The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, December 22, 1917, Image 2

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    IL PATRIOTA
(THE PATRIOT)
Published Weekly By
THE PATRIOT PUBLISHING COMPAN Y,
Office: No. 15 Carpenter Aveiiue
Marshall Building, INDIANA, PENNA
Locai Phone 250-Z
FRANCESCO 31A MONTE Publisher
VINCENZO FIOCv Editor
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Entered as feccr d-cJ\3 riitU ?Sept<niber 26, 1914,
at the postoffice at Indiana. Pennsylvania, under the
Act of March 3, 1879.
SU BSCRIPTION
ONE YEAU . . $1.50 | SIX MON'THS . SI.OO
The Aim of the Foreign Language Papere
o! America
To HELP PRESERVE THE IDEALS AND SACRED TRAD
ITIONS OF THIS, OUR ADOPTED COUNTRY, THE UNITED
STATES OF AMERICA; TO REVERE ITS LAWS AND IN
SPIRE OTIIERB TO OBEY TIIEM ; To STRIVE UNCEASING
LY TO QUICKEN THE PUBLIC'S SENSE OF CIVIC DUTY;
< IN ALL WAYS TO AID IN MAKINO THIS COUNTRY GREAT
ER AND BETTER THAN WE FOUND IT. j
LETTEREDALFRONTE
I fratelli T. ed A. Gandolfi, sti
mati panettieri in questa città,
hanno ricevuto dal fratello Co
stanzo, della elasse 1895 soldato,
nel 12 Reggimento alpini, la se
guente lettera che riportiamo in
tegralmente. Crediamo superfluo
tessere lodi all'indirizzo del valo
roso e prode soldato Gandolfi che.
sprezzante la vita, ha combattuto
leoninamente per la gloria e la
grandezza della Patria.
I nostri lettori la leggano atten
tamente e ne ammirino l'alto pa
triottismo.
Genova, 30 Ottobre, 1917.
' 'Carissimi Fratelli,
Oggi é la seconda volta cl|e la
scio l'ospedale per recarmi a tro
vare la professoressa Matilde e la
cognata Elisa, che gentilmente l'-
altro giorno mi accompagnarono
in vettura a farmi fotografare, e
• » • «
R M————■dEMCP—m——m—awi—■ i »
vollero regalarmi due dozzine del i I
miei ritratti che oggi stesso vi 1
mando copia. Come vedete cari,
fratelli ho dato anch'io qualcosa 1
alla patria. Sono stato ferito gra
vemente sul Carso il 14 Luglio al- \ 1
la mattina verso le 6, dopo di a- J
ver preso di assalto un trincerone '
nemico, che tenemmo saldo per •
tutto il giorno; la notte seguente j
arrivarono i rinforzi e noi ci riti- (
rammo in seconda linea. Della mia
compagnia fummo quasi tutti mor- '
ti o feriti, ma tutti si fece il pro
prio dovere. 11 cugino Rocco, ca
porale zappatore, si trovava a po- ]
chi metri da me quel giorno, vidi
cadere pure lui ma 11011 potei cor- j }
rere a soccorrerlo perché io non ! (
potevo più camminare. Chi non ,
era rimasto ferito forniva le muni- s
zioni a noi che, benché feriti, ab- j
biamo sparato tutto il giorno e te-. £
nuto il nemico distante.
Parecchi assalti ha fatto il ne- : T
mico per guadagnare la trincea è
I *-
perduta ma noi tutti il abbiamo i
respinti infligendo loro gravi per-jt
dite. Non vi so descrivere altro
di quel glorioso giorno. Alla sera
arrivarono i rinforzi, raccolsero i
prodi superstiti e ci portarono al
posto di medicazione. Un ospedale
da campo improvvisato alla me
glio causa il terreno che é tutto
monti e roccie. Prima medicarono
i feriti più gravi e poi gli altri. Io
avevo la gamba gonfia come una
botte, me l'avevano legata stret
ta i compagni alla mattina quando
fui ferito, ma perdetti molto san
gue ed ero sfinito. Quando mi
, hanno operato mi sono addormen
tato e, quando mi sono svegliato,
ero in treno diretti a Genova. Ora
presto avrò la gamba artificiale
cosi lascieró le stampelle. Cari fra
telli potete essere sicuri che ho
fatto il mio dovere di soldato ita
liano di fronte all'odiato nemico
tanto che sono proposto per la me- j
daglia d'argento. E' stata a tro- !
vanni qui la sorella Margherita
venuta da ('uneo ed é stata qui li
na settimana. La cognata Elisa
e la professoressa Matilde mi fan
no visita giornalmente e mi por
tano ogni cosa che io divido con i
miei compagni che non hanno la
fortuna qui. Cari fratelli non pi
angete se mi vedete solo con una
gamba, siate invece orgogliosi di
avere un fratello che sul campo di
battaglia ha tenuto alto l'onore d'
Italia vincendo e fugando.il nemi
co dalle terre irredente. Io spero
che presto quei briganti saranno
scacciati dal suolo d'ltalia e, quan
do sarò guarito, sono pronto a tor
nare nuovamente al fronte e coni- '
battere se vi sarà bisogno o, se
quella canaglia non sarà ancora j
completamente distrutta. 110 avu-1
to ieri lettera da Cuneo e stanno j
tutti bene, mi aspettano presto in '
licenza ma non so se mi manderan- ;
no a Cuneo, perché la stagione
presto sarà fredda e. credo, mi
manderanno vicino al mare. Da
ora.in avanti vi scriverò sovente!
perché adesso posso scrivere io :
quando ero nel letto, la professo
l'essa Matilde scriveva per me a
tutti quanti. Mandatemi sempre
le lettere da essa che appena le ri
ceve viene subito all'ospedale a
portarmele. Ricevete tanti saluti
dalla cognata Elisa, dalla sorella
Margherita, dalla professoressa i
Matilde e da me; con un forte ba- j
ciò ed abbraccio dal
Vostro indimenticabile fratello,
GANDOLFI COSTANZO."
s*c Jf:
I
Alla madre dell'operaio romano
Enrico Protasi, caporal maggiore
del. . . reggiment fanteria, caduto
nell avanzata sulla Bainsizza, un
compagno d'arme di lui, aneli'egli
romano, operaio e valorosissimo, il
sergente Nazzareno Rossi ha scrit
to dall'ospedale, ove si trova de
gente per ferite la seguente lette
ra, che mostra quali siano i senti-,
menti e i propositi dei nostri sol
dati, quando sono immuni dal ve
leno della propaganda antipatriot
tica. I
Egregia signora.
Da questo asilo pietoso, ricove
ro di una buona parte di reduci
della presente guerra, scrivo an
corché a malincuore,, la dolente ma
ammirabile storia della morte del
povero Enrico. Ammirabile e bel
la veramente la sua morte, perché
piena di onore e di gloria per la
nostra cara Patria.
Era la terribile e raccapriccian
te ora del bombardamento ; Enri
co dopo aver adempiuto più del
suo dovere durante l'ultima avan
zata del 13, 14, 15 maggio di
quest'anno a fianco mio e di notte
e di giorno fra lo scaraventarsi e
il fracassare dei proiettili di ogni
calibro e di più sotto un'interrot
ta pioggia, sempre forte coraggio
so come un leone, di sua spontanea
volontà volle ancora fare il più
grande dei sacrifici.
Dopo tale ed insistente lotta e
senza tregua di sorta, fummo por
tati a trecento metri dalla seconda
linea per respirare qualche ora
benché sempre sotto il tiro birbo
ne dei nemici, però alquanti ripa
rati da una galleria. Però una se
zione rimase sulla difensiva in pri
ma linea per poi avere il turno del
le altre due sezioni che formavano
la compagnia mitraglieri, in quella
sezione si trovava Enrico. Però
lui venne indietro dove eravamo
noi con il comandante, per affari
di servizio. Al ritorno che il co
mandante di compagnia doveva fa
re in prima linea volevo io seguir
lo per non rimandarci Enrico. E
gli pieno di coraggio e con un :
No. Ci vado io! mi fece intende
re che era impossibile insistere. In
fatti quantunque anche l'ufficiale
insisteva che non ci era bisogno
che tornasse lui, non ci fu verso
di poterlo persuadere e volle an
dare. Solo mi raccomandò che se
qualche disgrazia capitasse, scri
vessi alla famiglia che amava tan
to, e sempre la invocava la nomi
nava. Povero Enrico ! Infatti il fa
tale momento l'attendeva!. . . Ap
pena giunto a pochi passi dal po
sto una fucilata lo freddava. Non
*
gettò un grido, non un lamento,
ma come uno' che si sdraia a terra
per riposarsi da un lungo cammino
e che nel riposo s'addormenta.
Questa fu la sua triste si ma gfori
osa fine, pianto dai superiori e dai
compagni come fosse stato il più
caro dei nostri fratelli.
Rallegratevi perciò perché esso
non é morto, ma vive ! Vive in un
luogo felice, di riposo, dove spero
e credo che Iddio l'ha posto.
Perciò rallegriamoci davvero e
preghiamo acciocché Iddio esaudi
sca i nostri voti di saperlo in un
luogo di eterna gloria con tanto
patire prima, e poi con il sacrificio
della sua vita giovane, e tutto por
adempire il suo sacrosanto e pa
triottico dovere.
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