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inumilo non iiiitiieucoe cui, eoli li
na uniscale esegesi ai quei VÌl
notili, cercasse uuuosuaie cne li
mestici e uì t. arsitimi a noli e poi
t«utio ut incile quanto puie, spe
cuumeme se esercitato cooi tome
IÌX uci urna muovala panama io
eseicitava. ùi uio tuoi! «uiora, un
Ululi nimieio ai arni vaticini più
0 meno tulliani, più o meno uo
cumentaoin circa la loro gemuta,
uei più notevole tra essi si par
lo poco, e vai la pena ai aime
qualcne cosa, specialmente ora
cne ci avviciniamo alia sua ulu
lila parie, questo epilogo se
ne rallegrino tutti coloro ì quali,
a buona ragione, si dolgono di
questo enorme macello umano
cui T ingordigia e la violenza degli
imperi centrali diedero origine
assegna al 1917 la cessazione
delia geurra. E, si noti, a diffe
renza di molte altre consimili, la
profezia di cui si tratta è di tutte
la pi sicuramente documentata
circa la sua insospettabilità, ed è
quella che più a puntino si è av
verata, ed a traverso un lunghis
simo perioda
Intendiamo parlare di una pro
fezia di irate Maurizio, al secolo
Bernardo di Alaurillac, un frate
di Nantes discendente di una del.
le più cospicue famiglie della re
gione e morto nel 1822 in odore
di santità. Per quanto scritta in
forma simbolica, un po' sibillina,
la profezia di fra Maurizio, che si |
conserva, scritta in latino, nel
convento in cui egli visse e morì,
è veramente impressionante. Es-1
sa comprende un secolo dai
ISI X g-Llim f> a lf>croprisi, si rìp
ve riconoscere che tutto egli pre
vide, esattissimamente, quanto
si sarebbe svolto nel mondo du- [
rante questo secolo. Specialmen
te notevoli le predizioni riguar
danti la fine di Napoleone I, cioè
la sua sconfitta "per opera di un
uomo del nord" e la morte "in u
na zolla di terra, l'unica che sarà
lasciata all'uomo che ambì il do
minio del mondo; in mezzo ad u
na infinita vastità di lacrime".
Non si direbbe, questa, la visione
di Santa Elena?
Si giura e sacramenta che fra
te Maurizio scrisse le sue profe- ;
zie molti anni prima di morire,
cioè del 1822, ma il fatto che Na
poleone morì un anno prima di
lui potrebbe inficiarle il sospet
to per quella parte. Il sospetto
per tutto ciò che segue al 1822.
Per esempio la predizione della
"caduta di un impero edi un
uomo che non avranno saputo
serbare l'austerità che è dei for
ti e dei saggi", caduta che è asse
gnata al 1870. Frate Maurizio
previde che il Papa avrebbe per
duto un giorno "Il vincastro col
quale dominava il suo gregge" ;
evidentemente il frate di Nantes
alludeva al potere temporale, poi
ché aggiunse: "ma sarà poi sem
pre il pastore delle sue pecorel
le."
La guerra attuale è assegnata
al periodo che va dal 1914 al
1917. "Essa dice il frate pro
feta divamperà da un capo al
l'altro del mondo, condotta da un
possente duce, della gente d'Ar
minio, specialmente contro la
Francia che dovrà in essa ricono
scere un flagello pei suoi peccati
e un ammonimento per l'avveni
re". Ai tempi di fra Maurizio
giova ricordarlo lo spopola- :
mento non era ancora comincia
to, in Francia, o, per lo meno, non
vi aveva assunte così gravi pro
porzioni. "Quel duce prepotente
e barbarico" proprio così, pro
prio così dice il frate "deva
sterà ricche e belle regioni, ma
alla fine sarà respinto e sopra
fatto dalla Francia che ritroverà
il suo vigore e la sua virtù e da
un innumerevole esercito, che
scenderà da sterminati altipiani
ftevosi".
C'è da sentirsi accapponar la
pelle, tanto la profezia parla giù- j
sto! Ma questo ci conforta per la
(conclusione che, è a evadere, sa
rà veridica come tutto il resto.
Ascoltate: "Numerosi popoli si
troveranno impegnati nella ter
ribile lotta, ma infine trionferà
la giustizia e i prepotenti saran
ao sconfitti. E l'immane contesa
durerà, sino all'anno 1917, nel
juale cesserà con la sconfitta dei
tfrepotenti e con l'intervento del
Gran Pastore (frate Maurizio
•hiama così il Papa) che si farà
banditore di pace, riporterà la
concordia tra i popoli, e inaugu
rerà una nuova era di giustizia e
di pace".
Se l'inaugurerà, proprio il Pa
pa quest'era novella non
sappiamo ed è lecito pensare che
il frate si sia lasciato un po'
prendere la mano dalla sua qua
lità di religioso. Comunque è il
caso di rispondere "tote corde" :
"Amen".
L. Ursini
A LARiNO
E mai più, mia Larino,
Rivedrò le ridenti tue colline,
Ove il perpetuo crine
L)i migoli si cinge la sapiente
Dea, e donde, chi rivolge in un mattino
Estivo ad esse il pie, quando il na
scente
Raggio del Sole altor sulla dormente
l'erra smagliante appare, i clivi aprichi
Mira, e della Majella l'aspre vette,
Librate ai ciel nevose,
Ed a difesa erette
Superbamente degli Antep antichi;
E le quete convalu ed übertose
Di fiori e di verzura;
E di Cerere l'onda
Alla vasta pianura,
Su cui il Biferno placido serpeggia
Ver l'Adriatica sponda.
Di quel fragrante mar sulla tersa onda i
La paranzella candida veleggia:
Delle Tremiti inarcasi e galleggia
Ceruleo e tremolante
11 picciol gruppo.. Ei mira
Tanta beltade, e di piacer festante
Dolcemente sospirai ....
Oh, se involarmi a voi potessi, o lieti
Luoghi gentili, ora che il sole eterno
, Sotto il forbito padiglion superno j
Dirai v'inonda!... Su quei verdi, assiso, |
Rugiadosi e morbidi tappeti,
1 Respirerei felice
I zeffiri soavi, onde ostro il viso,
E salute, e vigor la vita elice;
Per cui fecondo palpita l'opimo
Germe del don prezioso,
Che la natura ai campi tuoi profuse, i
O patria mia. Quei campi che nell'imo
Seno fama e sventura
àrw 1
, Del guerreggiar la forma e la natura.
Quei campi che più bei di fiori e messi i
E piante e paschi son, da che sovra
essi,
E dall'Alpi sublimi ai mar, la grande
Presente ora solenne va volando,
E negl'itali petti alta s'espande,
E in un li spinge al redendore brando.
Non mai, non mai sì forte, o suol
natio,
Di rivederti in cor m'arse desio.
Che se la mia ragnante etade oprare
Non m'assentisse, per le vie sfilare 1
E correr 'u il dover supremo squilla I
La balda gioventù, che ognor sfavilla !
D'energia e fè, mirando d'armi onusta
Edi bandiere, d'entusiasmo almeno |
Fremer vorrei, vorrei gioire appieno '
Di sue vittorie, ed alla dolce augusta
Italia i viva anch'io gridar vorrei.
II passo moverei
Fra i dolci casolari,
Per rivedere i cari
Luoghi amati, che l'astro mio natale
Videro, e dove, piena d'armonia
E dolcezze, la mia
Sincera età spirò l'aura vitale.
Per ammirare le bellezze nuove,
Di che adornato hai l'aereo colle, dove
Forte e ricca sorgevi
E venusta città frentan negli evi'
Remoti, ed, infra quelle, il monumento
Che ora nel bronzo avvolto
Tien giocondo il volto
E inclito di colui che al parlamento
Il diritto comune difendeva.
E quei, virtù tra le altre eccelse, aveva |
liontà nel core impressa;
Ma, più che ad altri, il ciglio sorridente I
E la parola candida volgea
A gente ch'era da miseria oppressa.
Cui lievi i duri affanni
1 Con calde largizion rendea sovente,
Pria che, crudel, la lagrimabil dea I
Di lui troncasse (ahimè!) gli ancor '
verd'anni.
Nè più l'aurea favella
Udrò di quel docente,
Che a docil gioventù che intenta pende '
Dal labbro suo eloquente,
Ove agile saltella
Dell'Aganippidi il fecondo riso,
Ampio sapere apprende,
0 d'alma luce viso
Raggiante! ed o spedita
Loquela di sali attici condita,
E serena, espressiva, affascinante,
Nel propugnare il bello e il ver; vivace,
Vigorosa, vampante,
Qualora al santo inneggi patrio amore ! ,
Vorrei riudirti or che di sacra face
: La prole infiammi di tua terra amena; j
E con fervente lena,
1 Ah sì, mei dice il core,
Tu la incalzi a pugnare, per redimere
Quel superbo e gentil lombo di chioma
i All'immortale Roma;
Ed alfierana al par dell'armi fiera,
Tu la incalzi a lottare, per sopprimerò j
L'egemonia vandalica prussiana
E tartaro-germana,
Che quasi tutta inter l'umana schiera !
In palpiti continui e nella spene, !
In pianto, in lutto, sin da tre anhi tiene
Della canzon la febea fera alata,
Pasciuta ai solchi fertili del Joni'o
Vate, che il pianto ausonio
Recò votivo ai forti,
Che a te s'invola, amata
Terra, il saluto fervido augurale.
Onde un roseo avvenire riconforti
I/Italia inter, poi che sur essa l'ale !
Dispiegheran giustizia e libertà,
A te reca, nonchò sospiri e pianto,
Retaggio solo alla fuggente età
Del tuo pedestre vate.
Misero, mesto, declinato, affranto
Da oneroso lavoro, fra svariate
Genti ei trascin dell'esule il fardello!
Ma se ii volubil fato a lui tal rea
j Sorte serbò, finché dell'atra morte
11 ferreo, eterno sorno alla marea
LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA SABATO, 23 GIUGNO 1917
Noi toglierà ilei giorno, e il freddo
avello
Non schiuderà le porte
Ristrette e taciturne alle sue frali i
-Spoglie, a te il suo pensier spiegherà
l'ali.
K teco si dorrà il suo cor che langue
Di questa nel dolor raminga vita.
Salve, o terra alma! Salve ai tuoi
figliuoli
Ohe offrono alla gran madre il giovili
sangue,
Per vendicar di Trento e Trieste i j
suoli !
Del tuo Cluenzio l'ardita.
| Finché dei barbari non sia del tutto
11 furore distrutto,
In essi e intrepida virtù riviva;
Sfidili la morte impavidi, siccome
Sfidolla il Telesin, d'"ltalia" il nome,
Di redenzione ai secoli venturi
Simbolo e fiamma diva,
(iridando nel cader col sen trafitto
Da cento ingorde spade,
j D'Antenne presso i muri.
E del tuo nome, o Italia, e del diritto,
Che da belve straniere
Son conculcati sin da prisca etade,
Furan «erta vendetta le tue schiere
Strenue, e, con imperterrito coraggio
stesseranno il serto tuo di gloria. !
Di santo esulta orgoglio!
Verrà, verrà della final vittoria
A illuminarti il raggio
Giustizia, un giorno, all'aureo tuo gran I
soglio
Con ilbertà risplenderà divina.
! E allor che al gran banchetto
Delle nazion civili
T'assiderai regina,
Gioia e virtù, siccome fiori aulenti,
Ti olezzeran nel petto,
E i sacri tuoi color, non più servili, j
Festivi e belli garriranno ai venti.
Pardo Di Paolo i
Piccola PusJa
L. B. City Si. Anche noi pensia
mo che dovette essere l'avvocato E. A
a parlare, o meglio a rivelare i parti
colari di un certo segreto professiona
le. Crediamo però che l'avovcato sia
stato onesto fino al punto però di diro
j che noi 'avemmo pienamente ragiona
nella controversia, giacché essa fu ri
! soluta col licenziamento e l'arresto di
• un agente disonesto che, ni base a ri
J cevute false di cui l'avvocato prese vi
! .sione, pretendeva di aver date nove
macchine invece di sei. Lasciate, la-
I sciate che cantino i rospi del pantano
ad ogni calar di sera; noi siamo abi
' tuati ad aspettare sempre la luce del
! giorno per r-a-g-ro-n-a-r-e" da uomini
, retti.
I V. ALCIBIADE, City. —Ti aspet-
I tammo lunedì scorso in ufficio fino ad
[ora tarda della sera; perchè non veni'
! sti ?.. Ricevuto abbonamento e tante
grazie.
| S. ACRI, Mechanisburg, Pa. Ri
, i evuto ammontare abbonamento e mil
le grazie; cercate di farci una lista di
! nuovi possibili abbonati. Abbiamo spe
, diti numeri richiestici. Saluti.
A.. xn mezzo a lamo scuieuur ui
polemica, ci siamo completamente di
menticati di te. Che fai ? Che pensi ?
Perchè non ti fai viva con qualche ri
ga. Vorremmo, avremmo piacere di
sentirti un., pochino. Saluti.
I RAG. A. CARUSO, City Dove
j diavolo ti sei andato a ficcare? Per.
j chè non ti sei più visto ?.. E' vero
[che dai tuoi discorsi ci si capisce più
| prima che dopo; ma ad ogni modo noi
inon ti abbiamo dimenticato. Sei sem
' pre il nostro segretario ad "honorem''
peraltro. Saluti.
! F. REALE, City Hai visto come
è facile ad impennarsi Angelo Curi?..
Che vuoi ?.. E' quistione di debolezza
renale. Perchè non gli indichi un buon
medico pe ral cura del male che lo af
fligge. Ci aveva dato del "meschinis
simo"; che c'entra il "sessantaquat
tresimo" ?,, Si vede proprio che si ha
proprio sempre voglia di fare abuso di
aggettivi tanto per,, far vedere che
Isi studiarono nei corsi universitari..
| Saluti.
| L. 8., City —Sì mentre il povero
j marito riposava entro il fresco di una
I bara non ancora uscita dal tetto nuzia.
i le; quel grande.. miserabile fu capace
'di costringere la vedovella allegra a
| baciare con le spalle il marmo della
sua tipografia. E poi si viene a par
j lare di moralità a riguardo di altri.
Ah quanto è schifoso i) mondo a que
-1 sto mondo.
Giovanni Di Silvestro Ab
biamo saputo che vai baciando
tutti i tuoi nemici di ieri. Bravo!
Da noi però non sei venuto ; trat
tandosi di fare una pace genera
le. accetteremmo da te, piuttosto
che un falso bacio un bell'avvi
-1
LA FOTOGRAFIA DEI
PKNSIfIRI
-
Recentemente lo scienziato
i francese Darget, già noto per ai
-1 tri importanti studi, ha presen
tato all'Accademia delle scienze
idi Parigi una notevolissima sua
j comunicazion circa la possibilità
jdi registrare con la fotografia le
immagini mentali.
Postosi questo problema il
; Darget, si è chiesto cioè se, pen
sando intensamente a un ogget
to, si poteva poi, in particolari
condizioni, ottenerne l'immagine
I su una lastra fotografica. Secon
do i giornali, egli avrebbe quindi
fatto l'esperimento così: Messo
si in una camera oscura, lo scien
ziato ha incominciato a pensare
ad una bottiglia, nel tempo stes
so fissando una lastra immersa
in acido rivelatore dentro cui te
neva la punta delle dita. Pop)
qualche minuto la bottiglia e"i
riprodotta sulla lastra fotografi
ca. Il Darget ha presentato te-
AVVISO
La Signora Maria f)e Laurentis, vcd. I)e An
tonis, nel dare l'annunzio della morte del marito
Giuseppe De Antonis a tutti i ( lienti dell Agenzia
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nicare che l'ufficio istesso seguiterà a rimanere
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