La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, April 07, 1917, Page 3, Image 3

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    Nell'Ordine Ind. Figli d'ltalia
Grazie all'attività straordina
ria che, da qualche tempo a que
sta parte, s'è andata spiegando
dai maggiorenti dell'Ordine nello
Stato di Pennsylvania, le file de
gl'lndipendenti si vanno giornal
mente ingrossando. E' questo un
indizio sicuro ed eloquente al
l'istesso tempo che l'Ordine In
dipendente dei Figli d'ltalia rag
giungerà presto e senza molti o
stacoli quei grado di potenza col
lettiva cui seppero mirare i suoi
fondatori, asservendone sincera
mente le pagine del programma
ad ideali nobilissimi e ad uno
spirito di italianità vera, intima
mente sentito, coltivato sefiza
reconditi fini, spassionatamente,
così come solo quelli che amano
l'ltalia e gl'ltaliani sanno e pos
sono fare.
Niente camerille dai fini loschi
o semplicemente puliti, nessuna
idea di egemonia, nemmeno il
pensiero di piccoli o grandi sfrut
tamenti, non pretese czaresche e
camorristiche, nè accampamenti
a diritti enfiteutici sulle merce
di bottegaie e sulle cariche si ha
motivo di deplorare e di condan
noare in mezzo alle schiere ri
spettabilissime dell'Ordine Indi
pendente dei Figli d'ltalia. Il
concetto della fratellanza pura e
semplice, del mutuo soccorso op
portunamente e doverosamente
spiegato ed effettuato, quello in
fine di dare, ed a ragione, più
prestigio al nome italiano in ter
ra straniera; ecco i cardini capi
tali sui quali si fa agevolmente
girare il grande asse che imper
nia tutto il grande programma
dell'Ordine.
Queste e non altre sono state
le ragioni che hanno indotto un
gran numero di nostri stimabili
connazionali, sempre restii fino a
qualche tempo fa all'idea delle
associazioni in genere, ad entra
re nell'Ordine Indipendente, e la
loro entrata si noti non è
avvenuta così alla cicca, per
semplice condiscendenza all'ami
co o al conoscente sollecitante,
ma solo perchè s'è fatto toccare
con mano quella verità di cui si
sentiva il bisogno assoluto, indi
spensabile per la decisione del
caso.
Adesso che nuovi elementi,
probabilmente tra i migliori in
mezzo ai nostri connazionali,
sono entrati a far parte della
grande famiglia dell'Ordine In
dipendente, c'è da aspettarsi di
conseguenza e con tutta certezza
un nuovo e maggiore impulso al
le cose dell'Ordine istesso. Lad
dove le energie aumentano, la
produzione deve aumentare di
pari passo, e sarà grande e sin
cero il nostro compiacimento ap
pena l'Ordine Indipendente dei
Figli d'ltalia avrà raggiunto quel
grado di importanza coloniale che
è nelle finalità non solamnte dei
suoi fondatori, ma anche di tutti
gl'italiani che sentono il princi
pio dell'onestà e la religione del
dovere.
Non è molto che venne in men
te a parecchi sia dell'uno che del
l'altro campo, di propugnare la
fusione degl'"lndipendenti" con i
"Figli d'ltalia" originariamente
detti. Vi furono delle discussioni
su qualche giornale, ma queste
discussioni furono semplicemen
te vaghe e passeggiere ; manca
rono fra l'altro del merito essen
zialissimo dell'argomentazione
positiva perchè si potesse appro
dare a qualche cosa di concreto.
Come accade però, quasi sempre,
in tutte le nostre cose di colonia,
le discussioni, oltreché vaghe e
passeggiere, furono anche mon
che e brevi fino al punto da non
riuscire ad interessare se non po
che, pochissime persone,forse so
lo quelle che pensarono di trattar
la quistione così tanto per
trattarla. La proposta, discussa e
dibattuta tesi, sebbene senza
contradittorio, cadde sotto il pe
so di una rachitide ingenita e
non se n'è più parlato sin d'allora.
Noi che demmo alla cosa la do
vuta importanza, come importan
za va sempre data alle proposte
che hanno, non fosse altro, il me
rito dell'obiettività sincera, e
questo merito è doveroso ammet
tere in tutto e fino a prova in
contrario, avemmo in buon
concetto quelli che propugnava
no la fusione dei due Ordini ; ma
non sapemmo nemmeno riprova
re tutti quelli che della fusione
non ne vollero sentire. Così pen
sammo allora, perchè in certo
modo estranei alle due t'azioni
e non volemmo interloquire in
nessuna maniera ; oggi però, sic
come della fusione si parla an
cora ed ove fosse il caso di inta
volare intorno ad essa discussio
ni e polemiche, saremmo recisa
mente contrari e combatterem
mo ad oltranza perchè non avve
nisse. Ne accenniamo fugace
mente le ragioni :
Per quanto a nessuno ricono
sceremmo mai il diritto di fo
mentare e secondare odi, rancori
e rivalità di qualunque specie tra
i due Ordini Figli d'ltalia, pur
tuttavia approviamo che essi co
stituiscano sempre due fazioni
differenti, non fosse altro per e
mularsi e gareggiare nelle buone
opere, controllarsi, riprendersi e
riprovarsi a vicenda nelle cattive
azioni veramente détte ed anche
TANTO PER DIRE
DI PALO IN FRASCA
Col vento che spira, parola d'o
nore, rinunzio a fare il Re, an
che a costo di contrarre un . de
bito. Mentre tante volte in mia
vita ho avuta l'occasione di escla
mare: Se l'ossi Re! E quante
cose mi sarei ripromesso di fare,
se una corona, reale sempre, mi
avesse ornata la fronte, ed il mio
braccio si fosse irrigidito a star
teso con lo scettro del comando,
come il braccio d'un fakiro in
estasi. Mentre oggi Dio ne li
beri! ed io preferisco di pensar
la come quel contadino che, non
avendo la mente arricchita dalla
lettura dei Reali di Francia, Mil
le e Una Notte, Guerino detto il
Meschino e Trabazio, diceva: Se
fossi Re mangerei sempre insa
lata, frittata e cappucci novelli;
la penserei magari come Cecco
d'Ascoli che scriveva :
Torrei per me le giovani leggia
dre,
Le brutte e vecchie lascerei al
trui. . •
ma non vorrei neppure per un'o
ra essere Guglielmo Secondo, il
quale, perchè imperatore, voleva
pigliare il globo terraqueo, arro
tondarlo un po' meglio e scriver
ci ai lati: Made in Germany. E
adesso invece deve badare che i
Franco Inglesi non gli sfondino
la linea Cambrai -S. Quentin, o
che i suoi compatrioti non si ri
solvano a trattarlo come un Ni
cola dei miei Romanoff dagli sti
valoni di marmo.
Io però molte e molte volte, qui
in America, ho pensato : Ah ! se
fossi Zar! evi confesso che,
quando seppi che Nicolino l'ave
vano mandato al fresco, senza
dargli il tempo di cambiarsi gli
stivaloni, se da un canto esultai
per la liberazione del popolo Rus
so, d'altro canto mi vennero le
lacrime /pensando a quei cari
Scinì. Era il Re che ci voleva, il
Re che si m< Mvano, il Re che
li aveva compresi, il Re, che in
Russia ci dava soddisfazione, con
questa gente, che in America ci
fa crepare Del resto le recri
minazioni sono inutili, e la Sto
ria sta scrivendo le pagine più
memorabili del «uo gran libro;
sebbene qualche pagina certo l'a
vrà lasciata in bianco, aspettan
do che un Boccaccio, un Abbate
Casti, o un Paolo de Coc ne va
da a completae i capitoli: la pa
gina intestata a Gregorio Ra
sputin! Grand'uomo quel Ra
sputin! Quel monaco, senza
conoscere sillabario o teologia,
LA RASSEGNA PHILADEIPHIA, PA., SABATO, 7 APRILE 1917
in quelle che potessero peccare
semplicemente di una qualsiasi
incorrettezza.
Ove si fosse in una sola fami
glia, l'abuso, la soverchieria, o
magari l'ingiustizia la più leggie
ra potrebbero, in assenza di una
pietra di paragone qualsiasi, per
petuarsi non solo, ma degenerare
anche in cose peggiori, senza che
il danneggiato potesse sperare
in una qualsiasi difesa diretta o
indiretta atta non solo a risto
rarlo in qualche modo del danno
patito, ma che potesse anche
suonare acerba rampogna per gli
abusatori di carica e di autorità
possibilmente tollerati o auto
rizzati dalle solite, immancabili,
pur troppo riprovevoli e funeste
cricche autocratiche che inflig
gono seriamente i nostri sodali
zi all'Estero.
Esistano adunque e l'uno e!
l'altro ordine come due grandi
famiglie a parte. L'uno prenda
ad esempio, faccia a gara con
l'altro per le opere buone ridon
danti sempre a decoro, vanto e
ad utilità degli italiani immigra
ti. Si dieno la caccia a vicenda,
si controllino incessantemente e
si combattano fieramente ogni
qualvolta c'è ragione plausibile
per combattersi, purché, sia nella
gara per il bene che per la lotta
contro il male, si rimanga domi
nati dallo spirito vivamente sin
cero di giovare alle nostre collet
tività.
Curiangiolo
profondo solo circa il capitolo
'De Matrimonio" della Morale di
S. Alfonso Maria, senza usar
bussola, e solo con la guida del
timone, aveva rizzata la prora
fino alle alcove della corte di
Russia, fermandosi beato in quei
porti e seni naturali, come a una
base di rifornimento pel suo
viaggio verso il paradiso. Fortu
nato lui, che senza saper legge
re, aveva capito il latino: La
gloria del cielo a mezzo dei pia
ceri della terra e che piaceri !
Peccato ch'egli sia nato troppo
tardi ed ucciso troppo presto per
le donne Russe; altrimenti a
vrebbe l'atte le fiche a Confucio,
a Cristo e a Maometto, ed alla
sua religione si sarebbero con
vertite oltre che le Zarine di
Russia, anche le cannibale del
l'Africa centrale.' E chi poteva
rifiutare di essere un suo degno
ministro?
Poi era prudente quel Raspu
tin, perchè le sue massime e teo
rie, le svolgeva nelle sale da ba
gno e nelle camere a porte chiu
se, e non c'era donna, che, dopo
la discettazione, non restasse
sottoposta e soddisfatta dalla so
lidezza del suo argomento. Bene
a ragione quindi la Zarina ne se
guiva il niveo, argenteo feretro
in fitte gramaglie: Rasputin le
aveva schiuse le porte del para
diso, mentre quel Nicola dagli
stivaloni, pur essendo capo del
Santo Sinodo, glielo aveva fatto
solo intravedere così solo un
pezzetto il regno dei cieli
Ed ora la Principessa di Hess,
ex Zarina, sta leggendo nel pa
lazzo d'lnverno il Paradiso. Per
duto di Milton; Nicola dagli sti
valoni passa il tempo ad incide
re su d'un grosso corno di renna
regalo di Rasputin alcune
massime di Boezio, e le princi
pesse e le dame di corte passano
le ore a cucire cuffiotti e vestine
per gli orranelli nascituri • al
ternando il lavoro spalando, as
sieme alla Principessa di Hess,
ed ex aZrina, la neve su cui si
seggono, non so perchè, ogni tan
to. Anzi,"si racconta, che un Uf
ficiale di Guardia, che le vide un
giorno tutte col di dietro af
fondato nella neve, insospettito
abbia esclamato : Che non sia ri
suscitato Rasputin e lo tengano
nascosto lì sotto? Poi conosciuta
la ragione vera, abbia mormora
to: Neve, neve! per quae peccat
homo, per haec et punietur.
Quel Rasputin! A. D'Aloia
Curiosit?' sul Prestito
Nel medio evo contraria
mente ai nostri tempi, nei quali
l'argent fait la guerre era la
guerre che produceva l'argent.
Non deve, ìierciò, arrecar mera
viglia se Eirico 11, re di Fran
cia, per avere cinquantamila
scudi in prestito dal cantone sviz
zero di Soletta (Soleure), dovè
sottoscriverà un- atto, col quale
autorizzava i discendenti di Gu
glielmo Tel! a saccheggiare, in
caso di inadempimento da parte
sua, il limitrofo territorio fran
cese.
Assai strano è quel prestito in
vocato da (temente VII, durante
l'assedio di Roma da parte del
,Conestabilo di Borbone (1527).
Egli "convoco' i romani così il
Guicciardini perchè i più ric
chi prestassero denaro per solda
re fanti. Alla qual cosa non trovò
corrispondenza alcuna; anzi è
restato alta memoria che Dome
nico di Massimo, ricchissimo so
pra tutti i romani, offerse di
prestare cento ducati ! Della qua
le avarizia patì le pene, perchè le
figliuole andarono in preda dei
soldati, ed egli con i figliuoli pri
gionieri ebbero a pagare gran
dissima taglia.
Ed ora due parole sul prestito
promosso da Giuseppe Mazzini
nel 1850-51, il quale dette origi
ne in Roma ad un clamoroso in
cidente. Ecco precisamente come
andarono le cose. Nel "Giornale
di Roma" del 10 marzo 1851 ap
pariva questo comunicato: "La
vigile polizia ha requisito cin
quanta cartelle intitolate Presti
to Nazionale Italiano, firmate o- !
riginariamente da Mazzini, Sir
tori, Montecchi, Saliceti e Saffi,
da 25 franchi ciascuna, presso un
individuo che fu già' fra i tira
glioli all'epoca del cessato rivolu
zionario governo della repubbli
ca. Il possesso delle dette cartel
le, cui furono pure rinvenute va
rie stampe antipoliche, si trova
in potere della giustizia ed il tri
bunale criminale procede contro
iil med'JS." i'vr sai dì !*£«*' ,j
Trattavasi di cel to Perozzi, i se
guaci mazziniani si affrettarono
però a dar comunicazione del fat
to ai liberali con la seguente se
greta diffida: "Associazione Na
zionale Italiana, Il Comitato
Centrale degli Stati Romani ren
de noto a chiunque che le 50 po
lizze di 25 franchi del prestito
nazionale italiano, cadute in ma
no dell'intruso governo Antonel
li-Mastai, sono contrassegnate
con la lettera A e coi n. 9700 a
9749 inclusivamente. E intende
con questo avviso di diffidare
coloro cui venisse offerto l'acqui
sto di alcuna di quelle polizze per
fini di spionaggio o di truffa.
Roma, 12 marzo 1851."
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