La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, June 02, 1917, Image 1

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ANNO I. No. 8
Per l'epurazione dell'ambiente
La grande, la titanica lotta che
noi aouiamo coraggiosamente in
gaggiata per l'epurazione, del no
stro ambiente, nonostante il coz
zo terribile contro un manipolo
di disonesti e di bacati, va già
dando i suoi migliori risultati,
sta quasi cioè per raggiungere la
stasi risolutiva. Le prove di ciò
non fa bisogno che si notino ai
nostri lettori che ci seguono con
attenzione ed interesse.
Le armi ed i mezzi da noi ado
perati per riuscire nello intento
sono stati di tanta e tale inoppu
gnabilità logica e documentativa
da scompaginare gli avversali fi
no al punto di ridurli, per difen
dersi, dietro arginature postic
cio, preparate alla brigantesca
maniera e sostenute solo da una
dovizia di invettive insulse e di
accuse inesistenti dalle quali, pe
raltro, i galantuomini presi di mi
ra non sono stati menomamente
toccati.
Chi esce pazzamente dai cardi
ni della ragione e della dignità,
chi, in un dibattito -qualsiasi, è
indotto a darsi alla corsa sfrena
ta delle villanie e delle calunnie
più turpi, mentre l'avversario di
scute pacatamente l'atti, dà segni
irtlubbi che la causa che si sostie
ne manca di ogni buona base e
per cui essa è destinata a perder
si irremissibilmente.
I totlori, efto 'ion interesse
massimo ci hanno seguito sin dal
l'inizio della lotta, hanno già da
to il loro verdetto • e questo ver
detto dice appunto del tribunale
della pubblica opinione che in
tanti casi lo esprimemmo altra
volta è solito condannare più
solennemente delle corti di giu
stizia.
Gli avversaci, forti ancora di un
orto piedistallo di buonafede in
mezzo alle file del rispettabile
Ordine Figli d'ltalia, a crearsi il
quale seppero volpinamente lavo
rare per parecchi anni, tenteran
no, senza dubbio, di resistere au
dacemente ancora, usando di o
gni mezzo possibile ed immagina
bile; giacché,è ad essi ben duro il
pensiero di dovere staccare le
troppo avide labbra da certe
mammelle che mentre allettano
grandemente, nutriscono anche
bene.
Noi però non ci fermeremo;
noi però non ci stancheremo di
seguitare nella lotta intrapresa,
fino a scopo raggiunto. Tutto
questo se lo stampino bene in
mente i nostri disonesti avversa
ri, giacché se essi sono forti, da
un lato, di vergogna ed ignomi
nia, noi dall'altro siamo animati
fortemente ed onestamente da un
pensiero: quello di giovare il più
che sia possibile alle masse im
migrate, purgandole dell'elemen
to bacato che le affligge a guisa
di insaziabile mignatta.
Dalla parte nostra, è bene lo si
noti, non si ambisce a cattedre o
a seggi, diciamo così, coloniali.
Noi ci mantenemmo costante
mente lontani da certe idee che
avessero potuto dire di promi
nenza o di potere in mezzo alle
masse; parlammo sempre di es
se, difendendole a dovere, senza
viverci in mezzo, senza sfruttar
le quindi. Furono altri invece
dei nostri avversari intendiamo
parlare a turlupinarle conti
nuamente, saccheggiandole in
maniera sempre brigantesca, fi
no a conseguire posizioni finan
ziarie che, altrimenti, non avreb-
ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER
I >evoted to welfare and advancement of the Italiana in America
S. LIBERATORE, Direttore
bero mai potuto raggiungere.
La nostra lotta è rivolta contro
i poteri disonestamente Costitui
ti, mentre noi non abbiamo alcu
na velleità di potere, uè teniamo
a raccomandare altri che volesse
ro salirvi in sostituzione di coloro
i quali vengono presi di mira dal
nostro giornale. E' necessario
che tutti convengano in questo ; i
nostri avversari per i primi, a
scanso di equivoci e possibili
malintesi.
Noi siamo giornalisti, o meglio
i modesti compilatori di un gior
nale che si propone di trattare
sempre con obiettività di princi
pi, insieme ad una semplicità di
linguaggio i problemi più interes
santi in ordine all'italianità im
migrata.
Vi è, quindi, da una parte
dalla parte dei nostri avversari—
un'accolta di birbanti e di malan
drini che ha tutto l'interesse a
mantenersi avvinta alel costole
del nostro connazionale per
sfruttarlo in mille guise; dall'ai
tra i modesti compilatori di un
giornale esprimente le necessità
ed i bisogni delle masse; di un
giornale cioè che, senza difende
re la causa particolare di qual
cuno, ha il coraggio di alzar forte
la voce contro le camorre orga
nizzate ai danni dei nostri coloni
Noi non ci stancheremo, noi
non* ci leVriierémó abbiamo
detto, fino a quanto lo scopo non
! sarà completamente raggiunto.
Gli avversari non si facciano il
lusioni intorno a questo fatto;
noi siamo sorti per combattere e
resistere, ad onta di tutto, a ri
schio di tutto; combatteremo e
resisteremo fino a scopo raggiun
to i lettori lo sappiamo, fin
quando cioè non avremo ridato
alla nostra Colonia quella tran
quillità e quella dignità di massa
che, a causa determinata di po
chi malintenzionati, le sono sta
te tolte da parecchi anni a que
sta parte.
Curiahgiolo
lina lodevole iniziativa
In colonia s'è iniziato un bel
movimento auspice la beneme
rita "Stella d'ltalia" fra i Bar
bieri, allo intento di raccogliere
la somma di cinquantamila dolla
ri da offrirsi, a scopo di benefi
cenza, alla Commissione Italiana
che sarà a Philadelphia per il 13
corrente mese.
L'idea venuta alla "Stella d'l
talia" merita di essere caldamen
toc appoggiata, e perchè si pò
tesse riuscire nell'intento è ne
cessario che, anche in questa
circostanza, così come all'epoca
del Comitato Ufficiale per la mo
bilitazione civile, ognuno dia
quello che può, senza farselo dire
due volte, giacché lo scopo cui
devrà servile l'obolo è dei più
grandi, dei più belli: esso servirà
ad aiutare grandemente le fami
glie danneggiate della nostra
guerra.
Chi esiterà a muoversi adun
que?
Noi abbiamo piena fiducia che
la iniziativa della "Stella d'ltalia
si avrà quel successo che merita.
Sono questi i tempi di dimo
strarsi veri italiani anche al di la
dell'oceano.
La Rassegna
PHILADELPHIA, PA., SABATO. 2 GIUGNO 1917
Si giuoca d'impudenza!
Il grande venerabile dell'Ordì
F. d'l. per lo Stato di Pennsylva
nia. da noi accusato formalmente
per i gravi reati di "appropria-1
zione indebita" e "spergiuro",
nelle sue epilettiche diatribe a di
fesa che ha voluto pubblicare sui
| nostri settimanali, non ha potu
to e come lo poteva! ne-
I gare l'esistenza dei fatti da noi
denunziati.
Le accuse furono chiare, preci. :
se, documentate: un altro indivi
duo al poste del Grande Venera
bile Ord. F. d'l., vistosi scoperto
in tanta ignominia, avrebbe sen-
I z'altro lasciata la carica, giacchi j
I ognuno comprende che chi deve
. ricoprire una carica qualsiasi nei
rapporti di pubbliche ammini
strazioni deve anzitutto sentirsi
j con la coscienza pulita ; quando
subentra il ben che menomo so
. spetto nei riguardi di quegli che
è preposto all'ufficio, alla carica,
! il principio sociale-legislativo sul
la voluta integrità della persona,
l imane grandemente offeso fino
a turbare ogni concetto informa
tore della regola disciplinante la
j carica o l'ufficio che potesse es
sere.
Nel nostro caso però non s'è
punto trattato di dubbi e di so
spetti, noi abbiamo detto fatti,
isolo gravi fatti dai quali è risul-!
tata a chiare note l'azione crimi
-osji del Grard'vVenm/lùle; on
de egli, anziché oatfem«Mß
samente a guisa di un forsenna
to, fino a camuffarsi da imbecil
le per tentare di uscirsene, corno
suol dirsi, dalle maglie della ca
tena, avrebbe senz'altro dovuto
lasciare il collare della grande ve- i
nerabilità per dare il posto ad al- :
tra persona sulla quale, sia per i
suoi precedenti in Italia, che per
quelli in America, ci potrebb'es
sere nulla da osservare.
Invece il nostro eroe, quegli
che ebbe finaco il coraggio di in
domitamente servire il Re e la
Patria, s'è reso soltanto convulso ]
e, protetto dai soliti compiacen
ti paraventi del nostro giornali
smo coloniale, ha sbraitato a lun
go, ha bestemmiato parecchio;
ma, nella corsa verso il precipi
zio, ha mostrato solo di dimenar
si a guisa di belva ferita, o di ser
pe che si vede la coda mozzata.
Stringendo gli argomenti, il si
gnor Grande Venerabile Ordine
F. d'l. per lo Stato di Pennsylva
nia, nel difendersi così come ha
fatto, non ha fatto altro che dare
piena ragione, in massima,alle no
stre accuse. Egli le ha voluto di
scutere solo in qualche superfluo
particolare, ridicolo particolare
peraltro; cosa questa che non ha
la base granatica delle nostre ac
cuse.
Facendo il riepilogo di queste
•iccuse, c'è da desumere breve
mente questo.
Noi dicemmo : il Grande Vene
rabile Ord. F. d'l. si appropriò di j
circa quattromila dollari di una
nuova serie di azioni che in modo
truffaldino mise fuori al 1913
per il miglioramento del quoti
diano "La Voce del Popolo", con
trariamente ai patti ed alle con
dizioni stipulate con gli azionisti ;
dicemmo inoltre che egli s'era re
so colpevole del delitto di spergiu
ro quando, sotto la data 18 mar
zo 1901, attestando circostanze
non vere, quelle della residen
za in Camden, N. J. e l'altra di
essere venuto in America in età
minore, conseguì il diritto alla
(cittadinanza ameiiuma.
Intorno alla prima accusa, do
lio avere stupidamente ciarlato
un mondo, il signor Grande Ve
nerabile, non è rius< ito a scuote
re di un sol millimetro la base
sulla quale noi ci fondiamo ; anzi
ha finito di rafforzarla, nei rap
porti della grandi promesse fat
te, dei piccoli acconti pagati a ba
se solo di avvisi e di stampati, e
delle cambiali sempre in istato di
eterna, dolorosa sofferenza.
; Con le sue deduzioni a difesa il
Grande Venerabile ha ammesso
tanto implicitamente che esplici
tamente i fatti da noi denunziati.
Ha cercato solo giustificarli e
non si è accorto che nelle sue stu
pide parate da pagliaccio ha fi
nito invece di più comprometter
si. Infatti noi certe cose che igno
ravamo addirittura le abbiamo
apprese dalla sua penna. Così ab
biamo saputo di un'altra cam
biale per la
lasciata al maggiore azionista
truffato sig. Nicola D'Alonzo che
egli, con u"a faccia a prova di
bomba, pretende di' aver pagato
'on una cambiale non mai paga
ta.
L'egregio Grande Venerabile
ha l'atto presto a pagare i suoi
debitori affastellando chiacchiere
su chiacchiere, elfi su cifre, ri
portandosi sempre 'l'ausilio del*
. Ifc l M
;e polverosi scaitataai ; ma non è
così che avrebbe dovuto fare;
ben altrimenti avrebbe dovuto
essere la sua condotta. Anche
dalle cifre denunziate la verità
non s'è potuta nascondere per tra
quarti, giacché risulterebbe sem
pre quello che noi in effetti de
nunciammo: la maggioranza de
<?li azionisti non è stata rimbor
sata dell'ammontare delle azioni.
E' inutile fare la voce grossa, è
inutile tentare ancora di essere i
truffatori della fede pubblica;
noi non ci lasceremo mai cambia
re le carte in mano, a rischio di
; pialunque cosa.
Dallo scartafaccio del Grando
Venerabile, del quale peraltro
non vogliamo fare un esame mi
nuto, risulta che l'ammontare
delle "azioni che saranno ritira
te e ripagate (quando? dove?
con i soldi di chi? ) ascende al
la somma di $875.00". Noti ognu
no che tra gli azionisti da essere
ancora pagati non debbono esse
re confusi quelli che egli preten
de di aver pagato con le cambia
li. Non troviamo però tra gli a
/.ionisti ancora da essere pagati,
uè tra quelli che voglionsi paga
ti il bel nome del signor Giusep
pe Cirotti, liei - SIOO.OO. Sarà sta
ta forse una dimenticanza de)
Gr. Venerabile? Se sì, Vi rimedi
con la sua pretesa precisione di
reperto e protocollo e ci dica sen
za tanti complimenti che l'am
montare delle azioni da essere
ancora pagate aumenta di cento
| pezzarelle.
Diremo altra volta por a quali
mezzi dovettero ricorrere certuni
per essere pagati. Non ne è ora
il momento, giacché per noi la
partita rimane sempre aperta ;
sapremo con profusione di parti
colari illustrare il modo veramen.
te truffaldino come ad un tizio
venne carpita una "note" per
SIOO.OO facendogli credere che
essa avrebbe dovuto servire
figurativamente solo per invo
gliare gli altri, mentre poi ma
landrinescamente il Grande Ve-
nerabile fece presto a farsela
scontare presso l'Economical Co-
Operative Banking Ass. ed il
malcapitato, oltre a cento dolla
ri che non aveva intenzione di
sborsare, fu anche costretto pa
gare l'interesse per un mese. (E
--ra forse il dividendo che pagavi
sulla nuova serie delle azioni,
quello, gnor Grande Venerabile?)
Diremo a suo tempo di un altro
cui venne carpito in buona fede
un check per Duecento dollari
con la promessa positiva che non
sarebbe stato scontato, mentre
poi il check fu regolarmente in
cassato. Colui che lo diede figura
tra quegli azionisti che "furono
ripagati prima della ricostituzio
ne della Compagnia"; a quali
mezzi però quell'effimero azioni
sta fosse stato costretto a ricor
rere per ripagarsi del denaro
sborsato '1 signor Grande Ve
nerabile sa che noi lo sappiamo.
Sarà per un'altra volta, ripetia
mo, giacché la nostra replica di
oggi ha tutt'altro obietto. Ove
volessimo in questo numero scen
dere a particolari ed a commenti
significherebbe non finirla più.
C'interessa invece stringere gli
argomenti q venire con tutta eal
ma al concreto, positivamente al
concreto della quistione, senza
punto divagare. E' necessario che
questo sig. Grande Venerabile,
adesso che ci capitato sotto le
mani, non ci sfugga più ; è neces
sario cioè che egli renda come si
deve e non come egli vuole conto
agli uomini della nostra Colonia
UoiW.su» sesta. Putrf- wsoiv
abbaiare alla luna come un cane
sperduto ; avrà forse ancora la
faccia tosta di negare sistemati
camente; ma chi più lo crederà
all'infuori di tutti quelli che co-,
stituiscono il suo incosciente j
stato maggiore ?
Incominciamo intanto a pren
dere in esame qualche periodo
della sconclusionata tiritera del
Grande Venerabile:
"Regolata intanto la posizione
degli azionisti, fu preparata (sic)
la seduta generale per l'elezione
che doveva tenersi in Camden,
Stato del New Jersey, dove la
Compagnia editrice era incorpo
rata, elezione la cui data (bugia)
come è detto più sopra, era stata
rimandata appositamente per
dare l'opportunità agli azionisti
di esercitare un loro diritto.
Niente restituzione di denaro,
perciò, doveva farsi, perchè al
posto di questo (potrebbe dirci
l'ex Notar l'eppe dove fece i suoi
studi di sintassi per riuscire a
periodare così felicemente? a
reggimento forse?) dove erano
stati dati ed accettati dar titoli."
Con una tale dichiarazione il
Grande Venerabile ha creduto di
avere bestemmiato bene a sua di
fesa. Si è ingannato di molto pe
rò e non ha pensato a calcolare
bene le forze dell'avversario,
giacché sarà proprio la illogici
tà di questa dichiarazione a
I spingerlo irremissibilmente al
precipizio.
Dunque secondo il Grande
Venerabile niente restituzione
di denaro perchè in luogo di es
so furono consegnati dei titoli.
Tutto questo vuol dire a rigor
di logica che coloro i quali paga
rono le somme entrarono "de
iure" a partecipare della compa
gnia editrice regolante i destini
de "La Voce del Popolo".
Seguitando a spigolare nell'u
bertoso campo disquisitoriale del
Grande Venerabile, troviamo:
"Io partii per l'ltalia il 23 mag
gio 1914. Alla distanza di un an
no e mezzo dopo il mio ritorno,
vendetti i miei interessi che rap
presentavo ne "La Voce del Po
polo", cioè le mie azioni e quelle
di mio fratello. (E quelle del po
vero Catalogna dove erano anda
te a finire? n. d. r.) Io non
vendetti il giornale come affer
ma l'autore della cosidetta lettera
aperta, perchè non avrei potuto
vendere cosa che non era mia
Qualunque usciere di conciliazio
ne (ah quanti guai ti sta dando
l'usciere!) sa che una compagnia
non si vende ; non si può vendere
(e tu avesti purtroppo l'abilità di
farlo indomitamente, o grande
venerabile! n. d. r.) ed i compra
tori non sarebbero stati così ciu
chi ad acquistare cose che non
mi apparteneva. Io ero il padrone
delle mie azioni ele vendetti :
(col ricavato di esse avresti do
vuto pagare i debita 1 ", n. d. r.) e gli
altri azionisti (che faccia tosta!,
n d. r.) avrebbero potuto fare lo
stesso. Vendendo i miei interes
si , intanto, la compagnia, pei* j
deliberato dei suoi direttori, si
trasferi a New York.
Qui il Grande Venerabile osa
parlare di "deliberato" dei diret
tori, ma quanto sia falsa ed im
pudente questa affermazione o
«ti'ino lo può comprendere di leg
gieri. Un "board of director»" e
sisteva solamente di nome pres
so l'amministrazione de "La Vo
ce del Popolo" ; esso non funzio
nò mai, specialmente negli ulti
mi tempi ; il Grande Venerabile
era tutto, faceva e disfaceva a
suo buon talento perchè indomi-j
(••nientr CTfd»«» f««>
così.
I
Niente deliberato dei direttori
vi fu adunque, giacché non è a
credersi che i direttori convocati
i regolarmente per l'oggetto aves-
Isero acconsentito quello che il
Grande Venerabile chiama "tra
sferimento", non fu che in effetti
una vendita bella e buona, senza
fare prima salvi i loro diritti.
Il Grande Venerabile che, bon
tà sua, non si lascia sfuggire oc
casione per parlare di onestà e di
scrupolo, più di quanto potesse
farsi da una buona sacerdotes
.sa di Venere, egli a nostro mo
do di vedere non fu nè onesto, né
scrupoloso quando, vendendo le
jue azioni e quelle del fratello,
non fece in maniera di salva
guardare i diritti dei terzi, quelli
che, avendo messo
fuori soldi, avevano tutto il di
ritto di rimborsarselo così come
fu accorto di fare lui che di soldi
non ne aveva mai sborsati.
Veramente intorno a certe co
se ed a certi fatti, che sono noti e
risaputi in Colonia più della noti
zia che "attualmente viviamo in
tempo di guerra", non occorrerei)
be dire altro, perchè i lettori in
telligenti ed imparziali hanno di
già dato il loro giudizio; se re
plichiamo lo è solo per impedire
la turlupinatura da parte del no
stro avversario al quale sono
stati sempre leggieri il menda
! ciò e la calunnia. Ecco perchè
conviene ancora parlare per quel
-1 li che sanno e per quelli che non
1 sanno, cercando di tirare questi
ultimi alla causa nostra, sempre
dopo che li avremo convinti del
' la bontà, della rettitudine della
causa istessa.
> Intanto seguitiamo a spigola
re: "Tre note, per l'ammontare
collettivo di $3752.61 non mi sono
state pagate. A questa somma ho
dovuto aggiungere circa un cen-
I tinaio di dollari fra spese e ono
rario all'avv. Stefano Miele di N.
' Y. senza ritirare un soldo".
Udite ! Udite!, qui siamo al col
,mo della turlupinatura "Senza
5 soldi la copia
UFFICIO: 920 So. lOth Street
ritirare un soldo"?! Ma che dice
mai il Grande Venerabile? E' la
scito matto forse o crede di sta
re a parlare in mezzo a qualche
loggia a lui supinamente amica?
E' possibile mai tutto questo?
Sicché il Grande Venerabile a
vrebbe venduto il giornale solo
per le tre notes di $8752,64, che
non gli furono pagate, mentre e
gli fu poscia costi-etto "a pagare
altri debiti nelle banche per i
quali al tem))o del trasferimento
non pensò a ritirare la sua fir
ma" (oh quanta buona fede,
quanta grande buonafede alberga
nell'animo suo!) Il Grande Vene- v
rabile che non pensa a ritirare la
sua firma ? ! Ma è roba da mat
ti forse questa? Vuol dire che vi
pensò a lasciarla quando con es
sa prese il denaro! Questo era
l'interessante )
No, il Grande Venerabile non
vendette il giornale solo per le
j tre "notes" che dice di non avere
i riscosso ; in aggiunta di esse rice
vette dagli otto ai diecimila dol
lari in denaro sonante. Egli però
1 si è guardato bene di dire in ba
se a quale somma totale seguì la
liquidazione del giornale; lo ha
omesso volpinamente in prece
denza, deve assolutamente dirlo
ora che noi glielo domandiamo
tassativamente.
Riepilogando però i lunghi ca
pitoli della storia delle azioni de
"La Voce del Popolo", è necessa
rio conchiudere sempre che det
te azioni vennero abilmente truf
' fate a coloro i quali ne pagarono
! Comunque voglia raggirarla i!
Grande Venerabile, la quistione
af presenta per noi chiara ed e
splicita: egli ingannò gli azionisti
senza tanti complimenti. A
giova adesso fare citazioni pole
miche, che, fra l'altro, hanno il
solo merito di lasciare il tempo
che trovano.
Intorno a questa prima accusa
crediamo di avere opportuna
! mente ribadito abbastanza. E'
necessario quindi senz'altro pas
sare alla seconda, a quella cioè di
spergiuro:
Allorquando noi chiamammo
spergiuro il sig. Grande Venera
bile, lo facemmo in base a docu
menti; le date da noi citate cir
ca le sentenze della Corte di
Camden e quella della United
States Federai Court di Trenton
sono di una precisione matema
tica.
E' inutile, quindi, che si torni
no a fare i soliti giuochi d'impu
denza e di mistificazione: sarà
un far cosa semplicemente vana
verso le persone che sono abitua
te a ragionare col cervello ed a
guardare le cose con i lumi deUa
mente e della coscienza perchè
non potessero sbagliarsi nei loro
giudizi.
II Grande Venerabile che, fran
camente parlando, dopo il colpo
» tremendo delle azioni non si a
spettava l'altro più tremendo del
-1 lo spergiuro, asserisce che la car
ta di cittadinanza venne revoca
-1 ta a sua istanza, dopo ben dieci
i anni che ne aveva usufruito per
' tutti quei diritti che essa ne au
■ torizzava" la funzione e l'eserci-io.
i II Grande Venerabile asserisce
inoltre di avere spontaneamente
■ denunziata la carta di cittadinan
' za, quando si accorse che non era
> stata legittimamente conseguita.
1 Anche qui il Grande Venerabile
mentisce sapendo di mentire,
■ giacché fu solo la minaccia della
■, galera ai tempi della polemica
lacolucci che si indusse al "mea
• culpa", peregrinando da un uffi
i ciò all'altro, da Gibboney all'avv.