La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, May 05, 1917, Image 1

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    La Rassegna.
Both Phones
ANNO I. No. 5
IL PECCATO ORIGINALE
iNon c'è discorso che possa tar
si in mezzo a noi, nei pubblici e
nei privati ritrovi, sia cne potes
simo avere occasione di panare
per una festa o per un infausto
avvenimento, che non si abbia
sempre motivo o ragione di ri
spondere con le solite parole;
"ma in Colonia non si è mai
fatto nulla di buono, in Colonia
non faremo mai nulla, non con
cili uderemo mai nulla.'' E se
ne dicono, e se ne espongono in
mille guise, in mille forme, in
tanti modi le ragioni, mentre non
mancano di coloro che si abban
donano a dare consigli e suggeri
menti, atteggiandosi a medici
pratici, a sanitari periti per la
cura dei mali e delle piaghe che
si ha ragione di lamentare non
solo, ma deplorare anche. Tutto
finisce però col finire della festa,
col chiudersi della conversazione,
col prendere commiato dal sim
posio o dal convegno, perchè, ap
pena il giorno appresso e coinci
dendo l'occasione propizia nella
quale si potrebbe fare qualche
cosa di serio, i primi a disinteres
sarsene completamente, i primi a
volgere bruscamente le spalle alla
buona occasione sono appunto
quelli che l'avrebbero voluta per
approfittarne nell'interesse della
comunità.
Non crediamo vi possano esse
re, tra i nostri lettori, di quelli
che partano da un principio tutto
o meno che differente dal nostro
circa il modo di così riferire in
tomo ad un vecchio vizio di
ambiente che a noi piace oggi di
definire il "peccato originale" dei
nostri maggiori coloni.
Troppe chiacchiere s'è abitua
ti a fare ; fatti però sempre pochi
o niente addirittura. Si manca
spesso di iniziativa e si soffre la
malattia di peccare abitualmen
te nei tempii serenissimi di dea
Concordia e di santo Affiatamen
to. Non parliamo poi del vizio in
veterato in noi di scoraggiarci o
avvilirci reciprocamente in qua
lunque buona proposta si potesse
avere occasione di fare ; e ciò av
viene perchè ognuno vorrebbe la
priorità per la propria; nessuno
s'è mai sentito chiamato in mez
zo a noi ad esprimere un enco
mio, un incoraggiamento, un
plauso per la buona opera dell'al
tro.
Errori più madornali di questi
noi non crediamo si possano com
mettere a danno della nostra co
munità, giacché, a guisa di bacil
li insidiosissimi nel corpo di un
ammalato, ne rodono l'esistenza
della compagine e ne impedisco
no lo sviluppo di ogni interesse
collettivo.
Nè c'è chi possa cullarsi nella
speranza che tanto terribile male
potesse rimaner combattuto, cu
rato e vinto entro un periodo di
tempo più o meno breve, perchè
la cura non ne è stata ancora in
trapresa. Determinare il tempo,
sia anche approssimativamente,
in cui una data cosa potrebbe ac
cadere, in cui un dato avvenimen
to potrebbe verificarsi, signifi
cherebbe affermare l'assurdo e
non vorrebbe dire che pretesa di
poter sollevare un macigno senza
un punto di appoggio per la leva
necessaria per sollevarlo.
Oh quante volte abbiamo scrit
to intorno a tanto male ; oh quan
te volte ci siamo accorti, mentre
scrivevamo, che non avremmo se
non fatto opera vana chissà per
* IT ALI A N WEEKLY NEWSPAPER -»
Devoted to welfare and advancement of the Italians in America
S. LIBERATORE, Direttore
quanti anni ancora !.
1 orniamo a scriverne di nuovo,
ma questa volta meno sfiduciati,
meno pessimisti d'un tempo. Non
si creda e ritenga peraltro che la
fiducia che abbiamo che si vada
presto a conchiudere qualche co
sa sia grande o molta. Ve n'è ap
pena appena un po', e dio faccia
| che ci si conservi per molto tem
; po, giacché noi conosciamo come
sono furiosi ed improvvisi i ven
: Li che sogliono spirare nelle zone
impervie di una colonia; potrem
mo anche perderla da un momen
to all'altro, senza però riportarne
stupore o meraviglia alcuna. Sof
t riamo il vizio dell'abitudine noi...
Torniamo a scrivere meno sfidu
ciati d'una volta, diciamo, perchè
c'è dato notare come, non ostanle
mille cose in contrario, qualche
buona istituzione coloniale com
pie da tempo la missione sposa
tasi nell'interesse della Colonia.
V'è, per esempio, la Federazio- 1
ne Italiana, e vi sono pure la So
cietà per gl'lmmigranti e le scuo- i
le italiano-inglesi ; la prima con >
a capo delle spiccate personalità
coloniali, le seconde sotto la dire- '
zione diretta dei Padri Agosti
niani della Chiesa del Buon Con
siglio.
Quanti e quali benefici i nostri
coloni ritraggano da queste tre
grandi istituzioni non c'è biso
gno ricordarlo ora ; lo si è detto
in mille riscontri. Quello che alla
Colonia non cesseremo mai di
raccomandare è che le appoggi
no, con i fatti e non con le paro
le, ogni qual volta l'occasione si
presenti propizia per poterlo fa
re. L'azione rimarrà sempre me
ritoria, anche se con povero con
tributo, ed i benefici ne saranno
immensi a beneficio della nostra
massa in generale.
Chi può fare e non si muove,
chi può dare e non dà non ha di
ritto al nome di buon italiano,
non avrebbe alcuna ragione di en
trare e venire in mezzo a noi se
non in poche circostanze, in de
terminate circostanze e solo per
sentirsi dire sul muso: andate al
diavolo!
Le ligure papaveriche non ci
servono, degli egoisti e degli ipo
criti ne abbiamo piene le tasche ;
in Colonia si ha bisogno di uomi
ni, solo di uomini, di veri uomini.
La Rassegna
NOTE eJOIiENJI
La Commissione italiana per
gli Stati Uniti E' stata final
mente, dopo tanto scalpore da
parte dei giornali della penisola,
costituita la commissione specia
le che dovrà recarsi in missione
diplomatica a Washington. Alla
notizia dataci dal telegrafo c'è da
prestar tutta la fede e tutto il
credito possibili, giacché provie
ne dall'ufficiosa "Stefani".
A capo della commissione è
stato felicemente designato S. A.
R. il principe di Udine; di essa
poi fanno parte nomi di rinoman
za mondiale nel campo della
scienza, della politica e della di
plomazia, come Marconi, Nitti,
Arlotta e Borsarelli.
Non si sa peraltro se la com
missione sia di già in viaggio a
questa volta, oppure se debba
ancora partire. Comunque, l'an
nuncio della sua nomina ha ripor
tato l'approvazione generale del
PHILÀDELPHIA, PA., SABATO, 5 MAGGIO 1917
paese il quale non poteva invero
più a lungo pencolare dal dubbio
se l'ltalia avrebbe mandata op
pure no la sua rappresentanza a
Washington nel momento in cui
grandi eventi si stanno per ma
turare in ordine al grave, mo
struoso conflitto che da circa tre
anni sta affliggendo l'umanità in
una maniera di cui la storia avrà
giustamente di che raccapricciar
si per migliaia di anni.
Quale missione sarà stata affi
data alla nostra Commissione,
perchè la tratti e la esplichi a do
vere presso il governo di Wash-i
ington, nessuno lo sa finora ei
nessuno lo saprà mai, come è sta-1
to per quella franco-inglese. Così j
è ogni qual volta si conferiscono
incarichi diplomatici. Nella di-i
plomazia il segreto è tutto; do
ve dovesse sapersene o trapelar
sene qualche cosa, ogni scopo ca
drebbe, tutte le azioni sarebbero '
destinate al fallimento più com
pleto, al fiasco più colossale.
E' certo però che la venuta a
Washington di una commissione
italiana dice, in questo momento, 1
moltissimo per l'ltalia, giacché I
dimostra evidentemente che es-j
sa, grazie alla sapienza del suo !
Re e degli uomini del suo gover
no, s'è saputa imporre nel concet
to di grande nazione, di grande
potenza presso quanti fecero
sempre di tutto per non farla mai
entrare in tale concetto. Noi ita
liani, specialmente quelli residen
il a.i u
non solamente contenti, ma orgo
gliosi anche, giacché vediamo al
fine spuntare radiosa l'alba del
giorno destinato a rivendicare
tutti i dolori impostici, tutte le
umiliazioni, tutte le vessazioni
fatteci subire per 11 passato ad
opera di chi vedeva di malocchio
tutta la nostra buona inLenzione
ed ogni migliore inclinazione a
progredire ed a farci strada in
mezzo al congresso delle grandi
nazioni del mondo.
Gl'italiani, adunque, esprima
no in anticipo il loro cordiale ben
venuto alla Commissione Italia
na, mentre ognuno rimanga nella
convinzione, che, così com'essa è
stata costituita, saprà assolvere
ogni incarico conferitole per l'o
nore e per la grandezza d'ltalia.
M/MAI/
/I V'IVI -
Un contingente di truppe ame
ricane in Francia E' stato de
ciso che un contingente di truppe
di questa grande Repubblica
raggiungerà presto il fronte occi
dentale, per combattere a fianco
delle truppe francesi ed inglesi
contro i tedeschi.
Sebbene la spedizione di un
piccolo esercito per ora non vor
rà significare che gli Stati Uniti
sieno sul punto di intraprendere
grandi azioni belliche, l'effetto
morale che se ne ricaverà sarà
d'altro canto, indubbiamente im
menso, giacché anche con una
semplice spedizione di natura
simbolica, così come lece la Rus
sia, nello scacchiere occidentale,
essi daranno la riprova più schiac
ciante dell'attaccamento che han
no sposato per la causa degli Al
leati. Gli Alleati peraltro, dopo
tanta riprova, saranno più fidu
ciosi nel continuare la lotta, giac
ché da questa grande Repubblica
essi potranno sempre sperare, at
tingere ed opportunamente otte
nere gran parte di quella forza di
cui hanno ancora bisogno per u
scire vittoriosi dal conflitto.
Verità*
Lettera aperta agli Onorevoli
componenti il Supremo
Concilio delFOrd. Figli d'ltalia
Abbiamo avuto sempre in buon concetto la grande istituzio
ne dell'Ordine Figli d'ltalia ,e più di una volta avemmo a lodarne il
programma che lo governa e le finalità che si propone di conseguire.
Se il vostro Ordine è adunque una grande, rispettabile fami
glia, dalla quale vanno sempre esclusi coloro i quali rispettabili non
possono assolutamente dirsi sotto nessuna ragione, noi non ci sia
mo mai arrivati a spiegare come voi del Supremo Concilio, che pur
certe cose non dovrete ignorare, possiate permettere che in mezzo
alle vostre schiere di buoni si sia potuto fare strada, fino alla cari
ca ili glande venerabile per lo stato di Pennsylvania e di ambire fi
liamo a quella di supremo, un tal Giuseppe Di Silvestro, persona
molto nota, ma molto sinistramente nota in mezzo alle nostre colo
nie.
Noi non istaremo ora a scrivervi tutte intere le pagine della sua
storia coloniale, perchè non lo riteniamo niente affatto del caso pel
momento; n« vogliamo dirvi alcun che dei suoi precedenti in Italia
pei che non abbiamo ancora documenti nelle mani per poterlo fare.
Altii ne dissero in altre epoche ed in altri rincontri; gli parlarono
Ira 1 altro di "certa biada" e di certi cavalli messi a razione ridotta,
non ostante che si vivesse in periodi di pace profonda, nel 18.0 Reg
gimento Artiglieria di stanza ad Aquila, dove egli servì il Ke e la
Patria per parecchio tempo coi grado di capot ai maggiore, senza che
nessuno avesse dopo più potuto sapere se si congedò con tal grado
o con un grado superiore, perchè egli, invitato più di una volta a
metter iuori il loglio di congedo, rispose sempre che a quell'epoca,
ali epoca della sua classe cioè i "fogli di congedo erano fuori moda".
Piace a noi parlare a base di fatti solamente positivi, ed ecco
perchè non ci sentiamo oggi di poter dire di questo Signore nei rap
porti della sua "vita militare". Lo faremo però ove ne sia ancora
il caso, se ci riuscirà jU scovare in Italia 1' "abitazione" di certi do
eumenii di cui altri affermano l'esistenza, ma alia quale, peraltro
• • . aiau .Mnwoimmtuic .... .. '
mo p«i v(i: / • obbligati a non credere. •
t eniamo fermamente cri../ ..v T. i
fatti, piccoli e grandi, vezzosi e graziosetti, documentabili così come
potrebbe farsi per la luce del sole. Ci piace riferirvi intorno ad uno
solo di essi e ve io esponiamo subito in ogni suo par ti colare :
Tra il marzo e l'aprile del 1911 il Signor Giuseppe Di Silve
stro, attuale grande venerabile del vostro Ordine per lo Stato di
Pennsylvania, si trovava di essere il direttore quasi-proprietario del
locale quotidiano "La Voce del Popolo". Disse a parecchi amici che
era sua intenzione quella di migliorare il formato e le condizioni del
giornale, ma per far ciò sarebbe occorsa la somma di Dollar i Dieci*
mila che avrebbe voluta raccogliere per "azioni" di $25.00 l'una,
mettendo poi il giornale sotto la diretta amministrazione di un con'
siglio di direttori da formarsi, beninteso, in mezzo ai nuovi azioni
sti. L'idea fu trovata compiacentemente buona, pur conoscendosi
con quale vecchia volpe si aveva a che fare, e fu quindi incorag
giata.
Il signor Di Silvestro allora si mise subito in giro e, tra "un
m'intendi", "stanimi bene a sentire", "mi spiego", "sci 'cisa Li ma
donna" intercalari questi che lo hanno reso celebre a Philadel
pliia, non tardò a trovare merli che abboccarono all'amo. A tutti
quelli che sottoscrissero e pagarono le azioni il signor Di Silvestro
fece la dichiarazione che "IL DENARO SAREBBE STATO DEPO
SITATO IN UNA BANCA E CHE ESSO SAREBBE STATO RE
STITUITO OVE NON SI FOSSE «AGGIUNTA LA SOMMA DI
DIECIMILA DOLLARI. Le azioni quindi si sottoscrissero e si pa
carono sotto questa principalissima condizione,dalla quale il sig. Di
Silvestro non si sarebbe dovuto e potuto dirimere in alcun modo,
giacché "impegno aveva valore assolutamente contrattuale, (ili a
zionisti, quindi, ne vivevano tranquilli e stavano solo in attesa di
essere convocati per procedere alla nomina dell'amministrazione.
Accadde però che al signor Di Silvestro la fortuna non arrise
troppo perchè, dopo circa un mese di cerche e ricerche attivissime
come quelle che solo i cani da caccia hanno l'abilità di poter fare,
non riuscì che a restringere solo quattromila dollari. Che fare?
Ce ne volevano ancora altri seimila per essere obbligato a mantene
re l'impegno per quanto significava il miglioramento delle condizio
ni del giornale nell'interesse del pubblico, è stato sempre il pen
siero gentile e cordiale verso il pubblico che ha fatto curvare il
dorso <il nostro eroe; ah maledetto pubblico!—ed in quanto a questa
mancata speranza di "miglioramento" egli non ci si addolorò trop
po. 11 guaio era per l'altro impegno, quello dei soldi che lo fece ma
sticare un po' male fino a farlo ammalare di narici. Restituire i sol
di? era una parola il dirlo, ma sarebbe stato doloroso il farlo. Si
provò, quindi, alla coniugazione del verbo restituire, (ecco signor
Curi, adesso entra in iscena la terza elementare che porta il co
dice penale sotto il braccio però) e dopo molte esercitazioni di lin
gua riuscì alfine a pronunziare forte al futuro "io non restituirò."
Infatti il signor Di Silvestro, quando proprio gli azionisti si a
i spettavano di essere convocati si era di maggio o giugno 1914 se
mal non ci apponiamo partì alia volta del bel paese per rinfran
carsi delle tante fatiche spese nel raccogliere ed intascare le
! quattromila pezzarelle.
Dopo circa tre mesi di permanenza in Italia, si restituì alle cu
re del giornale; ed agli azionisti che si facevano a domandargli:
quando sarà chiamata una seduta per decidere sul da farsi, ri
spondeva cortesemente "strt bene, grazie; e voi?"
Passò così qualche tempo tra una lagnanza e l'altra, tra il mor
morio di questo e la protesta di quell'altro; ognuno era ansioso di
sa pei e dove si andasse a finire con la cosa giacché giustamente ni
diceva: si è giunti alla somma di diecila dollari? Se sì, si vada in
nanzi come dagli obblighi assunti; se non, si restituisca il denaro.
Per (ulta risposta, un bel giorno venne fuori la notizia che il si
gnor Di Silvestro aveva venduto il giornale ad una compagnia edi
trice di New \ ork. Intatti la notizia fu subito confermata sulle co
lonne de "La \oce del Popolo", e dopo pochi giorni se ne iniziarono
le pubblicazioni in New York.
Si disse che per tale vendita il Di Silvestro avesse incassato da
otto a diecimila dollari, oltre la riserva di certi altri diritti e di eerta
altre prebende che seppe in seguito farsi rispettare tanto bene fino
al punto da ridurre il giornale a sospendere anche a New York i«
pubblicazioni appena dopo un anno.
Appena si seppe della vendita del giornale, tutti gli azionisti
de!! ultima serie quella cioè che avrebbe dovuto servire a miglio
rarne le condizioni si fecero sentire un po'; qualcuno gridò for
te: parecchi altri minacciarono procedimenti legali ove non fossero
stati rimborsati dell'ammontare pagato per le azioni.
Il Di Silvestro intanto turò subito la bocca a qualcuno di quelli
che più rumoreggiavano; qualche altro contentò con un acconto; pa
i eie hi t uiono costretti scontare a lavori di tipografia ed avvisi; ad
•iltii ancora rilasciò cambiali con promessa di pronto pagamento,
ma che ancora stanno allo stato di "sofferenza"; ve ne sono molti
e sono Li maggioranza che non hanno avuto proprio nulla. Non
palliamo poi di altri che vantavano crediti precedentemente sul
giornale per somme ingenti e che nemmeno hanno avuto ancora un
soldo.
Questi sono gli ultimi ingloriosi capitoli della storia, delki lun
ga istoria che riflette le gesta del signor (ìiuseppe Di Silvestro nei
i appoi ti e ne>;l interessi del giornale "La Voce del Popolo". Sono
pochi capitoli che vi abbiamo, fin qui, esposti a guisa di racconto,
>enza intermezzi e senza illustrazioni, dal lato semplicemente dei
latti, I esposizione detagliata dei quali dovrebbe essere per ognuno
sufficiente per tutte le considerazioni morali del caso; ma alcune,
ben poche considerazioni dal lato del diritto, dal lato giuridico cioè,
tome direbbero i legali, non le troviamo niente fuori luogo e, quin
di le facciamo.
Dietro RI impegni assunti direttamente con gli azionisti, il si
gnoi Di Silvestro era tenuto effettivamente a depositare presso una
Ittnra OII:> Ulani 1» «nmm» f'ie man m»SO
wrt rCvvfttìoiw nmt> ed usando
invece del denaro senza il consenso degli azionisti, è evidente che •-
gli si rese colpevole di appropriazione indebita.
Se gli azionisti, invece di farsi tacitare con le promesse, con le
chiacchiere, con le cambiali ed anche con nulla avessero querelato
il signor Di Silvestro, egli non solamente per reato di appropriazio
ne indebita sarebbe stato condannato, ma anche per quello di truf
fa, perchè in tutta la sua azione s'era servito del raggiro e dell'in
ganno.
Ora, se la condanna non c'è stata per mancanza di querela non
dice, non implica menomamente che il reato non sia stato consu
mato.
Non sempre le fedine criminali pulite possono fare piena fede
sulla onestà di un individuo, lln cittadino ne avrà potuto commet
tere mille e una di cattive azioni; non fu mai querelato, nè proces
sato, nè condannato; ergo la ragione della fedina penale pulita. Ma
è necessario vedere che ne dice, che ne pensa, in quale concetto è te
nuto questo cittadino dall'opinione pubblica che, a nostro modo di
vedere, in molti casi condanna più atrocemente di quello che non
facciano le corti di giustizia; e nè in questo caso non v'ha chi non
sappia come l'opinione pubblica della nostra colonia abbia inappella
bilmente condannato il Di Silvestro. Si, l'opinione pubblica della
nostra colonia ha inappellabilmente condannato il sig. Giuseppe Di
Silvestro. E quando parliamo di opinione pubblica coloniale inten
diamo parlare di quella che vien formata dalla più parte dei nostri
coloni, in mezzo a professionisti rispettabili, a commercianti stima
bilissimi, operai ed artigiani coscienti; hi piccola schiera morbosa
(ielle pecore belanti siamo abituati a pagarla quello che vale.
Dopo tutto questo favorite dirci, on. Componenti il Supremo
Concilio dell'Ordine Figli d'ltalia: E' veramente compatibile con i
fini e con le leggi dell'Ordine la persona di Giuseppe Di Silvestro al
l'ufficio di («rande Venerabile per lo Stato di Pennsylvania?
LA RASSEGNA
Nell'Ordine Indipendente
Figli d'ltalia
ASSISTENDO AD UNA SEDU
TA DELLA LOGGIA G. OBER
DAN IN NORKISTOWN, PA.
Domenica scorsa, cortesemen
te invitati e premurati da un
gruppo di stimabili amici di Nor
ristown, tra i quali annoveriamo
primo il signor Menotti Alleva
un'anima vera ed una figura no
bilissima di "indipendente", as
sistemmo ad una seduta della "G.
Oberdan".
Vi convennero circa duecento
soci, giacché questa loggia ha il
piacere di contarne oltre trecen
5 soldi la copia
UFFICIO: 920 So. lOth Street
to, e la seduta riuscì oltremodo
imponente dato l'intervento pure
del grande venerabile sig. Dome
nico D'Aguanno, del supremo o
nitore Dr. Giovanni Ricciardi, e
del grande deputato Dr. Alfredo
D'Aloia.
Presiedette il grande venerabi
le, assistito dall'assistente vene
rabile signor Vincenzo ludino;
la discussione di molti oggetti se
gnati all'Ordine del Giorno pro
cedette ordinatamente e con tut
ta quella serietà' e con tutto quel
disinteresse che fanno sempre
dire bene dei corpi sociali otti-