The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, July 20, 1918, Image 8

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j SU LA FRASCA [
1 Pietro De Coulevain f
un poco senza pero che fosse tron
cata la nostra amicizia, vecchia
quanto noi. Negli ultimi anni poi,
mio marito aveva avuto piuttosto
l'aria di sfuggire la compagnia di
mia cugina anziché di cercarla. La
loro buona armonia di un tempo,
si era eambiata in una ostilità del
la quale mi era scioccamente af
flitta. Recitavano bene la loro par
te, talmente bene che io non aveva
mai potuto sorprendere il più pic
colo segno d'indifferenza in mio
marito. La mia presenza lo ralle
grava sempre, e tre settimane pri
ma di morire, uscendo dalla mia
stanza, si era fermato sulla porta
per gridarmi tra l'affettuoso e lo
scherzevole: "Antonia, ti adoro!"
E dire che mentiva, che mentiva
sempre ! Io non so chi sia quel
poeta che ha detto: "Il peggior
dolore é di non poter piangere co
loro che si sono perduti.
—Byron, rispose subito Sir
William. —Egli aveva la madre da
non poter rimpiangere !
—Ed io, l'uomo che avevo uni
camente amato. Invidiavo tutte
le persone che avevano de' buoni
morti: un giorno al cimitero di
Roma, vidi una povera vedova che
singhiozzava sulla tomba di suo
marito, e avvicinandomi a lei. le'
dissi a bassa voce: "Felice voi!
Ella dovette certo credermi una
pazza.
"Roma! In nessun altro luogo
ho sofferto cosi profondamente; e
mi sono chiesta tante volte il. per
ché. 11 signor di Myéres ed io, vi
avevamo passato alcune settimane
nell'inverno prima della sua mor
te: ebbi l'imprudenza di ritornar
il.I JIIMIUìmiiJIPLJUiI.IOTMMUUU 1 M*V U' l W'l'l#Hl¥ WHWMllMiWfflrfHßW | WrW''Ì''} : é^ wMWdwàMulti v*a; J4» *a*.-.«t*a«u*».-,■ ■ j** ™ l,r "'"''*' j - 1 ~7"' ' g
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vi diciotto mesi dopo, ed ebbi la
| sensazione che egli pure fosse ri
tornato con me nella grande città.
Ero alloggiata all'albergo del Qui
rinale : avevo un salotto ed una
camera a mezzogiorno, sopra un
giardino fiorito. La compagnia e
ra piacevole, ma ciò nonstante io
era profondamente triste : il ricor
do nemico mi perseguitava spieta
tamente; appena uscivo fuori, mi
trovavo avviluppata da una strana
atmosfera; certi luoghi mi erano
particolarmente dolorosi lungo ii
Tevere fuori della porta Nomen
tana, la Villa Medici, i dintorni del
circo Massenzio ; là più che altrove
sentivo la presenza del signor di
Myéres. Le parole affettuose di
eui mi aveva riempito il cuore, mi
tornavano con ostinazione alla
mente, e ciascuna mi procurava un
dolore acuto : ero come posseduta
da uno spirito maligno il quale ?-
vesse cambiato la mia corona di
rose in una di spine. Eppoi, in
qualunque stato d'animo io mi tro- '
vassi. quello sradicamento era per
me molto doloroso : amore, amici
zia. relazioni mondane, ricchezze
tutto mi era stato tolto in una vol
ta, e questa spogliazione brutale,'
ini procurava una sensazione di
nudità e di umiliazione. Il più
strano si era che io stessa vi avevo
contribuito: partecipazioni di ma
trimonio o di morte, inviti, letterò
d'amici, tutto avevo gettato nel
cestino ; interrompendo cosi qual
unque comunicazione, e questa len
ta morte sociale si era prolungata
cinque anni. E quando giunse il
giorno nel quale io fui assoluta
mente isolata, volli persuadermi
di esser contenta, ma nemraen per
sogno. Non mi piaceva nemmeno
la mia camera d'albergo e c*é vo
luto molto tempo prima che mi vi
abituassi. Dopo il castello di Cha
vigny e l'appartamento della piaz
za Francesco I a Parigi, "la casa
del viaggiatore'' come dicono gli
Indù, mi sembra terribilmente
fredda e volgare ed incessante
mente mi dibattevo anima e corpo
contro i suoi muri troppo, troppo
ristretti. Oh ! come ho dovuto mor
dere il mio freno!
—Vostra cugina non ha mai fat
to nessun tentativo per rivedervi?
—mi chiese Sir TVilliam.
—Si, mi ha scritto più volte, ma
io ho bruciato tutte le sue lettere
senza leggerle.
—Avete fatto male; la sua col
pa aveva forse delle circostanze
attenuanti.
—Nessuna circostanza avrebbe
impedito che il piccolo Guy fosse
figlio del signor di Myéres, e non
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ho voluto conoscerle perché non
ho voluto odiar meno: ho avuto
torto, lo so,, ed ho contribuito qua
si con piacere a render più acuto
il mio dolore. Tutto questo non
aveva che uno scopo ; quello di aiu
tarmi a liberarmi da me stessa, e
me ne liberai perché non c'era nel
l'anima mia nulla di bello e di buo
no, vi assicuro.
• * Le mie letture erano state piut
tosto frivole, ma possedevo un fon
do d'istruzione solida che mi po
neva in grado di gustare e di capi
re le cose più serie. Mi appassio
nai per la storia e seguii con cre
scente interesse i progressi della
scienza, da lontano se volete, ma
non tanto da non aver coscienza del
l'evoluzione presente. Intesi subi
to che Dio, non l'uomo, faceva la
storia. Le scoperte infiinitamente
piccole e quelle immensamente
grandi come l'elettricità mi con
vinsero che noi non siamo soltan
to dei semplici fattori nell'Univer
so. Per intere settimane mi diver
tii a numerare fra le azioni della
mia giornata quelle dipendenti dai'*
la mia giornata quelle dipendenti
dalla mia volontà (e spesso non ne
trovavo nemmen una) e quelle sul
le quali io non avevo avuto alcun
potere, e le ultime furono sempre
più numerose. Provatevi in questo
esercizio : esso vi sarà più proficuo
di tutti i libri di filosofia.
—Lo proverò,—rispose grave
mente il mio compagno.
—Fino allora io avevo guardato
la vita superficialmente : mi misi a
studiarne la trama, e tutto quan
to essa nasconde: m'ingegnai di
seguire il cammino di una parola,
di cercare i fili che hanno determi
nato ad un matrimonio, ad una
nascita; e fui colpita dalla preci
sione matematica delle coinciden
ze. Mi accorsi che gli ordini del
l'invisibile. ci arrivavano talora
direttamente, talora per mezzo dei
nostri simili e questa trasmissione
della volontà divina é straordina
riainente interessante. Ditemi un
poeo: eome mai vi é venuta l'idea
d'invitarmi a Simley?
Sir William rifletté per qualehe
secondo.
—Non lo so : dapprima ella si
presento vagamento dopo le no
stre prime chiacchiere ; poi una se
ra. passeggiando sotto la veranda,
pensai che il vedere il cielo più da
vicino per mezzo di un buon ca
nocchiale. potesse interessarvi.
—Ebbene : secondo me, avete
semplicemente obbedito alla sug
gestione della Provvidenza. Que
sto non scema affatto la mia gra
titudine. Di tanto in tanto Ella
mi ricompensa !
—Quanto a questo, io pure sono
stato ricompensato.—disse gentil
mente il mio ospite.
—Lo siamo stati tutti e due.
aggiunsi sorridendo.—Vedete, io
CONTINUA