2 «♦LA RASSEGNA" published by LA RASSEGNA PUB. CO. SILVIO LIBERATORE Editor & Business Manager 920 So. lOth St. Phila., Pa. Subscription $2 per year "Entered as second-class mat ter June 2, 1917. at the post of fice at Philadelphia, Pennsylva nia, under the Act of March 3. 1879". in a a PM.IIICA DI GUERRA La solennità*e il fervore con cui è stato celebrato in Italia il secondo anniversario della no stra entrata nella guerra mon diale danno a questa celebrazio ne un alto e confortante signifi cato. Tutti sanno che non si vo leva "festeggiare" nulla, che non si poteva esaltare la guerra per la guerra dopo due anni di larghi lutti e di gravi sacrifizi, nè com piacersi d'entrare nel terzo anno di fotta mentre il desiderio della pace è nel profondo istinto uma no e alla radice della nostra co scienza civile. Ciò che si voleva celebrare era la fede incrollabile nella giusta causa per la quale l'ltalia combatte e deve vincere. Si voleva riaffermare la grandez za ideale dell'impresa nella quale ci siamo messi e la necessità in violabile di condurla a compi mento con tutte le nostre forze. E questa riaffermazione è avve nuta per opera e merito di molti tudini formate da persone cia scuna delle quali trepida per la vita di un caro combattente o piange una dolorosa perdita, cia scuna soffre in maggiore o mi nore misura dei mali che la guer ra diffonde, dei patimenti mate riali e morali che impone. Ma la riaffermazione era ne cessaria, in Italia forse più che I da per tutto altrove, perchè non sappiamo in quale altro Paese dell'Europa combattente —se ne tolga la Russia più acre mente gl'intrighi dei nemici e sterni, più ostinatamente le ma lizie dei nemici interni, più pe santemente le mollezze e le in-1 dulgenze degli uomini tiepidi ab biano collaborato ai danni della resistenza morale della nazione. | L'unione sacra di tutti gl'italiani non si è fatta, non già per il di stacco di una esigua minoranza che anche altrove ha rinnegato i più elementari legami della pa tria. ma perchè questa esigua minoranza ha potuto attrarre a sè i rancori di partigianeria e di ambizioni sconfitte, trovare com plici e cortigiani fra gente che non oserebbe certo professarsi | sovversiva, e non incontrare suf ficiente resistenza presso altri. A moltissimi fra coloro che. anche senza intenzioni crimino se, col loro contegno e coi loro di scorsi fanno negli effetti opera di discordia e di scoraggiamento è mancato il controllo esteriore della loro condotta. Se la tolle ranza diventava sempre più una consuetudine e se il Governo mostrava in sostanza di non fa re una seria distinzione tra la po litica del tempo di guerra e la po litica del tempo di .pace, perchè questi moltissimi, che non pos seggono un controllo interiore abbastanza rigido, si sarebbero accorti d'una necessaria gravis sima distinzione fra la critica del tempo di guerra ela critica del tempo di pace? E intanto la guerra continuava, l'esigenza di grandi sforzi diveniva sempre più imperiosa. Ma gli sforzi più grandi non sono realmente pos sibili se non con un maggiore rafforzamento della volontà na zionale, con una più salda coe sione morale del popolo dietro l'esercito. Se questa volontà na zionale si intorbida, se questa coesione morale si allenta, noi corriamo due rischi : il minore è quello di accrescere, con disper sioni di energie, travagli di dis sensi, bisogni di rimedi, angosce di continua incertezza, la durez za e il costo del compito sapre mo; il maggiore è quello di ri manere per via senza superare il tratto di Cammino che rimane j fra noi e la mèta, perdendo una parte del frutto che ci spetta, rinnegando una parte del diritto \ che ci è riconfermato dalla gran : dezza e dalla gravezza degli sfor ai fatti sinora. Il buon senso (non soltanto il patriottismo) italiano si ribella ad ammettere uno stato d'iner zia verso questi rischi ; ma que sto stesso buon senso domina an che sovrano negli atti del nostro Governo? Le sue intenzioni sa ranno eccellenti; la sua attività pratica sembra invece a molti mediocre. Perciò ai "memoriali" di associazioni e di leghe patriot tiche che furono o saranno pi-e --sentati in questi giorni al Presi dente del Consiglio la cronaca delle dimosffrizioni per il secon do anniversario si sovrappone come il "memoriale" più vivace e più autorevole. E noi ci augii- , riamo, con tutta l'anima, che i' Presidente del Consiglio ne ten era il massimo conto e richiami su questo stato d'animo del Paese l'attenzione di que' suoi colleghi la cui responsabilità è maggiore per la difesa interna della Patria Una limitata mentalità politi-1 ca, retaggio umiliante di tempi , che parevano superati e non so ; no. non distingue fra la tolleran- J za consueta e la disciplina de : tempo di guerra che due sole vie : 0 il chiuder gli occhi ai pencoli a blandire i nemici interni quasi contentandosi di chieder uno sconto sul danno ch'essi possono e vogliono fare, o il precipitare alle persecuzioni, metter l'ltalia in mano della polizia, riempir le prigioni e stabilire il terrore. L'uno e l'altro sistema son trop po facili perchè non si abbia il di ritto di chieder a uomini onorati «lelle cariche supreme della fidu cia nazionale una sapienza ed u na energia superiori a questa fa ■ oiiiiè, e l'obblig<) di evitavo oo.vi l'uno come l'altro eccesso. Nulla garantisce meglio dal pericolo di dover fare o patire violenza quanto la dimostrazione calma e inflessibile della pfopria forza e della capacità di farla rispetta re. Un contegno risoluto vale pi j di una lotta sfrenata e ba sta ; spesso a evitarla. Solo accarez zando chi minaccia e patteggian do con chi insidia si coltivano le audacie e si accresce gravità alle minacce e alle insidie. Se poi da carezze e patteggiamenti nasce il sospetto che si facciano calcoli e stranei alla sola formidabile e* norme necessità di guerra, l'in coraggiamento dei nemici inter ni è aggravato dallo scoraggia mento dalla parte sana della na ; zione, la quale aborrisce dall'idea i che si possa considerare la guer ra soltanto come un episodio nel la nostra solita vita politica e parlamentare. Ma, pur senza voler dar corpo a simili sospetti, rimane il dub bio che la temperatura del Go verno sia un po' più bassa del ne cessario e che non di rado esso, 1 invece di guidare, si lasci fatico ì samente rimorchiare. Si annunzia in questi giorni che esso ha finalmente ordinato il trasferimento di sudditi au striaci e tedeschi dalla Liguria in luoghi meno proprizii alle loro gesta: confessione ufficiale di un ritardo ingiustificabile e stupe facente. Nè il provvedimento ap pare ancora radicale, dopo due anni di guerra. E non si vede an cora ai fatti che il Governo si sia accorto della necessità di mi gliorare gli strumenti della sua politica interna, in un Paese dove la guerra ha messo in rilievo, l'e sistenza d'una parte dell'alta burocrazia audacemente politi cante, legata a uomini e tendenze in contrasto coi più alti doveri dell'ora presente, capace di una cosciente complicità con le forze disgregatrici della resistenza na zionale. E se qualche volta la stampa ha voluto designare in un LA RASSEGNA PHILADELPHIA. PA., SABATO 7 LUGLIO 1917 caso particolare la rivelazione del più vasto pericolo, il Governo non ha saputo far altro che avvi lire la censura a strumento di incriticabilità di questo o quel funzionario. Ein generale co me giustamente è stato osserva to in questi giorni abbiamo a vuto questo contrasto ben signi ficativo: che da un lato il Co mando Supremo, obl)edendo alla necessità sovrana della guerra liberava l'esercito da decine e de cine di generali ritenuti insuffi cienti al loro compito, e dall'altro 1 Governo non sentiva alcun bi nano di epurazione nella nostra la burocrazia; donde si dovreb be dedurre se i fatti non fos sero a provare epicamente il con trario che in Italia l'esercito va male e la burocrazia va bene. E' necessario che il Governo faccia una politica di guerra, esi ••a cioè dai cittadini quella disci plina che il Comando supremo e si<>-e dai soldati, e che della neces sità di tutto subordinare alla vit. toria dia. come il Comando su premo, l'esempio. Questo si chiede, e non si chie dono crisi. Ma del fatto che il Paese non vuol crisi ministeriali jil Governo non può e non vorrà ''erto abusare. le belve scientifiche LO SCEMPIO CHE I TEDE SI HI FANNO DEI MORTI I morti polverizzati per nutrire 'i porci Sinora le voci che i tedeschi u sassero i cadaveri dei loro morti in battaglia per ricavarne la gli cerina, non erano credute, ma o ra sono confermate dagli stessi corrispondenti tedeschi sul fron te occidentale. Karl Rosner, corrispondente del "Lokal Anzeiger" dal fronte occidentale, lo stesso che inviò al suo giornale resoconti così vivi delle devastazioni compiute dai tedeschi nel territorio francese, pubblico ora nello stesso giornate una prima ammissione precisa dell'uso che i tedeschi fanno dei corpi dei loro morti. In una descrizione del cam po di battaglia a nord di Reims, quel corrispondente scrive: "T raversiamo Evergnicourt : un odore sgradevole come se si bruciasse della calce, appesta la atmosfera. Passiamo vicino al Kadaververwertungsanstalt, cioè stabilimento per la utilizzazione dei cadaveri, per questo gruppo di eserciti. Il grasso che se ne e strae è convertito in lubrificanti e tutto il resto è con la macchina ridotto in una polvere che si mi •schia al nutrimento per i porci ed ai confini. La teoria che ispira il nostro esercito è che nulla de ve andar perduto". Industria macabra Questa cinica dichiarazione non fa che corroborare la descri zione impressionante di questa nuova ed abbominevole industria creata dalla Kultur tedesca, e di cui l'lndèpendence Belge dava il 10 aprile notizie che essa traeva dal giornale La Belgique pubbli cata a Léyda in Olanda. Questa versione, omettendo, per delicatezza, i particolari più rivoltanti, è la seguente: "Sappiamo da molto tempo che i tedeschi spogliano i loro morti dietro la linea di fuoco e li avvol tolano, in gruppi di tre o quattro, in un fil di ferro che essi strin gono fortemente e spediscono poi questi lugubri colli verso le re trovie per esservi ridotti in ce nere. Finora i treni carichi di sol dati uccisi al fronte francese non olterepassavano mai la regione di Liegi : essi erano diretti verso Soraing oal nord di Bruxelles, dove la città ha impiantato dei forni per bruciare le immondez ze. Recentemente si fu sorpresi di constatare che questo traffico prendeva la via di Gerolstein ; i noltre si osservò che ogni vago ne |>ortava la scritta, fatta col gesso, D. A. V. G. cioè Deutsche Abfall Verwortung Gesellschaflf, società col capitale di cinque mi lioni di marchi, di cui la prima officina è stata costruita ad un chilometro della strada ferrata Saint With-Gerolstein. Questa i officina è specialmente destinata al fronte ovest, e se i risultati sono quali si ha motivo di spera re, una seconda fabbrica sarà ber presto impianta per essere spe cialmente destinata al fronte o rientale. Gli edifici di questa officina -ono situati in un terreno bosco so che li rende invisibili ai rari viaggiatori di questa linea po chissimo frequentata. Dei fili di ferro percorsi dalla corrente e- Ipttrica circondano gli alloggi del personale ed una immensa dop pia rete isola completamente la officina su una lunghezza di cir ca 210 metri e su una larghezza di un centinaio di metri. La strada ferrata fa il giro dell'officina, ed è nell'angolo nord-ovest del terreno, che av viene lo scarico dei vagoni. Que sti arrivano carichi di cadaveri nudi. Degli operai col conio av volto in una combinazione di te la incerata, con la testa coperta di una maschera li attendono, ed armati di lunghe pertiche con uncini spingono i pacchi umani verso una catena senza fine che trascina i cadaveri ad uno ad uno mercè uncini enormi attaccati a sessanta centimetri di distanza l'uno dall'altro. Questi corpi en trano poi in un locale lungo e stretto. Durante tutto il loro per corso sono immersi in un bagno destinato contemporaneamente a disgrassarli e a disinfettarli. La catena senza fine li fa passare quindi in un essiccatoio, donde sortono, avendo perduto, per ef fetto dell'evaporazione, una pai te considerevole del loro peso i- 1 niziale. Finalmente la catena li ! traescina fino in una caldaia, e-1 norme costruzione metallica, nel-. la quale i corpi sono gettati au- : tomaticamente mercè un inge gnoso meccanismo con cui sono tolti dagli uncini. All'interno del. la caldaia degli ordegni speciali IX>K&OTVO, al momento opportuno, agitare la massa e rimescolarla. Dopo una cottura da sei ad otto ore nei vapori, le caro', separate dagli ossi, non formano più che una poltiglia quasi nera, le ossa precipitano in fondo e la "pasta" è inviata, per mezzo di pompe, in impianti specialmente destinati j all'estrazione delle materie gras se con un procedimento a ben zina. I prodotti della industria 1 grassi estratti sono inviati in un altro fabbricato dove, con prò cedimenti conosciuti, si separano g|i elementi stearici dagli ele menti oleosi: la stearina è ven duta tale e quale, ma gli olii e i manano un tale odore che è ne cessario di fare ad essi subire un principio di raffinamento. Que j sta operazione si fa semplice i mente col mescolare la massa o |leosa calda con carbonato di so idio. L'olio neutralizzato è distil i lato, mentre i sopra prodotti so no utilizzati dai saponieri, i quali non trovano più gli acidi grassi, necessari alla loro industria. L'olio neutralizzato è spedito in fusti del genere delle botti da petrolio, di un colore giallo-scu ro. La fabbrica di olio e la raffi neria occupano l'angolo sud-est del terreno, e la spedizione del l'olio avviene per mezzo di una ferrovia, che passa ad est del fabbricato. Il camino dell'offici na non ha che una debole altez za, poiché la elevazione dei va pori ed il tiraggio sono regolati da ventilatori elettrici, condensa ti in un ampio tubo situato al l'angolo nord del terreno e man dati nelle fogne con le acque di scarto. Anche un laboratorio si trova sul terreno stesso dell'officina. Il personale si compone di un di rettore, consigliere commerciale, chimico in capo, assistito da due aiuti e da settantotto operai. Tutto questo personale è milita rizzato e approvvigionato dall'R.o corpo d'esercito. Un'infermeria è pure impiantata vicino in barac camenti, e sono nessun nessun operaio può essere man dato fuori dello stabilimento " Qui finiva il racconto dell'ln dèpendance Bolge. Si ricorderà che nel febbraio, in Svizzera, uno dei consoli nord americani chelasciavano la Gei mania, dichiarò che lasciavano la Germania, dichiarò che i tede schi estraevano dalla distillazio ne dei cadaveri dei loro concitta dini la glicerina necessaria per la fabbricazione della nitroglicerina e che era così che ottenevano li na parte dei loro esplosivi! AVVERTENZA A tutti i sofferenti di cancre ne o piaghe cancrenose. 11 più grande e meraviglioso ( rimedio è quello delio specialista ( Vincenzo Cipolla. Rimedio infal libile e "sicuro per la guarigione di esse. elHto specialista col suo j nuovo ritrovato, a cui diede il no- j me di "Balsarrto Manus Dei", fa ' dei veri miracoli. 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