IL PATRIOTA LFITEREDAL FRONTE I fratelli T. ed A. Gandolfi, sti mati panettieri in questa città, hanno ricevuto dal fratello Co stanzo, della classe 1895 soldato, nel 12 Reggimento alpini, la se guente lettera che riportiamo in tegralmente. Crediamo superfluo tessere lodi all'indirizzo del valo roso e prode soldato Gandolfi che. sprezzante la vita, ha combattuto leoninamente per la gloria e la grandezza della Patria. I nostri lettori la leggano atten tamente e ne ammirino l'alto pa triottismo. Genova, 30 Ottobre, 1917. "Carissimi Fratelli, Oggi é la seconda volta che la scio l'ospedale per recarmi a tro vare la professoressa Matilde e la cognata Elisa, che gentilmente l'- altro giorno mi accompagnarono in vettura a farmi fotografare, e JÉÉ ■ • ' y vollero regalarmi due dozzine elei j miei ritratti che oggi stesso vi I mando, copia. Come vedete cari fratelli ho dato anch'io qualcosa alla patria. Sono stato ferito gra vemente sul Carso il 14 Luglio al la mattina verso le 6, dopo di a ver preso di assalto un trincerone nemico, che tenemmo saldo per tutto il giorno; la notte seguente arrivarono i rinforzi e noi ci riti rammo in seconda linea. Della mia compagnia fummo quasi tutti mor- ! ti o feriti, ma tutti si fece il pro prio dovere. Il cugino Rocco, ca porale zappatore, si trovava a po chi metri da me quel giorno, vidi cadere pure lui ma non potei cor rere a soccorrerlo perché io non potevo più camminare. Chi non era rimasto ferito forniva le muni zioni a noi che, benché feriti, ab biamo sparato tutto il giorno e te nuto il nemico distante. Parecchi assalti ha fatto il ne- 1 mico per guadagnare la trincea , perduta ma noi tutti il abbiamo ] respinti infligendo lbro gravi per- 1 dite. Non vi so descrivere altro di quel glorioso giorno. Alla sera arrivarono i rinforzi, raccolsero i prodi superstiti e ci portarono al posto di medicazione. Un ospedale da campo improvvisato alla me glio causa il terreno che é tutto monti e roccie. Prima medicarono i feriti più gravi e poi gli altri. Io avevo la gamba gonfia come una botte, me l'avevano legata stret ta i compagni alla mattina quando fui ferito, ma perdetti molto san gue ed ero sfinito. Quando mi hanno operato mi sono addormen tato e, quando mi sono svegliato, ero in treno diretti a Genova. Ora presto avrò la gamba artificiale cosi lascierò le stampelle. Cari fra telli potete essere sicuri che ho fatto il mio dovere di soldato ita liano di fronte all'odiato nemico tanto che sono proposto per la me daglia d'argento. E' stata a tro varmi qui la sorella Margherita venuta da Cuneo ed é stata qui u na settimana. La cognata Elisa e la professoressa Matilde mi fan- i no visita giornalmente e mi por tano ogni cosa che io divido con i miei compagni che non hanno la fortuna qui. Cari fratelli non pi angete se mi vedete solo con una gamba, siate invece orgogliosi di avere un fratello che sul campo di battaglia ha tenuto alto l'onore d' rtalia vincendo e fugando il nemi co dalle terre irredente. Io spero che presto quei briganti saranno scacciati dal suolo d'ltalia e, quan do sarò guarito, sono pronto a tor nare nuovamente al fronte e com battere se vi sarà bisogno o, se quella canaglia nou sarà ancora completamente distrutta. 110 avu to ieri lettera da Cuneo e stanno tutti bene, mi aspettano presto in licenza ma non so se mi manderan- j no a Cuneo, perché la stagione presto sarà fredda e, credo, mi manderanno vicino al mare. Da ora in avanti vi scriverò sovente perché adesso posso scrivere io : quando ero nel letto, la professo- ! ressa Matilde scriveva per me a tutti quanti. Mandatemi sempre le lettere da essa che appena le ri ceve viene subito all'ospedale a portarmele. Ricevete tanti saluti dalla cognata Elisa, dalla sorella Margherita, dalla professoressa Matilde e da me ; con un forte ba ciò ed abbraccio dal Vostro indimenticabile fratello, GANDOLFI COSTANZO." * * * Alla madre dell'operaio romano Enrico Protasi, caporal maggiore del. . . reggiment fanteria, caduto nell'avanzata sulla Bainsizza, un compagno d'arme di lui, anch 'egli romano, operaio e valorosissimo, il sergente Nazzareno Rossi ha scrit to dall'ospedale, ove si trova de gente per ferite la seguente lette ra, che mostra quali siano i senti menti e i propositi dei nostri sol dati, quando sono immuni dal ve leno della propaganda antipatriot tica. Egregia signora. Da questo asilo pietoso, ricove ro di una buona parte di reduci della presente guerra, scrivo an corché a malincuore, la dolente ma ammirabile storia della morte del povero Enrico. Ammirabile e bel la veramente la sua morte, perché piena di onore e di gloria per la nostra cara Patria. Era la terribile e raccapriccian te ora del bombardamento; Enri co dopo aver adempiuto più del suo dovere durante l'ultima avan zata del 13, 14, 15 maggio di quest'anno a fianco mio e di notte e dì giorno fra lo scaraventarsi e il fracassare dei proiettili di ogni calibro e di più sotto un'interrot ta pioggia, sempre forte coraggio so come un leone, di sua spontanea volontà volle ancora fare il più grande dei sacrifici. Dopo tale ed insistente lotta e senza tregua di sorta, fummo por tati a trecento metri dalla seconda linea per respirare qualche ora benché sempre sotto il tiro birbo ne dei nemici, però alquanti ripa rati da una galleria. Però una se zione rimase sulla difensiva in pri ma linea per poi avere il turno del le altre due sezioni che formavano la compagnia mitraglieri, in quella sezione si trovava Enrico. Pero lui venne indietro dove eravamo noi con il comandante, per affari di servizio. Al ritorno che il co mandante di compagnia doveva fa re in prima linea volevo io seguir lo per non rimandarci Enrico. E gli pieno di coraggio e con un : No. Ci vado io! mi fece intende re che era impossibile insistere. In fatti quantunque anche l'ufficiale insisteva che non ci era bisogno che tornasse lui, non ci fu verso di poterlo persuadere e volle an dare. Solo mi raccomando che se qualche disgrazia capitasse, scri vessi alla famiglia -che amava tan to, e sempre la invocava la nomi nava. Povero Enrico ! Infatti il fa tale momento l'attendeva!. . . Ap pena giunto a pochi passi dal po sto una fucilata lo freddava. Non gettò un grido, non un lamento, ma come uno che si sdraia a terra per riposarsi da un lungo cammino e che nel riposo s'addormenta. I Questa fu la sua triste si ma glori osa fine, pianto dai superiori e dai compagni come fosse stato il più caro dei nostri fratelli. Rallegratevi perciò perché esso ! non é morto, ma vive ! Vive in un j luogo felice, di riposo, dove spero je credo che Iddio l'ha posto. Perciò rallegriamoci davvero e preghiamo acciocché Iddio esaudi sca i nostri voti di saperlo in un luogo di eterna gloria con tanto patire prima, e poi con il sacrificio della sua vita giovane, e tutto per adempire il suo sacrosanto e pa triottico dovere. ■ Monumenti di Marmo I e di Granito ! i /ii^lSÉSii^ MARMO CIMITERO ; ROBERT E. YOUNG 726 Philadelphia St. Entrata Wayne Rigg | 15 Carpenter St., indiana ♦> PAGANDO IN CONTANTI e' difficile darne il resoconto mentre invece pagando per "CHECK" il conto viene da se' ed in più' avrete una ricevuta quando il "check" ritorna a voi. Depositate la vostra moneta in questa banca PAGATE I VOSTRI BILLS con check ed avrete la sicurezza e la convenienza di questo moderno siste ma. 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