The patriot. (Indiana, Pa.) 1914-1955, August 11, 1917, Image 5

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LA DRAMMATICA FOGA DI KORNILOFF
II generale russo Korniloff, oggi
capo della circoscrizione militare
di Pietrogrado, comandava la 49
Divisione di fanteria, detta la Di
visione terribile, quando nell'a
prile del 1915, sui Carpazi, dopo
un eroico attacco contro forze au
striache enormemente superiori,
cadde gravemente ferito nelle ma
ni del nemico.
Trasportato in un ospedale, vi
giacque lunghi mesi, finché rimes
sosi completamente in salute ven
ne trasferito al castello di Ester
hazy, ad Eisenstadt in Ungheria.
11 suo primo pensiero, appena si
trovò nella nuova residenza, fu
quello di fuggire, e subito predi
spose un buon piano di evasione.
Innanzi tutto cominciò a conqui
starsi l'amicizia dei suoi custodi.
Uno di questi soldati di guardia
era una sloveno, quindi non tarò
a simpatizzare con l'illustre pri
gionero e ad acconsentire d'aiu
tarlo nel suo tentativo di fuga. U
na mattina, ritornando dalla con
sueta passeggiata nel parco vicino,
Korniloff passò dinanzi a un corpo
di guardia, la cui porta era aperta.
Nella stanza non eravi alcuno; in
quella resti-ostante vociavano gli
uomini intenti alle loro mattutine
occupazioni. Il prigioniero vide
sopra un tavolino una uniforme
completa da soldato austriaco. Chi
l'aveva messa là, appositamente?...
Certo lo sloveno. Scivolar dentro,
afferrare 1' abito, nasconderlo sot
to il mantello e ritornar in tutta
fretta nella propria camera, fu un
attimo solo, per il generale russo.
Un falso austriaco.
Fingendosi ammalato d'un forte
raffreddore, egli rimase due gior
ni (li seguito chiuso neL suo ap
partamento. Temeva qualche per- '
quisizione per la scomparsa dell
uniforme, ma il cuore gli si allar
gò quando si potè convincere che
nessuno si era accorto della cosa.
La sera del secondo giorno Kor
niloff si vesti della uniforme che
gli andava a meraviglia, si rase la
barba, esercitandosi sempre a par
lar tedesco con accento austriaco,
e a notte fatta scese nel cortile, per
raggiungere quindi il parco ove,
presso ad un folto d'alberi e a una
data ora, doveva trovarsi con l'-
amico sloveno. Per alcun tempo
s'indugiò presso la porta, parlando
coi soldati, fumando un sigaro e
bestemmiando nel miglior gergo
militaresco. Nessuno sospettava
di lui, e a un tratto, mentre la
sentinella gli volgeva il dorso,
sgusciò fuori. Sulle prime ciondo
lò un poco con indifferenza, spe
rando che gli altri, se l'avevan
visto, lo prendessero per un com
militone che saltava la barra; ma
appena non fu più in vista prese
la corsa e 11011 si fermò che dinanzi
all'uomo che gli aveva promesso
di condurlo fino al confine russo.
Tutta la notte e parte del giorno
successivo Korniloff e il suo inco
gnito compagno (di cui il generale
non aveva mai potuto conoscere il
nome), camminarono in direzione
d "oriente. Per qualche ora sosta
vano in soltarie campagna e quindi
ripigliavano il viaggio.
Qua e W» i contadini li aiutavano
fornendo loro da mangiare, da
bere, 1111 asilo. Pur evitando le
piccole città lungo la strada, essi
d-rigevansi a Budapest, pensando
che nella capitale ungherese, dove
tante razze diverse si frammischia
vano, potevano passar facilmente
inosservati e trovar un'occasione
favorevole ai loro disegni.
Ma prima di giungere alla gran
de città avvenne un gravissimo in
cidente che compromise quasi c
tutto la fuga.
—Xoi avevamo osservato che,
dovunque s'andava, i gendarmi ci
osservavano sospettosamente
narra lo stesso generale.—ln ogni
villaggio per cui passavamo, nelle
osterie in cui si sostava, per le
campagne, tutti gli occhi erano
sempre fissi su di noi. Ben presto
ci vennero a mancare i viveri, e
cominciammo a soffrire le torture
della fame. Un giorno, dopo una
lunga e faticosa marcia, la mia
guida, sentendosi venir meno, de
cise di andar chiedere un po' di ci
bo e di ecqua ad una masseria iso
lata. Obiettai che ciò era pericolo
so ; ma avevo appena aperto bocca
che già lo sloveno era lontano. Lo
vidi entrare nella masseria e atte
si ansioso il suo ritorno. Passaro
no invano dieci lunghe ore! Alla
liuto, vedendo i gendarmi circoli
fine compresi che cosa era avve
dare la casa, e udendo dei colpi di
fucile. Non c'era che fuggire, sen
za altro indugio, e dovetti perciò
proseguire, ormai tutto solo, il vi
aggio alla volta di Budapest.
Korniloft' trovò lo capitale dell'
Ungheria piena di soldati, per con
seguenza nessuno badò a lui. En
trò in un'osteria frequentata da
operai e ordinò da mangiare. Po
co discosto un uomo e una donna,
a differenza degli altri avventori,
parlavano tedesco.
—Ach, du Guter! —ella diceva. —
Korniloff ( il generale russo preso
liei Carpazi l'anno scorso é fuggi
to ed han messo una taglia per la
sua cattura.
11 fuggitivo trasali, e gli parve
che tutti gli occhi si fissassero su
'di lui. ì
—llgli! esclamo l'altro. — Qun
to offrono?
—Cinquantamila corone.
Cattivo incontro.
Scese la notte, e Korniloff arri
vò fino alla Franz Josefplatz che
trovò trasformata in un vero ac
campamento. Un artigliere attac
cò discorso con lui e gli offri da
fumare, dichiarandogli schietta
mente che tanto lui che i suoi com
pagni erano stanchi della guerra
e che avevano la fame alle porte,
nelle loro case. Quando si sepa
rarono, Korniloff decise di rimet
tersi in via a piedi, e per vari gior
ni andava avanti cosi, sostando a
piccole casupole per chiedere solo
del kruli (pane) o un pò di viz
(acqua).
Talvolta i contadini lo squadra
vano da capo a piedi e gli chiede
vano: "Osztrak?" (Austriaco?)
Egli accennava di si col capo. Per
risparmiare i pochi denari che gli
restavano, e per correre meno pe
ricolo, dormiva all'aperto, tanto
più che il tempo era bello. Non
di rado soffriva la fame. Dopo ven
ti giorni circa di viaggio, arrivò
a Klausenburg, piccola e quieta
città divenuta ora un grande cen
tro militare. Qui ad un tratto udì
un imperioso ordine di fermarsi.
Egli si voltò e vide dinanzi e sé
il volto arcigno di un giovane uf
ficiale austriaco che gli chiedeva :
Perché non vi fermate e non mi
salutate ?
Korniloff batté pronto i talloni
e salutò dicendo :
—Non l'avevo vaduto, signor uf
ficiale.
Il tono era cosi offensivo che.
quasi istintivamente, Korniloff eb
be un gesto d'ira. L'ufficiale ehia-
□ Sabato, il Agosto 1917
ARTE E ARTISTI
Maestro Vincenzo Colonna
Fra la più spiccate personalità
che vanti la nostra colonia, degno
di nota é il Maestro Sig. Vincenzo
Colonna, giovane di soda cultura
musicale e di squisita educazione.
Egli é nato a Maida, provincia
di Catanzaro, nell'anno 1893, da
Enrico Colonna, valentissimo Mae
stro di Musica, risiedente anche
in America, eh' é stato-Direttore
della Coney Island's Band di New;
York, della Banda di Harrisburg, j
dell'orchestra della Grand Opera!
House della medesima città ed é
vissuto in Philadelphia molti an
ni, come in altre città degli Stati ;
Uniti, ovunque dirigendo corpi !
musicali.
■
- !
MÈÈL
; ,; y
Il Maestro Vincenzo Colonna eb
be le prime lezioni di musica da
v
suo padre e poi fu allievo di altri
eminenti maestri di Catanzaro.
La sua intelligenza, la sua pas
cione per la musica e la costanza
die sempre dimostrò negli studi,
lo fecero in breve emergere fra i
suoi compagni ; e quando arrivò
in America nel 1910 godeva già
bella fama.
Egli elesse Rossiter per sua pri
ma residenza e poi girò parecchie
città della Pennsylvania, dirigen-
| tfiò due soldati che passavano e
jordinò loro: 4 'Conducete quest'uo
mo alla caserma Kiraly. "
I due soldati si posero ai fianchi
del fuggitivo e, strada facendo, gli
chiesero quale mancanza avesse
commessa.
—On nulla, é semplicemente per
ché non sonosco la via rispose
Korniloff.
—Adiamo a bere 1111 bicchiere,
! camerati. Non si fa nulla di male.
I due si guardarono e, non es
sendo lontani dalla caserma, en
trarono in una piccola birreria con
giardino ove ordinarono da bere.
Serviva una bella ragazza, la quale
si mise subito ad osservare con in
'teresse Korniloff.
I
L'aiuto femminile
Korniloff non sa come avvenne ;
ma ad un tratto la fanciulla, che
non lo aveva perduto più di vista,
gli fe' cenno d'accostarsi dall'al
tro lato della birreria. Il generale
lasciò la tavola con un pretesto; i
due compagni cominciando a pro
l var in modo inatteso gli effetti di
un secondo bicchiere di birra, non
gli badavano punto. La ragazza
io afferrò per un braccio e lo con
dusse nel cortile, dicendogli :
—Fuggi... attraverso i campi. Io
do ovunque bande ed orchestre.
Stabilitosi a Clymer, organizzò
la oramai famosa Cadorna 's Band !
Insegnante abile, attivo e intelli- '
gente, riuscì a formare dei bravi :
allievi, e difatti questo corpo mu
sicale, composto di oltre 35 musi
cisti, si fa sempre maggiormente
apprezzare.
V.
Il Maestro Colonna ha ricevuto
una medaglia d'oro per il succes
so ottenuto in un concerto dato il
18 maggio 1916 al K. P. Theatre di
Clymer. In altra occasione poi
gli é stata offerta una bacchetta
d'onore per la perfezione del mo
do di dirigere.
Le medaglia l'ha ricevuta con
f
la Cadorna's Band ela bacchetta
dirigendo un'altra banda, ch'egli
ha organizzata a Plumville e che
porta il suo nome.
\
Sia come direttore di banda che
di orchestra, il Maestro Colonna
gode una bella e ben meritata re
putazione. Egli é un artista nel
vero significato (lella parola : la
sua interpretazione di musica clas
sica dimostra la sua tecnica insu
perabile e del più bello e delicato
stile. Ecco perché é sempre chia
mato a dirigere corpi musicali, e
anche ultimamente é stata richie
sta la sua opera come Direttore
per una nuova Banda che si sta
organizzando in Homer City.
Il Maestro Colonna, benché gio
vanissimo, ha già mietuti molti al
lori nel campo dell'arte musicale,
e siamo certi che nella sua carri
ra artistica, cosi splendidamente
incominciata, otterrà sempre mag
giori trionfi, come giusto guider
done alla sua competenza, al suo
genio e alla sua attività. Ciò non
diciamo per battergli la grancassa,
di cui non ha proprio bisogno, ma
per esprimere il compiacimento
che proviamo nel vedere un con
nazionale che mantiene alto il ves
sillo dell'Arte Italiana in queste
contrade.
(li tratterrò con due chiacchiere.
|Ho messo qualcosa nella birra.
Fuggi ! E gli pose in mano un
pezzo di pane e della carne. Kor
niloflf per sola risposta le bacio
la mano e corse ria; cammino tut
ta la notte, e l'indomani giunse
in Transilvania. Da un giornale
acquistato a Klausenburg aveva
appreso l'imminente entrata del
la Romania nel conflitto a fianco
deglia Alleati. Due contadini, I
quali avevano scoperto in lui un
russo travestito, lo indirizzarono
per aiuti ad un certo Mathias
Meltzer, percoraio.
Il buon vecchio diede al gene
rale un logoro abito di sacco on
de sembrasse un pastore, a quindi
lo guidò fino agli avamposti russi,
ove, riconosciuto dalle truppe,
venne accolto con grandi esplosio
ni di gioia.
Ivan Xovikoff. narrando nel
AVorld questa fuga cosi ro
manzesca eppur autentica in ogni
suo particolare, aggiunge d'aver
'appreso dai giornali unghersi che
la Corte Marziale di Presburero a
veva condannato a morte per im
piccagione "un soldato sloveno,
chiamato Francis Mornyah. per a
ver agevolata la fuga del genera
le Korniloff dal castello di Ester
•hazy."
IL PICCOLO EROE DEL "SOHO"
In una di quelle strade anguste.)
che attraversano il cuore di Lon
dra e vanno da Oxford Street al
Quartiere Latino, v'era e, che io
mi sappia, v'é tuttora, una trat
toria romana, la quale, prima del
la guerra, era frequentata per lo
più da italiani, ma anche da mol
ti nostri artisti, musicisti e lettera
ti di second ordine, le cui condi
zioni finanziarie non permetteva
no loro d'andare in cerea di locali
più eleganti e per conseguenza
più dispendiosi. La trattoria era
pulita e i cibi erano ottimi ed a
buon mereato, ma non erano que
|ste le sole qualità che vi attirava
mo giornalmente un lungo stuolo
idi habitues. La vera attrattiva
del piccolo locale era invece un
ragazzo dai grandi occhi castagni
che faceva da cameriere. Egli era
buon parlatore e non gli mancava
mai un motto brioso per tenere al
legri i suoi clienti. Era energico
e lavorava come un bue e sembra
va che nel lavoro trovasse tutta la
sua felicita. Siccome era molto
più popolare degli altri camerieri
egli si dava tanta importanza da
credersi il padrone del "Soho".
Questo atteggiamento pero non
dispiaceva a nessuno, prima di tut
| to'perché era un ragazzo che va
| leva il suo peso in oro e in secon-
I do luogo, perehé egli era veramen
te il centro d'attrazione per tutti
li clienti e il sostegno maggiore
della trattoria.
j Ed infatti nessuno sapeva o si
I turava di sapere il nome del pro
| prietario. Bastava sapere quello
(lei ragazzo. Incontrandomi con
amici all'ora di colazione o di
1 pranzo, si diceva :
—"Beh, dove si va a mangiare?
Andiamo da Tito? —Certo!"
E s'andava giù al "Solio" dove
! oltre al gustosisssimo minestrone
1 ed al fritto misto ed al fìaschetto
di Chianti, ci aspettavano i delizio
si motti e gli occhi sorridenti del
boy-waiter, del simpatico Tito.
Poi venne il cataclisma scatena
to dall 'ambizione e dalla superbia
degli unni e fui costretto ad ab
bandonare tante cose a tanti ami
ci nonché il piccolo Tito. Dalla
vita d'ozio di Londra passai a
quell 'attiva del campo, e la mia
città, per lungo tempo, fu per me
più lontana e più inavvicinabile
di Pechino. Dopo secoli (furono
veramente secoli per me d'istruzi
one militare, di marce, di tiri, ot
tenni finalmente la nomina ad uf
ficiale, e potei respirare di nuovo
l'aria della mia Londra.
Una sera di giugno del 1915, mi
trovavo in un piccolo caffé di Pic
cadilly. ripensando se dovevo o no
tuffarmi in quel mare di gente che
ondeggiava per le vie, quando sen
tii una mano posarmisi sulla spal
la ed una voce allegra che mi sa
lutava :
'Buona sera, signore, come sta?'
Era Tito; ma un Tito che appe
na appena riconobbi. Invece del
candido grembiale, indossava un
bell'abito nero, invece del brioso
sorriso che illuminava una volta
i suoi occhi, aveva una espressione
seria, ma che tradiva un'anima e
saltata. Io avevo davanti a me
non più un ragazzo ma un uomo.
Un'altra volta sola avevo visto in
vita mia un uomo esaltato: un al
tro giovinetto, studente di Oxford,
il quale si diceva comandato da u
na voce divina ad andare in Cina
i come missionario. Tito —lo appre
si subito —era stato chiamato dal
la voce divina d'ltalia. Il grido
jdel Demostene italiano, di Gabrie
le d'Annunzio, interprete fedele
della volontà santa della Terza l
talia, era giunto tino al cuore dei
mio boy-waiter. Ed adesso egli
non era più un cameriere, era un
italiano. Mi sembrò più forte. Mi
sembrò più bello.
"Oh Tito! Che fai qui?''
"Vado via, signore; ritorno in
Patria ; vado ad aiutare i miei fra
telli a riconquistare le terre itali
ane che l'odiato nemico ci ha ru
bate."
In quei tempi io non avevo un'-
idea esatta dell'irredentismo itali
ano e perciò gli chiesi qualche
spiegazione.
"L'ltalia sta combattendo—mi
rispose—per liberare milioni dei
suoi figli dal terribile giogo au
striaco. Trento, Trieste, Fiume r
Zara, caro signore, sono piene d'-
italiani elle hanno sofferto e sof
frono ancora atrocissimi martiri.
Ah ! signor mio, voi non sapete chè
cosa significa il giogo austriaco,
ma io vi potrei raccontare cose che
fanno rabbrividire... Mio padre
era di Zara, in Dalmazia, e solo
perche era italiano e se ne vanta
va gliene fecero passare tante che
mori a soli 45 anni. (ìli austriaci,
signore, (diano a morte gli italia
ni e li trattano come cani, a calci,
a spintoni... sputano loro in faccia f
Ma adesso, signore, é venuta l'ora
nostra ! E' sonata la campana del
ia terribile, implacabile vendetta.
Io parto, parto da Londra questa
notte. Arrivederci signore; buo
na fortuna. Viva l'ltalia!"
Spari. La sua ultima frase face
va eeo nel mio cuore. Io ero com
mosso. sbalordito dal passionato
amordi patria che animava quel
giovinetto. Capii allora che cosa
significa l'ardore, l'entusiasmo, la
volontà, della Terza Italia.
Per una singolare coincidenza io
ebbi giorni fa notizie del simpati
cissimo Tito.
110 un'amica che fa servizio»
presso la Croce Rossa alla fronte
italiana. Nella sua ultima lettera
ella mi diceva:
4 'Sono entusiasta dei sacro ar
dore patriottico che infiamma que
sti cari giovani italiani... Alle vol
te mi passano fra le mani di quel
li che sono stati in Inghilterra o
in America e che parlano inglese.
L'altro giorno, per esempio, por
tarono al nostro ospedaletto dai
campo un povero soldato ch'era
stato in Inghilterra. Non era che
un adolescente ma aveva un cuore
di leone e un'anima d'una squisi
tezza straordinaria. Gli dovemmo
amputare il braccio destro, pove
retto, e adesso dovrà cambiar me
stiere perché faceva il cameriere
ed i camerieri hanno bisogno di
tutte e due le braccia. Egli pero
] non s'é perduto d'animo e si dice
orgoglioso di aver sacrificato il suo
braccio alla patria che- egli ama
appassionatamente. Quando mi
senti parlare inglese in preso da
grande gioia, e volle che mi intrat
tenessi un po' con lui. Mi raccon
tó molte cose commoventi sulla sua
vita e sulla vita di suo padre. E
gli é nativo della Dalmazia e si
chiama Tito Pinelli e quando l'-
Italia entro in guerra si trovava
a Londra... Adesso é andato in un
'ospedale militare, lontano dalla zo
na del fuoco. Gli ho dato il mio
indirizzo di Londra e spero rive
derlo dopo che la bufera infernale
sarò calmata..."
(*) "Soho" é il nome del quar
tiere italiano di Londra.