La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, April 07, 1917, Page 5, Image 5

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    CONVERSIONE
Novella di Alfonso B. Mongiardini
Oreste oßcchieri, avvocato so
cialista, fatto tutto quel
che era umanamnte possibile per
non indossare la divisa grigio
verde. Però ,a nulla gli eran val
se le raccomandazioni di influen
ti parlamentari del suo partito, e
nemmeno la sua miopia di cui e
gli accentuava l'importanza con
un paio di occhiali d'oro a stan
ghetta, ma che in realtà era ab
bastnza leggera. Allora si era
regolarmente imboscato come or
dinanza presso un capitano com
missario, destinato ad un ufficio,
in città, per le sue malferme con
dizioni di salute.
Il nostro avvocato avrebbe po
tuto starsene lieto e tranquillo
in quel sicuro rifugio; invece,
siccome il suo capitano non lo ri
sparmiava, e pretendeva da lui
un servizio inappuntabile, come
lo avrebbe preteso da un altro
soldato qualunque, egli non fa
ceva che brontolare, ed ostenta
va un umore intrattabile.
Bisognava vederlo quant'era
buffo quando, con una smorfia di
supremo disprezzo, si metteva a
lucidare le scarpe del capitano, e
dondolando, in corrispondenza
con i movimenti della spazzola, la
testa arcigna, quasi completa
mente calva, a malgrado dei suoi
trentadue anni, prediceva alla
cuoca la fine del militarismo, e
l'avvento del famoso sole dell'av
venire.
Il capitano, per qualche setti
mana, fece finta di non accorger
si di niente; ma poi, quando l'av
vocato arrivò addirittura all'in
solenza, se non nelle parole, nel
contegno ironico e sprezzante,
l'ufficiale pensò bene di disfarse
ne; e, considerato che il Bocche-
Per qualunque lavoro Tipografico j
RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA j
RASSEGNA
ia s, in si, wu.
ri era grande e grosso, giovine e
forte, manovro' in modo da farlo
spedire in zona di guerra.
E fu così che l'avvocato socia
lista, neutralista arrabbiato, si
trovò in una trincea di prima li
nea, sul Carso, tra il monte San
Michele e le rovine di San Marti
no; luogo che a quel tempo era
pochissimo simpatico, per chi
non amava la guerra ed aveva
paura delle pallottole !
Oreste Bocchèri masticò fiele
amaro nei primi giorni. Maledis
se la guerra, il suo ex-padrone,
ed anche un poco se stesso, per
non aver saputo acconciarsi a lu
strare tranquillamente le scarpe,
invece di venire a cacciarsi in
questo inferno dove si mangiava
fango, si respirava fumo di gra
nate, e dove la mitraglia e le
scheggie piovevano di continuo
con una disinvoltura inaudita.
Però, dopo qualche giorno, si
calmo' un poco, almeno esterior
mente, Perfino nel suo cervello,
squadrato secondo le regole di
Carlo Marx, non poteva non. pe
netrare un certo senso di ammi
razione per tutti quei suoi com
pagni che ocn tanta serenità sop
portavano disagi e pericoli, che
con tanto eroismo davano la vi
ta per un ideale. Egli si difende
va da quel sentimento ; diceva in
cuor suo che i suoi compagni e
rano animali incoscienti e non e
voluti, e che si facevano macella
re così perchè non ancora illu
minati dalle sublimi massime
dell'internazionalismo. Ciò non
dimeno, quel loro sprezzo del pe
ricolo, quel loro magnifico corag
gio era contagioso, e, quasi sen
za che egli se ne accorgesse, gli
penetrava a poco a poco nelle fi-
LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA., SABATO, 7 APRILE 1917
bre. Tantoché egli non tentò
nemmeno, come si era ripromes
so, di far propaganda rivoluzio
naria ira i soldati. Naturalmente
diceva a se stesso che non lo fa
ceva perchè sarebbe stato inuti
le, perchè erano troppi rozzi e fa
natici; ma in realtà glielo impe
diva un certo rispetto che prova
va per il loro eroismo. Si conten
tava di ostentare per conto pro
prio una grande vigliaccheria,
facendo però ben rimarcare che
essa era l'effetto d'una sua gran
de superiorità cerebrale; e dava
a intendere che la sua paura non
era fisica, ma bensì sistematica,
teoretica filosofica! Quei
bruti incoscienti dei suoi compa
gni di trincea però non la inter
pretarono così Cominciarono a
schernire il Bocchèri, comincia
rono a mettere in ridicolo ogni
suo gesto, ogni sua parola, e fini
rono per affibbiargli il sopran
nome di "avvocato Tremarella"
Ma peggio fu quando si spar
se una certa storia spiacevolis
sima, diffusa fra i soldati di al
cuni compaesani dell'avvocato,
che si trovavano nella stessa
compagnia.
Si venne dunque a sapere che
Oreste Boccheri aveva sposato,
tre anni prima, per amore di u
na dote cospicua, uni signorina
che aveva due lustri più di lui
o che dopo otto mesi soltanto di
matrimonio egli aveva scoperto
una corrispondenza compromet
lentissima nella scrivania di sua
moglie! Grande scenata coniuga
le ela sera stessa partenza di
gnitosa della signora.
L'avvocato era cosi rimasto
solo, e senza nemmeno la soddi
sfazione di pigliarsela con qual
cuno; perchè le lettere dell'aman
te di sua moglie erano prudente
mente no nfirmate. Ed egli, per
quante ricerche avesse fatto, non
era mai riuscito a scoprirne il
misterioso autore.
Sommando insieme- la calvizie
precoce, gli occhiali d'oro, il fa-
re da superuomo, la paura non
dissimulata, e la fama df mari
to ingannato! si ha un totale suf
ficiente per comprendere come
Oreste Bocchèri divenisse lo zim-
bello di tutto il suo plotone, e
stesse per divenirlo di tutta la
compagnia, se non fosse giunto
a tempo ur. salvatore. E questi
fu il suo tenente, il tenente Cere
sara, o meglio il marchese Alber
to Fassi di Ceresara, che l'avvo
cato aveva conosciuto alcuni an
ni prima, quando ancora non fa
ceva il demagogo, ma che ades
so aveva fi ito di non riconosce
re E' naturale! Un nobile!
Un ufficialo! Un suo superio
re! Ce n'erà d'avanzo perchè il
Bocchèri lo coprisse di tutto il
suo bilioso disprezzo.
Però, quando una sera, in una
delle rare pause del combatti
mento, i soldati si misero a can
tare alcuni stornelli di loro com
posizione, che eran tutti uno
scherno feroce contro l'avvocato
Tremarella e che alludevano per
fino alla sua infelicità coniugale,
il tenente Ceresara, piombando
all'improvviso da un cammina
mento, andò' su tutte le furie e
promise castighi a chi aevsse an
cora osato prendersi beffe di un
compagno «li armi, e finì con una
predica sulla necessità di volersi
tutti bene, di essere fraterni l'un
l'altro dinanzi alla morte che po
toeva giungere ad ogni momento,
e per l'amore della cara Patria, di
cui si era tutti figli e nel nome
della quale si combatteva Poi
voltosi all'avvocato, gii intimò:
"Soldato Bocchèri, seguitemi!"
Il cuore inacidito del socialista
si era involontariamente ram
mollito e commosso dinanzi alla
attitudine dell'ufficiale che con
tanta nobile energia aveva as
sunto la difesa del socialista. Ma
adesso il Bocchèri, seguendo il
suo tenente pel camminamento,
e avanzando tutto curvo, poiché
la sibillante sinfonia delle pallot
tole era ricominciata, pensava:
"Adesso c'è il resto per me! Chi
sa che strapazzata mi riserba
questo sangue-bleu !" E medita
va fieri propositi di ironia altez
zosa.
Però, come furono giunti ad un
gomito del ' camminamento, e
l'ufficiale si arresto' e fisso' per
un momento il soldato, che si
mise macchinalmente subito sul
l'attenti, il volto del tenente ap
parve soffuso di una tale malin
conia accorata, di una tale tri
stezza bonaria e quasi umile, che
il Bocchèri sentì cadere dal pro
prio cuore ogni astio, ogni male
vola intenzione.
"Signor avvocato" cominciò
l'ufficiale, con voce quasi tre
mante e come parlando a sè stes
so. "Yede, io la tratto, non
come un soldato, mio sottoposto,
ma come la trattavo quattro an
ni fa, quando ci conoscevamo
neollo stesso mondo, ed ella mi
onorava della sua amicizia lo !
deploro profondamente le idee
che ella professa, tanto nocive
alla nostra Patria Io non in
tendo però iniziare qui una di
scussione politica qui c'è altro
da fare; qui c'è da combattere
duramente Le volevo soltanto
dire che, perchè vestiamo questa
divisa, io sono costretto a trat
tarla come gli altri Ese ella
continuasse nell'attitudine che
ha assunto, il mio dovere mi met
toerebbe nella dolorosissima ne
cessità di prendere qualche prov
vedimento contro di lei Io la
prego caldamente a volermi aiu
tare affinchè questo non accada;
le assicuro che ne proverei un di
spiacere grandissimo Perchè
io non sia obbligato a trattarla
come gli altri, si sforzi dunque di
essere come gli altri, di fare co
me gli altri il suo dovere! Av
vocato .Bocchèri, io so che lei non
è un vile! Io so per quale perver
timento cerebrale ella giunga a
fingere di avere a aprezzo il co
raggio ell valore Ma lei non
è un vile! Dimostri dunque che
non lo è, e sarà rispettato dai
compagni, e farà un gran piace
re a ine. Non è vero che mi aiu
terà, signor avvocato?
Le parole del tenente, e più
l'espressione affettuosa, quasi
implorante con cui erano state
pronunziate, là sotto la toempe
sta della rabbia nemica, produs
sero un gigantesco capovolgi
mento nell'animo arido e inaspri
to del socialista Qualche cosa
in lui croiiò, qualche cosa germo
glio' Dinanzi a quell'uomo che
dava a tutti l'esempio (iella sere
nità e del valore, che alla sua po
sizione di ufficiale e di aristocra
tico annetteva, come solo privi
legio, quello d'essere primo al pe
ricolo, e che, con tutto ciò, invece
di punire durissimamente il cat
tivo soldato, lo consigliava, qua
si lo supplicava di non esser vi
le, dinanzi a tanta nobiltà d'ani
mo Oreste oßccheri sentì vera
mente di essere in qualche for
midabile errore, di aver fatto
qualche gran male esi vergo
gnò di aè stesso.
Chino' il capo, e rispose, com
mosso all'ultima domanda del
l'ufficiale.
"Sì, signor tenente. Faro' il
mio dovere."
Il tenente gli porse la mano e
j gliela strinse. Allora, portate su
I dal cuore con l'ondata irresisti
bile di un sentimento nuovissimo,
uscirono dalle labbra del sociali-
I sta queste parole
"Mi perdoni "«
"Oh no! no! non lei! " e
j -clamò l'ufficiale stranamente
commosso. "Torni al suo posto"
aggiunse poi con voce forzata
mente calma. E volse le spalle,
e si allontano' con passo rapido.
Vennero le giornate gloriose
di oGrizia e le successive avan
zate sul Carso. Oreste Boccherì,
per la crisi determinata nel suo
animo dal discorso del tenente,
per il desiderio di non essere più
i aggetto di beffa ai suoi compa
gni, ma sopratutto perchè preso
dal contagio dell'eroismo, affer
rato dall'ebbrezza collettiva della
vittoria, si mostrò eccellente sol
dato, si distinse anzi per segna
lati atti di valore. Una sola con
cessione, puramente teorica, egli
faceva ancora alle sue vecchie
idee : quando veniva elogiato dai
compagni o dai superiori per
per qualche bella azione compiu
ta, egli cercava di spiegarla in
toutti i modi, fuorché col senti
mento patriottico; pure agendo
cóme il più bravo dei soldati d'l
talia, egli si ostinava, teorica
mente, a negare l'ltalia.
E così tirava fuori l'istinto di
legittima difesa, il senso di soli
darietà con i compagni d'arme,
10 spirito- di sacrificio— insom
ma tutte le circonlocuzioni più
strane, per spiegare i suoi atti,
pur di non ammettere che face
va semplicemente il suo dovere
di soldato italiano.
Però, si guardava benedi fare
simiU discorsi dinanzi al tenente,
per il quale professava ormai u
noa autentica venerazione, tanto
più che gli doveva quasi la vita.
Un giorno, durante un assalto, il
soldato era scivolato di traverso
in una bocca di lupo, senza farsi
miracolosamente alcun male. Ma
ad ogni movimento per tentare
di risalire, correva pericolo d'in
filarsi nella acutissima punta di
ferro che sorgeva dal fondo del
la buca insidiosa, e il tenente Ce
resara, che lo aveva scorto in
quella posizione tragica, s'era ar
restato, allo scoperto, sotto la
gragnuola di fucilate nemiche, e
non se n'era andato finché aveva
potuto trar fuori dalla trappola
11 suo soldato.
Ma venne presto per il Boc
cheri l'occasione di sdebitarsi.
Una notte il tenente avvertì
che usciva dalla trincea. Si sep
pe che egli voleva andare perso
nalmente a rendersi conto di al
cune posizioni nemiche. L'esplo
razione era certo rischiosissima,
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