita una
speciale importanza al banchetto.
Senonelie allora i banchetti si fa
cevano senza discorsi: il program
ma consisteva tutto nella lista del
le portate. Ninno agguaglio la
magnitieanza di Cesare e di Lueul
lo. Cesare, dopo le sue vittorie su
Pompeo, diede un grandiosissimo .
pranzo a tutti i cittadini. Lueullo
offri sontuosi banchetti non solo a
gli abitanti della citta, ina anche
a quelli dei dintorni. I na sola ce
na, servita nella sua galleria d'A
pollo. in mezzo a meraviglie d'ar
te. costò 50,000 dracme, circa 45
mila lire. Non pochi convitati si
portavano via gli avanzi della
mensa, a talvolta anche qualche
oggetto utile o prezioso. Emoge
ne, per esempio, si prendeva le sa
viette. altri, meno modesti, si prov
vede vano d'argenteria, e sceglie
vano, tra piccoli oggetti di servi
zio. i cucchiai d'oro e d % 'argento.
Perciò, molto prudentemente, i
j candidati finirono con l'affidare a
imprenditori il servizio dei ban
chetti, mandando talvolta in aiuto,
come fece Cesare, i propri schiavi.
Siccome poi, gl'imprenditori esige
vano troppo, si preferi distribuire
gli alimenti a domicilio degli elet
tori. E. Mondini.
MENTRE LA TUBA SE NE VA..
Continua da pagina 2
uosa libertà. Cadono, con le teste,
le parrucche, le ciprie, i nastri, le
piume, ed appare il cilindro, uni
forme d'eguaglianza. Col suo a
spetto geometrico, eguale da ogni
lato, triste e lugubre, s'adatta be
nissimo a rappresentare il dominio
imposto da Robespierre. Modesto
dapprima, non tarda a diventare
l'enorme troinblon. peloso, ridico
lo sinistro. Eppure tutta Europa
se ne entusiasmo e lo mette di ino
lia con tal popolarità che lo st isso
i Goya, il grande pittore spagnolo,
si fa l'autoritratto con un cilindro
che sembra un monumento costrui
to con aculei d'istrice. Ma é il
capello della libertà, e nessuna e
clissi ne oscura più l'esistenza. Bo
livar, il liberatore dell'America
l
del Sud, lo adotta. In Francia
; gl 'insorti del 1830 portano il cilin
dro. Nel quadro di Delacroix
"La Liberté'' il primo borghese
che si vede marciare dietro la ro
busta dea dei sobborghi porta, pi
antato un po * di traverso, il suo
jtubo di stufa!
Oggi invece il povero e glorioso
! cilindro é apparso un segno dei
tempi di schiavitù (strana inter
pretazione storica !) e i bravi bru
! misti gli danno la classica pedata!
L'AMMIRAGLIO MILLO SI U
NISCE A D'ANNUNZIO
L'Ammiraglio Millo, comandali
ite delle forze italiane di occupa-1
zione in Dalmazia, si é unito alla
causa di D'Annunzio, giurando fe
delta al poeta e dichiarando che i
non un soldato italiano lascerà il
suolo incluso nel patto di Londra.
L'Ammiraglio Millo ha scritto
all'on. Xitti informandolo della
sua azione. L'on. Nitti ha rispo
sto dicendo: ''lo non sono sor
jpreso affatto dell'ultima intrapre
sa di D'Annunzio. Ciò monostan
te sono dolente della vostra azione
! „,
L stato annunziato che D'An
nunzio occuperò tutta l'lstria com
presa anche la parte che l'on. Tit
; toni propose fosse compromessa
nella Stato indipendente.
D'Annunzio é tornato in Piume
dopo la sua spedizione a Zara. Il
suo arrivo diede occasione ad una
grandiosa dimostrazione da parte
della popolazione. La guarnì gior
ne di Zara rimase al comando di
uno dei suoi ufficiali.
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