|La Rassegna r U I V N EWSP A pER „ |TA UI A N «EEKLI _ Oevot.d «o W..f«e and adv.nca— » OO..»- \ potrebl; > all'avver ni». I E so' | prosa mm gue. Pere.» di devastazio.^ struzione barbari», « rosàio io sappia desco s'è deci; _ mondo, vuol f _, , ,- nT » J o le disgraziate cui da più di * •> * occupazione te<^—• — ora che i tedes; r/olonia . Due ( pietra su pietra! or i ed il co' Ed io pensavo, leggen, , em i zza rc terrificante comunicato dei e r mando tedesco, ad un interessan te articolo, che ho letto in questi giorni, nel quale G. Lenotre rie voca i bei tempi lontani, quando le guerre si combattevano con lealtà e con dignità, senza ecces si crudeli, senza infamie verso i neutrali e verso i vinti. Racconta per esempio il Leno tre tra una quantità di altri aneddoti che da un documen teo recentemente scoperto risul ta che essendo Cambrai, nel 1677, cinta di assedio dalle truppe fran cesi, comandate da Luigi XIV, questi aveva dato severissimo di vieto ai suoi cannonieri di lanciar* bombe "surles maisons particu lieres et sur es monumentes de la ville ennemie" e; che, trent'anni più tardi, Marlborough che co mandava un esercito inglese ac campato a Cateau, essendo venu to a sapere che le truppe fran cesi contro le quali combatteva mancavano di pane, fece caricare io delia *iumt>'ii<M.UMUovviste ali quello degli scottanti argomenti i presi coraggiosamente a trat- i tare, il pubblico buono,- quello < cioè che è solito giudicare senza passione, ha già detta la sua parola a nostro riguardo. Stanno, peraltro* a dirlo elo quentemente tante e tante co se, non ultime le molte e lu singhieri dimostrazioni di simpa tia e le espressioni della più sin cera congratulazione che ricevia mo quotidianamente sia a voce che per iscritto, non solo da gen te che risiede in città, ma anche dalla parte di quella risiedente in altri centri coloniali. Noi avemmo sempre il giusto, l'esatto concetto del diritto e del la libertà di stampa; di questo diritto ne usammo e ne usiamo tuttora nella giusta, nella dovuta i misura, senza mai esorbitare per- i chè trascinativi da una passione < cieca qualsiasi, da odio personale o da volontà incline a servire su- : pinamente la causa privata di chicchessia. Dove non vediamo propizia l'occasione di poter par lare, quando la quistione non ci sembra giusta, sia dal lato della moralità che da quello dell'inte resse pubblico, noi non interve niamo. Laddove però ci decidia mo a trattare un soggetto, a ban dire una crociata, lo facciamo nella piena buona fede anzitutto, poi nella sicurezza massima di a vere delle buone ragioni a soste gno della nostra tesi, oltre il fi ne di veramente giovare alla no stra comunità che va principal mente ad informare la nostra a zione, qualunque essa potesse es sere nei rapporti tra pubblico e giornale. Nessuno più della persona pre posta alla direzione di questo giornale può vantare in Colonia di avere sempre, sia dalle colon ne de "Il Pungolo Coloniale" pri ma, de "Il Pungolo" dopo, de "Il Risveglio" e deH'"Opinione del Popolo" fino a tempo fa, di avere intraprese campagne utilissi me nell'esclusivo interesse della s. I.IHEKATORE, Direttore Consoli il RV ,nte De Constant» ono a lungo coti lui replicando OllOl ( - n nessun gìorna luttabile lonie, proprio termCÌftet" ragioni diesis guerra è una tropi." sa perchè sia perm qualsiasi Kaiser di d'imporla. orego Ed è per questo che, in ntanr della civiltà, io lodo il Kaiser. H fatto ch'egli abbia spinto i suoi eserciti il suo popolo cioè a condur la guerra senza alcun rispetto anzi col regolamentare disprezzo di ogni legge e di ogni postulato dell'umanità, non sarà senza frutto per l'avvenire: i po poli, in qualsiasi futura occasio ne, non potranno non aprir bene gli occhi, quando vedranno com parir sull'orizzonte lo spettro mi naccioso deir'ultimatum". Urani di esperienza Un indizio che i beni più desi i«. derati e vaglie ".'nati soni riserbo puff stretto che ci era va | mo imposto dando vita a questo giornale. Quando si ha la disgrazia di trovarsi di fronte ad avversari semplicemente disonesti, che sa rebbero capaci di tutto pure di "salire sublimi" o mantenersi be ne su vergognosa arcione, certe note note e certi ricordi sono ne cessari, s'impongono addirittura, sarebbe un peccato grave non farli. Onde, seguitando, dobbia mo far notare che il direttore de "La Rassegna", Silvio Liberato re, quegli cioè che altri sogliono, solo per riempitivo pole mico, chiamare lo studen tello della terza classe elementa re, in quindici e più anni di stre nue e feconde lotte giornalisti che, seppe dire sempre tanto be ne certe verità, a volta in modo rude, tal fiata violento ; mai però da meritare una querela di libello Tutto questo sta e starà sempre a dimostrare della obiettività po sitiva, disinteressata e corretta all'istesso tempo nei rapporti di Silvio Liberatore. Seguitino, adunque, i suoi ne mici ad abbaiargli rabbiosamen toe alle calcagna; gli si dica sem pre quello che non è, che non è mai esistito; sarà questa la so la via per renderlo più caro, più apprezzato in mezzo alle nostre masse che egli ha sempre cercate di giovare per quanto le sue for ze lo abbiano permesso. Egli è giornalista lottatore, corretto ec indipendente. Quando asserisce dimostra; quando discute è use rimanere in quei termini di cor ■ rettezza che i suoi avversari nor ! hanno mai saputo avere. Silvie Liberatore non studiò mai il vo - cabolario del turpiloquio, anriJ ) sempre pronta ad imbrandirsi d* \ quelli che si sentono impotent - per la giusta disquisizione, di - quelli che, giudicando sempre gl 1 altri alla stregua delle loro colp< il e delle loro magagne, non sanno < e'non possono entrare in azione s. - non con l'arma del mascalzoni a bollato cento volte, cento volte Jl ,. „. n<f) i() MAGGI© 1917 VA., SMUTO. scatiluo-l. siamo noUe"l.a| CurianP 010 ——""" Riceviamo e pubblichiamo Egregio Sig. Direttore della "Rassegna" ~. philadelphia, Pa. , concedere ospitalità ne del suo giornale, al ieliberato del Concilio i spremo: . idola sfentitamente ! v -nente, , dire I ma vi Supr. Segr. Ar. if 6 t et utivo Supremo ■ barb » er \nlia in Ame - mente 1 dl{ , ia infor , gli ingenui eu , appar ti delle vostre S alla fine della coi^ nera _ cader la maschera, ,j va _ di ricevere incensi e%, e . fessaste d'essere l'iniz,. del Congresso e il "deu china" dell'immensa tru Ma v'è un altro fatto c .iSatejr"' ' '"*"!> IstltUZlÒl.rf. | Per il Supremo Concilio Il Seg. Arch. Supr. Francesco Mancini Altri non darebbe, non avreb be mai data ospitalità ad una co municazione di tal genere. "Noi 3Ìamo noi, onesti indipendenti >er quanto potesse riflettere l'or iine"; noi siamo sempre noi per quanto potesse dire di agone giornalistico. Gli On. del Supremo Concilio Ordine Figli d'ltalia cui abbiamo diretta una lettera-accusa contro il grande venerabile Giuseppe Di Silvestro, hanno creduto di scusare, assolvere pria che l'ac cusato si fosse difeso nei rappor ti dell'accusa istessa. Hanno vo luto cioè dimostrare di agire per prevenzione, senza riflettere be ne c he — come dissero i giuristi di ogni tempo—"la prevenzione è il magior nemico della giustizia." Perchè non aspettare che i sig. Giuseppe Di Silvestro avesst presentate le sue discolpe pei giudicarlo? Si è dato subito a ve dere, invece, che incondizionata mente, morbosamente, altr direbbero disonestamente, ms noi non vogliamo dirlo ad alcur cos to, —si abbia avuto a difen dere con antecipato interesse unj causa che andava e meritava in vece di essere ponderata a pass da pedanti, con tutta prudenza, oculatamente, ove per davvero si avesse avuto intenzione di parla re nell'interesse della grande i stituzione dell'Ordine Figli d'lta lia". Che cosa potranno domani, un giorno qualsiasi rispondere gli on. del Supremo Concilio Figli d'ltalia in merito all'obietto della quistione che abbiamo voluto, anzi che la necessità che ha voluto avessimo preso a trattare discutere, lo vedremo solo quan do sarà il caso di vederlo, ripro mettendoci di essere sempre o biettivi e sereni nelle nostre con clusioni. Ora, come ora, non possiamo che cortesemente ospitilire i c"i ? as «ettihiito don-»»™ 2 *asE£r-r un giudizio u rimanda gliori e precisi criteri, ni l ° Wtomeremo^sapremo ntcmfcv r ìiiseope Di Silvestro re ma anche spergiuro e falsano Fu sempre nostra dl dotl " ménU che rifuggimmo se.^ I re"i r iflSß^™°,!' , Ìj^satfaiMer"ione a gràtui' co o niente d°t'umen«i , Vanirne versato alla rirci: lyhjpi Marzo 1901, P ressw „^ 1 Sotto la datMei i« «** N , u S i g> Giù giudice della cosidetta seppe Di 0 »v ir conseguire lo scopo, i cuna tu cr w^ epoca vigevam coni ormi» a UeUe _ cg ii. assistito da un a netto Stato del Ne■ K'ainsgii Av., delti , ,lu . isft.uert a o migra to negl stessa ed Camden edi avere imi *, Stati Übando era MINOKhNNL. Si noti tn. la tol ' d^ dl '''^„'^^g n^ I [|ì^ r atoin^noree zione dritto alla cittadinanza polisse consc K "' r in (viriunza di tale attestazione il signoi Giuseppa Silvestro divenne cittadino e ti Uniti ecia, in virtù di tale rtquis , g ce anchdorizzare notaio per la ,ii di Philadlia, ufficio questo ''"- 1 1!)0 l i versi antta in fatt» pero che >il 181marao wu es . signor illvestro non "Mede come , )U . sendo egtato sempr '4icacemente contestarci re non v chi possa efficac . h ne l 18 flie egli le venuto in America prima che, nei^ lleggime Artiglieria di sta - „ . Patria; « INIKJTAMENTE quando contava •ioè a direnne egli in America quanao iai ventiattro ai ventninciue States Fe- Stiiu e in fatto che la leral Coi' di Tren to n, N. -, * vestro , con sen- SITA' neìttestazione del Di il^ )KU J; l uro c enza (> Mfgio 1910 lo hliir " rt J a di cittadi iecretò l'nullamento della sua caria u ,a " Che ce più di fronte a tanta fatti? Og comento lo "teman rincipio c he ì nostri'ìSrifìateHigenti abbastanza,,«.trebberò 'rsr&ss sjiaro e acin falsario che n ) - Potrebbe sem l'ebbe dai Corte franca pre esser mandato per l j oscr ittibili. Sper ano le legi federai sono » f ed aì)pro . siuro e fisario da un iato, uu» priatore dall'aUro disonorato a Il noie di Giuseppe in incominc era base di fiti e non di ' di QUe ii 0 che da oggi, ; fare maggi nome parola no non ci fee pclpassii o.Q tire dignitosamen stradi giornalisti abituati a . . __ non fi te tutto i peso di una trw giornale giac (turerà pù sulle cotonne del nostro g che non menta di esser «emDre caro chi rato di discussione. Lo abbia sempre ta tow°e>'<": dd Stolidi «ti- U° « non inCoragg iamen- S"àÌBÌB Gt » MppeDÌS " V r»r i nosticca anche se piesa t*it pasuci», :„f nr pwe po gusto, avidità ed IWeb» <«■»"• '^.«Stabil ! soffocare qumdi, irnm | mente sol t ocai 1 Rassegna I chi lo , memorie"; pef Illa storia delle nostre colo brezzo; passera e3S nnlim ero, cosi P? t J*j? be aie, d'ora innanzi, come tolano qualsiasi. I dirsi di un reelusood. un erg RASSEGNA PER NORMA E REGOLA Jd Supremo Concili. Ori Figli Rota Ricattatore di mestiere «oninione" <h* del 10 Febbraio 1910) \ 1/W" ~ * -Mamma, e passalo UU gemina detto; * accia tft - àucoeae sempre cori. ini»", 'a mala *%%£££** sempre uisoneste tutte « - vergine StenUAu! vUodellagen-^ :' e^?;ve..e S e,c,Ulo.nAu.e.v h-. TX gloriose ila iu come F-"=SS» ! Uu di un tal retto P , soio e il pennello, o gii pesavano 0 non riluci mai a saperli maneg giale. Allora Peppuctio penso ciie la penna in America, l'osse 1 un mestiere più facile a nianeg : giare the non il pennello, e, detto mito s'improvviso giornalista. intominciò questa nuova e ma laugurata carriera con un lurido foglietto the sembrava la pelle di un rospo, la quale, a quanto si l", S pr-a veleno da tutt. . PO n 11 Dottor Tale era un ciarla tane, perchè negava l'avviso a Fra l'i tozzo ; il banthiere Sem pronio era uno sfruttatore e, tar, dro per la medesima ragione, perfino il povero operaio, non a- Uva netta la fedina penale. era tradito dalla moglie, e chi sa quanto altro ben di Dio, sol pei chè aveva rifiutato l'abbonamen -10 con però Pep »>u-01-^:tTo me c„,.r e.- bici, rasoio e pennello. La baiat ca difatti gli andò avanti a gu fie vele: il foglio lurido assunse una veste più pomposa e cambio ~ servava però lo stesso vizio. E H nuovo organetto ricomincio la Tthia sonata. Un onestissimol banthiere venne, fra altri, i di mira con gli stessi P con cui i grassatori si appiatta lo un tempo, dietro le roccie e i cespugli nella valle di bovino. Posteriormente Peppuccio - amaramente pentito di q " es ' sua tentata grassazione ed ha messo in opera tutte le sue aiti, per rientrare nelle grazie 4 QOd banchiere che egli aveva tentato invano di accoltellare allc spa^ej Uuel banchiere pero e stato un lei pochissimi che abbiano sap to tenere a bada la mala " ui Difatti ricordiamo che, allor quando nel 1908, dopo il disastio ;o terremoto di Messina, Peppuc-1 »oi si fece qui promotore di un co- 5 soldi la copia " kFICIO: 92» SO. lOth Street ssssggS iat l o nouuuaaioow, * di assente, come Aito 1 ietto Comitato Conll ljU nomina iu Uco-^PPUCuauo * leco' 1 da ( i uel, uuiicluere a notai oar,inaiu,snnauomu^ r Sp^rmimo^lesclual 'lorMwdo a X 'ì' ì e » d » perduto : e allora penso di cer care degli alleati, e iuse u »uo lu rido loglio con uu altro settima nule accettando perfino di passa „i ««/«li». Nella nuo». combinazione, il povero feppuc cio si accorse ben presto che i suoi all'ari non andavano cosi be ne come una volta, ed potendo far altro, s | h ™ lto commettere, nella quatta * co lettore di quel giornate, ataiM appropriazioni indebite pe quali, quantunque anche lui un forte azionista, venne ragionevol mente messo alla porta dal diret tore del giornale. Posteriormente pero' l'astuto Peppuccio, appena uscito dalle carceri dopo di avere scontata una piccola condanna per libello, seppe talmente liriga re presso gli altri azionisti, che riuscì a farsi riammettere nell a sienda di quel giornale, a patto S?avesse rimborsate le appro priazioni da lui commesse cosa :he facilmente egli eseguicolr cavato della colletta fatta dai ÌUOÌ compari durante la di lui re- però che, essendo an galantuomo ed avendo quindi fschifo il semplice contatto con rettile di quella specie, pe lon più contrariare il vo e f® viì altri azionisti, preferì di parte di S lasciare il campo Übero a Pep mccio. Costui canto vittoria, e ìavute nelle mani le redini del giornale, fece man mano nd scendere questo al libello 'Fra Picozzo", brandendo di nuo ,o l'arma del ricatto, come effi cace sistema per puntellare la ca lente baracca. Un vero regno del terrore ven ie presto stabilito in colonia per )P era di Peppuccio e suoi com piei. Nessun uomo d'affan, prò essionista o semplice lavoratort renne risparmiato dal capo-t»n rante che infestava la colonia 'on l'arma del giornale. Po* 1 "®" 1 ; no qui enumerare una quantità li casi, comprovando il ricatto
Significant historical Pennsylvania newspapers