2 LA RAGIONE Organo di difesa della italianità :ontro i vili, i camorristi, i sicari, falsari e gli austriacanti, nemi :i della patria di origine edi juella d'adozione. F. SILVACNI, Direttore 911 Christian Street Phila., Pa. UNA COPIA 5 SOLDI Philadelphia, :>0 (ìiuuno 1917 VNNO I. No- fi orsino nei lupanari, dimostrava ìhiaramente la natura dell'uo no : sciocco, vanitoso, ignorante. Chiunque lo assoldava ed ag giogava al proprio carro, rinveni ,-a in lui uno strumento cieco, empi e prono e disposto a servire •hi gli avesse gettino l'otfa, sen ;a menomamente preoccuparsi ii colui che faceva oggetto delle ;ue contumelie. Giacché odiava >er mestiere, senza motivi di iorta o meglio per gli stessi mo ,ivi che spingono il cane vaga >ondo a latrare, nella notte solen ìe. alla placida, alla candida lu ìa. per quegli stessi motivi che ■pingono il gufo ad odiare il sole ■ la sua luce. E talvolta, anzi sempre, nelle ampagne denigratorie, poneva anta acredine e tanto zelo da ;embrare eccessivo perfino ili ;uoi mandanti ; era insomma il nezzolato sicario che per inta sare il prezzo del delitto, aggre lisce alle spalle, ferisce ed ucci ie persone che egli non conosce > dalle quali nessun male ha mai •icevut J. * * t Dal giorno in cui. auspice il uo grande Presidente, anche juesta nobile nazione si è messa il fianco degli Alleati, per il rionfo del diritto e della liber à manomessa, da quel giorno il legenerato vide una fosca pio iella addensarsi sul suo capo. Da illora non gli fu più possibile fa re in pubblico quelle infami di ihiaiazioni di simpatia a tede schi ed austriaci, perchè correva ,1 rischio di andarsene dritto iritto in gattabuia per una lun ja serie di anni. I detectives americani, vigili ;d inesorabili contro spie e tra ìitori, non erano, come i carabi nieri italiani, a cinquemila mi glia di distanza e ad ogni piè so spinto potevano posargli sulla spalla la mano pesante. E perciò 1 degenerato divenne all'improv riso cauto e guardingo, anzi fi unse persino a pubblicare delle strombazzature patriottiche. ila alle sue dichiarazioni po stume e tardive nessuno prestò "ede ed il vuoto attorno a lui irebbe spaventosamente e negli jltimi tempi viveva in un isola mento completo, ripudiato e sconfessato persino dai sosteni tori delle sue oigie. Egli quindi ••edeva imminente la fine della sua indecorosa cuccagna; scor geva lo spettro della miseria attanagliarlo con ghigno feroce ì sapendo la sua rovina imman cabile. andava diventando sem pre più cupo e tremebondo. L'u avvenimento grandioso ed ina.>pettato si aggiunse che gli rese la grama esistenza insoppor tabile e diede corpo, nella sua mente squilibrata, a truci propo siti, spingendolo, in un istante di furibonda pazzia alcoolica. a farsi giustiziere delle sue scelleratez ze. ♦ * * Si giunse finalmente alla vigi lia del gran giorno sacro alla pa tria, alla fiammeggiante Italia cne, dal tremendo duello dovrà balzare fuoi i più grande e pia po lente. L'indomani sarebbe arri vata nell'immensa città del fra terno amore, un'ambasceria illu stre, capitanata da un rappresen tante della più antica e più ge nuina nobiltà europea e dal più grande scienziato dei tempi, a portare il saluto della Gran Ma dre lontana alla Colonia ardente sempre ili sublime patriottismo. I connazionali erano esultanti ; fervevano ovunque febbrilmente gli ultimi preparativi per un ri cevimento degno e solenne. Tut ti guardavano con profondo or rore l'austriaco di ieri e lo fuggi vano come un appestato. Vide allora il manigoldo l'abis so inesorabile, sentì la forza de vuoto che ve lo trascinava ed e sterrefatto e convulso, tentò d atfjgare nel vino i fantasmi spa ventevoli. E tutta la giornat; tr&scorse in una continuazione d orgie smodate, ma i l'antasm sembravano vieppiù sollevare ls testa, sfidandolo in un duelli mortale. La notte era molto avanzata quando egli si avviò barcollanti alla sua meschina dimora; una mano nella tasca della giacca bi sunta stringeva nervosamente il manico di un ben affilato rasoio. Nel suo cervello, ove l'alcool bol liva vorticosamente, egli mulina va di por fine alla sua grama esi stenza. Ma. vile e feroce, sentiva tutto l'orrore della morte che già gli fi schiava all'orecchio ed in quel su premo istante tornò col pensiero alle quotidiane crapule, alla vita di ozio per tanti anni vissuta, al le luride passioni appagate e la mano si ritrasse lenta e paurosa di vibrare il colpo di grazia. In verità la morte fu sempre per le anime ree il più grave dei danni; ma gli giunsero, in buon punto, le grida esultanti di un immenso Comizio che si prepa rava ad onorare l'indomani la no bile Missione. E quelle grida, quel generale tripudio, vinsero per un attimo la sua indecisione e gli dipinsero al lo sguardo tutta l'infamia della sua lunga opera matricida. Allora, rapido come il fulmine, brandì il rasoio, levò alto il brac cio e. con un grido sconcio di spa vento e di rimpianto, vibrò il col po che gli recise nettamente la carotide. Il miserabile corpo, ro so dagli stravizi, rovinò al suolo pesantemente, eruttando, in un estremo singulto, assieme coli a tro sangue e col vino, l'ultima im precazione. La mattina seguente il cadave re infame giaceva ancora nel me desimo posto, con la gola orribil mente squarciata, pasto alla cu riosità dei passanti Non il rimorso delle sue vergo gnose colpe, nè una pallida om bra di pentimento, avevano spin to lo sciagurato a far giustizia di sè stesso, sibbene il terrore del l'isolamento, della generale ese crazione e della conseguente mi seria. Ma il sangue mitiga molte col pe, se non riesce del tutto a can cellarle. Vero è che per redimere quel l'anima immonda scesa negli a bissi, non sarebbero sufficiente lavacro tutte le acque del Dela ware; ma noi siamo miti, noi siamo buoni e, dinanzi alla soma sgozzata di un delinquente tanto pericoloso, se non un generoso o bìio, vada almeno un pietoso ab bandono. Sulla sua fossa gelida e solita ria non fiori, noi. rugiada, perchè nessuna eredità di affetti lascia chi per la famiglia non ebbe mai né un pensiero ..i un palpito; n.a ortiche tra le quali si rimpiatta no i rettili e piante selvatiche dai cui rami il gufo emette nella not te il suo lugubre lamento! IL NOVELLIERE L'idiozia di un imbecille I want to be frankly with vou, Mr. Di Silvestro! About the con signement of the medal. the Se cretary to the Mayor he wish to speak to you to-morrow. Please, cali to see him at 9.30 a. m. In regards to the banquet, Mr. Di Silvestro, I gave many, many names, including yours and that of your brother John. Così parlava Vitozzi di Viter bo, l'idiota che vorrebbe sostitui re e continuare l'opera malefica di suo padre, a Giuseppe Di Sil vestro, per telefono, la sera del l'antivigilia del 20, mentre il personale di Maganza. raccolto attorno all'oracolo che portava notizie fresche, sghignazzava dal le rise per la di lui imperturbabi le impudenza nell'affermare cose che essi sapevano non risponde re a verità. Vitozzi, dunque, ha avuto i suo quarto d'ora di gloria; ma Vitozzi sta approfondendo la fos sa in cui saranno sotterrati lui « suo padre, il succhiatore di sue cessioni, lo spoliatore dei vivi t dei morti, il camorrista, il crimi naie che, secondo un suo attuale alleato, dovrebbe portare il nu mero al berretto a righe e la ca tena al piede. Vitozzi, protetto da un ex lu strascarpe che oggi ha la fortu na di ricoprire una carica impor tante, ha dettato i nomi di colon che dovevano intervenire al ban chetto dato alla Missione Italia na; ha contribuito alla formula zione del programma generale aveva decretato che la parata de Figli d'ltalia non avesse dovuti aver luogo, per non rimpicciolir» la figura già microscopica di SU) padre: ha fatto lo spione di po lizia alla porta d'entrata al ban chetto; è stato informatore dell: stampa americana;; ha vigliac camente delineata la figura mo rale di Giuseppe Di Silvestro ; \ i tozzi, insomma, è stato tutto, ha ! fatto tutto, non escluso la parte j del delatore. Ma egli ignorava l che Giuseppe Di Silvestro, nell'e poca del City Party, aveva par- j lato dalla stessa piattaforma con : W. Potter contro il miserabile del padre suo. Caro Vitozzi, ascoltaci. Il fan- ; go delle scarpe di Giuseppe Di Silvestro è più pulito del tuo gi u gno e di quelli di tutto il tuo ca- j sato. Gli antenati di Giuseppe Di Silvestro furono la gloria dell'A bruzzo, mentre i tuoi nonni, al di là dell'Oceano più di una volta furono arrestati da un brigadiere dei carabinieri che ora risiede a Newark. Giuseppe Di Silvestro ha sempre lavorato; tuo padre ha sempre rubato. Giuseppe Di Silvestro è stato sempre aperto e leale e tu sei un vigliacco, co me vigliacco è sempre stato il tuo genitore. Vitozzi, pochi giorni prima del 20. aveva detto a Giovanni Ra magli ed anche a Giuseppe Di Silvestro che del discorso che questi avrebbe pronunziato per la consegna della medaglia ne desiderava una copia il Sinda co, in inglese ed in italiano. Vitozzi, dubitava che Giuseppe Di Silvestro, dalla figura austera e dalla parola convincente, non avesse suscitato troppo entusia smo nella folla annichilendo così la ignorante prosopopea di suo padre. Vitozzi, più tardi disse al Di Silvestro che il Segretario del Sindaco avrebbe voluto vederlo la mattina seguente a proposito del la consegna della medaglia; ma Vitozzi aveva affermato il falso perchè alla sua presenza il Segre tario disse al Di Silvestro, re catosi all'appuntamento, che non si era mai sognato di fissare tale incontro. Vitozzi volle farsi una piccola vendetta per l'Ordine del giorno presentato da lacolucci contro il cavaliere d'in dustria. Vitozzi voleva impedire qualsiasi dimostrazione si potes se fare dai Figli d'ltalia. Vitozzi però aveva fatto i conti senza il Console Italiano, l'energica personalità incorrotta ed incor ruttibile, che presiede alle sorti degli Italiani di Philadelphia. Vi tozzi oggi minaccia a destra e a manca: sentenzia che farà chiu dere il Circolo Italiano, che di struggerà Gennaro Titomanlio; che farà trasferire il Cav. Giu seppe Gentile. Vitozzi, la tua impuden za. la tua tracotanza sor passa quella di tuo padre. Tu, o Vitozzi, sei un idiota, un imbe cille ed ignori che al seguito del console e di chiunque tu intendes si nuocere, ammesso che ne aves si il potere, vi sono migliaia e mi gliaia di onesti cittadini che, per il sacrosanto diritto delle genti contro i brigantelli come te, sa r l'bero capaci di qualsiasi atto. Su cauto, perciò, se non vuoi che la folla venga a dirti sul muso, fuori il gabbione dentro il quale sei rinchiuso, quello che vera mente sei. Vitozzi, noi ti lanciamo una pubblica sfida, e se non l'accetti sei vigliacco come vigliacco è tuo padre. Si chiami a raccolta la co lonia e si presentino ad essa due nomi: quello di Giuseppe Di Sil vestro e l'altro di tuo padre. Ad essa il responso. Su, accetta, Vi tozzi. E' così che si misura la popolarità, non altrimenti. Se ti rifiuti di accettare, ti raccoman diamo ad un tuo uguale : al dege nerato, al tuo nuovo alleato. Que sti ha quasi dato fondo al dena ro elemosinato. Ha bisogno di al tro argent: appaga i suoi desi derii ed egli ti contenterà. Se non ci sbagliamo, venerdì della scorsa settimana un tuo ruffiane patteggiava con lui lungo Chri stian St. Pagalo bene, però; per chè se ciò non farai egli ripubbli cherà, come lo ripubblichiamo noi, l'articolo del numero al ber retto a righe e la catena al piedt nella quale potrebbe rimaner* chiuso anche il tuo piede. La Ha» ione Ai nostri amici e fratelli lettori QUESTO GIORNALE E' FATTO DA VOSTRI AMICI, DA VOSTRI FRATELLI CHE VIVONO CON IL LAVORO QUOTI-1 DIANO. SE VOLETE PERCIÒ* CHE "LA RAGIONE" CONTINUI V PUBBLICARSI, E' VOSTRO DOVERE DI CONTRIBUIRE A MANTENERLA IN VITA. NOI SIAMO BENE CORAZZATI E NON LA SMETTEREMO SE NON AVREMO RICACCIATI NEL LA MELMA IL SICARIO. DEL RESTO SONO GIÀ' NOTI I SE GNI DI DEBOLEZZA, DI ISOLAMENTO E LA CLOACA IN SE GNO DEL PROGRESSO FATTO HA DIMINUITO IL NUMERO DI PAGINE. AVANTI, DUNQUE; NOI ASPETTIAMO LA VO STRA SOLIDARIETÀ'. LA RAGIONE I DUE ORDINI Nella venuta della Missione I- ! taliana a Philadelphia, il piccolo grande dall'epa gonfia e dall'inde- j lebile ricordo del suo municipio,, sotto le sferzate del Dr. Curian-, giolo, ha fatto sentire la sua pa-, rola, il suo verbo. A mezzo dell'Opinione, di que sto giornale che è stato sempre ligio ai padroni, il piccolo gran de, dall'alto del suo pergamo, ha fatto il suo predicozzo e, senten dosi un po' più forte dell'umile fra gli umili, ha voluto fare anche lo spiritosello. A sbalzi, seguia- j molo un pochino nella sua tirite ra, in questo secondo documento umano. Al terzo periodo dell'infelicis simo proclama, il grande degli Indipendenti incomincia così : Non come Ordine, non come indi vidualità, ma come Italiani, ecc. ecc. Con queste poche frasi il Deus ex macchina, ha detto due crude verità ed una gran de bestemmia. Battiamogli le. mani per questo suo spirito di patate. Ha detto la verità quando ha suggerito di andare non co me Ordine, perchè per gli Indipendenti, l'Ordine propria mente detto non esiste se non nella mente di pochissimi rinne gati con alla testa il manipolato re; il fomentatore di tutti i dis sidii fra le Associazioni di Mu tuo soccorso. Quando mai gli In dipendenti hanno mostrato la lo ro forza numerica e finanziaria? Ha detto la verità quando af ferma di andare non come indi vidualità, perchè negli Indi pendenti, eccetto pochissimi presi in buona fede e per i quali abbiamo la più glan de stima, nessuna persona è nota per il suo carattere indivi duaJe o per il bene fatto in colonia. Su, rispondete, chi sono le vostre individualità che pote te mostrare? Forse il cavalie re? Ma questi è già annientato dalla voce pubblica. E' impazzito quando viene fuo ri con la frase andremo come italiani. Questa è la più gran de bestemmia. Siete italiani voi che vi siete alleati ad un austriaco? Siete voi, pro prio voi, che parlate di Italia nità, voi che l'anno scorso con il massimo cinismo sciupaste in bagordi il denaro raccolto per le nire le pene ed i dolori delle fa miglie dei richiamati? Ma insom ma avete o non un tantino di pu dore ? Infine, il piccolo grande si vuol dare anche l'atteggiamento di moralista, di uomo serio e dabbe ne, raccomandando ai suoi polli di festeggiare la missione senza strepiti, senza chiasso, senza pa rate, ma serii e dignitosi recan dosi al posto designato dall'Opi nione. , . . 0 piccolo grande, i vostri pi stolotti non ci fanno paura, e prima di costringerci a mettere le carte in tavola sul vostro te nebroso passato, svelando tutte le furfanterie di oltre oceano, mos si da un senso di compassione, vi vogliamo dare un consiglio, cioè quello di inviare un tozzo di pane alla famiglia invece di sciu pare i $lO la settimana di sti pendio per ottenere una grandez za che non potrete mai consegui re. Non fate, no, il saputello ed il calunniatore nello stesso tempo. Anche noi siamo contrarii alle parate da pagliacci che fanno di sonore al nome Italiano ; questo lo andiamo predicando nelle no stre numerose Logge. Siamo pe rò convintissimi che una parata propriamente detta, composta di migliaia e migliaia di affiliati sotto un solo vessillo, dignitosa sotto tutti gli aspetti, che possa mostrare la potenza di una gran de Istituzione è necessaria, spe- cialmente in certe date circostan- ZG. La sfilata dell'Ordine Figli d'l talia, avutasi il 20 corrente con oltre 10.000 fratelli; la nostra grandiosa dimostrazione, o mio piccolo grande, è stato un avvenimento importantissimo che ha scosso anche il Cavaliere dagli eterni inchini. La nostra parata ha mostrato alla Missio ne, al popolo che ci ospita ed a voi specialmente, la disciplina, la compattezza che regna nelle nostre file perchè dal primo al l'ultimo cittadino dell'Ordine, a piedi, senza ronzini, erano tut ti in linea senza distinzione. Giù il cappello, o la vostra untuosa paglia, dinanzi a questa massa di lavoratori del braccio e del pen siero che si è raccolta intorno al la bandiera immacolata dei Figli d'ltalia! Rispondete, chi ha trascinato sopra città i centomila connazio nali, per ricevere la Missione? Forse gl'lndipendenti o qualche altro papavero coloniale che con tutti i mezzi da caino ha cercato di mettere il bastone tra le ruo te? Ma via, rincantucciatevi nella meschinissima stanzetta delle undici di notte e pensate ai casi vostri. La barca fa acqua da tutte le parti ele vostre grida non sono ascoltate da nessuno. Non cercate aiuto all'Opinione; oramai la Colonia non è quella di venti anni fa, e la massa che ve de in voi un essere senza ener gia, senza meriti e senza dignità non vi segue, non vi seguirà giammai. Bravo il grande venerabile de gli Indi pendenti, quanto è modesto! Egli non vuole parate. E dove andrebbe a prendere i suoi soldati, nel campo dei morti, forse? nei cimiteri dove a peren ne rimorso del Dr. Curiangiolo si trovano piantate quelle tali croci così ben descritte da Sindo ni? O forse i militi dei nostri a mabilissimi cugini si potrebbero mani fatturare di terra cotta in qualche grande Ditta di pignat te? Non vedete come siete picci ni,. colendissimi cugini? Dopo la parata, il farmacista Gennaro Tito Manlio, che non conserva nell'animo l'odio come t'a il Dr. Curiangiolo; Tito Man lio, dicevo, che per giunta è an che Grande Tesoriere, senza il becco di un quattrino, degli Indi pendenti, nella sua lealtà mi di ceva queste testuali parole: Ve glione. tu sai che quando debbo suonare suono come si deve. Di nanzi la mia farmacia ho osser vato. ho assistito alla vostra pa rata, a quella dei Figli d'ltalia (intendi o piccolo Grande?) So no rimasto sorpreso, meraviglia to e contento nello .stesso tempo; io appartengo all'altro Ordine, ma la debbo dire come la sento, avete fatta una splendida figura. Una massa, una fiumana di popo lo, tutti giovani, ben vestiti, in somma non ci mancava nulla e bi sogna dare a Giuseppe Di Silve stro ed a tutti quelli che più strettamente lo circondano i più caldi elogi pei il miracolo com piuto.. E il Venerabile di una Loggia Indipendente, stringendo entu siasticamente la mano a Giusep pe Di Silvestro, diceva a questi: Bravo per il contributo finanzia rio e per lo spiegamento delle vostre forze. Di fronte a queste constatazio ni, a questi atti di vera lealtà e galantomismo di alcuni dei vo stri, hanno più peso le vostre calunnie? Se, sempre sbraitando pei le strade, andate millantando meriti, perchè non vi siete mo strati al pubblico? Su, uscite dal le vostre tane dove complottate contro gli uomini migliori della colonia; mostratevi una volta al meno perchè quanti siete nessu no lo sa. Su, mostrate i vostri cenci. E adesso faccio una domanda semplicissima. Quanto denaro ha portato l'Ordine Indipendente al la Stella d'ltalia fra i Barbieri! I nostri coloni aprino bene le o recchie ed ascoltino la grande ci fra annunciata dall'Opinione ir dollari 1042.13. Se non lo strepi to della parata, avreste potute almeno far sentire lo strepito dei dollari come hanno fatto i Figi d'ltalia genuini ed allora l'affare sarebbe stato accomodabile. Ditemi, come avete raccolto le ammontare di $1042.15. Per sot toscrizioni forse volontarie? Al lora un'Ordine come gl'lndipen denti, che secondo don Doni...ine Iddio conta migliaia e migliaii di anime perdute è un Ordi ne antipatriottico. Forse l'ani montare raccolto lo avete fatt< a tanto a testa come i melloni' Finalmente ci siamo, ed allora siete cinquecento, dato che vi so no delle Logge che hanno dato il quadruplo del loro numero di so di. In un modo o nell'altro, insom. ma, la colonia vi ha guardati dal l'alto in basso; oggi sa quanti siete, che cosa avete fatto e, so pratutto, che cosa valete. In ba se all'ammontare versato per le vedove e gli orfani, vi dobbiamo dunque contare a 500 (non quetti di Dogali però). 11 vostro Ordine esiste sola mente per la prebenda al Dr. Curiangiolo. Era per non fa* sapere il numero dei nostri com ponenti alla Colonia che vi era vate raccomandato al Cavaliere Becchino di fare impedire la uo stia parata? Antonino Viglione SOCIETÀ' IT. 1)1 M. S. L'INDI PENDENTE AMERICO VESPUCCI Phila., Pa., Giugno 26 1917. Egregio Direttore del Giornale "La Ragione" Le comunico il seguente del bel ato, con preghiera d'inserirti nel suo settimanale. L'intestata Società, riunitati in seduta ordinaria il 26 corre», te, alla Coumbus Hall, 746 So, Bth Street, discutendo sui festeg giamenti fatti alla Missione Iti liana, e deplorando che se iio? riuscirono di maggiore soddisfi zione, devesi per certezza ed evi denza di fatti attribuire alle mi re subdole, adoperate da un aa bizioso ed ignorante l'accendien che risponde al nome di C. C. i Baldi, coadiuvato dal suo degss rampollo Vito, deliberava: 1. Considerando, che nessw Comitato speciale per i festej giamenti alla Missione Italiana! stato nominato, e quanto è asse rito nel giornale l'Opinione é 22 .cori ~ circa un Comitato e» sistente, è completamente false Un solo Comitato, è sempre eà stito, riconosciuto ufficialmenS dalla Colonia e fu quello della So cietà Stella d'ltalia fra i barb* ri Italiani, il di cui mandato n conosciuto, ed al quale si è attt nuto era di raccogliere fondi Prt Vedove ed Orfani della Guerra. 2. Considerando che C. C. A Baldi arrogandosi un diritti che nessuno gli aveva conce» di rappresentare ai festeggia menti la Colonia Italiana, eco noscendo che con opera deleteri* abusando deJla buona lede del* autorità cittadine, compilò la li sta degli invitati al banchetti d'Onore dato dal Sindaco di F: ladelfia ai componenti la Missk ne, escludendo persone rispetta bilissime della Colonia, include» done altre molte deficienti, e tr> scurando perfino i decorati co» Lui, ma più degni di Lui, deifc croce di cavaliere, che la lor presenza a quel Simposio sarei lie stato Onore per la Colonia; taliana. 3. Considerando l'atto v gliacco e antipatriottico del figk Vito, che alla Banda preparai all'uscita della Stazione, perii tonare l'lnno Nazionale, all'api» rire della Missione, rivolto ad a musicante, lo minacciò di ap sto se fossero stati suonati ÌK italiani. 4. Considerando dalla prò* di fatti incontestabili che eri premeditato dal padre e fi?> Baldi dare uno schiaffo mor# alla Colonia Italiana, che se schivò fu per il sentimento » triottico dei Connazionali, ci con sincero e liberale animo tr butarono degni onori alla ® sione Italiana, ad unanimità S provano, e si rendono solidali! Circolo Italiano di Filadelfia et con voto unanime dell'Assenw' del 23 corrente invitava iS I C. C. A. Baldi e suo figlio Vito rassegnare le loro dimissioni i membri del Circolo Italiano, ? chè indegni di appartenervi. Che il Sindaco e le Auto tutte sappiano che la Colonia taliana non ha mai riconosci nè riconosce quale Leader e» rappresentante C. C. A. Balti che i suoi atti compiuti som 1 disdoro al nome Italiano, e I» graditi ad un buono ed os quiente Cittadino fine lo denunziano all'Auto- Consolare, perchè dall'espo» ne dei fatti, che rispondono» ro, ne informi il Patrio Go® per il ritiro della Croce di l* liere, da un tale uomo che reso indegno. Ringraziando a Lei, Sig rettore, ci creda Il Presidente B. ORO f Il Segretario F. " Il cavaliere delle successa stato già nominato Cavane** fidale ed aspetta di farlo :- quando la Missione sarà in l n. cL*