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SU LA FRASCA I
De Coulevain r
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—Possibilissimo. Una notte so
gnai di trovarmi in una povera
chiesetta scura che prendeva aria
da una porta di fianco, aperta sul
la campagna: nello sfondo verde
<e luminoso al di là della breve
porta, vidi improvvisamente deli
wearsi la figura alta ed elegante di
.un uomo di cui non potevo disti
nguere il volto. Lentamente si sco
ntò da quella porta e avanzandosi
"verso di me, s'impadronì della mia
mano per mettervi un anello, ma
3'aaiello troppo largo scivolo dal
mìo dito, e rotolando sulle Lastre
per molto tempo, fece sentire un
rumore metallico. Nello sforzo
•contìnuo per raccattarlo, mi sve
gliai colla fronte ricoperta da un
sudore di morte. Raccontai subito I
il sogno a mia madre che ne rima-,
se dolorosamente commossa : in !
quanto a me, non potei mai dimen
ticarlo perché aveva lasciato nel
l'anima mia di fanciulla, un'ango
scia, mista ad un senso di gioia, fi
tempo non fece che ravvivar ]a
mia impressione: l'immagine di i
quell'uomo che già riempiva tutta
la mia vita, invece di scomparire
si preciso, divenne reale. Talvol- :
ta. nelle mie divagazioni sentimen- !
tali, lo vedevo venire verso di me,
procurandomi un piacere delizio
so. Noi non sospettiamo ancora
tutta la complessità dell'atomo li
mano, —dissi come parlando a me
•stessa.
—Dell'atomo femminile in spe- '
cial modo, —aggiunse Sir William
«con un sorriso. J
—Negli anni successivi, quell 'im- !
magine sognata, occupa tutta la ]
mia immaginazione: in lei vedevo i
volti diversi e tutti più belli l'un <
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dell'altro: tutte le vjrtu, tutti i
pregi li attribuivo al mio fantasma
''lntanto la morte dei miei non
ni, ritardò la mia entrata in socie
tà e fui condotta al mio primo bal
lo solo a vent'anni. Il mio primo
ballo! Fu nel castello di un no
stro amico e lo ricordo ancora !
C'era stato un gran da fare per la
mia acconciatura. Portavo uno di
quei famosi abiti che dovevano
concorrere a formare la fama del
nostro gran Doucet: di velo bian
co tutto a gale e guarnito di fiori
di campo. Vedo ancora il mio ve
stito. ma non rivedo affatto me; '
nessuno conosce il proprio volto,
e il riflesso che ce ne offre lo spec- "
chio, sembra che non sia sufficien
te per impressionar le nostre cel-
I lule.
Questa é un'osservazione che
non avevo mai fatta ! —confesso il
mio ospite.
—Non é strano.—continuai, —
che il nostro cervello conservi fe
| delmente il colore di un fiocco, il
| modelli di un vestito, mentre mol
ti e molti altri ricordi, spariscono
dalla nostra mente? Probabilmen- j
te queste piccole cose fanno parte
di una catena: il fatto sta che
quella sera era stranamente felice
nel mio bel vestito di Parigi, ed
affascinata anche dal mio primo
trionfo mondano. Mentre parlavo
allégramente col mio padrone di 1
casa, assolutamente incosciente di
ciò che stava per accadere, i miei
occhi si posarono sopra un uomo
alto, bruno, da baffi rossicci che
s'incamminava verso di noi. Le
parole mi morirono sulle labbra:
il mio cuore incominciò a battere
con violenza, ed in quel momento
provai la sensazione chiara e di
stinta. che quell'uomo era il perso
naggio del mio sogno, in carne ed
ossa. Comunque sia, la sua pre
senza poteva benissimo impressio
narmi perché in quello io vedevo
il mio destino, il "padrone dell'o
ra presente", il mio marito futu
ro. Oh ! vedete ? La vita é una
combinazione cosi evidente che se
ci fosse dato penetrarla prima, ne
perderemmo l'appetito e la sete.
—Sarebbe una cosa gravissima,
—fece baffardamente Sir William.
—Il mio incognito, che era poi
uno degli ospiti del castello, venne
a raggiungere il signor di B. . . .
Quest'ultimo presentò: "Il signor
di Myéres, la signorina Latour."
Cosi uniti i due nomi risuonarono
ai mio orecchio come- se fossero
stati pronunziati da una voce for
tissima e mi par di udirli ancora.
Il signor di Myéres era un uomo
simpaticissimo: aveva allora tren
tacinque anni : la sua voce e il suo
volto eran di quelli che affascinano
« »
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le donne ; sapete, quella voce sono
ra. le vibrazioni della quale pene
trano fin nel profondo dell'anima : ;
un volto intelligente, degli occhi j
dolci e fieri ad un tempo, una hoc
co sensuale. Ecco il tipo. Comincia
mo subito a parlare insieme: egli
mi chiese un waltzer, ed io senza
curarmi della promessa fatta a mia
madre, di non ballare cioè che del
le polke e delle quadriglie, gli ste
si francamente la mani. Mi trasci
no in mezzo alla sala e non so se
fu l'ebbrezza procuratami dal rit
mo del movimento della musica, o
l'effetto del suo magnetismo: so
soltanto che per alcuni momenti
perdetti la nozione del tempo, del
luogo, del mio essere e quando il
mio cavaliere mi ricondusse al po
sto. pensai di aver partecipato
anch'io al banchetto degli eletti.
CONTINUA
LA CONDANNA DI DUE ASSAS
SINI
GENOVA, 6—ll processo contro
il Bocchi e il Da voli, autori dell'ef
-1 ferato assassinio di coreo Magen
ta é finito ieri con la condanna di
entrambi gli accusati. I difensori
Marazza. Opezzi e Sanini con
strenua difesa avevano tentato di
ottenere non l'assoluzione, ma al
meno una condanna mite. I giura
ti invece, con voto unanime, rico
nosciuta la colpabilità dei due im
putati. hanno negato le circostan- 5
ze attenuanti, e, in base al loro
verdetto, la Corte ha condannato
i due assassini a 25 anni di reclu
sione e 3 anni di sorveglianza per
ciascuno.
•
IL RITORNO D'UN PRIGIONIE
RO DI GUERRA
CASERTA, 6—Ha fatto ritorno
qui tra i suoi il capitano di fante
ria Adolfo Fatto rosi, dopo 32 mesi
di prigionia in Austria.
■
Egli cadde ferito e fu fatto pri
gioniero l'S maggio 1916 sul raon
te Sisemol.
Ora é stato rimpatriato con l'ul
timo convoglio degli ottanta uffi
ciali restituiti dall'Austria in cam
bio di altrettanti resi dall'ltalia.
Lo stato di salute del Fattorosi é
una prova assai evidente del cat
tivo trattamento che i nostri pri
gionieri soffrono alla mercé del ne
mico.
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