J'orm/ca -V# NOVELLA DI GUERRA Lo avevo mandato via su due piedi perchè la cosa mi aveva e sasperato. E' inutile! Non lo ripiglio neanche se si trascina carponi a chiedere perdono. Sì, e poi che èda imaginarsi un alpiho che chiede perdono? E quello lì, anche, era fiero come gli altri, fiero come le cime delle sue montagne che non si scotono neppure quando la tramontana con fischi rabbiosi si abbatte su di loro e solleva il nevischio al l'ingiro. Ma, perdio, si ha un bell'essere indulgenti ' Ma andare in licenza e vedersi arrivare a casa il baule con dentro due paia di scarpe sporche, messe in mezzo alla biancheria pulita, mischiata con fusamente a quella sudicia, coi vestiti tutti spiegazzati, dover far vedere quella bella roba a ca sa mia, sfidare i sorrisi della vecchia domestica che trovavi! una rivincita a quando ero soli to dire : "Un attendente vai cen to donne", eh sì, era roba da far mangiar la bile a chiunque. E quando ero tornato dalla licenza, a lui, al buon Formica, come lo chiamavo, che m'era venuto in contro tutto servizievole, aveva detto che se ne andasse, che mi sarei cercato un altro. Avevo veduto l'uomo dei mon ti diventare rosso di mortifica zione, indi impallidire di dolore Non mi aveva risposto nulla ed il suo posto era stato occupato da un lungo Astigiano che beveva come una spugna e cantava in falsetto, quando la colonna si snodava pesantemente sui fian chi delle montagne Tutto questo pensavo in quel la sera fosca, non sorrisa neppu Per qualunque lavoro Tipografico .0 , RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA RASSEGNA HO 8. IH U, P IU. —' 4 , ' re dal languido sguardo di una stella, tutta carica di nubi, men tre l'aria gelida m'investiva prendendomi tutto in un freddo intenso che mi faceva di volta in volta aggomitolare entro la pic cola mantellina da alpino. Nella trincea era un silenzio di tomba. I soldati, stanchi della lotta della giornata, si erano am mucchiati nei ricoveri e dormiva no gli uni addossati agli altri pei riscaldarsi, e quasi per sentire il palpito di qualche vita dopo la raffica di morte che li aveva in vestiti e li aveva spinti alla con quista. Ed io pensavo a tante e tante cose lontane: al lungo periodo di preparazione passato nel Friuli durante tutto l'inverno, agli ulti mi momenti di trepidazione quando le notizie dei moti della capitale ci arrivavano con giorni di, ritardo, e poi alla grande noti zia, alla fulgente notizia della di chiarazione di guerra al barbaro, alla nostra prima fulminea avan zata, all'emozione dei cippi di confine violati, alla prima scara muccia, al primo corpo a corpo, alla prima grande battaglia. Ri udiva la eco degli applausi al le ardite imprese dei nostri sol dati. eco che ci giungeva sull'ali di un gran vento che spirava dal l'anima di tutti gli Italiani. Pen savo alla mia casa lontana, alla mia mamma, alla mia fidanzata che forse non avrei più rivedute, anzi che non avrei certamente più rivedute se Povero Formica! un'onda di tenerezza mi torse il cuore e mi fece stillare una lacrima calda. Io la sentii rotolar sulle guance, sentii sulle labbra il suo sapore salato. Povero Formica Mi ri- LA RASSEGNA PHILADBLPHIA, PA., SABATO, 14 APRILE 1917 cordai che un giorno, (egli era stato già rimpiazzato dal lungo astigiano) in un giorno di inver no, prima che cominciasse la guerra, durante l'istruzione in terna io aveva a lungo parlato ai soldati dell'impresa alla quale saremmo stati mandati, per redi mere i nostri fratelli oppressi, per obbedire a un ideale che di generazione in generazione gli i taliani si tramandavano col san gue. Era quel periodo in cui nei sol dati era un poco di diffidenza per la grande impresa, quel periodo in cui l'animo restava un poco dubbiosa. 10, desideroso di senti re fra di loro serpeggiare l'entu siasmo, avevo parlato a lungo, di cendo semplici parole. E in ulti mò, conoscendo la devozione che gli alpini hanno per i loro capi immediati, per vedere l'effetto delle mie parole, avevo esclama to: Orsù! C'è nessuno di voi che si sentirebbe di morire per il capitano, per me? Ci fu nella vasta camerata un silenzio confuso, un confuso brontolìo di parole L'alpino ta citurno si vergognava ad uscir fuori con una parola che forse a lui sembrava inutile, che forse nel tranquillo periodo della pace gli poteva sembrare una bravaz zata senza scopo. Ma, finalmente, di fondo alla stanza, sorse una voce timida: lO, signor tenente, io, per Lei Mi volsi da quella parte, di scatto Era lui, lui, il buon For mica, la creatura ripudiata, che mi guardava con quei suoi oc chioni tondi, rosso in viso, strofi nandosi un poco le mani per si mulare l'imbarazzo. Povero buon Formica ! Non era stato la sua una vana pro messa, una bravazzata da tempo di pace E mi prese allora l'imagine di quella giornata, di quella giorna ta stessa, della lotta che aveva spossato gli alpini gagliardi, che riposavano ora nei ricoveri gli u ni addossati agli altri. Avevamo iniziato l'attacco con un vivo fuoco di fucileria, spal leggiati dalla nostra artiglieria che faceva sentire frequenti, co me i tuoni in un temporale d'e state i suoi colpi lunghi, cupi. Poi, al momento opportuno, e ravamo balzati in piedi, e in u n'altema vicenda di fuoco e di so ste eravamo arrivati ad un cen tinaio di metri dal nemico. E il capitano e r a balzato in testa alla compagnia urlando la grande ter ribile parola : "Alla baionetta " Gli aveva risposto l'urlo freneti co della compagnia I chiodi del le scarpe fischiarono sulle rocce e la massa si slanciò, mentre i proiettili nemici fischiavano, miagolavano, crepitavano ai no stri orecchi, accompagnati dagli accordi regolari e continui delle mitragliatrici. La distanza diminuiva, il gri dare diveniva anche più freneti co, si distinguevano le facce con tratte dell'austriaco balzato in piedi sulla trincea i>er sparare gli ultimi colpi prima-di fuggire o di darsi prigioniero. Mi sentii ad un tratto agguantare alle spalle per di dietro, vidi un'ombra precipi tarmisi davanti: feci per respin gere l'uomo. Questi mi cadde ai piedi, colpito in pieno petto, men tre il nemico gettava le armi ed alzava le mani. Era lui, Ini anche una volta, il povero Formica, non pjù rosso in l'accia, non più con gli occhi confusi, ma pallido di morte, con una luce grande negli occhi ! Fece cenno di volermi parlare, ed io mi curvai su di lui, con gli occhi brucianti: "Signor tenente mi mor morò con un fil di voce scusa mi se ti sono passato avanti te l'avevo detto che sarei morto per te scrivi alla mamma " Torse gli occhi un poco, fece una smorfia e si abbandonò Povero, povero amico mio! Ora dormiva in una fossa scavata nella terra conquistata, ed io vi avevo piantata sopra una rozza croce 11 mio pensiero volava al la sua casa deserta, alla mia casa ove ancora non sapevano che se io ero ancor vivo lo avevo dovuto a un martire eroe: Nel campo era tutto silenzio Più lontano, in fondo, vidi passa le una ombra scura Era la sentinella, la vigile scol ta, colei che teneva in mano tutte le nostre vite. Giorgio Anserini AMPRIET^NI Le animo appassionate dicono che u loro qualche volta è accadu to, non foss'altro che una chime rica apparizione. Se si potesse domandare a Eraclito e a Demo crito: perchè piangete?, perchè ridete ? potrebbe darsi che rispon desaero: Chimera! Or l'amo re In ogni suo aspetto non sara' altro che una clamerà. Platone nel "Simposio" ai sforaa a met tere nella bocca di Socrate tutte le sublimità' dell'amor plato nico. Ohimere, tutte chimere. E sia. L'indomani di una solenne pompa nliliale, la sposa ebbe ad esclamare in presenza alle ami che, forse più disillusa che cor rucciata: "E via!, per questo?'" Ella forse intendeva che l'amo reggiamento di cui aveva goduto pienamente le gioie non spezza te da violenti orgasmi, le aveva teso una insidia per trascinarla verso l'inaspettato, per condurla al sommo principio della conser vazione della specie. Ella si ac corse ahi! tardi) di esser divenu ta uno strumento a tal fine; che aveva ai>erta la via ad un'altra ▼ita col sacrificio di tutta «e stes sa. Ella aveva chiuso gli occhi per non vedere ; ma gli occhi del la mente erano aperti e tutti in i tenti a considerare il momento ì rispetto alla pomposità' del gior i no che era scomparso per sem pre. Se le avessero chiesto: da dove vieni'' Da una penitenza! avrebbe risposto ; e se le aves sero chiesto ancora: perchè? avrebbe ugualmente risposto : per l'amore ! Ma il tempo cancella tutto, e l'amicizia che succede quasi sem pre vera fra i due coniugi fa ben sopportare, nel cuore tenero di una donna, anche il disgusto. L'a more della maternità' che allon tana i dolci ricordi supplisce que sti ed a sazietà'. Se poi Platone avra' voluto si mulare talune teorie contro la soppressione dei detti dolci ri cordi, cioè a danno della moltipli cazione dei pani, all'amor pla tonico spetta il primo posto. *** Le anime appassionate posso no dirlo perchè qualche volta lo ro è accaduto. Raramente per i ' strada ove l'umanita' s'incontra I frettolosa e di sfuggita; ma nei [pubblici ritrovi, negli alberghi, in | chiesa, ove uno sguardo che odora d'incenso è tutta una cosa di cielo passeggiando sulla "coperta" di un piroscafo in rot ta, in treno Rincantucciate presso il fine strino due figurine muliebri, bi sbigliano senza guardare altro , che i loro volti : è una giovinetta pallida, dagli occhi chiari e lan guidi; è l'altra, anch'essa giovi ne, apparentemente una donna. Presso il finestrino opposto un lettore appassionato della politi ca: si crederebbe che legga il giornale, invece dorme placida mente. Al centro e di fronte alla giovinetta un bell'uomo del viso rotondo, abbronzato, della fron te alta, i capelli, non corti e non lunghi, tagliati a spazzola; ha gli oechi grandi e neri, come i ca i pelli ; ha una espressione calma e gioviale. Dev'essere un pensato re. fcéèfc in un treno v'è il mondo. Una locomotiva che spezza i cicloni e devia i fulmini strisciando come un atomo innanzi allo spazio, gui data da due uomini soli e già' tanto familiarizzati col pericolo: nella intelligenza di essi, nelle loro mani, c'è, come in un bilico, la vita di tanta gente. Nelle loro mani c'è il commesso viaggiato re, un signore che gira il mondo, un ammalato che rimpatria nella uperanza di guarire, un operaio arricchito all'estero, un bisogno so che emigra in cerca di lavoro, una coppia di sposi in viaggio di nozze, la mamma col bimbo lat tante piange in silenzio, reduce dalla visita al marito infermo; un soldato che va in licenza, un generale a riposo per una colpa che non è sua, un cassiere che ha commesso un peculato, un uffi ciale che va alla guerra; due ca rabinieri traducono un detenuto; un ergastolano in liberta'. In quel gran congegno ansante è un pic colo mondo che vola. Anche li dentro si la l'amore. *** La giovinezza alza gli occhi su lui e i loro sguardi s'incontrano. Egli è sorpreso da uno strano bagliore ed il sangue gli si rime scola entro il petto. Colei svia lo sguardo, lui lo ricerca col suo dianzi sviato dal fascino potente. V'è negli occhi di una giovinetta qualche cosa del raggio solare; guai a chi n'è tocco: vi si acce ca! Quell'abisso spalancato or si è richiuso. Lei è inquieta ed impacciata, e scambiando con la sua compagna qualche parola tronca inciampa sovente in di strazione. Gli occhi di lui l'han sorpresa con somma dolcezza: ella ha d'un subito quasi tutto obliato ; pensa solo che già' sente di amarlo e non vuol rammen tarsene. E' una strana contrad dizione questa, che scaturisce 5