*%%%%%%%%%% wwwwvww* %%%%%%%-% %%%%%%%%%%%% %%* :I L PATRIOTA tH% Arte > Letteratura j i (the patriot, W Scienza, Umorismo 5 I PROBLEMI DELLA SCIENZA v ABITAMÌTFIEI MONDI L'attraentissimo problema dell' j abitabilità dei mondi é tuttora un < problema insoluto. Astronomi e astrofili ci si appassionano intor- i no e i profani leggono con gradi mento i volumi fantasiosi di quel li che riconoscono la vita intelli gente alla superficie degli astri e la descrivono con bel fantasticare nei romanzi cosmici d'ogni tempo e d'ogni letteratura, dall'arguto Fontenelle al recentissimo Wells. Noi abbiamo la certezza morale che la vita cosmica esiste, ma non abbiamo ancora la prova di fatto. Conosciamo, press'a poco, come sono gli ambienti della vita plane taria, vale a dire l'astrofisica dei mondi; la struttura cioè di un e dificio che attende i suoi casiglia ni. Gli esploratori del cielo, rivelan doci la costituzione e i moti dei nostri confratelli celesti, ci dicono che, se delle creature vivono las sù, non si possono certo compara re ai terrigeni. E questo fatto é il solo incontestabile. La Natura ha il potere di adat tare la vita a qualunque condizio ne esistente ; ma altro é la vita in genere, altro la vita umana intelli gente, volitiva e perfettibile, la quale porta sul pianeta che la o spita il progresso e la civilità. L'- intelligenza, capace di progredire, può svilupparsi soltanto entro cer ti limiti di temperatura e di cli ma che, anche sulla Terra, non si possono varcare. A un certo nu mero di gradi sotto zero il freddo intorpidisce l'intelletto, al di so pra di un certo numero di gradi, il caldo lo esaurisce. L'uomo in somma, che comprende il creato, lo esplora e lo legifera, per far questo, non deve sconfinare certi segni termometrici e barometrici pena l'inerzia ela decadenza. Se còsi é sulla Terra, lo stesso deve accadere sugli astri perché l'intel ligenza possa manifestarsi in una creatura che stia al sommo della scala zoologica come l'uomo. Al trimenti vi può essere si la vita, ma una vita inferiore, delle intel ligenze crepuscolari o istintive, non lo spirito sagace e inquieto, dotato di ragione e di favella che crea un nuovo mondo nel mondo 0 stesso. La vita cosmica é ammessa da tutti gli astronomi; contestata é invece la vita psieica superiore che significa progresso e civiltà. Nessuna prova noi abbiamo della vita universale perché i nostri mezzi di esplorazione e di indagi ne sono tuttora inadeguati; ma non possiamo negarla perché sa rebbe assurdo di voler ammettere la vita sulla Terra e la morte da per tutto quando sappiamo che il nostro mondo non é che un gra nello natante nello smisurato oce ano siderale. L'astrofisica dei singoli pianeti, rivelandoci i vari ambienti alla superficie dei mondi, dà risalto al divario fra gli abitanti, uranici e quelli terrigeni. Vediamo, dun que, quel poco che si sa. * La Luna non ha atmosfera, né nubi, né acqua od altri liquidi; ma una crosta tutta crateri e mon tagne, valli e pianure; impossibi le dunque una qualsiasi manifesta zione vitale anche puramente i stintiva. La temperatura di circa 50 degrees sotto zero é un nuovo divieto. Peccato ! Perché se nul la Luna ci fossero i seleniti i no stri telescopi non ce li mostrereb bero, ma potremmo ben discerne re una citta come Milano, Roma 0 Napoli se ci fosse. Mercurio, per esser troppo accosto al Sole, si presenta sempre avvolto nei suoi raggi ; é quindi difficile di esplo rarne la superficie. Noi sappiamo pero che ha una densa atmosfera, un crosta cuprea (terra) interse cata da strisce oscure (mari). Al l'opposto di quello che mostra la Terra, i continenti mercuriali so no vastissimi, angusti invece gli oceani. Il calendario novera l'an no e il giorno di egual durata, per ché il pianeta compie una rivolu zione intorno al Sole nel tempo in cui gira su sé stesso. Il Sole, die ci volte più grande di quello che vediamo noi, vi irradia altrettan ta luce e calore. Gli abitanti dell' emisfero volto all'astro sovrano hanno luce perpetua e non vedono le stelle, quelli dell'emisfero op posto mai hanno veduto il Sole e, se non godono delle intense auro re boreali, vivono nella notte pe renne. L'anno non dura che 88 giorni per cui un nostro coscritto di vent'anni sarebbe, su Mercurio, addirittura ottuagenario. Anche su Venere l'anno é egua le al giorno e dura 224 dei nostri. L'atmosfera, doppiamente densa, rivela acqua e nubi e quindi ma ri e fiumi. La linea dentata sul circolo terminatore palesa le ca tene dei monti, le macchie scure gli oceani. Anche lassù un emi- j sfero é freddo e buio, l'altro sfer- ! zato dall'instancabile fuoco. Marte, cosi bene studiato nelle sue grandi opposizioni, ha, come noi, quattro stagioni, ma due vol te più lughe perché un anno vi du ra 780 giorni. I mari sono appe na un terzo della superficie tota le, da ciò quella scarsità di acqua che si vuole abbia suggerito ai marziani la ciclopica costruzione di quei canali che furono scoperti dallo Schiaparelli. Le bianche ca lotte polari sono appariscenti e noi constatiamo lo squagliarsi del le nevi durante l'estate. Lo spet troscopio rivela ancora molto va pore acqueo, nuvole spesse e ran , dagie. I marziani si godono lo , splendore di due lune assai pros -1 sime e veloci e vedono la nostra » terra svolgere le sue fasi e la stu diano quando passa sul Sole proi . ettando l'ombra sua. Su Marte > gli oggetti pesano solo un terzo ì di quello che pesano sulla Terra, . per cui un bove di 700 chili, pur l conservando la stessa mole, pese i rebbe lassù 260 chili soltanto. Giove é il gigante della fami glia solare e pesa da solo più del • doppio di tutti gli altri pianeti 51 presi insieme. Se un'arancia fos l se Giove la Terra sarebbe un pisel l 10. Avvolto in una densa atmo sfera satura di vapore acqueo, es ■ so é ora come fu la Teri;a milioni di secoli or sono, vale a dire un . mondo che si condensa e disperde , il suo calore per adattarsi alla vi ta dei gioviani futuri, i quali si godranno il corteo di quattro e normi satelliti e di altri quattro più piccoli; un anno dodici volte più lungo del nostro; anno senza stagioni né climi, perché Giove ru ota intorno all'asse quasi a per pendicolo. Un uomo di 60 chili ne peserebbe lassù 150; bisogna dun que supporre che i gioviani abbia no dei muscoli due volte e mezzo più grossi o più potenti di noi. Su Saturno il calendario é ancor più strano perché un anno é 29 volte e mezzo più lungo del nostro con giorni di circa dieci ore cia scuno e quindi 25 mila giorni in -□ Sabato, 6 Ottobre 1917 a I giornali della loro patria raggiungono ,i soldati americani in Francia WBBBMW™ § /FI * » »» , 11l j fff I Jft I giornali degli Uniti arrivano al campo americano in Francia ( non lungi dalla linea del fuoco. L'arrivo della posta e' salutato con gioia dalle truppe, che si preparano alla loro vita di trincea. un anno! Le stagioni rassomigli ano alle terrestri ma ognuna dura sette anni. C'é un'atmosfera alta e densa, sconvolta e turbinosa, ri ! schiarata da 10 lune e da un me raviglioso anello che si inarea, si-, |mile all'arcobaleno, nel cupo cielo 1 dove il Sole appare piccino picci no e la Terra appena visibile come una stellina verdiccia. Per ora anche Saturno é, come Giove, un mondo gestante. Urano, più discosto dal Sole, pe sa come 14 Terre, ne equivale in volume 69 ed ha la densità dell'- oceano. Ogni anno uranico ne con ta 84 dei nostri, sicché un bambi no decenne avrebbe già 840 anni e per esser nonni lassù bisogna a ver vissuto almeno 5000 anni ter* restri. C'é anche questo: il gior no' di Urano é di 10 ore soltanto; l'anno conta dunque 30,750 dei nostri giorni! C'é un'atmosfera diversa dalla nostra e 4 satelliti che camminano a rovescio vale a dire da est a ovest. Di lassù non si vede né Mercurio, né Venere, né la Terra, né Marte, ma Giove soltanto, nel campo telescopico, o ra stella mattutina, ora vespertina Nettuno, al confine estremo dell' oasi solare, ha un volume di 55 Terre e circuisce l'astro del gior 'no in 165 anni. Che strano ealen ! dario ! Se lassù vi fossero degli sposi che celebrano le nozze d'oro conterebbero, ciascuno, almeno 12 mila anni. I nettuniani ricevono dal Sole un millesimo di luce e di calore di quello che riceviamo noi, bisogna dunque che siano do tati di vista eccellente o di una atmosfera densissima per usufru ire questi tenui benefici. I corpi vi pesano press'a poco come sul la Terra. Come furono sono e saranno dunque gli abitatori dei pianeti? Noi ne conosciamo la superficie, il volume, la densità, il peso, la glassa, la rotazione, l'orbita, l'in ! clinazione, la distanza ; anche ab biamo veduto macchie e strisce, luci e ombre; ma troppo, troppo poco sappiamo, per descrivere non dico le umanità planetarie, ma sia pure per stabilire un raffronto fra la nostra vita e quella dei mondi solari. Cosi sempre? No, certo; perché la scienza ci ha da tempo insegna to & cancellare dal suo vocabolo la parola : impossibile. ADOLFO PADOVAN. IL'INNO DI GUERRA DEI "RA GNI" Un combattente —Tomaso Ma drigali—ha scritto un inno dedi cato al "ragni" cioè ai valorosi che sull'aspra fronte italiana, tra le insidie del nemico e della natu ra, intessono le vaste reti telegra fiche e telefoniche. L'inno, musi , cato da un altro combattente é di ! ventato ormai il canto di guerra j del Genie telefonisti e telegrafisti. | Eccone le parole: i Noi siamo dell'esercito i ragni industriosi, tessiamo insidiosi con arte e con piacer. Né temon rostro d'aquila sle nostre ragnatele tessute con il fiele 'dell'odio allo stranier. ì Sul duro fil metallico della nostra opra vola più pronta del pensiero rapida la parola. E quello avvince i palpiti , del cuor della trincea ali 'intelletto vigile che la vittoria crea. i j Noi su per l'albe gelide dell'Alpi inseminate, di qua, di là del mare, su spiagge insanguinate, ovunque si minacciamo nostri sacri confini, ovunque si maturano dell'ltalia i destini. Per noi I,'assalto muovono l'audaci fanterie, per i nostri messaggi tuonan le artiglierie; la nostra fiamma é cognita ove si pugna e muor ; noi delle squadre eroiche fidi compagni ognor. j Sparsi come le foglie al vento, é ver, noi siamo, ma uniti ci sentiamo nel nobile lavor; Sparsi, ma il fil cui anima la magica scintilla ci ricongiunge, e brilla fraterno il nostro amor. CIGARETTES \PLAIN-END. UN REGNO DA OPERETTA Il SELVAGGIO ÌTIMIE li KAISER Fra i tanti nemici che lia oggi il Kaiser non bisogna dimenticare il re di Tongatabu, il quale non può certo aver perdonato all'lmpera tore dei tedeschi di avergli rispo sto con un rifiuto quand' egli gli chiese in moglie una principessa teutonica. Ma chi ha mai sentito parlare di Tongatabu? Questo regno si tro va precisamente nel Mare del Sud, a oltre mille miglia a nord-est del la Nuova Zelanda. Il gruppo di isole in cui si trova questo stranis simo paese da operetta é soltanto "protetto" dall'lnghilterra, e il sovrano é lasciato quasi completa mente libero di agire come vuole. Per ogni abitante di Tongatabu, il proprio paese é il più importan te del mondo. Tanto vero che quando scoppiò la guerra fra la Cina e il Giappone, Tongatabu mandò un messaggio all'lnghilter ra per avvertire che intendeva ri manere neutrale !... Un re e due fidanzate Gli abitanti, in tutto ventimila, sono in parte cristiani e civili ed •hanno scuole ed istituti; ma molti altri continuano ad osservare il culto dei pipistreli sacri che essi nutrono con le loro mani. Non so lo vi é un re, ma anche un palazzo reale, una guardia d'onore, un Parlamento, un Primo Ministro, un Cancelliere dello Scacchiere, e un gran numero di funzionari. Tutte queste persone sono degli indigeni. La guardia del re fa grande effetto con le sue uniformi scarlatte, ma a patto che il visita tore non abbia assistito a una sce netta comica che si ripete ogni vol ta che viene annunziato l'arrivo di un piroscafo. Mentre la nave si avvicina alla città, le guardie del corpo, che erano in giro per le vie, vestite come tutti gli altri mortali del luogo e magari non vestite affatto, si precipitano ver so la rada e li, sull'erba, dinanzi a tutti, indossano in gran furia l'- uniforme di parata... Non vi é nessuno al mondo, for se, che di sé stesso abbia un'opi nione grande come quella che ha di sé Re Giorgio Tobou II di Ton gatabu. Quando gli saltò il tic chio di prender moglie, non molti anni or sono, prima di tutto si ri volse all'lmperatore tedesco per sapere se ci fosse per lui una prin cipessa tedesca in età da marito. Il Kaiser rispose negativamente e Giorgio ne rimase offeso. Per con solarsi, egli fece subito proposta di matrimonio a una principessa di Hawaì, che era bene educata, jcome una signora bianca, e fre quentava la società diplomatica di Washington. Poiché falli anche questo tentativo, egli rivolse la sua attenzione al proprio paese, e allo ra cominciò una storia d'amore veramente degna di quel regno da operetta. Vi erano disponibili due principesse della linea reale di Tongala : la principesse Ofa e la principessa Lavinia. Pare che il re abbia fatta la proposta ad en trambe, e che poi non sia stato più capace di fare la scelta definitiva. Le due principesse erano entram be bellissime, secondo i criteri lo cali, ed 1 entrambe avevano una gran voglia di ascendere al trono. Ma il re continuò a tenerle in an- ( sia, rimandando la scelta di mese in mese, finché venne fissato il gi orno delle nozze, fu... rimesso a nuovo il dolce che tre anni prima era stato ordinato a un pasticciere della Nuova Zelanda, nei giorni in cui si aspettava che pensasse il kaiser a inviare una sposa. Sol tanto la sera prima del giorno nu ziale Sua Maestà si decise a pro nunziare il nome della prescelta, e questa, contro l'aspettativa di tutti, fu la principessa Lavinia. Un parlamento... ideale Le nozze furono celebrate con gran pompa, e il re inviò a titolo di consolazione alla povera princi pessa Ofa... una fetta della torta nuziale non appena fu terminata la cerimonia. Quella sera vi fu nella capitale una luminaria poco comune: numerose case indigene bruciavano. Ad esse avevano ap piccato il fuoco gli amici furenti della principessa reietta. Gli ami ci della sposa risposero con altret tanto furore d'incendi, e per circa una settimana si videro alte fiam me guizzare in tutta risola. Dal v matrimonio nacque una principes sina, ma poco tempo dopo mori la regina. Sarebbe stata questa un' ottima occasione per la principessa Ofa, ma la sventurata aveva pre ceduto la sorella nella tomba. Una delle cose più straordinarie di Tongatabu é il Parlamento, che di solito é composto del re, del Pri mo Ministro, del Cancelliere, del Capo della Giustizia e di un'ap pendice di due importanti capi tribù. Tempo fa, in questa note vole assemblea, vi erano due posti vuoti perché l'Alto Commissario inglese del Pacifico occidentale a veva fatto deportare il Primo Mi nistro e il Cancelliere dello Scac chiere per avere vuotato il tesoro del regno. Ma le due assenze non erano di molto danno perché la costituzione locale fissa che il Par lamento deve tener seduta una volta ogni tre anni, al massimo. E questa norma é opportunissima, perché quando i membri del Par lamento debbono riunirsi, arriva no alla capitale seguiti da tutti i loro parenti, i quali debbono esse re mantenuti a spese della nazio ne. Generalmente la riunione ter mina soltanto quando i membri del Parlamento hanno constatato..» che non vi sono più provviste da lasciar distruggere dai propri con giunti... Da qualche tempo una delle cu re più gelose del Cancelliere con siste nel custodire bene la chiave della cassaforte di Stato. Perché vi furono terribili momenti di an sia quando il Cancelliere precel - perdette la famosa chiave, mentre stava bagnandosi. Vi era, é vero, una seconda chiave, ma, per paura di perderla, il Cancel jliere l'aveva chiusa nella cassafor te stessa ! Il povero vecchio, a fu ria di cercare tra gli scogli la pre ziosa chiave, si busco un terribile colpo di sole. PER L'ESPULSIONE DI LA. FOLLETTE DAL SENATO ■ Washington—Al Senato federa le é stata presentata la mozione per la espulsione del senatore La Follette da quell'alto consesso. La mozione é stata presentata dal senatore Kellogg del Minneso ta, a nome della Public Safety Commission del Minnesota. Come é noto il senatore La Fol lette é accusato di aver pronuncia to, giorni fa, un discorso contrario alla coscrizione e di carattere pa cifista.