2 LA RAGIONE Organo di difesa della italianità contro i vili, i camorristi, i sicari, i falsari e gli austriacanti, nemi ci della patria di origine e di quella d'adozione. F. SILVAGNI, Direttore 911 Christian Street Phila.. Pa. UNA COPIA 5 SOLDI Philadelphia. :i0 Giugno 1917 ANNO I. No. 6 pei -ino nei lupanari, dimostrava chiaramente la natura dell'uo mo: sciocco, vanitoso, ignorante. Chiunque lo assoldava ed ag giogava al proprio cano, rinveni va in lui uno strumento cieco, sempre prono e disposto a servire chi gli avesse gettato l'offa, sen za menomamente preoccuparci di colui che faceva oggetto delle sue contumelie. Giacche odiava per mestiere, senza motivi di sorta o meglio per gii stessi mo tivi che spingono il cane vaga bondo a latrar e, nella notte solen ne, alia placida, alla candida lu na. per quegli stessi motivi che spingono il gufo ad odiare il sole e la sua luce. E talvolta, anzi sempre, nelle campagne denigratorie, poneva tanta acredine e tanto zelo da sembrare eccessivo perfino ai suoi mandanti; era insomma il prezzolato -icario che per inta scale il prezzo del delitto, aggre disce alle spalle, ferisce ed ucci de persone che egli non conosce e dalle quali nessun male ha mai ricevuta. Dal giorno in cui, auspice il suo grande Presidente, anche questa nobile nazione si è messa al fianco degli Alleati, per il trionfo del diritto e della liber tà manomes.-a. da quel giorno il degenerato vide una fosca pro cella addensarsi sul suo capo. Da allora non gli fu più possibile fa re in pubblico quelle infami di chiarazioni di simpatia a tede schi ed austriaci, perchè correva ili rischio di andarsene dritto dritto in gattabuia per una lun ga serie di anni. I detective* americani, vigili ed inesorabili contro >pie e tia ditori. non erano, come i carabi nieri italiani, a cinquemila mi glia di distanza e ad ogni piè so spinto potevano posargli sulla spalla la mano pesante. E perciò il degenerato divenne all'improv viso cauto e guardingo, anzi giunse persino a pubblicare delle strombazzature patriottiche. Ma alle sue dichiarazioni po stume e tardive nessuno prestò fede ed il vuoto attorno a lui crebbe -paventosamente e negli ultimi tempi viveva in un isola mento completo, ripudiato e sconfessato persino dai so teni tori delle sue oigie. Egli quindi vedeva imminente la fine della sua indecorosa cuccagna; scor geva t.'a lo spettro della miseria attanagliarlo con ghigno feroce e sapendo la sua rovina imman cabile, andava diventando sem pre più cupo e tremebondo. I n avvenimento grandioso ed inaspettato si aggiunge che gli rese 'a grama esistenza in or-por tabile e diede corpo, nella sua mente squilibrata, a truci propo siti, spingendolo, in un istante di furibonda pazzia alcoolica, a farsi giustiziere delle sue scelleratez ze. Si giunse finalmente alla vigi lia del gran giorno sacro alla pa tria, alla fiammeggiante Italia cne, dai tremendo duello dovrà balzare fuoi i più grande e più po tente. L'indomani sarebbe arri vata nell'immensa città de! fra terno amore, un'ambasceria illu stre, capitanata da un rappresen tante della più antica e più ge nuina nobiltà europea e dal più grande scienziato dei tempi, a portare il saluto della Gran Ma dre lontana alla Colonia ardente sempre di -üblime patriottismo. I connazionali erano esultanti; fervevano ovunque febbrilmente gli ultimi preparativi per un ri cevimento degno e solenne. Tut ti guardavano con profondo or rore l'austriaco di ieri e lo fuggi vano come un appestato. Vide allora il manigoldo l'abis so inesorabile, senti la forza del vuoto che ve lo trascinava ed e sterrefatto e convulso, tentò di alf igare nel vino i fantasmi spa * ventevoli. E tutta la giornata tiv corse in una continuazione di orgie smodate, ma i fantasmi sembravano vieppiù sollevare la testa, sfidandolo in un duello mortale. Li. notte era molto avanzata, quando egli si avviò barcollante alla .sua meschina dimora; una mano nella tasca della giacca bi sunta stringeva nervosamente il manico di un ben affilato rasoio. N'eì suo cervello, ove l'alcool bol liva vorticosamente, egli mulina va di por firve alla sua grama esi genza. Ma. vile e feroce, sentiva tutto l'orrore della morte che già gli fi schiava all'orecchio ed in quel su premo istante tomo col pensiero alle quotidiane crapule, alla vita di ozio per tanti anni vissuta, al le luride passioni appagate e la mano si ritrasse lenta e paurosa di vibrare il colpo di grazia. In verità la morte fu sempre per le anime ree il più grave dei danni ; ma gii giunsero, in buon punto, le grida esultanti di un immenso Comizio che si prepa rava ad onorare l'indomani la no bile Missione. E quelle grida, quel generale tripudio, vinsero per un attimo la 3ua indecisione e gii dipinsero al lo sguardo tutta l'infamia della sua lunga opera matricida. Allora, rapido come il fulmine, brandi il rasoio. le%ò alto il brac cio e. con un grido sconcio di spa vento e di rimpianto, vibrò il col po che gli recise nettamente la carotide. Il miserabile corpo, ro so dagli stravizi, rovinò al suolo pesantemente, eruttando, in un estremo singulto, assieme coll'a tro sangue e col vino, l'ultima im precazione. La mattina seguente ii cadave re infame giaceva ancora nel me desimo posto, con la gola orribil mente squarciata, pasto alla cu riosità dei passanti Non il rimordo delle sue vergo gnose colpe, nè una pallida om bra di pentimento, avevano spin to lo sciagurato a far giustizia di sè stesso, sibljene il terrore del l'isolamento. della generale ese crazione e della conseguente mi seria. Ma il sangue mitiga molte col pe. se non riesce del tutto a can cellarle. Vero è che per redimere quel l'anima inmonda scesa negli a bissi, non sarebbero sufficiente lavacro tutte le acque del Dela ware; ma noi siamo miti, noi siamo buoni e, dinanzi alla soma sgozzata di un delinquente tanto pei icoloso, se non un generoso o blin, vada almeno un pietoso ab bandono. Sulla sua fossa gelida e solita ria non fiori, non rugiada, perchè nessuna eredità di affetti lascia chi per la famiglia non ebbe mai ne un 'x.nsiero ..è un palpito; n.a ortiche tra le quali si rimpiatta no i iettili e piante selvatiche dai cui rami il gufo emette nella not te il suo lugubre lamento! IL NOVELLIERE L'idiozia di un imbecille I want to l>e frankly with you, Mr. Di Silvestro! About the con signement of the medal, the Se cretary to the Mayor he wish to peak to you to-morrow. Please, cali to see him at 9.30 a. m. In regard.s to the banquet, Mr. Di Silvestro, I gave many, many names, including yours and that of your brother John. Così parlava Vitozzi di Viter bo. l'idiota che vorrebbe sostitui re e continuare l'opera malefica di suo padre, a Giuseppe Di Sil vestro, per telefono, la sera del l'antivigilia del 20, mentre il personale di Maganza, raccolto attorno all'oracolo che portava notizie fresche, sghignazzava dal le rise per la di lui imperturbabi le impudenza nell'affermare cose che essi sapevano non risponde re a verità. Vitozzi, dunque, ha avuto il suo quarto d'ora di yì«ji ia; ma Vitozzi sta approfondendo la fos sa in cui saranno sotterrati lui e ìuo padre, il succhiatore di suc cessioni, lo spoliatore dei vivi e dei morti, il camorrista, il crimi nale che, secondo un suo attuale alleato, dovrebbe portare il nu mero al berretto a righe e la ca tena al piede. Vitozzi, protetto da un ex lu stra-carpe che oggi ha la fortu na di ricoprire una carica impor tante, ha dettato i nomi di coloro che dovevano intervenire al ban chetto dato alla Missione Italia na; ha contribuito alla formula zione del programma generale; aveva decretato che la parata dei Figli d'ltalia non avesse dovuto aver luogo, per non rimpicciolire la figura già microscopica di sue padre; ha fatto lo spione di po lizia alla porta d'entrata al ban chetto; è stato informatore della stampa americana;; ha vigliac camente delineata la figura mo rale di Giuseppe Di Silvestro; Vi tozzi, insomma, è stato tutto, ha fatto tutto, non escluso la parte del delatore. Ma egli ignorava che Giuseppe Di Silvestro, nell'e poca del City Party, aveva par lato dalla stessa piattaforma con W. Potter contro il miserabile del padre suo. Caio Vitozzi, ascoltaci. Il fan go delle scarpe di Giuseppe Di Silvestro è più pulito del tuo gru gno e di quelli di tutto il tuo ca cato. Gli antenati di Giuseppe Di Silvestro furono la gloria dell'A bruzzo. mentre i tuoi nonni, al di là dell'Oceano più di una volta furóno arrestati da un brigadiere dei carabinieri che ora risiede a Newark. Giuseppe Di Silvestro ha sempre lavorato; tuo padre ha -übato. Giuseppe Di Silvestro è stato sempre aperto e leale e tu sei un vigliacco, co me vigliacco è sempre stato il tuo genitore. Vitozzi, pochi giorni prima del 20, aveva detto a Giovanni Ra magli ed anche a Giuseppe Di Silvestro che del discorso che questi avrebbe pronunziato per la consegna della medaglia ne desiderava una copia il Sinda co, in inglese ed in italiano. Vitozzi, dubitava che Giuseppe Di Silvestro, dalla figura austera e dalla parola convincente, non avesse -uscitato troppo entusia smo nella folla annichilendo così la ignorante prosopopea di suo padre. Vitozzi, più tardi disse al Di Silvestro che il Segretario del Sindaco avrebbe voluto vederlo la mattina seguente a proposito del la consegna della medaglia; ma Vitozzi aveva affermato il falso perchè alla sua presenza il Segre tario disse a! Di Silvestro, id eatosi all'appuntamento, che non si era mai sognato di fissare tale incontro. Vitozzi volle farsi una piccola vendetta per l'Ordine del giorno presentato da lacolucci contro il cavaliere d'in dustria. Vitozzi voleva impedire qualsiasi dimostrazione si potes se fare dai Figli d'ltalia. Vitozzi però aveva fatto i conti senza il Console Italiano, l'energica personalità incorrotta ed incor ruttibile, che presiede alle sorti degli Italiani di Philadelphia. Vi tozzi oggi minaccia a destra e a manca: sentenzia che farà chiu dere il Circolo Italiano; che di struggerà Gennaro Titomanlio; che farà trasferire il Cav. Giu seppe Gentile. f Vitozzi, la tua impuden za, la tua tracotanza sor pHs-a quella di tuo padre. Tu, o Vitozzi, sei un idiota, un imbe cille ed ignori che al seguito del console e di chiunque tu intendes si nuocere, ammesso che ne aves -i il potere, vi sono migliaia e mi ! gliaia di onesti cittadini che, per il sacrosanto diritto delle genti contro i brigantelli come te, sa rebbero capaci di qualsiasi atto. Sii cauto, perciò, se non vuoi che la folla venga a dirti sul muso, i fuori il gabbione dentro il quale -ei rinchiuso, quello che vera mente sei. Vitozzi, noi ti lanciamo una pubblica sfida, e se non l'accetti -ei vigliacco come vigliacco è tuo padre. Si chiami a raccolta la co lonia e si presentino ad essa due nomi: quello di Giuseppe Di Sil vestro e l'altro di tuo padre. Ad • essa il responso. Su. accetta, Vi tozzi. E' cosi che si misura la popolarità, non altrimenti. Se ti rifiuti di accettare, ti raccoman diamo ad un tuo uguale: al dege nerato, al tuo nuovo alleato. Que sti ha quasi dato fondo al dena ro elemosinato. Ha bisogno di al tro argent; appaga i suoi desi derii ed egli ti contenterà. Se non ci sbagliamo, venerdì della scorsa settimana un tuo ruffiano patteggiava con lui lungo Chri stian St. Pagalo bene, però; per chè se ciò non farai egli ripubbli cherà, come lo ripubblichiamo noi, l'articolo del numero al ber retto a righe e la catena al piede nella quale potrebbe rimanere chiuso anche il tuo piede. La Ragione Ai nostri amici e fratelli lettori QUESTO GIORNALE E' FATTO DA VOSTRI AMICI, DA VOSTRI FRATELLI CHE VIVONO CON IL LAVORO QUOTI DIANO. SE VOLETE PERCIÒ* CHE "LA RAGIONE" CONTINUI A PUBBLICARSI, E* VOSTRO DOVERE DI CONTRIBUIRE A MANTENERLA IN VITA. NOI SIAMO BENE CORAZZATI E NON LA SMETTEREMO SK NON AVREMO RICACCIATI NEL LA MELMA IL SICARIO. DEL RESTO SONO GIÀ' NOTI I SE GNI DI DEBOLEZZA. DI ISOLAMENTO E LA CLOACA IN SE GNO DEL PROGRESSO FATTO HA DIMINUITO IL NUMERO DI PAGINE. AVANTI. DUNQUE;.NOI ASPETTIAMO LA VO STRA SOLIDARIETÀ'. LA RAGIONE I DUE ORDINI Nella venuta della Missione I- ' taliana a Philadelphia, il piccolo grande dall'epa gonfia e dall'inde lebile ricordo del suo municipio, sotto le sferzate del Dr. Curian giolo. ha fatto sentire la sua pa rola, il suo verbo. A mezzo dell'Opinione, di que sto giornale che è stato sempre ligio ai padroni, il piccolo gran de. dall'alto del suo pergamo, ha fatto il suo predicozzo e, senten dosi un po' più forte dell'umile fra gli umili, ha voluto fare anche lo spirito-elio. A sbalzi, seguia molo un pochino nella sua tirite ra, in questo secondo documento umano. Al terzo periodo dell'infelicis simo proclama, il grande degli Indipendenti incomincia così: Non come Ordine, non come indi vidualità. ma come Italiani, ecc. ecc. Con queste poche frasi il Deus ex macchina, ha detto due crude verità ed una gran de bestemmia. Battiamogli le mani per questo suo spirito di patate. Ha detto la verità quando ha suggerito di andare non co me Ordine, perchè per gli Indipendenti, l'Ordine propria mente detto non esiste se non nella mente di pochissimi rinne gati con alla testa il manipolato re, il fomentatore di tutti i dis sidi fra le Associazioni di Mu tuo soccorso. Quando mai gli In dipendenti hanno mostrato la lo ro forza numerica e finanziaria? Ha detto la verità quando af ferma di andare non come indi vidualità, perchè negli Indi pendenti, eccetto pochissimi presi in buona fede e per i quali abbiamo la più gran de stima, nessuna persona è nota per il suo carattere indivi duale o per il bene fatto in colonia. Su, rispondete, chi sono le vostre individualità che pote te mostrare? Forse il cavalie re? Ma questi è già annientato dalla voce pubblica. E' impazzito quando viene fuo ri con la frase andremo come italiani. Questa è la più glan de bestemmia. Siete italiani voi che vi siete alleati ad un austriaco? Siete voi, pro prio voi, che parlate di Italia nità, voi che l'anno scorso con il massimo cinismo sciupaste in bagordi il denaro raccolto per le nire le pene ed i dolori delle fa miglie dei richiamati? Ma insom ma avete o non un tantino di pu dore ? Infine, il piccolo grande si vuol dare anche l'atteggiamento di moralista, di uomo serio e dubit ile, raccomandando ai suoi polli di festeggiare la missione senza strepiti, senza chiasso, senza pa rate, ma serii e dignitosi recan dosi al posto designato dall'Opi nione. O piccolo grande, i vostri pi stolotti non ci fanno paura, e prima di costringerci a mettere le carte in tavola sul vostro te nebroso passato, svelando tutte le furfanterie di oltre oceano, mos si da un senso di compassione, vi vogliamo dare un consiglio, cioè quello di inviare un tozzo di pane alla famiglia invece di sciu pare i $lO la settimana di sti pendio per ottenere una grandez , za che non potrete mai consegui re. Non fate, no, il saputello ed il calunniatore nello stesso tempo. Anche noi siamo contrarii alle parate da pagliacci che fanno di sonore al nome Italiano; questo lo andiamo predicando nelle no stre numerose Logge. Siamo pe rò convintissimi che una parata propriamente detta, composta di | migliaia e migliaia di affiliati ; sotto un solo vessillo, dignitosa sotto tutti gli aspetti, che possa I mostrare la potenza di una gran de Istituzione è necessaria, spe- cialmente in certe date circostan ze. La sfilata dell'Ordine Figli d'l talia. avutasi il 20 cori-ente con oltre 10.000 fratelli; la nostra grandiosa dimostrazione, o mio piccolo grande. è stato un avvenimento importantissimo che ha scosso anche il Cavaliere dagli etemi inchini. La nostra parata ha mostrato alla Missio ne, al popolo che ci ospita ed a voi specialmente, la disciplina, la compattezza che regna nelle nostre file perchè dal primo al l'ultimo cittadino dell'Ordine, a piedi, senza ronzini, erano tut ti in linea senza distinzione. Giù il cappello, o la vostra untuosa paglia, dinanzi a questa massa di lavoratori del braccio e del pen siero che si è raccolta intomo al la bandiera immacolata dei Figli d'ltalia! Rispondete, chi ha trascinato sopra città i centomila connazio- i nali. per ricevere la Missione?, Forse gl'lndipendenti o qualche 1 altro papavero coloniale che con tutti i mezzi da caino ha cercato di mettere il bastone tra le ruo te? Ma via. rincantucciatevi nella meschinissima stanzetta delle undici di notte e pensate ai ; casi vostri. La barca fa acqua da tutte le parti e le vostre grida J non sono ascoltate da nessuno. Non cercate aiuto all'Opinione; oramai la Colonia non è quella di venti anni fa, e la massa che ve de in voi un essere senza ener gia, senza meriti e senza dignità non vi segue, non vi seguirà giammai. Bravo il grande venerabile de gli Indi. pendenti, quanto è modesto! Egli non vuole parate. E dove andrebbe a prendere i suoi soldati, nel campo dei morti, forse? nei cimiteri dove a peren ne rimorso del Dr. Curiangiolo si trovano piantate quelle tali croci cosi ben descritte da Sindo ni? 0 forse i militi dei nostri a mabilissimi cugini si potrebbero manifatturare di terra cotta in qualche grande Ditta di pignat te? Non vedete come siete picci ni, colendissimi cugini ? Dopo la parata, il farmacista Gennaro Tito Manlio, che non conserva nell'animo l'odio come fa il Dr. Curiangiolo; Tito Man lio, dicevo, che per giunta è an che Grande Tesoriere, senza il becco di un quattrino, degli Indi pendenti, nella sua lealtà mi di ceva queste testuali parole: Vi glione, tu sili che quando debbo suonare suono come si deve. Di nanzi la mia farmacia ho osser vato, ho assistito alla vostra pa rala, a quella dei Fij»li d'ltalia (intendi o piccolo Grande?) So ni» rimasto sorpreso, meraviglia to e contento nello stesso tempo; io appartengo all'altro Ordine, ma la debbo dire come la sento, uvete fatta una splendida figura. I na massa, una fiumana di popo lo, tutti giovani, ben vestiti, in somma non ci mancava nulla e bi sogna dare a Giuseppe Di Silve stro ed a tutti quelli che più Erettamente Io circondano i più caldi elogi per il miracolo com piuto.. E il Venerabile di una Loggia Indipendente, stringendo entu siasticamente la mano a Giusep pe Di Silvestro, diceva a questi : Bravo per il contributo finanzia rio e per lo spiegamento delle vostre forze. Di fronte a queste constatazio ni, a questi atti di vera lealtà e galantomismo di alcuni dei vo stri, hanno più peso le vostre calunnie? Se, sempre sbraitando pel le strade, andate millantando meriti, perchè non vi siete mo strati al pubblico? Su, uscite dal le vostre tane dove complottate contro gli uomini migliori della colonia; mostratevi una volta al meno perchè quanti siete nessu no lo sa. Su, mostrate i vostri cenci. E adesso faccio una domanda semplicissima. Quanto denaro ha portato l'Ordine Indipendente al la Stella d'ltalia fra i Barbieri? I nostri coloni aprino bene le o recchie ed ascoltino la grande ci fra annunciata dall'Opinione in dollari 1042.15. Se non lo strepi to della parata, avreste potuto almeno far sentire lo strepito dei dollari come hanno fatto i Figli d'ltalia genuini ed allora l'affare sarebbe stato accomodabile. Ditemi, come avete raccolto Io ammontare di $1042.15. Per sot toscrizioni forse volontarie? Al lora un'Ordine come gl'lndipen denti, che secondo don Doni...ine Iddio conta migliaia e migliaia di anime perdute è un Ordi ne antipatriottico. Forse l'am montare raccolto lo avete fatto a tanto a testa come i mpllnnì ll Finalmente ci siamo, ed ailoro siete cinquecento, dato che vi so no delle Logge che hanno dato il quadruplo del loro numero di so di. In un modo o nell'altro, insom ma. la colonia vi ha guardati dal l'alto in basso; oggi sa quatta siete, che cosa avete fatto e, so pratutto, che cosa valete. In ba se all'ammontare versato per vedove e gli orfani, vi dobbiamo dunque contare a 500 (non quelti di Dogali però). Il vostro Ordine esiste sola mente per la prebenda ai Dr. Curiangiolo. Eia per non far sapere il numero dei nostri com ponenti alla Colonia che vi era vate raccomandato al Cavaliere Becchino di fare impedire la no stra parata? Antonino Viglion* SOCIETÀ' IT, DI M. S. L'INDI PENDENTE AMERICO VESPUCCI Phila., Pa.. Giugno 26 1917. Egregio Direttore del Giornale "La Ragione' Le comunico il seguente deli berato, con preghiera d'inseriris nel suo settimanale. L'intestata Società, riunitaci in seduta ordinaria il 26 correo te, alla Coumbus Hall, 746 So. Bth Street, discutendo sui giamenti fatti alla Missione Ita liana. e deplorando che se non riuscirono di maggiore soddisfa zione, devesi per certezza ed evi denza di fatti attribuire alle mi re subdole, adoperate da un am bizioso ed ignorante faccendiere, che risponde al nome di C. C. A. Baldi, coadiuvato dal suo degno rampollo Vito, deliberava: 1. Considerando, che nessun Comitato speciale per i festeg giamenti alla Missione Italiana è stato nominato, e quanto è asse rito nel giornale l'Opinione del 22 coir., circa un Comitato esi sistente, è completamente falso. Un solo Comitato, è sempre esi stito, riconosciuto ufficialmente dalla Colonia e fu quello della So cietà Stella d'ltalia fra i barbie ri Italiani, il di cui mandato ri conosciuto, ed al quale si è atte nuto era di raccogliere fondi Pro Vedove ed Orfani della Guerra. 2. Considerando che C. C. A. Baldi arrogandosi un diritto che nessuno gli aveva concesso di rappresentare ai festeggia menti la Colonia Italiana, e co noscendo che con opera deleteria, abusando della buona fede delie autorità cittadine, compilò la li sta degli invitati al banchetto d'Onore dato dal Sindaco di Fi ladelfia ai componenti la Missio ne, escludendo persone rispetta bilissime della Colonia, includen done altre molte deficienti, e tra scurando perfino i decorati come Lui, ma più degni di Lui. della croce di cavaliere, che la loro presenza a quel Simposio sareb be stato Onore per la Colonia I taliana. 3. Considerando l'atto vi gliacco e antipatriottico del figlio Vito, che alla Banda preparata all'uscita della Stazione, per in tonare l'lnno Nazionale, all'appa rire della Missione, rivolto ad un musicante, lo minacciò di arre sto se fossero stati suonati inni italiani. 4. Considerando dalla prova di fatti incontestabili che erasi premeditato dal padre e figlio Baldi dare uno schiaffo morale alla Colonia Italiana, che se si schivò fu per il sentimento pa triottico dei Connazionali, che con sincero e liberale animo tri butarono degni onori alla Mis sione Italiana, ad unanimità ap; provano, e si rendono solidali al Circolo Italiano di Filadelfia che con voto unanime dell'Assemblea del 23 corrente invitava i Soci C. C. A. Baldi e suo figlio Vito a rassegnare le loro dimissioni da membri del Circolo Italiano, per chè indegni di appartenervi. Che il Sindaco e le Autorità tutte sappiano che la Colonia I taliana non ha mai riconosciuto nè riconosce quale leader e suo rappresentante C. C. A. Baldi, e che i suoi atti compiuti sono di disdoro al nome Italiano, e poco graditi ad un buono ed osse quiente Cittadino Americano. In; fine lo denunziano all'Autorità Consolare, perchè dall'esposizio ne dei fatti, che rispondono al ve ro, ne informi il Patrio Governo per il ritiro della Croce di Cava; fiere, da un tale uomo che se ne reso indegno. Ringraziando a Lei, Sig. D'" lettore, ci creda Il Presidente B. ORO , Il Segretario F. VELA 11 cavaliere delle successioni è stato già nominato Cavaliere l !' fidale ed aspetta di farlo sapere quando la Missione sarà in Italia n. d. r.