6 ma il bravo ufiiciaie se l era as sunta, perchè credeva di non poterla affidare a nessuno. Prese con sé un solo caporale. Uscirono silenziosamente. Qual cuno sussurrò : "Quelli non tor nano più'" Poi tutu tacquero ed attesero trepidando. Si udivano ogni tanto neanche di lucile ria partire dalia trincea nemica. £ i soldati sussultavano senza dir nulla, ma pensavano tutti: "Queste erano per u te nente'. L*n proiettore austriaco frugava inquieto .a tenebra. Dopo due ore torno il caporale, solo, con una spaila iracassata. "E il tenente?" g.. domandarono tutti con angoscia. "Non ne so nulla", rispose il ferito. _ "Egli è andato a destra, io a sinistra. Non io ho veduto più. Son rimasto colpito qua=. subi to ma non avevo la forza cu tornare indietro.. " Oreste Bocchexi si presentò su bito al sottotenente e gli doman do' il permesso di andare alia ri cerca del Cererà. Ottenutolo, balzò fuor, dalla trincea— e si acquatto' alla base del riparo— Immediatamei-tti dopo una rosa di pallottole colpi . sacchi di ter ra, mezzo metro sopra il suo ca po Era stato veduto I— Non si perse di coraggio. Dopo qualche momento comincio a strisciare a vanti, come un rettile, col ven tre nel fango. Avanzo verso sini stra, cauto, per un pezzo— Ma dopo un certo tempo aveva perso ogni orientamento. Siccome nessuno più sparava, e, non si vedeva una luca da nessuna parte, egli non capiva più dov'era nè dove andava. Che fare? Come avrebbe potuto nella tenebra trovare il povero ufficia le? Sentì un leggero avvallamen to nel terreno, in cui poteva sta re sdraiato, al sicuro dalle pallot tole. Si coricò *in quel luogo, de ciso ad aspettare l'alba. Pioveva E tra il fango in cui giaceva, € l'acqua che veniva dal cielo, ii po vero soldato fu in breve comple tamente inzuppato. Si sentiva in tirizzire dal freddo e dall'umidi tà, ma cercava di reagire con pie coli movimenti delle gambe e del le braccia. Dopo un'eternità d attesa, cominciò un lucore lividi a disegnare sul piombo del ciel< i profili maligni degli scoscendi menti carsici. Sulle doline si ap pesantivano cumuli di nebbii violetta, come a celare quelh brutte piaghe del terreno. II Boc cheri, si. spostò cautamente mo vendo con grande sforzo le mem bra gelate. Erro' un poco aIU ventura Poi un lieve gemito por tatogli dal vento lo attrasse. Tro vò il povero ufficiale gravemente ferito, immerso in una pozza d; sangue, ma ancor vivo. "Signor tenente gli sussur ro' il soldato si faccia corag gio. La riporterò fra i nostri." Il tenente schiuse gli occhi ve lati, e fisso' lungamente il Boc cheri, quasi cercasse qualcosa in fondo alla memoria Poi ad uri tratto spalancò le palpebre, co me invaso da un senso di ango scia e d iorrore, ed esclamò, ran tolando: "No n 0..... lei no! Non voglio 1 Mi lasci morire qui ! " "Come non vuole che la por ti via?" domandava esterrefatte il soldato "Ascolti diceva l'altro ho poca forza molte cose da dire Son contento di vederla, prima di morire perchè in quest'ulti mo istante della mia vita vo glio ottenere il tuo perdono " "Il mioperdono?" chiedeva il Boccheri ancor più stupefatto "Sì sì insisteva il moren te piangendo io le ho fatto molto male. fatto male sono stato io che le ho portato via il cuore di sua moglie. Ah! vede ! io non son degno che lei mi salvi Mi lasci morire qui! Soltanto bisogna dire al 'signor maggiore — Lei torni fra i no stri e vada a dire al maggio re— che ho veduto sotto la torincea nord-est ... vada dal e gli dica subito per carità | gli dica Svenne. 11 soldato riflettè un attimo: po risolutamente si ca ricoò sulle spalle il corpo inerte dell'ufficiale e via! Furonj scoperti. Raffiche sibi lanti passavano intorno ai por tatore e al ferito. Allora il solda to si sdraiava a terra e deponeva il corpo inerte. Attendeva qual che istante. Poi si rimetteva ad avanzare verso la trincea italia ona, carponi, portando l'ufficiale ferito con mille cautele, cercando di non scuocerlo, evitandogli ogni sobbalzo, ivrchè arrivasse vivo. . Il Boccheri fu colpito due vol te, ma non gravemente. Una pal la gli strisciò su di un fianco; u n'altra gli entro' nei polpaccio sinistro. Non importa. Poteva camminale ancora carponi. Quel toiagitto, difficile, spa ventoso, insidiato, da una buca ad un'altra, da un solco ad un al tro, durò tre quarti d'ora; ed il sminino era tutto segnato dal sangue, ite mai, nemmeno per un attimo, per la mente dei avvocato di abbandonare l'uffi :iaie. Questi era l'uomo che gli aveva fatto la più grande offesa, :he lo aveva toradito Ma era anche un tenente, che aveva un rapporto importante da fare al suo maggiore!! Un'ora dopo, in trincea, ifìen : re si preparavano le lettighe per due feriti che dovevano essere portati al posto di medicazione, Ì mentre i soldati guardando con rispetto il Boccheri sussurravano :he sarebbe stato proposto per la medaglia al valore, un sergente si chinò sull'avvocato e gli disse sorridendo: Anche questo dirai, al soli to,. che non l'hai fatto per pa triottismo Non è vero? Ci spiegherai che il tenente ti aveva salvato una volta la vita Dirai che l'hai fatto per gratitudine Ah no! esclamò pronta mente il .soldato Bocchèri. Questo, ve lo assicuro, l'ho fatte proprio per l'ltalia. Spigolature UN SOLDATO SINGOLARE Fin dal secolo XII, il 4.0 bat taglione di fanteria della conte; di Worcestershire conta fra suoi soldati un daino, il quali da un capo-tamburo viene inzia to nell'arte di segnare il passo < se ne va, adorno di uno "spen rosso magnifico. La tradizione risale a Riccard< Cuor di leone. Egli tornava dalla prigionia notando, ira i fedeli sudditi de Worcestershire accorsi ad ono rarlo, un daino addomesticato gli conferì il titolo di cittadim inglese e il grado di capitano. D'allora in poi, il 4.0 battaglio ne di fanteria (al quale apparte neva il padrone del fortunato a nimale) ha sempre un daino fri i commilitoni. L'attuale comandante del bat taglione mantiene nel proprie parco una mandra di daini appo sta per fornire un nuovo soldatc quando la morte colpisce un lea le suddito di Sua Graziosa Mae stà'. Per fortuna, Francia ed Inghil terra combattono d'accordo: al trimenti ci sarebbe stato da ve dere il daino inglese di fronte al famoso cane del 3.0 reggimento zuavi! QUANTI SONO GLI ONESTI? Un giornale di New York ha voluto misurare il grado di one sta' dei suoi concittadini. A tale scopo, ha preso 100 dollari, li ha chiusi in cento buste e li ha spe diti a cento persone senza alcuna indicazione. Queste cento persone cin quanta maschi e cinquanta fem mine appartenevano a diverse classi sociali ed avevano diverse professioni. Trentatre donne e trentun uomini rinviarono al giornale il dollaro. Trentasei persone lo LA RASSEGNA PHTLADELPHIA. PAI SABATO, 7 APRILE 1917 trattennero. Fra queste ultime v'erano: un possidente, un gior nalista, quattro medici, un avvo cato, due magistrati e due agen ti di polizia. ETERNO FEMMININO LA» guerra due sillabe che nel breve suono compendiano la più straziante delle umane scia gure ha, d'un tratto, con la prepotenza della forza assoluta, portato modificazioni profonde 1 non solo nelle abitudini, ma nel le co-eienze. Si può', si deve anzi deprecare la guerra, ma non vu< - disconoscere 112. soffio di ve rità' che essa ha portato su mol te cose fatte cacciandole in ban do, non vuoisi disconoscere l'im pulso che essa ha dato a molti nobili sentimenti che, tra le mol lezze della pace, parevan spenti o ; vicini a spegnersi.- < Basti, come unico esempio, quanto è avvenuto per la donna. , Non ha la guerra temprato, dopo averle messe in opera, tutte le facoltà' e la volontà' femminili? Chi, prima della guerra, avrebbe pensato che le donne possedesse ro tanta e così tenace energia quanta ne dimostrano in questi giorni ? Il sesso che già', per an tonomasia, era chiamato debole, ' si è d'un tratto rivelato forte co si da poter reggere alle più dure : fatiche. La guerra non languori, ma vuole energie ; non si nasce di rimpianti ma di fieri propositi. Oli avrebbe pensato che le donne quelle donne che si trastullavano coi figurini della moda, quando non ingnillivano tra le nebbie del femminismo, a vrebbero fi per lì preso il posto che loro spettava nell'immane conflitto, il posto, cioè, di anima trici, di consolatrici, ed anche di sostitrici dell'uomo? Eppure tutto ciò è avvenuto. | laboratorio tramvai, officine, uffici si sono riempiti di donne che .sostituiscono i mariti, i fra telli, i fidanzati che la gran ma dre comune ha chiamato alle ar j mi. E tutte quelle donne si spie gano con gioia all'aspro lavoro '•he da' il pane alla famiglia ri j masta priva delle braccia più ro buste. E non vale il dire che, alla fi ne, il sacrificio è pagato. Ben al tri esempi, dai quali l'interesse è completamente assente, ci porge in questi giorni l'attivita' fem minile. Donne che della vita non conoscevano che le comodità', gli svaghi, i piaceri hanno volonta riamente assunto un compito. E quale compito! Il più pericoloso, per quanto sia il più nobile. E lo adempiono con una costanza, con un coraggio, con una abnegazio ne che suscitan la meraviglia u niversale. L'orribile flagello avra' pur compiuto alcun che di buono se ci avra' insegnato a meglio co noscere e s tener meglio in ono re le nostre donne. E già' i segni del miglior giudizio appaiono al l'orizzonte. Chi oserebbe oggi parlare dell'inferiorità' biologica ed intellettuale della donna? Chi vorrebbe sottoscrivere e alla sentenza dello Schopenhauer, che qualifico' la donna come un essere dai capelli lunghi e dal cervello corto? E le donne, dal canto loro, co me potrebbero più parlare di di ritti da conquistare? I diritti es se li vanno conquistando di gior no in giorno con la partecipazio ne a tutti i doveri sociali, coi fat ti nobilissimi, non con le chiac chiere sterili. La mirabile fusione delle energie maschili e femmi nili è il miglior coefficiente della vittoria. L'Ambulatorio Medico Chirurgico di cui fa parte il Dott. 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