The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, October 04, 1919, Image 3

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    L'OSPITE
Continua da pagina 2
de la signorina seduta a un tavolino
in giardino, e le si avvicina.
—Signorina, hanno portata questa
lettera....
Gianna l'afferra, ringrazia, poi di
ce sorridendo:
—Una curiosità. Come mai voi a
vete il bavero giallo e il vostro te
nente ne porta un altro a due colori..
—Ecco. Lui é dei cavalleggeri, io
sono un dragone....
E dice ciò con un tono di superio
rità, come a dire: Lo compatisca, po
vero diavolo...
—-Ma non dovreste essere dello
N stesso reggimento, tutti due?
—Si. La é andate cosi. Lui era
rimasto solo sulla Bainsizza... Sa, si
gnorina: di cinquantadue uomini, fra
morti e feriti era rimasto solo lui, in
mezzo a un gruppo di austriaci che
riusci a mettere in fuga... Gli hanno
scendendo aveva bisogno subito di un
data la medaglia d'argente. Poi
attendente perché anche il suo era
scomparso, e scelse me, col permes
so del mio Colonnello.
—Ha una medaglia?
—Ne ha due...
—Due? se non ne porta nemmeno
una...
—Due nastrini li ha sull'altra
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giubba, che é più bella... é un po'
stretta e la porta meno di frequen
te....
La signorina sorride e l'attenden
te prende commiato con un salutone
imponente, lasciando la sua interlo
cutrice sopra pensiero.
A pranzo, il discorso cade inevita
bilmente sugli ufficiali nuovi ospiti
del paese, sui pettegolezzi sorti non
ostante il patto e sulle voci di qual
che cosa di serio che si dice vi sia
fra il capitano toscano e la signorina
Adele, fra il tenente sicilano e la bel
la vedova....
—Del nostro ne dicono tutti un
gran bene... Chi sa!
—Noi non possiamo dire nulla
osserva la madre.
—Sembra che non viva neppure in
casa nostra —aggiunge Gianna.
—Gli altri sono stati tutti invitati
a pranzo o almeno hanno fatta la co
noscenza coi padroni.
—E se il nostro non si fa vivo me
glio cosi. I
—Non si fa vivo perché é stato
assai poco incoraggiato—osserva iro
nicamente Gianna.
—Meglio cosi—ripete il signor
Pasquali—perché rimarrà dimostra
to che noi non abbiamo fatto la corte
al nostro ospite, al conte come dico
no gli altri.... Troppo facilmente si
attribuiscono titoli...
—Conte lo é—osserva Gianna.
—Cosi dicono, ma joi. chi sa,
quando si va a fonlo di certe cose....
—Si, é conte —conferma grave
mente Maddalena, mentre offre la
portata al signore.
—Cosa ne sai tu?
—Si, é conte: riceva le lettere col
titolo. Quelle che spedisce hanno im
presse in un angolo la corona: la co
rona ce l'ha pure sul porta-sigarette,
sui fazzoletti, sull'impugnatura , del
frustino e sulla coperta del cavallo....
—Tu hai visto tutto questo?
—No,* me l'ha detto il suo atten
dente.... che aiuto qualche volta a
far la pulizia.
L'ultima frase aggiunta come giu
stificazione produce un effetto disa
stroso. Il signor Pasquali, come se
avesse ricevuto un pugno nelle remi
si drizza sulla persona e lancia un'oc
chiata indagatrice sulla domestica:
madre e figlia dopo aver lanciata la
loro occhiata a Maddalena se ne
scambiano una fra di loro, poi, ab
bassano gli occhi sul piatto.
Passano alcuni minuti di silenzio,
duranti i quali i commensali si dico
no molte cose, chiaramente, senza
aprir bocca.
—Quando si dice le chiacchiere!
riprende il signor Pasquali.—leri se
ra al Centrale il Pretore ripetendo
ciò che gli aveva detto il maggiore
Ricci, raccontava di gesta compiute
dal nostro ospite non so da che par
te....
—Sulla Bainsizza —osserva Gian
na —trattenendosi poi ad un tratto.
—Si.... mi pare alla Bainsizza. Be',
lassù il nostro tenente avrebbe com
piuto prodigi di valore. Sarà stato
benissimo. Ma il Pretore gli ha as
segnato senz'altro la medaglia. La
seconda —mi diceva —perché una l'a
veva già guadagnata al principio del
la guerra. Bugia: non ne ha nem
meno una, tanto vero che sul petto—
e l'ho osservato parecchie volte—non
ha alcun nastrino.
—Li ha sulia giubba stretta... scap
pa a dire Gianna, che non poteva più
sopportare l'ingiusta accusa lancia
ta dal padre. Ma si morde le labbra
e arrossisce mentre il padre al colmo
della meraviglia le chiede:
—La giubba stretta?
La madre, dopo la sorpresa, com
prende la situazione e chiedendo par
ticolari sul discorso del Pretore to
glie Gianna dall'imbarazzo.
I quattro ufficiali erano stati invi
tati a pranzo, in una villa a quindici
chilometri ed erano contenti come
pasque per questo diversivo. Übertis
era della partita: i tre colleghi stre
pitavano nel landau che era stata
messo a loro disposizione: strepita
vano non solo perché ne avevano il
diritto —essendo Übertis già in ritar
do —ma perché, ritardando, non po
tevano sostare cinque minuti a pren
dere l'apertivo, passando dalla città.
Il programma era stato ben predispo
sto: pur troppo non si era tenuto
conto di Übertis.... E strepitavano.
Übertis li teneva buoni, lanciando
frasi temporeggiatrici dalla finestra.
—Due secondi... vi prego.... é una
cosa seria. (
—lmpossibile.
—Si giuro... una lettera d'affari....
—Uhm!....
—.... a mio padre.
. —Ah be'!.... Questa é grossa; non
va giù... Carina, quel padre!
—Prego.... non profanate....
—Non nominare tu il nome di tuo
padre invano...
—Ho finito... Il francobollo. Ecco,
seccatori!...
Übertis esce correndo dal cancel
lo, e viene accolto da un "oh!" pro
lungato e ironico.
Gianna, ad una finestra, al riparo
della persiana, assiste alla scena: Ü
bertis spicca un salto su landau. E
assai elegante: stivaloni di vernice,
guanti bianchi di pelle scamosciata.
Ha la giubba stretta con quattro na
strini: due azzurri, uno rosso —me
daglia al valore serbo, le ha detto,
Maddalena—e il nastrino tricolore
della campagna. In una mano tiene
la lettera, che infila con cura in una
tasca. L#a carrozza parte al trotto
serrato, e Gianna la segue con lo
sguardo fin che scompare.
Ella pensa: é inquieta, ha dei bre
vi moti di incertezza, sembra com
batta dentro di sé una piccola batta
glia: la battaglia contro una curiosi
tà. In lei é sorto vivo Ti desiderio di
"vedere" la camera abitata dal te
nente: non sa che cosa la trattenga,
poiché nulla v'é di male in ciò cosa
sta per commettere. Dopo tutto, é
una curiosità innocente: vedere
com'è la camera abitata da un estra
neo, come l'ha disposta, che cosa vi
ha recato, provare che impressione
si riceve....
Non c'é proprio nulla di male. Do
po tutto, é la padrona che s'interessa
di controllare se la camera é in ordi
ne, se all'ospite occorre qualche co
sa: ciò é naturale, del resto, é dove
roso.
E poi, il tenente non c'é, né rito
nerà in quel momento. Ecco: questo
soprattuto é chiaro* lampante per tut
ti: il tenente non c'é, é appena par
tito, quindi é sicuro che la sua ca
mera é abbandonata.
E questa sicurezza di non trovarlo,
la spinge a piccoli passi, con la co
scienza rinfrancata, verso la camera
del tenente. Sospinge l'uscio con un
forte batticuore.
t
Che cosa teme, se é sicura di non
trovarlo?
Rimane sulla soglia un poco: poi
avanza qualche passo, e di nuovo so
sta, incerta, impaurita come un la
dro. Guarda in giro: vede un libro
con la copertina gialla sul comodino,
un pijama ben piegato sul cuscino,
un altro appeso, altri indumenti, la
toilette rilucente di oggetti d'argen-*
io edi cristallo. Vede il tavolino in
\aso da libri, giornali, corrisponden
ze... Gli si avvicina passo passo,
camminando a occhi sbarrati, come
se fosse una sonnambula. Passan
do accanto al cassettone, scorge un
portafogli aperto, spalancato, con so
pra alcuni francobolli. Il tenente,
nella fretta, ha dimenticato il porta
fogli, dopo avervi preso il franco
bollo. Gianna fissa il portafogli qual
che secondo, si avvicina a esaminar
lo, gettando le mani dietro il dorso,
come per resistere a una tentazione.
Continua a fissarlo, si china un poco
su di esso, e da un lato vede spor
gere la costura del cartoncino d'una
fotografia. Dà un'occhiata all'uscio,
poi, lentamente, estrae il cartoncino,
e man mano che l'immagine appare,
sente un acuto dolore, come di una
lama che le penetri nel cuore.
E' una bella giovane donna, che
la fissa con due grandi occhi pieni di
bontà e d'amore.
Gianna l'esamina minutamente, la
spoglia, l'ascolta, la scruta: a poco a
J poco le sorge dinnanzi agli occhi, vi
va parlante... L'immagine le trema
ip mano, e un senso di angoscia le
serra la gola.
Nel corridoio, ad un tratto, sente
i passi di suo padre. In un momen
to di esaltazione, spaventata dall'i
dea di essere sorpresa in quel posto,
ficca la fotografia nel portafogli e
; corre fuori, imbattendosi nel padre.
Questo, oltremodo sorpreso, dopo
qualche istante le chiede:
j —Tu, là dentro?
Gianna, rossa in volto, non sa tro
! vare la più banale risposta.
Nemmeno la presenza della madre
la rinfranca.
Il signor Pasquali, in preda al più
mordente sospetto, incalza di do
mande la figlia, che risponde a mo
nosillabi con voce tremante.
—Ma insomma, posso sapere io
che cosa succede in casa mia?—gri
da, rivolto alla moglie—Ma tu non
vedi che il tenente e Gianna si„..—
ed avvicinando I due indici, fa un
gesto significativo alla moglie, come
a dire: "Non vedi che se la ; intendo
no?"
Poi si arresta di colpo, accorgen
dosi di aver manifestato in forma
troppo brutale verso la figlia i suoi
sospetti. Ma Gianna non reagisce,
non si offende. Sotto lo sguardo dei
genitori esterrefatti, risponde in at
to di profondo sconforto, gli occhi
inondati di lagrime, e con voce ac
corata:
—No, papà.... non mi ha guardata
mai... nemmeno una v01ta....
GINO BERRI
PER RIDERE
E' noto che per ottenere il sussidio
di disoccupazione occorre dimostrare
che la disoccupazione é involontaria
ed a tal uopo bisogna specificare sul
la domanda di sussidio la professione
esercitata ed il mptivo della disoccu
pazione.
Alcune domande di sussidio inol
trate a uno dei tanti comuni del Lo
digiano danno rispettivamente le se
guenti indicazioni:
Stringhetti A. di professione: "per
rane." Motivo d ella disoccupazione:
"Non trova più rane."
Pocavoglia B. di professione:
"mendicante." Motivo della disoccu
pazione: 'Dall'esercizio della sua
i professione non ricava abbastanza
per vivere."
I
Scalzini Casimiro di professione:
"zoccolato." Causa della disoccupa
| zione: "Dato il prezzo elevato del
la merce, in questa stagione i suoi
clienti preferiscono andare senza...
scarpe."
I suddetti però non hanno ottenu
to il sussidio per mancanza dei do
cumenti comprovanti le loro asser
! zioni.
Una fatale distrazione mi fece per
} dere la benevolenza dello zio arma
tore. Avevo bisogno di danaro e non
sapevo come procurarmelo. Tutti i
libri venduti; impegnato persino il
( cappotto. Scrissi allora una lunga
| lettera allo zio Paolo, spiegandogli
in commovente prosa l'assoluta ne
; cessità di un vestito nuovo per l'in
j verno imminente. Il furbacchione,
invece dei danari, mi mandò il vesti
! to.
lieri *venne a Roma; sali nella mo
desta mia cameretta, mi abbracciò,
! poi, vedendomi in mal'arnese, mi
chiese a bruciapelo:
—Dove hai messo il vestito nuovo
'che ti ho mandato?
—Il vestito... il vestito... —balbet-
tai io frugandomi febbrilmente nelle
tasche...
—Basta, basta, sciagurato, ho già
capito:—interruppe fulminandomi
con un'occhiata. Ese ne andò, sbat
tendo violentemente la porta! j
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