A noi bastava ed è quanto vogliamo dire a chi, vedendo sal pare verso l'America le missioni di Londra e Parigi, pensava chis sà a quali intrighi ch'esse ve nissero a proseguire col loro me glio e con la massima lealtà la guerra comune. A che dubitare? A noi bastava di sapere che a Washington stava chi s'era assi curato della nostra posizione salda. Il programma Italiano e Wilson Il Presidente Wilson è piena mente edotto della parte che ha l'ltalia nel conflitto mondiale: di quella che è guerra degli Alleati e di quella che è guerra sua pro pria. Gli Alleati parlarono al Gover no americano con la risposta del 10 gennaio, in cui sono precisati gli scopi della guerra ed è dichia rata la volontà solidale di tutti gli Alleati di non posare le armi fino al loro conseguimento inte grale. La Nota dell'lntesa parla di "liberazione degli italiani, de gli slavi, dei rumeni e degli czeco slovacchi dal dominio straniero". 11 Messaggio di Wilson parla di distruzione del kaiserismo. Nella Nota siamo puramente e sempli cemente allo sfasciamento del l'impero austro-ungarico; nel Messaggio arriviamo alla mede sima conclusione, poiché sola mente spezzando il blocco della Mittel-Europa noi colpiremo al cuore Berlino. Ma il colpo deve essere prima vibrato a Vienna; occorre schiacciare la resistenza teutonica sul Danubio, in Balca nia, fino alla Turchia "che la Nota decreta dev'essere e spulsa dall'Europa". Che cosa vuol dire la liberazione degli ita liani dal dominio straniero se non il raggiungimento dei fini vitali della guerra italiana: Trentino, Istria, Fiume le frontiere ter restri e marittime assicurate dallo Stelvio alle Dinariche, a Po- ; I 1 I Per qualunque lavoro Tipografico ' l I RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA 1 I RASSEGNA 1 t .. ; :, . lìOl \ 920 S. IOTI ST., PHiLA l'i, in Dalmazia, a Valloiia, col do minio assoluto dell'Adriatico? Che cosa vuol dire la Turchia fuori d'Europa, se non la nostra necessaria espansione nel Medi terraneo ? Wilson sa questi punti capitali del programma italiano : è a gior no di tutti i Patti che li hanno f issati. Balfour, Viviani e quanti altri capi di missioni alleate si re. chino alla Casa Bianca non pos sono che attenervisi. Lloyd Geor ge parlò dei diritti dell'ltalia alla Guildhall, ni gennaio. Già nel novembre Lord Robert Cecil nel nome del Governo di Londra di chiarò: -We recognize and we objects which the Italian people are uware of ali those national ha ve m view. We ha ve had op portunities of ascertaining from | authoritative sources exactly what these objects are. It is oui pui pose, if we can, to secure those objects to the Italians, and it is one of the main purposes of the AUiance to do so, and they need not he afraid that Great Britain wilj go back from her word in that respect. E' di ieri, poi, il comunicato del la conferenza di S. Giovanni a Moriana. Senza ricordare quanto in Parlamento ha ripetutamente dichiarato Sonnino. Dalla Conferenza di Roma in poi anche in Oriente l'ltalia ha nella guerra titolo e diritto per fettamente eguali e identici a quelli degli altri alleati. Quando colà l'ltalia venne trascurata, gli Alleati ne pagarono caramente la 1 colpa ma oggi l'amicizia vera e ' solida degli Alleati, si poggia sul. la regola ferma : volere le stesse 1 cose ed opporsi alle stesse cose 'secondo lo storico romano: idem velie atque idem nolle, ea domimi vera et firma amicitia est rievocato opportunamente dell'Herbette dell'Edio de Paris. Wilson aderì e aderisce al pro gramma. LA RASSEGNA— PHILADHLPHIA, PA., SABATO, 2 GIUGNO 1917 "Estote Parati" Ciò che dobbiamo temere è che alla Casa Bianca giungano onda* | te contrarie di opinione pubblica ; a sgretolare la scogliera di ragio ni che sostengono il diritto del | l'ltalia. Finora la ben costrutta sco gliera si mantiene salda. La Missione Italiana ha il com pito di rafforzarla, ove occorra. Dobbiamo pensare, piuttosto, a che nelle sfere della pubblica opi ! nione non si facciano strada i ' vecchi residui ideologici che alla vigilia della guerra erano il for te dei pacifisti ed erano le spe ranze più rosee della propaganda croata. C'è chi ancora prende a fondo del suo ragionare la frase della '"pace senza vittoria" del Presi dente Wilson. Essa fa il paio con quella nostrana del "sacro egoi smo". "Sacro egoismo" per noi, prima della guerra, nella neutra lità; non "sacro egoismo" la | guerra nazionale, che non è egoi ! smo, ma diritto, idealità, vita d'l talia, "Pace senza vittoria", "niente annessioni" appartengo no al Wilson che chiedeva ai bel ligeranti di deporre le armi, non al Wilson che ha chiesto lo schiac ciamento dell'lmpero germanico, vale a dire la vittoria del diritto sulla forza. Con disinvoltura particolaris sima giorni fa l'"Evenmg Mail" di New York, che ha sempre in terpretata l'anima berlinese negli Stati Uniti, arrivava a vedere fi nita la guerra americana sol che cessasse la strage dei sottomari ni e gli Hohenzollern si democra tizzassero. Poi più niente della guerra europea "fatta per con quistar territori, contro cioè riteneva il foglio il principi di Wilson : nessuna annessione". Mentre a Washington le sfere governative si son già formate una coscienza di guerra e sento no appieno la gravità dell'ora non si può dire lo stesso dell'opi nione pubblica. Da parte nostra si deve con tribuire a che l'opinione ameri cana non resti, in quanto riguar di la guerra italiana, all'oscuro, e non venga traviata da malinten zionati. Il nemico in America è sempre più forte che non si cre da: più si nasconde e tace, più' trapana all'oscuro. Ci si dispensi di rimproverare al Governo di Roma il silenzio che ha voluto tenere intorno alla guerra nazionale in America. Il "Carroccio" è stato primissimo, nella stampa italiana d'ambedue i continenti, a sentire la necessi tà d'illustrare la guerra in Ame rica. Sentivamo maturarsi fatal mente gli eventi d'oggi. Per que sto essenzialmente fondammo e lanciammo, solitari nella lotta, la Rivista da opporsi alla allora imperversante "Fatherland" te desca. Mancò è vero come ben os i serva nel "Marzocco" ultimo il j Gargano all'ltalia, "non nelle intenzioni, ma nelle recise asser zioni, la visione suprema, disjn teressata per cui ha impugnato le armi" e c'è stato "nelle nostre manifestazioni pubbliche ancora un qualche impaccio ad esprime re chiaramente il nostro senti mento". Nepli Stati Uniti l'ltalia ha ricevuto da questa, dobbiamo proprio dir così, deliberata volon tà di non curare l'opinione ame ricana, danni incalcolabili, non ultimo quello della rovina a mi lioni andati divorati dal cambio. Ma lasciamo andare !La Stam pa della Penisola è unanime nella deplorazione pei- quanto essa sbagli allorché chiama la pubbli cità della guerra "male necessa rio". "Bene necessario" diciamo ! noi. Eci sorprende vogliamo ! anche dirlo che mentre noi gl'America, fin dal 1914 prevede- I vamo il malanno, nessun giornale che ora fa la voce grossa, e che ora attacca Sminino ed avrebbe voluto mandare messi in Ameri ca anche col telegrafo senza fili a tener testa, non si sa perchè, co me abbiamo ragionato dianzi, a Balfour e a Joffre!, nessun gior nale facesse.suo il problema che nasceva tanto imperiosamente negli Stati Uniti. Occorreva che ne parlasse l'anno scorso, in Se nato, Marconi; indi fece eco la solita accademia, di quelle che da noi fanno presto a sedarsi, quan do non c'è fede nell'anima. L'ac cademia non è stata ripresa che adesso, a proposito della necessi tà che l'ltalia ha di farsi apprez zare negli Stati Uniti. Ora dicia mo: perchè s'è taciuto da un an no a questa parte? Vediamo a - desso il frutto del silenzio il danno patito, elo sforzo che si deve fare a riparar l'errore, la fatica che si deve durare a rico struire fin dalle basi. Il dovere Abbiamo dunque il dovere di tenere gelosamente accese le fiamme delle nostre ragioni da vanti al pubblico americano. Og gi è nostro alleato, oggi soccorre la nostra guerra con ogni mezzo. Quando non torni a lui medesimo di compiacerai dell'amicizia con noi, nostro dev'essere il dovere di dirgli quanto valga l'alleanza con un paese che si chiama Italia. La nostra guerra, finora, s'è vista qui velata dalle calunnie sparse a piene mani dalla vitupe rosa propaganda germanica: noi ancora siamo i fedifraghi della Triplice Alleanza! Scrap of pa per anche per noi, il trattato ! Dobbiamo smontare la calun nia: dobbiamo stanarla dovun que è andata ad accoccolarsi : ne le menti più alte e nei cuori più bassi. A Washington la posizione del l'ltalia è salda: tale, per la fortu na d'ltalia o luminosissimo Stellone! ce l'ha resa la virtù diplomatica. Dobbiamo evitare che i colpi di ariete nemici scuotano la nostra i roccia, e che in questo paese governato da un'opinione pubbli i ca mobilissima e sempre travol gente il Governo di Washing ton, nell'alleanza con l'ltalia non tentenni, in quest'ora di guerra e nell'ora, forse più difficile, della pace. Il mondo si va rifacendo da nuovo, ele decisioni imminenti saranno leggi di secoli. L'ltalia nelle conferenze che stabiliranno i destini della terra, deve trovar si a fianco, illuminati e ben di sposti, gli Stati Uniti, che pese ranno tremendamente sulla bi lancia della pace. Il Campidoglio di Roma tenga S fissi gli occhi al Campidoglio di Washington! Da "Il Carroccio" Agostino De Biasi Abbiamo per intero, voluto ri- j portare l'articolo dell'illustre col- ( lega A. De Biasi che valorosa mente dirige la più importante rivista italiana all'Estero, giac- j chè troviamo che esso compen- J dia, discutendoli a dovere, grandi, '•npitoli di politica internazionale portati a raffronto col solenne; avvenimento storico della venuta della Missione Italiana negli Sta ti Uniti. n. d. r. LA FIRMA E' L'UOMO Quando il sommo naturalista Giorgio Luigi Leclere, conte di Buffon, scrisse che lo stile è l'uo mo, affermò una cosa vera. Ma i tempi modernissimi sem plificarono ancora l'asserto del naturalista francese, e giunsero a provare che "la firma è l'uomo". Una verità per tutti, una verità | di tutti, e che pure merita una i qualche considerazione. Poniamo mente alla vita quotidiana, al ; tragico, al comico, al normale deh j la vita quotidiana. Con la firma : si estrinseca l'uomo; s'imprime,! 'per così dire, sulla carta la pro- pria personalità. L'individuo di ce, scrivendo: "Ecco, qui sono io". Nella segnatura, egli trasfon de se stesso, ragione per cui quel segno grafico deve necessaria i mente rivelare quello che egli è, ; l'indole sua, le attitudini, i vizi !e le virtù. L'uomo calmo, tranquillo, fred do, misurato, si firma, per lo più, con chiarezza, senza fretta. Ecco un individuo timido e titubante, che ha paura persino della sua ombra! Guardate la sua firma; sembra che dica, interrogandosi : "Mi comprometterò?" Franchez za e lealtà sono le doti di un uo mo equilibrato, che ha una firma bella e chiara, senza pretese e senza affettazioni. Un carattere nervoso, impressionante, dà ori ! gine ad una firma irregolare, quasi a strappi, a salti, e direi, a sussulti, ad alto e basso. L'avaro I non avrà mai firma che occupi , molto spazio, e, al contrario, non ve ne sarà mai abbastanza per il prodigo, per lo spensierato. Diffidate delle firme illeggibi li, dei ghirigori indecifrabili. La I confusione può esser voluta e spesso, se già non lo accompa igna. precede l'inganno. lo conservo gelosamente una raccolta di autografi di uomini celebri, del passato e del presen te. Sono, per lo più, firme pure e semplici, ma tutte belle e sopra tutto chiare. I>a firma del Re Galantuomo, ad esempio, è un capolavoro. Am pia, chiara, grandiosa, io non mi stanco di osservarla e riosser varla. Così, per associazione di idee, rivedo quella bella firma appiè di | un proclama al popolo italiano, e ; vado ripetendo a me stesso : Sì, | questo era il Re degno di fare l'l ' talia ! E questa volta è la storia ' che dà ragione alla teoria della firma rivelatrice. 5