fWWWViWWViWWWVWiViViViWW\%ViVVWWWWWViVVVVW%%V%S IL PATRIOTA m Arte, Letteratura $ (the patriot) Scienza,TTmoris!■ * J . \ f> ' . „ v'"., * tv < "'V " ' V'ì ' * " 4 ' \ V ' v ' " ,IJ \ ; ' " ' * }, ' '* "" LA DRAMMATICA FOGA DI KORNILOFF II generale russo Korniloff, oggi capo della circoscrizione militare di Pietrogrado, comandava la 49 Divisione di fanteria, detta la Di visione terribile, quando nell'a prile del 1915, sui Carpazi, dopo un eroico attacco contro forze au striache enormemente superiori, cadde gravemente ferito nelle ma ni del nemico. Trasportato in un ospedale, vi giacque lunghi mesi, finché rimes sosi completamente in salute ven ne trasferito al castello di Ester hazy, ad Eisenstadt in Ungheria. 11 suo primo pensiero, appena si trovò nella nuova residenza, fu quello di fuggire, e subito predi spose un buon piano di evasione. Innanzi tutto cominciò a conqui starsi l'amicizia dei suoi custodi. Uno di questi soldati di guardia era una sloveno, quindi non tarò a simpatizzare con l'illustre pri gionero e ad acconsentire d'aiu tarlo nel suo tentativo di fuga. U na mattina, ritornando dalla con sueta passeggiata nel parco vicino, Korniloff passò dinanzi a un corpo di guardia, la cui porta era aperta. Nella stanza non eravi alcuno; in quella resti-ostante vociavano gli uomini intenti alle loro mattutine occupazioni. Il prigioniero vide sopra un tavolino una uniforme completa da soldato austriaco. Chi l'aveva messa là, appositamente?... Certo lo sloveno. Scivolar dentro, afferrare 1' abito, nasconderlo sot to il mantello e ritornar in tutta fretta nella propria camera, fu un attimo solo, per il generale russo. Un falso austriaco. Fingendosi ammalato d'un forte raffreddore, egli rimase due gior ni (li seguito chiuso neL suo ap partamento. Temeva qualche per- ' quisizione per la scomparsa dell uniforme, ma il cuore gli si allar gò quando si potè convincere che nessuno si era accorto della cosa. La sera del secondo giorno Kor niloff si vesti della uniforme che gli andava a meraviglia, si rase la barba, esercitandosi sempre a par lar tedesco con accento austriaco, e a notte fatta scese nel cortile, per raggiungere quindi il parco ove, presso ad un folto d'alberi e a una data ora, doveva trovarsi con l'- amico sloveno. Per alcun tempo s'indugiò presso la porta, parlando coi soldati, fumando un sigaro e bestemmiando nel miglior gergo militaresco. Nessuno sospettava di lui, e a un tratto, mentre la sentinella gli volgeva il dorso, sgusciò fuori. Sulle prime ciondo lò un poco con indifferenza, spe rando che gli altri, se l'avevan visto, lo prendessero per un com militone che saltava la barra; ma appena non fu più in vista prese la corsa e 11011 si fermò che dinanzi all'uomo che gli aveva promesso di condurlo fino al confine russo. Tutta la notte e parte del giorno successivo Korniloff e il suo inco gnito compagno (di cui il generale non aveva mai potuto conoscere il nome), camminarono in direzione d "oriente. Per qualche ora sosta vano in soltarie campagna e quindi ripigliavano il viaggio. Qua e W» i contadini li aiutavano fornendo loro da mangiare, da bere, 1111 asilo. Pur evitando le piccole città lungo la strada, essi d-rigevansi a Budapest, pensando che nella capitale ungherese, dove tante razze diverse si frammischia vano, potevano passar facilmente inosservati e trovar un'occasione favorevole ai loro disegni. Ma prima di giungere alla gran de città avvenne un gravissimo in cidente che compromise quasi c tutto la fuga. —Xoi avevamo osservato che, dovunque s'andava, i gendarmi ci osservavano sospettosamente narra lo stesso generale.—ln ogni villaggio per cui passavamo, nelle osterie in cui si sostava, per le campagne, tutti gli occhi erano sempre fissi su di noi. Ben presto ci vennero a mancare i viveri, e cominciammo a soffrire le torture della fame. Un giorno, dopo una lunga e faticosa marcia, la mia guida, sentendosi venir meno, de cise di andar chiedere un po' di ci bo e di ecqua ad una masseria iso lata. Obiettai che ciò era pericolo so ; ma avevo appena aperto bocca che già lo sloveno era lontano. Lo vidi entrare nella masseria e atte si ansioso il suo ritorno. Passaro no invano dieci lunghe ore! Alla liuto, vedendo i gendarmi circoli fine compresi che cosa era avve dare la casa, e udendo dei colpi di fucile. Non c'era che fuggire, sen za altro indugio, e dovetti perciò proseguire, ormai tutto solo, il vi aggio alla volta di Budapest. Korniloft' trovò lo capitale dell' Ungheria piena di soldati, per con seguenza nessuno badò a lui. En trò in un'osteria frequentata da operai e ordinò da mangiare. Po co discosto un uomo e una donna, a differenza degli altri avventori, parlavano tedesco. —Ach, du Guter! —ella diceva. — Korniloff ( il generale russo preso liei Carpazi l'anno scorso é fuggi to ed han messo una taglia per la sua cattura. 11 fuggitivo trasali, e gli parve che tutti gli occhi si fissassero su 'di lui. ì —llgli! esclamo l'altro. — Qun to offrono? —Cinquantamila corone. Cattivo incontro. Scese la notte, e Korniloff arri vò fino alla Franz Josefplatz che trovò trasformata in un vero ac campamento. Un artigliere attac cò discorso con lui e gli offri da fumare, dichiarandogli schietta mente che tanto lui che i suoi com pagni erano stanchi della guerra e che avevano la fame alle porte, nelle loro case. Quando si sepa rarono, Korniloff decise di rimet tersi in via a piedi, e per vari gior ni andava avanti cosi, sostando a piccole casupole per chiedere solo del kruli (pane) o un pò di viz (acqua). Talvolta i contadini lo squadra vano da capo a piedi e gli chiede vano: "Osztrak?" (Austriaco?) Egli accennava di si col capo. Per risparmiare i pochi denari che gli restavano, e per correre meno pe ricolo, dormiva all'aperto, tanto più che il tempo era bello. Non di rado soffriva la fame. Dopo ven ti giorni circa di viaggio, arrivò a Klausenburg, piccola e quieta città divenuta ora un grande cen tro militare. Qui ad un tratto udì un imperioso ordine di fermarsi. Egli si voltò e vide dinanzi e sé il volto arcigno di un giovane uf ficiale austriaco che gli chiedeva : Perché non vi fermate e non mi salutate ? Korniloff batté pronto i talloni e salutò dicendo : —Non l'avevo vaduto, signor uf ficiale. Il tono era cosi offensivo che. quasi istintivamente, Korniloff eb be un gesto d'ira. L'ufficiale ehia- □ Sabato, il Agosto 1917 ARTE E ARTISTI Maestro Vincenzo Colonna Fra la più spiccate personalità che vanti la nostra colonia, degno di nota é il Maestro Sig. Vincenzo Colonna, giovane di soda cultura musicale e di squisita educazione. Egli é nato a Maida, provincia di Catanzaro, nell'anno 1893, da Enrico Colonna, valentissimo Mae stro di Musica, risiedente anche in America, eh' é stato-Direttore della Coney Island's Band di New; York, della Banda di Harrisburg, j dell'orchestra della Grand Opera! House della medesima città ed é vissuto in Philadelphia molti an ni, come in altre città degli Stati ; Uniti, ovunque dirigendo corpi ! musicali. ■ - ! MÈÈL ; ,; y Il Maestro Vincenzo Colonna eb be le prime lezioni di musica da v suo padre e poi fu allievo di altri eminenti maestri di Catanzaro. La sua intelligenza, la sua pas cione per la musica e la costanza die sempre dimostrò negli studi, lo fecero in breve emergere fra i suoi compagni ; e quando arrivò in America nel 1910 godeva già bella fama. Egli elesse Rossiter per sua pri ma residenza e poi girò parecchie città della Pennsylvania, dirigen- | tfiò due soldati che passavano e jordinò loro: 4 'Conducete quest'uo mo alla caserma Kiraly. " I due soldati si posero ai fianchi del fuggitivo e, strada facendo, gli chiesero quale mancanza avesse commessa. —On nulla, é semplicemente per ché non sonosco la via rispose Korniloff. —Adiamo a bere 1111 bicchiere, ! camerati. Non si fa nulla di male. I due si guardarono e, non es sendo lontani dalla caserma, en trarono in una piccola birreria con giardino ove ordinarono da bere. Serviva una bella ragazza, la quale si mise subito ad osservare con in 'teresse Korniloff. I L'aiuto femminile Korniloff non sa come avvenne ; ma ad un tratto la fanciulla, che non lo aveva perduto più di vista, gli fe' cenno d'accostarsi dall'al tro lato della birreria. Il generale lasciò la tavola con un pretesto; i due compagni cominciando a pro l var in modo inatteso gli effetti di un secondo bicchiere di birra, non gli badavano punto. La ragazza io afferrò per un braccio e lo con dusse nel cortile, dicendogli : —Fuggi... attraverso i campi. Io do ovunque bande ed orchestre. Stabilitosi a Clymer, organizzò la oramai famosa Cadorna 's Band ! Insegnante abile, attivo e intelli- ' gente, riuscì a formare dei bravi : allievi, e difatti questo corpo mu sicale, composto di oltre 35 musi cisti, si fa sempre maggiormente apprezzare. V. Il Maestro Colonna ha ricevuto una medaglia d'oro per il succes so ottenuto in un concerto dato il 18 maggio 1916 al K. P. Theatre di Clymer. In altra occasione poi gli é stata offerta una bacchetta d'onore per la perfezione del mo do di dirigere. Le medaglia l'ha ricevuta con f la Cadorna's Band ela bacchetta dirigendo un'altra banda, ch'egli ha organizzata a Plumville e che porta il suo nome. \ Sia come direttore di banda che di orchestra, il Maestro Colonna gode una bella e ben meritata re putazione. Egli é un artista nel vero significato (lella parola : la sua interpretazione di musica clas sica dimostra la sua tecnica insu perabile e del più bello e delicato stile. Ecco perché é sempre chia mato a dirigere corpi musicali, e anche ultimamente é stata richie sta la sua opera come Direttore per una nuova Banda che si sta organizzando in Homer City. Il Maestro Colonna, benché gio vanissimo, ha già mietuti molti al lori nel campo dell'arte musicale, e siamo certi che nella sua carri ra artistica, cosi splendidamente incominciata, otterrà sempre mag giori trionfi, come giusto guider done alla sua competenza, al suo genio e alla sua attività. Ciò non diciamo per battergli la grancassa, di cui non ha proprio bisogno, ma per esprimere il compiacimento che proviamo nel vedere un con nazionale che mantiene alto il ves sillo dell'Arte Italiana in queste contrade. (li tratterrò con due chiacchiere. |Ho messo qualcosa nella birra. Fuggi ! E gli pose in mano un pezzo di pane e della carne. Kor niloflf per sola risposta le bacio la mano e corse ria; cammino tut ta la notte, e l'indomani giunse in Transilvania. Da un giornale acquistato a Klausenburg aveva appreso l'imminente entrata del la Romania nel conflitto a fianco deglia Alleati. Due contadini, I quali avevano scoperto in lui un russo travestito, lo indirizzarono per aiuti ad un certo Mathias Meltzer, percoraio. Il buon vecchio diede al gene rale un logoro abito di sacco on de sembrasse un pastore, a quindi lo guidò fino agli avamposti russi, ove, riconosciuto dalle truppe, venne accolto con grandi esplosio ni di gioia. Ivan Xovikoff. narrando nel AVorld questa fuga cosi ro manzesca eppur autentica in ogni suo particolare, aggiunge d'aver 'appreso dai giornali unghersi che la Corte Marziale di Presburero a veva condannato a morte per im piccagione "un soldato sloveno, chiamato Francis Mornyah. per a ver agevolata la fuga del genera le Korniloff dal castello di Ester •hazy." IL PICCOLO EROE DEL "SOHO" In una di quelle strade anguste.) che attraversano il cuore di Lon dra e vanno da Oxford Street al Quartiere Latino, v'era e, che io mi sappia, v'é tuttora, una trat toria romana, la quale, prima del la guerra, era frequentata per lo più da italiani, ma anche da mol ti nostri artisti, musicisti e lettera ti di second ordine, le cui condi zioni finanziarie non permetteva no loro d'andare in cerea di locali più eleganti e per conseguenza più dispendiosi. La trattoria era pulita e i cibi erano ottimi ed a buon mereato, ma non erano que |ste le sole qualità che vi attirava mo giornalmente un lungo stuolo idi habitues. La vera attrattiva del piccolo locale era invece un ragazzo dai grandi occhi castagni che faceva da cameriere. Egli era buon parlatore e non gli mancava mai un motto brioso per tenere al legri i suoi clienti. Era energico e lavorava come un bue e sembra va che nel lavoro trovasse tutta la sua felicita. Siccome era molto più popolare degli altri camerieri egli si dava tanta importanza da credersi il padrone del "Soho". Questo atteggiamento pero non dispiaceva a nessuno, prima di tut | to'perché era un ragazzo che va | leva il suo peso in oro e in secon- I do luogo, perehé egli era veramen te il centro d'attrazione per tutti li clienti e il sostegno maggiore della trattoria. j Ed infatti nessuno sapeva o si I turava di sapere il nome del pro | prietario. Bastava sapere quello (lei ragazzo. Incontrandomi con amici all'ora di colazione o di 1 pranzo, si diceva : —"Beh, dove si va a mangiare? Andiamo da Tito? —Certo!" E s'andava giù al "Solio" dove ! oltre al gustosisssimo minestrone 1 ed al fritto misto ed al fìaschetto di Chianti, ci aspettavano i delizio si motti e gli occhi sorridenti del boy-waiter, del simpatico Tito. Poi venne il cataclisma scatena to dall 'ambizione e dalla superbia degli unni e fui costretto ad ab bandonare tante cose a tanti ami ci nonché il piccolo Tito. Dalla vita d'ozio di Londra passai a quell 'attiva del campo, e la mia città, per lungo tempo, fu per me più lontana e più inavvicinabile di Pechino. Dopo secoli (furono veramente secoli per me d'istruzi one militare, di marce, di tiri, ot tenni finalmente la nomina ad uf ficiale, e potei respirare di nuovo l'aria della mia Londra. Una sera di giugno del 1915, mi trovavo in un piccolo caffé di Pic cadilly. ripensando se dovevo o no tuffarmi in quel mare di gente che ondeggiava per le vie, quando sen tii una mano posarmisi sulla spal la ed una voce allegra che mi sa lutava : 'Buona sera, signore, come sta?' Era Tito; ma un Tito che appe na appena riconobbi. Invece del candido grembiale, indossava un bell'abito nero, invece del brioso sorriso che illuminava una volta i suoi occhi, aveva una espressione seria, ma che tradiva un'anima e saltata. Io avevo davanti a me non più un ragazzo ma un uomo. Un'altra volta sola avevo visto in vita mia un uomo esaltato: un al tro giovinetto, studente di Oxford, il quale si diceva comandato da u na voce divina ad andare in Cina i come missionario. Tito —lo appre si subito —era stato chiamato dal la voce divina d'ltalia. Il grido jdel Demostene italiano, di Gabrie le d'Annunzio, interprete fedele della volontà santa della Terza l talia, era giunto tino al cuore dei mio boy-waiter. Ed adesso egli non era più un cameriere, era un italiano. Mi sembrò più forte. Mi sembrò più bello. "Oh Tito! Che fai qui?'' "Vado via, signore; ritorno in Patria ; vado ad aiutare i miei fra telli a riconquistare le terre itali ane che l'odiato nemico ci ha ru bate." In quei tempi io non avevo un'- idea esatta dell'irredentismo itali ano e perciò gli chiesi qualche spiegazione. "L'ltalia sta combattendo—mi rispose—per liberare milioni dei suoi figli dal terribile giogo au striaco. Trento, Trieste, Fiume r Zara, caro signore, sono piene d'- italiani elle hanno sofferto e sof frono ancora atrocissimi martiri. Ah ! signor mio, voi non sapete chè cosa significa il giogo austriaco, ma io vi potrei raccontare cose che fanno rabbrividire... Mio padre era di Zara, in Dalmazia, e solo perche era italiano e se ne vanta va gliene fecero passare tante che mori a soli 45 anni. (ìli austriaci, signore, (diano a morte gli italia ni e li trattano come cani, a calci, a spintoni... sputano loro in faccia f Ma adesso, signore, é venuta l'ora nostra ! E' sonata la campana del ia terribile, implacabile vendetta. Io parto, parto da Londra questa notte. Arrivederci signore; buo na fortuna. Viva l'ltalia!" Spari. La sua ultima frase face va eeo nel mio cuore. Io ero com mosso. sbalordito dal passionato amordi patria che animava quel giovinetto. Capii allora che cosa significa l'ardore, l'entusiasmo, la volontà, della Terza Italia. Per una singolare coincidenza io ebbi giorni fa notizie del simpati cissimo Tito. 110 un'amica che fa servizio» presso la Croce Rossa alla fronte italiana. Nella sua ultima lettera ella mi diceva: 4 'Sono entusiasta dei sacro ar dore patriottico che infiamma que sti cari giovani italiani... Alle vol te mi passano fra le mani di quel li che sono stati in Inghilterra o in America e che parlano inglese. L'altro giorno, per esempio, por tarono al nostro ospedaletto dai campo un povero soldato ch'era stato in Inghilterra. Non era che un adolescente ma aveva un cuore di leone e un'anima d'una squisi tezza straordinaria. Gli dovemmo amputare il braccio destro, pove retto, e adesso dovrà cambiar me stiere perché faceva il cameriere ed i camerieri hanno bisogno di tutte e due le braccia. Egli pero ] non s'é perduto d'animo e si dice orgoglioso di aver sacrificato il suo braccio alla patria che- egli ama appassionatamente. Quando mi senti parlare inglese in preso da grande gioia, e volle che mi intrat tenessi un po' con lui. Mi raccon tó molte cose commoventi sulla sua vita e sulla vita di suo padre. E gli é nativo della Dalmazia e si chiama Tito Pinelli e quando l'- Italia entro in guerra si trovava a Londra... Adesso é andato in un 'ospedale militare, lontano dalla zo na del fuoco. Gli ho dato il mio indirizzo di Londra e spero rive derlo dopo che la bufera infernale sarò calmata..." (*) "Soho" é il nome del quar tiere italiano di Londra.