La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, June 02, 1917, Page 6, Image 6

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Tarantella
Novella di Francesco Sapori
Presto, signori, il diretto pei
Roma parte.
Ezio Spinelli scese di furia reg
gendo con una mano la valigia e
una coperta da viaggio; porse
l'altra alla moglie, cui il cappotto
aderente impediva di stendere il
passo dal predellino al marciapie
di. C'era una compagnia di arti
sti drammatici fra treno e treno,
che ostruiva co ngarndi bagagli il
passaggio, sì che lo Spinelli per
deva la pazienza ad evitare que
sto e quell'urto, a guidare la mo
glie come una bambina in quel
frastuono e in quell'ingombro
— Per Roma? Presto, si par
te.
Il conduttore li vide e corse lo
ro incontro, spronandoli ad af
frettare anche di più. C'era un'o
ra di ritardo in partenza ; la loco
motiva sbuffava avida di fendere
lo spazio; il fumo oscurava la
panchina, spinto a ritroso dal
vento; due soldati dai finestrini
agitavano i chepì su le baionette
in segno di saluto a Napoli natia.
Salgano qui ; o rimangono a
terra.
Si arrampicarono in un vagone
di terza classe, in coda al treno,
e si trovarono all'improvviso in
un piccolo mondo plebeo: alcuni
sonnecchiavano semisdraiati nel
la penombra, la maggior parte e
rano raccolti a crocchio in mezzo
al vagone, come si fa nelle fiere
attorno ai ciarlatani. I due signo
ri scendevano da un comparti
mento di seconda classe, dove e
rano rimasti soli per buon tratto,
e questo mondo così diverso, così
misero, li disgustò.
Si udirono due fischi acuti co
me sibili, poi l'urto iterato dei re
pulsori da vagone a vagone; fi
nalmente il treno si mosse- Spi
nelli guardò l'orologio: mezza
notte e un quarto. Fece sedere la
moglie; volle aprirsi un sentiero
tera la siepaglia di contadini e di
operai, per cercare una carrozza
di seconda, ma aììe sue richieste,
alle sue guantate nessuno bada,
va, immobili tutti come se fosse
ro conficcati nell'impiantito con
le radici.
Un frenatore lo persuase a de
sistere :
Anche passasse di qui, tro
verebbe ingombri i corridoi ; il di
retto è pieno come un uovo.
Si accomodarono alla meglio,
l'uno accanto all'altro, seccati del
contrattempo che li costringeva
a perdere il sonno. Ezio Spinelli
fece er leggere un giornale, ma la
luce della lampada era tremolan
te ed opaca, talché alzatosi si mi
se a girellate nel traballìo.
Sembri übriaco, siediti
Solo allora egli guardò il volto
velato della moglie, come curioso,
per un momento; poi si perdette
in una sonnolenza di ricordi: il
lembo di spiaggia aspra accanto
a Scilla, la casa della povera zia
Giacoma, il podere con l'uliveto
che a vespro pareva bianco d'un
candore monacale, la terra smos
sa su la bara recente della zia, e
quell'impeto del treno che rompe
va il silenzio della rada sei volte
al giorno, sbucando dalla galleria
con un fragore di mostro che
sferra-
Le sensazioni erano vaghe,
sempre più vaghe, fin che scom
parvero, elo Spinelli si addor
mentò con la testa penzolante
sul petto. Non aveva risposto u
na parola alla Santina; era come
se fosse morta da un pezzo per
lui ; pur vivendo accosto, non riu
scivano a incontrarsi più, come le
rotaie del binario che li guidava
a casa. La colpa maggiore era di
lei, che non aveva saputo mettere
al mondo un bambino, che non fe
ra stata buona a dargli un erede.
A che amare, quando l'amore non
era ribenedetto dall'acqua del
battesimo, arriso dalla voce nuo
va d'un fanciullo nato da esso?
| Soli, si erano abbandonati ad un
toedio peggiore di una pietra da
sepolcro: ci respiravano appeni,
l'uno scontento dell'altro, sma
grati dall'assillo che la loro unio
ne non aveva giovato ad alcuno,
nemmeno a loro. Quando parlava
no, finivan sempre a bisticciarsi,
I e i loro dialoghi erano sgombri d.
ognui tenerezza, quasi di due e
stranei cui la convenienza impo
ne d'aprire, di tanto in tanto la
bocca. Lo Spinelli passava la tua
giornata al Ministero, interes
sandosi solo alle pratiche del suo
ufficio, nelle quali era molto lo
dato dai superiori; sua moglie
acuiva invano la sensibilità deli
rata in letture di romanzi che le
riempivano il cervello di fanta
smi vani e qualche volta le da
vano brividi di voluttà- Egli ave
va racchiuso il suo mondo nel ga
binetto di lavoro, ella spaziava
con le creature del sogno per con
solarsi della grama giornata: ed
erano entrambi noiosi ed infelici.
.Nemmeno il viaggio a Scilla,
per la morte delia zia Giacoma,
era vaiso a riattizzare il luoco
spento, nemmeno 1 eredita visto
sa Ui«.va loro un senso di ncomui"
lamento e di tripudio: erano due
[rutti attaccati allo stesso ramo,
:he avrebbero marcito insieme
senza slamare nessuno.
Egli dormiva sempre così, voi
.andole il dorso, come fosse solo;
; la Santina non aveva più vogiia
ii piangere, tanto quello non se
le accorgeva nemmeno. Anche a
iesso dormiva, nel tentennamen
to del treno, nel confuso clamore
:he assordava.
Gii operai si sparpagliavano
ntanto pel vagone a scuotere gli
assonnati con colpi di gomito e
>izzicotti: alcuni si voltavano
iall'altra parte dopo aver fatto il
festo di chi scaccia un insetto
mportuno; c'era chi si tirava a
sedere stropicciando le palme sul
/olto con dispetto. Parole dialet
tali e bestemmie risuonavano
tratto tratto, per aumentare la
ìausea della signora. Si udì il la
nento d'un oboe brandito da un
jrofano, ma presto un trombet
tiere autentico rispose accennan
-10 il motivo della "Marcia reale"-
Fu come un razzo che ne chiami
:ento: un coro di prove fece eco
11 primi accenni e quasi tutti i
soci di quella banda musicale
viaggiante furono in piedi. I cla
inetti sgusciavano furono in pie
li. I clarinetti sgusciavano dai
oprabiti, i tamburi rimbombava
-10 nel breve spazio, mentre Spi
ìelli teneva sempre la testa cur
va sul petto, e sua moglie non
sapeva darsi pace di quell'infer
no che si scatenava intorno.
La tarantella, la tarantella.
Gridavano adesso come danna
;i, col tono imperioso delle masse
:he sanno d'essere forti perchè
ìumerose. Dagli altri vagoni era
:orsa nuova gente, attratta dalla
nusica, e gli spazii rimasti vuoti
si zeppavano quasi ci fosse la di
stribuzione del pane gratuito. La
>iù parte erano uomini della
:ampagna, con le sarghe stinte, i
:alzoni stretti da gambali di la
ia, e berciavano con tutto il r'ia
:o, dimenticando la pipa tra le
nani pur di udire la danza pre
iiletta-
— Uh uh uh, la tarantella; la
tarantella subito: uh uh!
Alla prima battuta zittirono
tutti. Man mano che i suoni cre
scevano, i bandisti più pigri leva
vano il capo, afferravano il loro
strumento. Erano in due a regge
re in piedi su un sedile il tambu
rino, ceh dormiva col sonno perti
nace proprio dei fanciulli, e si
lasciava cader di mano le bac
chette di tanto in tanto. Final
mente anche il ragazzo si svegliò
per bene, e picchiava sodo quando
ioveva, con l'energia d'un uomo.
La signora Santina si divertiva
un mondo a guardarlo, così serio
e impettito, con gli occhi semi
chiusi e le manine strette, pron
te a calare con impeto sul tam
buro.
Era una musica scoppiettante
di scatti e di frizzi campagnuoli,
tremula, tenera, profonda; blan
diva con la grazia d'una ninna
nanna e s'avventava con la furia
d'una bomba: i bandisti ci met
tevano dentro l'anima- Alcuni si
LA RASSEGNA PHILADELPHIA. PA.. SABATO. 2 GIUGNO 1917
agitavano proprio come sentisse
ro la pnirigine del ballo nelle
gambe, mentre ognuno partecipa
va alla tarantella, facendo nac
chere delle dita, sibili con le lab-
Ora, trepestio concorde coi piedi.
Era una festa: tutta Napoli e
cheggiava in quei mobili suoni
che allietavano il treno e pareva
mo renderlo più leggeiro, Napoli
le sue canzoni di cieli fulgen
• edi donne infide, Napoli fasci
ìatrice d'ogni coppia che cerchi
gioia ed oblio nella spensierata
voluttà. Napoli regina del sereno,
he si specchia cantando alle mo
bili onde, vegliata dal titano di
uoco, terribile guardia in peren
te minaccia.
La folla cantava in coro, fre
mendo, gesticolando, come in de
lirio. Anche srli Spinelli si erano
; alzati, e \ olevan vedere oltre che
udire, sospinti da un ricordo che (
li inebhriava come un vino. Si te
nero la mano: così uniti non si e-1
ran trovati da tanto tempo, come
se un fiume li avesse tenuti di
scosti, camminando entrambi nel
la direzione ma su diversa spon
da. Un avvenimento inatteso li
riuniva, faceva cercar loro reci
procamente la mano per un ri
cordo. forse per un patto- La San
tina evocava una sera a Napoli,
una sera indimenticabile del loro
viaggio di nozze.
Nel salone dell'albergo erano
convenuti molti stranieri ; le loro
donne eran vestite con lusso sem
nliee e squisito, dalle tinte così
vivo che parevan mazzi di fiori
parsi in giro dalla mano d'un ar
tista. Tutto il giorno era rimasto
appeso alla gabbia dell'ascensore
un c.-irtello, con la scritta: "Ce
lir on dansera la tarantella na- (
politsine", e nessun pellegrino
d'oltr'Alpe aveva voluto mancare
a quel ballo pittoresco. La Santi
na c'era anche lei. seduta ad una
tavola da tè, in mezzo a quelle
donne che parlavano una lingua
non sua; le stava vicino Ezio, che
la divorava con gli occhi e pareva
non saziarsi d'ammirarla. Felice
era la Santina, in quella sera lon
tana, felice per l'amore che le
sorrideva dalle labbra di lui, c
che In scoppiava dal petto giovine
come il profumo da un bocciolo.
Nulla desiderava e disprezzava,
rhè una ragazza non è tanto ric
ca quanto la sposa che ama- Le
signore inglesi e tedesche, sedu
te alle tavole contigue, le pareva
no altrettante sorelle; le parole
che non capiva sussurri carezze
voli che la vita le soffiasse attor
no. inarticolati e pur compren
dibili a guisa degli zeffiri che
porta la primavera.
Le coppie variopinte dei popo
lani, in costume tradizionale, si
allacciavano e si scioglievano fa
cendo piroette inchini con una
prontezza d'archi che scochino:
poi al suono dei cembali levavano
in alto le braccia, inebbriate an
ch'else della danza che eseguiva
no per gli altri. In ultimo una bal-
Ir-rin;: aveva girato fra le tavole
a raccoeliere i frutti della sua
dolce fatica, e la signora Spinelli
aveva dato anch'essa sorridendo
una moneta d'argento. Come se
la ricordava, la zingara dal volto
bruno, con la chioma nera e gli
occhi che buttavano lampi: po
terla ritrovare, chiederle il segre
to della sua volubile giocondità, il
ritmo della sua tarantella vaga
bonda.
1 treno correva sempre, senza
fermarsi alle piccole stazioni che
facevano invano cenni nel buio
coi loro fanali smorti, la campa
gna pareva dormire sotto il man
to stellato del cielo. I bandisti a
vevano il volto rosso e gonfio dal
lo sforzo, chè non si concedevano
un minuto di riposo, quasi ü
briacati dalla musica, cui faceva
rumorosa eco l'accompagnamen
to del popolo che gremiva il va
gone:
Tra là là, tera là là
La Santina rivedeva le giorna
te felici di quel viaggio prima
verile, gli abbandoni teneri nella
semioscurità della camera d'al
bergo con la finestra aperta, dal
la quale entravano curiose le
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