CONVERSIONE Novella di Alfonso B. Mongiardini Oreste oßcchieri, avvocato so cialista, fatto tutto quel che era umanamnte possibile per non indossare la divisa grigio verde. Però ,a nulla gli eran val se le raccomandazioni di influen ti parlamentari del suo partito, e nemmeno la sua miopia di cui e gli accentuava l'importanza con un paio di occhiali d'oro a stan ghetta, ma che in realtà era ab bastnza leggera. Allora si era regolarmente imboscato come or dinanza presso un capitano com missario, destinato ad un ufficio, in città, per le sue malferme con dizioni di salute. Il nostro avvocato avrebbe po tuto starsene lieto e tranquillo in quel sicuro rifugio; invece, siccome il suo capitano non lo ri sparmiava, e pretendeva da lui un servizio inappuntabile, come lo avrebbe preteso da un altro soldato qualunque, egli non fa ceva che brontolare, ed ostenta va un umore intrattabile. Bisognava vederlo quant'era buffo quando, con una smorfia di supremo disprezzo, si metteva a lucidare le scarpe del capitano, e dondolando, in corrispondenza con i movimenti della spazzola, la testa arcigna, quasi completa mente calva, a malgrado dei suoi trentadue anni, prediceva alla cuoca la fine del militarismo, e l'avvento del famoso sole dell'av venire. Il capitano, per qualche setti mana, fece finta di non accorger si di niente; ma poi, quando l'av vocato arrivò addirittura all'in solenza, se non nelle parole, nel contegno ironico e sprezzante, l'ufficiale pensò bene di disfarse ne; e, considerato che il Bocche- Per qualunque lavoro Tipografico j RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA j RASSEGNA ia s, in si, wu. ri era grande e grosso, giovine e forte, manovro' in modo da farlo spedire in zona di guerra. E fu così che l'avvocato socia lista, neutralista arrabbiato, si trovò in una trincea di prima li nea, sul Carso, tra il monte San Michele e le rovine di San Marti no; luogo che a quel tempo era pochissimo simpatico, per chi non amava la guerra ed aveva paura delle pallottole ! Oreste Bocchèri masticò fiele amaro nei primi giorni. Maledis se la guerra, il suo ex-padrone, ed anche un poco se stesso, per non aver saputo acconciarsi a lu strare tranquillamente le scarpe, invece di venire a cacciarsi in questo inferno dove si mangiava fango, si respirava fumo di gra nate, e dove la mitraglia e le scheggie piovevano di continuo con una disinvoltura inaudita. Però, dopo qualche giorno, si calmo' un poco, almeno esterior mente, Perfino nel suo cervello, squadrato secondo le regole di Carlo Marx, non poteva non. pe netrare un certo senso di ammi razione per tutti quei suoi com pagni che ocn tanta serenità sop portavano disagi e pericoli, che con tanto eroismo davano la vi ta per un ideale. Egli si difende va da quel sentimento ; diceva in cuor suo che i suoi compagni e rano animali incoscienti e non e voluti, e che si facevano macella re così perchè non ancora illu minati dalle sublimi massime dell'internazionalismo. Ciò non dimeno, quel loro sprezzo del pe ricolo, quel loro magnifico corag gio era contagioso, e, quasi sen za che egli se ne accorgesse, gli penetrava a poco a poco nelle fi- LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA., SABATO, 7 APRILE 1917 bre. Tantoché egli non tentò nemmeno, come si era ripromes so, di far propaganda rivoluzio naria ira i soldati. Naturalmente diceva a se stesso che non lo fa ceva perchè sarebbe stato inuti le, perchè erano troppi rozzi e fa natici; ma in realtà glielo impe diva un certo rispetto che prova va per il loro eroismo. Si conten tava di ostentare per conto pro prio una grande vigliaccheria, facendo però ben rimarcare che essa era l'effetto d'una sua gran de superiorità cerebrale; e dava a intendere che la sua paura non era fisica, ma bensì sistematica, teoretica filosofica! Quei bruti incoscienti dei suoi compa gni di trincea però non la inter pretarono così Cominciarono a schernire il Bocchèri, comincia rono a mettere in ridicolo ogni suo gesto, ogni sua parola, e fini rono per affibbiargli il sopran nome di "avvocato Tremarella" Ma peggio fu quando si spar se una certa storia spiacevolis sima, diffusa fra i soldati di al cuni compaesani dell'avvocato, che si trovavano nella stessa compagnia. Si venne dunque a sapere che Oreste Boccheri aveva sposato, tre anni prima, per amore di u na dote cospicua, uni signorina che aveva due lustri più di lui o che dopo otto mesi soltanto di matrimonio egli aveva scoperto una corrispondenza compromet lentissima nella scrivania di sua moglie! Grande scenata coniuga le ela sera stessa partenza di gnitosa della signora. L'avvocato era cosi rimasto solo, e senza nemmeno la soddi sfazione di pigliarsela con qual cuno; perchè le lettere dell'aman te di sua moglie erano prudente mente no nfirmate. Ed egli, per quante ricerche avesse fatto, non era mai riuscito a scoprirne il misterioso autore. Sommando insieme- la calvizie precoce, gli occhiali d'oro, il fa- re da superuomo, la paura non dissimulata, e la fama df mari to ingannato! si ha un totale suf ficiente per comprendere come Oreste Bocchèri divenisse lo zim- bello di tutto il suo plotone, e stesse per divenirlo di tutta la compagnia, se non fosse giunto a tempo ur. salvatore. E questi fu il suo tenente, il tenente Cere sara, o meglio il marchese Alber to Fassi di Ceresara, che l'avvo cato aveva conosciuto alcuni an ni prima, quando ancora non fa ceva il demagogo, ma che ades so aveva fi ito di non riconosce re E' naturale! Un nobile! Un ufficialo! Un suo superio re! Ce n'erà d'avanzo perchè il Bocchèri lo coprisse di tutto il suo bilioso disprezzo. Però, quando una sera, in una delle rare pause del combatti mento, i soldati si misero a can tare alcuni stornelli di loro com posizione, che eran tutti uno scherno feroce contro l'avvocato Tremarella e che alludevano per fino alla sua infelicità coniugale, il tenente Ceresara, piombando all'improvviso da un cammina mento, andò' su tutte le furie e promise castighi a chi aevsse an cora osato prendersi beffe di un compagno «li armi, e finì con una predica sulla necessità di volersi tutti bene, di essere fraterni l'un l'altro dinanzi alla morte che po toeva giungere ad ogni momento, e per l'amore della cara Patria, di cui si era tutti figli e nel nome della quale si combatteva Poi voltosi all'avvocato, gii intimò: "Soldato Bocchèri, seguitemi!" Il cuore inacidito del socialista si era involontariamente ram mollito e commosso dinanzi alla attitudine dell'ufficiale che con tanta nobile energia aveva as sunto la difesa del socialista. Ma adesso il Bocchèri, seguendo il suo tenente pel camminamento, e avanzando tutto curvo, poiché la sibillante sinfonia delle pallot tole era ricominciata, pensava: "Adesso c'è il resto per me! Chi sa che strapazzata mi riserba questo sangue-bleu !" E medita va fieri propositi di ironia altez zosa. Però, come furono giunti ad un gomito del ' camminamento, e l'ufficiale si arresto' e fisso' per un momento il soldato, che si mise macchinalmente subito sul l'attenti, il volto del tenente ap parve soffuso di una tale malin conia accorata, di una tale tri stezza bonaria e quasi umile, che il Bocchèri sentì cadere dal pro prio cuore ogni astio, ogni male vola intenzione. "Signor avvocato" cominciò l'ufficiale, con voce quasi tre mante e come parlando a sè stes so. "Yede, io la tratto, non come un soldato, mio sottoposto, ma come la trattavo quattro an ni fa, quando ci conoscevamo neollo stesso mondo, ed ella mi onorava della sua amicizia lo ! deploro profondamente le idee che ella professa, tanto nocive alla nostra Patria Io non in tendo però iniziare qui una di scussione politica qui c'è altro da fare; qui c'è da combattere duramente Le volevo soltanto dire che, perchè vestiamo questa divisa, io sono costretto a trat tarla come gli altri Ese ella continuasse nell'attitudine che ha assunto, il mio dovere mi met toerebbe nella dolorosissima ne cessità di prendere qualche prov vedimento contro di lei Io la prego caldamente a volermi aiu tare affinchè questo non accada; le assicuro che ne proverei un di spiacere grandissimo Perchè io non sia obbligato a trattarla come gli altri, si sforzi dunque di essere come gli altri, di fare co me gli altri il suo dovere! Av vocato .Bocchèri, io so che lei non è un vile! Io so per quale perver timento cerebrale ella giunga a fingere di avere a aprezzo il co raggio ell valore Ma lei non è un vile! Dimostri dunque che non lo è, e sarà rispettato dai compagni, e farà un gran piace re a ine. Non è vero che mi aiu terà, signor avvocato? Le parole del tenente, e più l'espressione affettuosa, quasi implorante con cui erano state pronunziate, là sotto la toempe sta della rabbia nemica, produs sero un gigantesco capovolgi mento nell'animo arido e inaspri to del socialista Qualche cosa in lui croiiò, qualche cosa germo glio' Dinanzi a quell'uomo che dava a tutti l'esempio (iella sere nità e del valore, che alla sua po sizione di ufficiale e di aristocra tico annetteva, come solo privi legio, quello d'essere primo al pe ricolo, e che, con tutto ciò, invece di punire durissimamente il cat tivo soldato, lo consigliava, qua si lo supplicava di non esser vi le, dinanzi a tanta nobiltà d'ani mo Oreste oßccheri sentì vera mente di essere in qualche for midabile errore, di aver fatto qualche gran male esi vergo gnò di aè stesso. Chino' il capo, e rispose, com mosso all'ultima domanda del l'ufficiale. "Sì, signor tenente. Faro' il mio dovere." Il tenente gli porse la mano e j gliela strinse. Allora, portate su I dal cuore con l'ondata irresisti bile di un sentimento nuovissimo, uscirono dalle labbra del sociali- I sta queste parole "Mi perdoni "« "Oh no! no! non lei! " e j -clamò l'ufficiale stranamente commosso. "Torni al suo posto" aggiunse poi con voce forzata mente calma. E volse le spalle, e si allontano' con passo rapido. Vennero le giornate gloriose di oGrizia e le successive avan zate sul Carso. Oreste Boccherì, per la crisi determinata nel suo animo dal discorso del tenente, per il desiderio di non essere più i aggetto di beffa ai suoi compa gni, ma sopratutto perchè preso dal contagio dell'eroismo, affer rato dall'ebbrezza collettiva della vittoria, si mostrò eccellente sol dato, si distinse anzi per segna lati atti di valore. Una sola con cessione, puramente teorica, egli faceva ancora alle sue vecchie idee : quando veniva elogiato dai compagni o dai superiori per per qualche bella azione compiu ta, egli cercava di spiegarla in toutti i modi, fuorché col senti mento patriottico; pure agendo cóme il più bravo dei soldati d'l talia, egli si ostinava, teorica mente, a negare l'ltalia. E così tirava fuori l'istinto di legittima difesa, il senso di soli darietà con i compagni d'arme, 10 spirito- di sacrificio— insom ma tutte le circonlocuzioni più strane, per spiegare i suoi atti, pur di non ammettere che face va semplicemente il suo dovere di soldato italiano. Però, si guardava benedi fare simiU discorsi dinanzi al tenente, per il quale professava ormai u noa autentica venerazione, tanto più che gli doveva quasi la vita. Un giorno, durante un assalto, il soldato era scivolato di traverso in una bocca di lupo, senza farsi miracolosamente alcun male. Ma ad ogni movimento per tentare di risalire, correva pericolo d'in filarsi nella acutissima punta di ferro che sorgeva dal fondo del la buca insidiosa, e il tenente Ce resara, che lo aveva scorto in quella posizione tragica, s'era ar restato, allo scoperto, sotto la gragnuola di fucilate nemiche, e non se n'era andato finché aveva potuto trar fuori dalla trappola 11 suo soldato. Ma venne presto per il Boc cheri l'occasione di sdebitarsi. Una notte il tenente avvertì che usciva dalla trincea. Si sep pe che egli voleva andare perso nalmente a rendersi conto di al cune posizioni nemiche. L'esplo razione era certo rischiosissima, 5