La Rsissc^Qßi Both Phones ANNO I. No. 8 Per l'epurazione dell'ambiente La grande, la titanica lotta che 1101 aUliiamo coraggiosamente in gaggiata per l'epurazione del no stro ambiente, nonostante il coz zo terribile contro un manipolo di disonesti e di bacati, va già dando i suoi migliori risultati, sta quasi cioè per raggiungere la stasi risolutiva. Le prove di ciò non fa bisogno che si notino ai nostri lettori che ci seguono con attenzione ed interesse. Le anni ed i mezzi da noi ado perati per riuscire nello intento sono stati di tanta e tale inoppu gnabilità logica e documentativa da scompaginaré gli avversari fi no al punto di ridurli, per difen dersi, dietro arginature postic cio, preparate alla brigantesca maniera e sostenute solo da una dovizia di* invettive insulse e di accuse inesistenti dalle quali, pe- ' raltro. i galantuomini presi di mi- ! ra non sono stati menomamente toccati. Chi esce pazzamente dai cardi ni della ragione e della dignità, chi, in un dibattito qualsiasi, è indotto a darsi alla corsa sfrena ta delle villanie e delle calunnie più turpi, mentre l'avversario di scute pacatamente l'atti, dà segni indubbi che la causa che si sostie ne manca di ogni buona base e per cui essa è destinata a perder ai irremissibilmente. 1 lettori, che con intororuio massimo ci hanno seguito sin dal l'inizio della lotta, hanno già da to il loro verdetto- e questo ver detto dice appunto del tribunale della pubblica opinione che in tanti casi lo esprimemmo altra volta è solito condannare più solennemente delle corti di giu stizia. Gli avversari, forti ancora di un orto piedistallo di buonafede in mezzo alle file del rispettabile, Ordine Figli d'ltalia, a crearsi il quale seppero volpinamente lavo rare per parecchi anni, tenteran no, senza dubbio, di resistere au dacemente ancora, usando di o gni mezzo possibile ed immagina bile ; giacché è ad essi ben duro il pensiero di dovere staccare le troppo avide labbra da certe mammelle che mentre allettano grandemente, nutriscono anche tene. Noi però non ci fermeremo ; ' noi però non ci stancheremo di seguitare nella lotta intrapresa, lino a scopo raggiunto. Tutto questo se )o stampino bene in mente i nostri disonesti avversa ri, giacché se essi sono forti, da un lato, di vergogna ed ignomi nia, noi dall'altro siamo animati fortemente ed onestamente da un pensiero: quello di giovare il pivi che sia possibile alle masse im migrate, purgandole dell'elemen to bacato che le affligge a guisa di insaziabile mignatta. Dalla parte nostra, è bene lo si noti, non si ambisce a cattedre o a seggi, diciamo così, coloniali. Noi ci mantenemmo costante mente lontani da certe idee che avessero potuto dire di promi nenza o di potere in mezzo alle masse; parlammo sempre di es se, difendendole a" dovere, senza viverci in mezzo, senza sfruttar le quindi. Furono altri invece dei nostri avversari intendiamo parlare a turlupinarle conti nuamente, saccheggiandole in .maniera sempre brigantesca, fi no a conseguire posizioni finan ziarie che, altrimenti, non avreb ** IT ALI A N WEEKLY NEWSPAPER Devoted to welfare and advancement of the Italiana in America S. LIBERATORE, Direttore bero mai potuto raggi ungere. La nostra lotta è rivolta contro i poteri disonestamente costitui ti, mentre noi non abbiamo alcu na velleità di potere, nè teniamo a raccomandare altri che volesse ro salirvi in sostituzione di coloro i quali vengono presi di mira dal nostro giornale. E' necessario che tutti convengano in questo ; i nostri avversari per i primi, a 1 scanso di equivoci e possibili malintesi. Noi siamo giornalisti, o meglio i modesti compilatori di un gior- 1 naie che si propone di trattare sempre con obiettività di princi pi, insieme ad una semplicità di linguaggio i problemi più interes- 1 santi in ordine all'italianità im migrata. i Vi è, quindi, da una parte — 1 dalla parte dei nostri avversari— ' un'accolta di birbanti e di malan- 1 drini che ha tutto l'interesse a ' mantenersi avvinta alel costole del nostro connazionale per sfruttarlo in mille guise; dall'ai tra i modesti compilatori di un giornale esprimente le necessità ed i bisogni delle masse; di un giornale cioè che, senza difende re la causa particolare di qual cuno, ha il coraggio di alzar forte la voce contro le camorre orga nizzate ai danni dei nostri coloni Noi non ci ataijcbeveiMO, nolj nrm~" -et"-r erme ramo iTOi amo ' detto, fino a.quanto lo scopo non j sarà completamente raggiunto. ! Gli avversari non si facciano il- ! lusioni intorno a questo fatto;! noi siamo sorti per combattere e resistere, ad onta di tutto, a ri schio di tutto; combatteremo e| resisteremo fino a scopo raggiun- j to i lettori lo sappiamo, fin j quando cioè non avremo ridato! ali: 1 nostra Colonia quella tran- j quiìlità e quella dignità di massa i che, a causa determinata di po chi malintenzionati, le sono sta te tolte da parecchi anni a que sta parte. Curiangiolo Una lodevole iniziativa In colonia s'è iniziato un bel movimento auspice la beneme rita "Stella d'ltalia" fra i Bar bieri, allo intento di raccogliere ila somma di cinquantamila dolla ri da offrirsi, a scopo di benefi cenza, alla Commissione Italiana che sarà a Philadelphia per il 13 corrente mese. L'idea venuta alla "Stella d'l talia" merita di essere caldamen toc appoggiata, e perchè si po tesse riuscire nell'intento è ne cessario che, anche in questa circostanza, cosi come all'epoca del Comitato Ufficiale per la mo bilitazione civile, ognuno dia quello che può, senza farselo dire due volte, giacché lo scopo cui dovrà servire l'obolo è dei più grandi, dei più belli : esso servirà ad aiutare grandemente le fami glie danneggiate della nostra guerra. Chi esiterà a muoversi adun que? Noi abbiamo piena fiducia che la iniziativa della "Stella d Italia si avrà quel successo che merita. Sono questi i tempi di dimo strarsi veri italiani anche al di là dell'oceano. La Rassegna 1 PHILADELPHIA, PA., SABATO, 2 GIUGNO 1917 Si giuoca d'impudenza! II grande venerabile dell'Ord. F. d'l. per lo Stato di Pennsylva nia. da noi accusato formalmente per i gravi reati di "appropria zione indebita" e "spergiuro", nelle sue epilettiche diatribe a di fesa che ha voluto pubblicare sui nostri settimanali, non ha potu to —e. come lo poteva ! ne gare l'esistenza dei fatti da noi denunziati. Le accuse furono chiare, pieci, se, documentate : un altro indivi duo al posto del Grande Venera bile Ord. F. d'l., vistosi scoperto in tanta ignominia, avrebbe sen z'altro lasciata la carica, giacché ognuno comprende che chi deve ricoprire una carica qualsiasi nei rapporti di pubbliche ammini strazioni deve anzitutto sentirsi con la coscienza pulita; quando subentra il ben che menomo so spetto ne' riguardi di quegli che è preposto all'ufficio, alla carica, il principio sociale-legislativo sul la voluta integrità della persona, rimane grandemente offeso lino a turbare ogni concetto informa tore della regola disciplinante la carica o l'ufficio che potesse es sere. Nel nostro caso però non s'è punto trattato di dubbi e di so spetti, noi abbiamo detto fatti, solo gravi fatti dai quali è risul tata a chiare note l'azione crimi nosa àtà Oraone Vl«ttcrabite; on de egli, anziché dibattersi rabbio samente a guisa di un forsenna to, fino a camuffarsi da imbecil le per tentare di uscirsene, corno suol dirsi, dalle maglie della ca tena, avrebbe senz'altro dovuto lasciare il collare della grande ve nerabilità per dare il posto ad al tra persona sulla quale, sia per i «uoi precedenti in Italia, che per quelli in America, ci potrebb'es sere nulla da osservare. Invece il nostro eroe, quegli che ebbe finaco il coraggio di in domitamente servire il Re e la Patria, s'è reso soltanto convulso e. protetto dai soliti compiacen ti paraventi del nostro giornali smo coloniale, ha sbraitato a lun go, ha bestemmiato parecchio; ma, nella corsa verso il precipi zio, ha mostrato solo di dimenar si a guisa di belva ferita, o di ser pe che si vede la coda mozzata. Stringendo gli argomenti, il si gnor Grande Venerabile Ordine F. d'l. per lo Stato di Pennsylva nia, nel difendersi così come ha fatto, non ha fatto altro che dare piena ragione, in massima,alle no stre accuse. Egli le ha voluto di scutere solo in qualche superfluo particolare, ridicolo particolare peraltro ; cosa questa che non ha la base granatica delle nostre ac cuse. Facendo il riepilogo di queste accuse, c'è da desumere breve mente questo. Noi dicemmo: il Grande Vene rabile Ord. F. d'l. si appropriò di circa quattromila dollari di una nuova serie di azioni che in modo truffaldino mise fuori al 1913 per il miglioramento-del quoti diano "La Voce del Popolo", con trariamente ai patti ed alle con dizioni stipulate con gli azipnisti ; dicemmo inoltre che egli s'era re so colpevole del delitto di spergiu i o quando, sotto la data 18 mar -7,0 1901, attestando circostanze I don vere, quelle della residen za in Camden, N. J. e l'altra di ! essere venuto in America in età ' minore, conseguì il diritto alla ! cittadinanza americana. Intorno alla prima accusa, do po avere stupidamente ciarlato un mondo, il signor Grande Ve nerabile, non è riuscito a scuote re di un sol millimetro la base sulla quale noi ci fondiamo; anzi ha finito di rafforzarla, nei rap porti della grandi promesse fat te, dei piccoli acconti pagati a ba- Lse solo di avvisi e di stampati, e delle cambiali sempre in istato dì eterna, dolorosa sofferenza. Con le sue deduzioni a difesa il Grande Venerabile ha ammesso tanto implicitamente che esplici tamente i fatti da noi denunziati. Ha cercato solo giustificarli e non si è accorto che nelle sue stu pide parate da pagliaccio ha fi nito invece di più comprometter si. Infatti noi certe cose che igno ravamo addirittura le abbiamo apprese dalla sua penna. Così ab itiamo saputo di un'altra cam biale per la somma di $400.00 ri lasciata al maggiore azionista truffato sig. Nicola O'Alonzo che egli, con una faccia a prova di bomba, pretende di aver pacato *on una cambiale non mai paga ta. L'egregio Grande Venerabile ha fatto presto a pagare i suoi debitori affastellai»' ' chiacchiere su chiacchiere, cifre u ci(re, ri- titil lo vwcnie*camv>'.V suoi sudicf e polverosi scartaraeci ; ma non è così che avrebbe dovuto fare; ben altrimenti avrebbe dovuto essere la sua condotta. Anche dalle cifre denunziate la verità non s'è potuta nascondere per tra quarti, giacché risulterebbe sem pre quello che noi in effetti de nunciammo: la maggioranza de <;li azionisti non <• stata rimbor sata dell'ammontare delle azioni. E' inutile fare la voce grossa, è inutile tentare ancora di essere i truffatori della fede pubblica; noi non ci lasceremo mai cambia re le carte in mano, a rischio di I qualunque cosa. Dallo scartafaccio del Grande Venerabile, del (juale peraltro non vogliamo fare un esame mi nuto. risulta che l'ammontare delle "azioni che saranno ritira te e ripagate (quando?, dove? | con i soldi di chi? ) ascende al la somma di $875.00". Noti ognu no che tra gli azionisti da essere ancora pagati non debbono esse re confusi quelli che egli preten de di aver pagato con le cambia i li. Non troviamo però tra gli a zionisti ancora da essere pagati, riè tra quelli che voglionsi paga ti il bel nome del signor Giusep pe Girotti, per SIOO.OO. Sarà sta ta forse una dimenticanza de) Gr. Venerabile? Se sì, vi rimedi con la sua pretesa precisione di I reperto e protocollo e ci dica sen za tanti complimenti che l'am montare delle azioni da essere ancora pagate aumenta di cento pezzarelle. Diremo altra volta po ; a quali mezzi dovettero ricorrere certuni per essere pagati. Non ne è ora il momento, giacché per noi la partita rimane sempre aperta; sapremo con profusione di parti colari illustrare il modo veramen te truffaldino come ad un tizio venne carpita una "note" per SIOO.OO facendogli credere che essa avrebbe dovuto servire figurativamente solo per invo gliare gli altri, mentre poi ma landrinescamente il Grande Ve- nerabile fece presto a farsela scontare presso l'Economical Co- Operative Banking Ass. ed il malcapitato, oltre a cento dolla ri che non aveva intenzione di sborsare, fu anche costretto pa gare l'interesse per un mese. (E --ra forse il dividendo che pagavi sulla nuova serie delle azioni, quello, gnor Grande Venerabile?) Diremo a suo tempo di un altro cui venne carpito in fede un check per Duecento dollari con la promessa positiva che non sarebbe stato scontato, mentre poi il check fu regolarmente in cassato. Colui che lo > diede figura tra quegli azionisti che "furono ripagati prima della ricostituzio ne della Compagnia"; a quali mezzi però quell'effimero azioni la fosse stato costretto a ricor rere per ripagarsi del denaro sborsato '1 signor Grande Ve nerabile sa che noi lo sappiamo. S'irà per un'altra volta, ripetia mo. triacchè la nostra replica di oggi ha tutt'altro obietto. Ove volessimo in questo numero scen dere a particolari ed a commenti significherebbe non finirla più. C'interessa invece stringere gli argomenti e venire con tutta cal ma al concreto, positivamente al concreto della quistione, senza punto divagare. E' necessario che questo sig. Grande Venerabile, adesso che ci è capitato s'otto le mani, non ci sfugga più;è neces sario cioè che egli renda come si deve c non come egli vuole conto agli uomini utaw \»»ara * oionia delle sue gesta. Potrà ancora abbaiare alla luna come un cane sperduto ; avrà forse ancora la faccia tosta di negare sistemati camente; ma chi più lo crederà all'infuori di tutti quelli che co-, stituiscono il suo incosciente stato maggiore? » Incominciamo intanto a pren dere in esame qualche periodo della sconclusionata tiritera del Grande Venerabile: "Regolata intanto la posizione degli azionisti, fu preparata (sic) la seduta generale per l'elezione che doveva tenersi in Camden, Stato del New Jersey, dove la Compagnia editrice era incorpo rata, elezione la cui data (bugia) come è detto più sopra, era stata rimandata appositamente per dare l'opportunità agli azionisti di esercitare un loro diritto. Niente restituzione di denaro, perciò, doveva farsi, perchè al posto di questo (potrebbe dirci l'ex Notar Peppe dove fece i suoi studi di sintassi per riuscire a periodare così felicemente? a reggimento forse?) dove erano stati dati ed accettati da' titoli." Con una tale dichiarazione il Grande Venerabile ha creduto di avere bestemmiato bene a sua di fesa. Si è ingannato di molto pe rò e non ha pensato a calcolare bene le forze dell'avversario, giacché sarà proprio la illogici tà di questa dichiarazione a spingerlo irremissibilmente al precipizio. Dunque secondo il Grande Venerabile niente restituzione di denaro perchè in luogo di es so furono consegnati dei titoli. Tutto questo vuol dire a rigor di logica che coloro i quali paga rono le somme entrarono "de iure" a partecipare della compa gnia editrice regolante i destini de "La Voce del Popolo". Seguitando a spigolare nell'u bertoso campo disquisitoriale del Grande Venerabile, troviamo: "Io partii per l'ltalia il 23 mag gio 1914. Alla distanza di un an no e mezzo dopo il mio ritorno, vendetti i miei interessi che rap presentavo ne "La Voce del Po polo", cioè le mie azioni e quelle di mio fratello. (E quelle del po vero Catalogna dove erano anda te a finire? n. d. r.) Io non vendetti il giornale come affer ma l'autore della cosidetta lettera aperta, perchè non avrei potuto vendere cosa che non eijji mia Qualunque usciere di conciliazio ne (air quanti guai ti sta dando l'usciere!) sa che una compagnia non si vende; non si può vendere (e tu avesti purtroppo l'abilità di farlo indomitamente, o grande venerabile! n. d. r.) ed i compra tori non sarebbero stati così ciu chi ad acquistare cose che non mi apparteneva. Io ero il [ladrone delle mie azioni e le vendetti ; (col ricavato di esse avresti do vuto pagare i debite 1 , n. d. r.) e gli altri azionisti (che faccia tosta! n d. r.) avrebbero ]>otuto fare lo stesso. Vendendo i miei interes si . intanto, la compagnia, pei* ! deliberato dei suoi direttori, si 1 trasferì a New York. Qui il Grande Venerabile osa p irlare di "deliberato" dei diret tori, ma quanto sia falsa ed im pudente questa affermazione o "iiuno lo può comprendere di leg gieri. Un "board of directors" e sisteva solamente di nome pres so l'amministrazione de "La Vo- ! ce del Popolo"; esso non funzio nò mai, specialmente negli ulti mi tempi ; il Grande Venerabile era tutto, faceva e disfaceva a !i®> DUO!! unoym- pervue un.-inul ta mente credeva di poter fare così. Niente deliberato dei direttori, vi fu adunque, giacché non è a I credersi che i direttori convocati regolarmente per l'oggetto aves sero acconsentito quello che il Grande Venerabile chiama "tra sferimento", non fu che in effetti una vendita bella e buona, senza fare prima salvi i loro diritti. Il Grande Venerabile che, bon tà sua, non si lascia sfuggire oc casione per parlare di onestà e di scrupolo, più di quanto potesse farsi da una buona sacerdotes sa di Venere, egli a nostro mo do di vedere non fu nè onesto, nè scrupoloso quando, vendendo le sue azioni e quelle del fratello, non fece in maniera di salva guardare i diritti dei terzi, quelli veramente che, avendo messo fuori soldi, avevano tutto il di ritto di rimborsarselo così come fu accorto di fare lui che di soldi non ne aveva mai sborsati. Veramente intorno a certe co se ed a certi fatti, che sono noti e risaputi in Colonia più della noti zia che "attualmente viviamo in tempo di guerra", non occorrerei» be dire altro, perchè i lettori in telligenti ed imparziali hanno di già dato il loro giudizio; se re plichiamo lo è solo per impedire la turlupinatura da parte del no stro avversario al quale sono stati sempre leggieri il menda cio e la calunnia. Ecco perchè conviene ancora parlare per quel li che sanno e per quelli che non sanno, cercando di tirare questi ultimi alla causa nostra, sempre dopo che li avremo convinti del la bontà, della rettitudine della causa istessa. Intanto seguitiamo a spigola re: "Tre note, per l'ammontare collettivo di 53752.fi4 non mi sono state pagate. A questa somma ho dovuto aggiungere circa un cen tinaio di dollari fra spese e ono rario all'avv. Stefano Miele di N. Y. senza ritirare un soldo". Udite! Udite!, qui siamo al col mo della turlupinatura "Senza 5 soldi la copia UFFICIO : 920 So. lOth Street ritirare un soldo"?! Ma che dice mai il Grande Venerabile? E' li sci to matto forse o crede di sta re a parlare in mezzo a qualche loggia a lui supinamente amica? E' iwjssibile mai tutto questo? Sicché il Grande Venerabile a vrebbe venduto il giornale solo per le tre notes di $3752,64, che non gli furono pagate, mentre e gli fu poscia costretto "a pagare altri debiti nelle banche per i quali al tempo del trasferimento non pensò a ritirare la sua fir ma" (oh quanta buona fede, quanta grande buonafede alberga nell'animo suo!) 11 Grande Vene i-abile che non pensa a ritirare la j sua firma ? ! Ma è roba da mat ti forse questa? Vuol dire che vi pensò a lasciarla quando con es sa prese il denaro! Questo era l'interessante ) No, il Grande Venerabile non .vendette il giornale solo per le tre "notes" che dice di non avere riscosso; in aggiunta di esse rice vette dagli otto ai diecimila dol lari in denaro sonante. Egli però si è guardato bene di dire in ba se a quale somma totale seguì la liquidazione del giornale; lo ha omesso volpinamente in prece denza, deve assolutamele dirlo ora che noi glielo domandiamo tassativamente. Riepilogando però i lunghi ca pitoli della storia delle azioni de "La Voce del Popolo", è necessa rio conchiudere sempre che det l'ammontare. Comunque voglia raggirarla il Grande Venerabile, la quistione st : presenta per noi chiara ed e splicita: egli ingannò gli azionisti senza tanti complimenti. A che giova adesso fare citazioni pole miche, che, fra l'altro, hanno il solo merito di lasciare il tempo che trovano. Intorno a questa prima accusa crediamo di avere opportuna mente ribadito abbastanza. E' necessario quindi senz'altro pas sare alla seconda, a quella cioè di spergiuro: Allorquando noi chiamammo spergiuro il sig. Glande Venera bile, lo facemmo in base a docu menti ; le date da noi citate cir ca le sentenze della Corte di Camden e quella della United States Federai Court di Trenton sono di una precisione matema tica. E' inutile, quindi, che ai torni no a fare i soliti giuochi d'impu denza edi mistificazione: sarà un far cosa semplicemente vana verso le persone che sono abitua te a ragionare col cervello ed a guardare le cose con i lumi della mente e della coscienza perchè non potessero sbagliarsi nei loro giudizi. Il Grande Venerabile che, fran camente parlando, dopo il colpo tremendo delle azioni non si a spettava l'altro più tremendo del lo spergiuro, asserisce che la car ta di cittadinanza venne revoca ta a sua istanza, dopo ben dieci anni che ne aveva usufruito per tutti quei 'diritti che efssa ne au torizzava la funzione e l'esercizio. Il Grande Venerabile asserisce inoltre di avere spontaneamente denunziata la carta di cittadinan za, quando si accorse che non era stata legittimamente conseguita. Anche qui il Grande Venerabile mentisce sapendo di mentire, giacché fu solo la minaccia della galera ai tempi della polemica lacolucci che si indusse al "mea culpa", peregrinando da un uffi cio all'altro, da Gibboney all'avv.