The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, October 13, 1917, Image 5

Below is the OCR text representation for this newspapers page. It is also available as plain text as well as XML.

    umvmuiwmiivmiuwuunuu UUV\UVÌVÌ%\ v%%^vw%v%^
IL PATRIOTA ' ' atura I
(the patriot) W Scienza, Umorismo $
DOVE' CRISTOFORO COLOMBO?
E' destino che neppure dopo
morti i grandi uomini devano a
ver pace. Chi é nato con l'im
pronta, sulla fronte, del divino
pòllice del genio, é condannato a
dover subire, in eterno, le conse
guenze delle tempeste, delle pas
sioni, degli odi e delle ammirazio
ni che ha suscitato nel mondo. La
riconoscenza e la venerazione dei
posteri vuole che cosi sia.
Chi non sa gli sconforti, le, in
gratitudini, le tribolazioni soffer
te in vita da Cristoforo Colombo?
Avesse almeno avuto pace dopo
morto !
Vi sono due tradizioni: jina che
vuole che le ceneri di Cristoforo
Colombo siano oggi in Ispagna;
un'altra che attesta che esse sono
ancora in Haiti. A quale credere ?
> +* #
Cristoforo Colombo mori a Val
ladolid il giorno dell'Ascensione
dell'anno 1506. Egli aveva e
spresso il desiderio di essere sot
terrato a San Domingo, nell'isola
di Haiti, la prima terra ove ap
prodo quando scopri il Nuovo
Mondo. Ma sua moglie, Giovan
na, non yolle separarsi dal suo ca
davere e lo portò seco, nelle sue
varie peregrinanzioni.
Quel povero grande viaggiatore
continuava a viaggiare. *
Finalmente un giorno la vedova
si decise ad accordargli il riposo.
Il corpo di Cristoforo Colombo fu
deposto nela chieso di Valladolid,
di dove tre anni dopo fu tolto per
essere trasportato a Siviglia, ove
stette sino al 1546.
Venne allora ricordata la sua
volontà d'aver la tomba al di là
dell'Atlantico, a San Domingo. E
i suoi resti vi furono trasferiti.
Cosi Cristoforo Colombo viaggiò
ancora. Passarono due secoli e
mezzo: sopravvenne la rivoluzio
ne. San Domingo, colonia spagnu
ola, divenne colonia francese. Gli
spagnuoli credettero bene di non
infliggere allo sventurato italiano
che consideravano come loro com
patriota, l'onta di dormire in una
terra sulla (piale risuonava il pas
so dello straniero. L'esumarono
e lo portarono in Avana. La cat
tedrale di Santiago di Cuba accol
se le ceneri di Cristoforo Colom
bo.
Finalmente! N 0!... Non ancora!
Caduta Cuba in potere degli a
mericani, la Spagna reclamo le
gloriose ceneri. Il 22 settembre
1898, nella cattedrale, in presenza
della commissione composta del
vescovo, dei governatori civili e
militari, ecc., si procedette all'esa
me del feretro che riposava in 1111
mausoleo, opera dello scultore
spaglinolo Melido.
Parecchie città della Spagna si
disputavano L'onore di ospitare
Cristoforo Colombo; tocco a Sivi
glia.
Le si affidò il feretro, che aveva
ancora una volta attraversato 1-
Oeeano, e venne scritta sul monu
mento che lo ricopri una frase che
fece corrugar la fronte ai diplo
matici :
4 Quando l'America ingrata si
separò dalla madre patria, Sivi
glia ricevette le sue ossa."
Ora, secondo questa versione, .il
corpo di Cristoforo Colombo sa
rebbe a Siviglia e non a San Do
mingo. Ma come va che a San
Domingo si progetta di inviare il
corpo... dello stesso Cristoforo Co
lombo a Panama?
#
C'é una variante della suddet
ta versione. Quando si trasporta
rono a S. Domingo le ceneri dello 1
scopritore del Nuovo Mondo, vi
si trasportarono anche quelle del
suo figlio legittimo, Diego, il qua
le fu cosi inumato con lui nella
cattedrale di quella citta.
I commissari spagnuoli incarica
ti del trasferimento, nel 1795, ave
vano dimenticato o non conosce
vano questa circostanza. »
~ Essi trovarono una tomba che
era creduta quella d' "E 1 gran
Ahnirante", se ne impossessarono
e la portarono all'Avana.
Una trentina d'anni fa, alcuni
operai, lavorando, a San Domin
go, nella cripta della cattedrale,
scoprirono un giorno una tomba
ignorata. Sospesero il lavoro, e
avvisarono della scoperta le auto
rità. Queste si recarono sul luo
go, e, alla loro presenza e sotto la
loro direzione, un triplice feretro
[fu estratto dalla sepoltura e aper-
ItO. * ' **• . « j.:- '. «W.
Dai diversi oggetti trovati nell'-
interno e dall'epitaffio, esse ebbe
ro la convinzione d'essere in pre
senza dei resti di Cristoforo Co
lombo. Il Municipio di San Do
mingo e le autorità di Haiti convo
carono i consoli stranieri a un e
same scrupoloso della sepoltura,
del feretro, dell'iscrizione mortu
aria e dei vari oggetti trovati.
Ciascun console redasse un pro
cesso verbale : questi processi ver
bali furono deposti negli archivi
della cattedrale; li si può consul
tare. La loro concordanza é asso
luta. Essi ammettono che "quei
feretro non poteva essere che il fe
retro del grande navigatore."
Un solo processo verbale man
ca : quello del console spagriuolo.
Che avvenne di esso?
Nel corso di codeste investiga
zioni accadde un curioso inciden
te.
#
La moglie del console america
no domando il permesso di pren
dere un pizzico di polvere del cor
po di "colui che aveva dato un
Nuovo Mondo alla Spagna". Il
permesso fu accordato ; ed ella,
pose quel pizzico di polvere in u
na bottiglietta di cristallo, che fi
gurò, fra altre reliquie vere o sup
poste di Cristoforo Colombo, all'-
Esposizione di Chicago.
Nel 1892 il presidente della re
pubblica di San Domingo offri al
governo americano di vendergli i
resti di Cristoforo Colombo per
100,000 dollari. La proposta é
stata rinnovata? Le Spagna, ad
ogni modo, si rifiuta assolutamen
te a considerare per vero quel Co
lombo di San Domingo ; a San Do
mingo a sua volta nega, con al-
jtrettanta risolutezza, che quello di
Siviglia sia l'autentico. Ahimé!
Al problema che consiste nel sape
re se veramente Cristoforo Colom
bo abbia scoperto l'America, se ne
aggiunge, dunque, un altro : e cioè
quello di sapere chi veramente ab
bia scoperto Cristoforo Colombo.
A. R.
A^WWVWWW/WWWWVWW
Il mio attendente àveva la sma
nia di vestirsi ogni tanto in bor
ghese nonostante il divieto del re
golamento e le raccomandazioni
del capitano. Ma un bel giorno fu
preso in fallo dal capitano stesso,
ed invano egli cercò di nasconder
si dietro una pianta*del viale, ag
gravando cosi la sua mancanza.
Quando alla sera lo vidi rientra
re mogio mogio, gli domandai:
—Come va che sei stato sorpre
so dal capitano vestito in borghe
se?
E lui serio, serio :
—Perché l'albero era troppo
piccolo !
□ Sabato, 13 Ottobre 1917 a
CARICHI DI ACQUA TRASPORTATI DA CAMELLI
Il problema dell'acqua e' uno dei più' difficili per le truppe inglesi operanti
sulla fronte della Palestina. Questa figura mostra il modo di traspor
tare l'acqua fuori della lirea d'azione.
I SOLDATI E I BAFFI
Conviene ad un sodato il radersi
i baffi, come ad un fantino?
La domanda é sempre di attua
lità, perché la questione ritorna
frequentemente, come suol dirsi,
sul tappeto e in tutti gli eserciti.
I baffi dei soldati moscoviti, ad
esempio, sono famosi per lunghez
za e per grossezza, ma sembra che,
in questi Alitimi tempi, gli uff iciali
avessero adottato l'uso di raderli.
L'uso, però, durò poco, perché il
granduca Nicola Nicola jevic, co
mandante supremo dell'esercito
russo, Mon tardò ad emanare un
ordine che proibiva severamente
a tutti gli ufficiali di radersi com
pletamente la faccia
In Germania, invece, la questio
ne della barba degli ufficiali é pas
sata per varie fasi senza poter es
sere mai risolta definitivamente.
Ai tempi di Guglielmo I, infatti,
gli ufficiali prussiani amavano la
sciarsi crescere la barba folta e
piena, radendola soltanto nel men
to, come faceva l'lmperatore, men
tre, prima d'allora, e cioè da Fe
derico il Grande in poi, gli ufficia
li erano perfettamente sbarbati,
come tanti ammiragli inglesi
Salito al trono Guglielmo 11,
vennero tosto di gran moda i baf
fi "alla Guglielmo", anche fra i
borghesi e fuori di Germania, mo
da che si estese anche ai cosidet
ti "piega baffi", di cui un tipo
speciale —ideato, pare, dallo stes
so Imperatore —avrebbe fatto ar
richire più di un barbiere berli
nese.
Inn questi ultimi tempi, però, la
moda americana e inglese ha co
minciato a far presa nell'esercito
tedesco, tanto che si vedono già
parecchi ufficiali tedeschi specie
i più giovani completamente sbar
bati o coi baffi tagliati cortissimi,
a spazzola. Spettacolo, qesto, che
fa borbottare molti vecchi ufficia
li ed ex-ufficiali i quali lamentano
la poca mrzialità dei loro giovani
colleghi.
Tali lamenti sono* giunti spesso
fino all'lmperatore, ma Guglielmo
Ilnon ha voluto farne caso, affer
mando che si può essere bravi sol
dati, anche senza baffi.
Gli "ufficiali francesi somigliano
piuttosto agli ufficiali italiani, ri
spetto ai baffi—per lo più normali
e seza esagerazioni—. ma l'uffi
cialità francese porta piuttosto il
"pizzo", la barbetta a punta, con
relativa 44 mosca", sopra il mento.
Anche nell'ufficiai itàitalian, c'é
ancora l'uso della barba —specie
tra gli ufficiali di marina—però,
i menti rasi sono in prevalenza.
I baffi a spazzola sono di moda
anche tra l'ufficialità, e per gli
ufficiali piloti aviatori, per esem
pio, bisogna convenire che la mo
da non potrebbe essere più prati
ca. Ad ogni modo, certi eccessivi
rigorismi di un tempo sul divieto
o meno di radersi, rispetto agli uf
ficiali ed ai soldati, >non hanno
più ragione di essere. Oggi, la ve
ra disciplina, connessa al senti
mento altissimo del dovero —e
quanti meravigliosi esempi di da
ta recente! —ha un ben maggiore
significato, anche per il semplice
soldato.
Dicendo che si può essere bravi
soldati anche senza baffi, Gugliel
mo II diceva una grande verità,
che ogni ben pensante ha già fat
to sua. A. V.
Torquatini, eterno burlone, si
presenta in ufficio in ritardo di
due ore e con aria cupa.
I colleghi lo attorniano premu
rosi, ma con gesti di sconforto egli
si lascia cadere sulla sedia e non
risponde alle domande rivoltegli.
II burbero capo ufficio, presente,
incuriosito della strana scena, in
terroga l'imptegato:
—Che le é accaduto, Torquati
ni?
—Stamane fui arrestato dal de
legato e condotto in questura —ri-
espose angoscioso l'interpellato.
—Perché?
—AI funzionario era sembrato
strano come potersi vivere con fa
miglia, in questi tempi a Milano,
con 137 lire di stipendio!... E mi
jha arrestato in attesa di informa
zioni sul mio conto !
Sonora risata dei presenti!... Il
capo ufficio fugge brontolando...
* ♦ *
Un giovane autore che aveva
più volte subito l'umiliazione di
sentirsi dire dall 'editore severo :
—Qui non c'é niente di suo!...
—dubitando molto che questi leg
gesse i suoi lavori, penso per accer
tarsene, di giuocargli la famosa
burla. Involse un salame in una
carta e glielo portò :
—L'originale di un mio nuovo
romanzo...
—Ripassi dopodomani !
E quel giorno si senti non poco
mortificato alla sottile risposta
dell'editore.
—Dei suoi primi lavori", dubita
vo; ma qui dentro c'é lei, senza
travestimento. Il primo saggio che
ne ho fatto, ottimo!
I ATTRAVERSO II DESERTO IN ABITO FEMMINILE
Il giovanissimo Miron D. Arber.
studente russo di medicina, si tro
vava a Giaffa, nella Palestina, con
la famiglia, quando la Turchia en
trò nel conflitto europeo a fianco
degl'lmperi Centrali.
Arrestato insieme ad altri sud
diti dell'lntesa, egli e i suoi com
pagni di sventura furono avviati,
a dorso di asini e sotto buona scor
ta, verso l'interno.
Dopo un viaggio di 60 miglia 1
prigionieri giunsero a Ber Sheba.
ove furono tutti relegati in un
campo di concentramento, circon
dato da un recinto di fil di ferro
uncinato, alto quasi 4 metri e for
nito di una sola uscita. L'accam
pamento consisteva di 25 o 26 ca
panne, ed era vigilato da nume
rose sentinelle, tutti soldati mao
mettani che ogni venerdì si reca
vano alla Moschea, lasciando allo
ra pochi uomini di guardia. Per
ciò il signor Miron, che meditava
un'evasione, specie dopo aver pro
vata la brutalità degli ufficiali te
deschi, decise di scegliere un ve
nerdi.
La galleria sotto la tenda.
Essendo riuscito a mettere in
sieme una somma di danaro suffi
ciente ad effettuare il suo disegno,
grazie alla generosità di altri pri
gionieri di guerra meglio di lui
provveduti, il giovane russo stabi
li di tentare l'evasione attraverso
il terribile deserto del Sinai, rag
giungendo il canale di Suez, tra
vestito da donna beduina. Le sue
qualità personali gli consentivano
ciò, essendo egli un mirabile imi
tatore del tipo femminile, tanto
che già in Russia e in Turchia s'-
era fatto applaudire, prima della
guerra, sui teatri sotto il nome di
Valia Pavlov, contraffacendo a me
raviglia Sarah Bernhardt.
Durante le lunghe passeggiate
che gli erano permesse nei dintor
ni, sempre seguito dalla sua guar
dia, egli aveva stretto relazione
con i Beduini del luogo, pur senza
destar sospetti nel suo custode, il
quale, per buona sorte, ignorava
la lingua di quella gente; e un gi
orno chiese ad uno degli amici Be
duini un abito completo da donna,
col pretesto di volersi recare a tro
vare un caro amico prigioniero di
guerra nelle vicinanze del Canale
di Suez. Il brav'uomo si lasciò
convincere e fornì al signor Miron
un corredo femminile cedutogli da
sua moglie. Si trattava ora di u
scire dalla capanna in cui era rin
chiuso e dal reeinto. Il giovane
russo si mise senz'altro a scavare
una galleria sotto la sua abitazio
ne, servendosi di una scodella,
sparpagliando con avveduta cura
fuori, la terra smossa, e dopo tre
giorni di alacre lavoro compiuto
fra continui sussulti, il tunnel fu
aperto.
Allora Miron diede appunta
mento al suo Beduino per le 12.30
della notte successiva. Con che
impazienza attese l'ora stabilita!.,
con quale ansia, al momento di a
gire, tolse via il materasso con cui
nascondeva il segreto passaggio e
introdusse la testa nell'apertura
per uscire!... Giunse all'appunta
mento che non aveva più fiato in
corpo. L'amico Beduino, il suo bu
on Samaritano, era là ad attender
lo. Il giovane vide che aveva seco
un cammello, e a stento potè trat
tenere la sua gioia. Subito si tol
se di dosso l'abito da prigioniero,
seppellendolo accuratamente, e si
vesti in fretta, nel buio, con l'abi
to da donna.
Quando ebbe completato il tra
vestimento, egli e il suo complice
salirono sul cammello e 15 ore do
po arrivavano a Wad-el-Arisli. Là
il Beduino si separo dal suo com
pagno, dopo avergli dato un fiasco
d'acqua, del pane e dei datteri. Il
signor Miron dovette allora con
tinuare il suo viaggio a piedi, at
traverso le grandi sabbie.
Fra turchi e sciacalli.
11 primo giorno fu terribile, a
causa del caldo e della stanchezza,
tuttavia il signor .Miron continuò
• ( \ camminare fino a sera, mentre
passavano lontano soldati e cam
melli. Scese le tenebre, egli si
sdraióavvolto in una sudicia co
perta per dormire. E all'alba di
nuovo in viaggio. 11 quarto gior
no alcune pattuglie turche gli si
avvicinarono e lo interrogarono.
Gli venne la buona idea di fin
gersi sordo-muto e rispose perciò
solo con segni delle dita. 1 solda
ti lo credevano realmente una don
na, e alcuni si fecero troppo ardi
ti... Presi dalla pietà, i commili
toni li redarguirono.
Al quinto giorno le provviste gli
cominciarono a mancare, ma la
fortuna era decisa ad assisterlo,
poiché i soldati che incontrava io
accoglievano espitalmente, dando
gli pane, datteri e % acqua. Una
tempesta di sabbia lo assali nei po
meriggio del sesto giorno, costrin
gendolo a restare coricato al suolo
fino alle 10 della notte.
Allora riprese il viaggio, ma ad
un tratto s'imbattè, con un terrore
facile a imaginarsi, in una banda
di sciacalli. Ma per bizzarria del
la sorte, la paura fu reciproca, gi
acché le immonde bestie si allon
tanarono, anziché aggredirlo, e di
sparvero. Il settimo giorno, il si
gnor Miron incontrò un vecchio
Beduino suL suo cammello, e strin
se subito tale amicizia, in ispecie
dopo che gli ebbe regalato del de
naro, la chiave magica per ogni cu
ore arabo, che per cinque giorni e»
cinque notti si fecero buona com
pagnia, entrambi sulla cavalcatura
del deserto. Si separarono, poi,
e il giovane russo dovette ripren
dere il viaggio a piedi.
Il viaggio rifatto.
Al dodicesimo giorno della tra
versata del deserto il fuggitivo co
mincio a sentirsi esaurito, tra la
stanchezza ela febbre. Pure ani
mato dal pensiero che la fortuna lo
aveva assistito fino allora, si pro
pose di arrivare al più presto pos
sibile al Canale.
Andava di buon passo, quando
scorse un drappello di gendarmi a
cavallo che si avvicinava. L'idea
di essere arrestato di nuovo e ri
condotto nella prigione e punito
ferocemente, lo riempi di terrore:
perciò si nascose dietro un muc
chio di sabbia ove, sfinito dalla fa
tica, si addormento. Si svegli 6
all'alba, più rinfrancato e sicuro
di essere ormai alla fine del tra
vaglioso viaggio. L'incontro con
una truppa di Beduini accampati
nel deserto gli valse per rifornire
le sue provviste esaurite, e per a
vere la conferma che la meta era
realmente vicina: una giornata e
mezzo di cammino tutt'al più. La
sua ansietà pareva crescere ia
quelle ultime ore. Poi apparvero
le tende di un esercito turco.
Avvicinandosi al Canale, giunse
dinanzi a E 1 Kantara, ove dei sol
dati inglesi lo presero di mira con
i fucili, costringendolo a fermar
si. Dietro di lui sopra un rialzo
del suolo, erano delle pattuglie di
cavalieri turchi che lo spiavano
(Continua a pagina b)