La ragione. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, June 30, 1917, Page 2, Image 2

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    2
LA RAGIONE
Organo di difesa della italianità
contro i vili, i camorristi, i sicari,
i falsari e gli austriacanti, nemi
ci della patria di origine e di
quella d'adozione.
F. SILVAGNI, Direttore
911 Christian Street
Phila.. Pa.
UNA COPIA 5 SOLDI
Philadelphia. .'SO (ìiugno 1917
ANNO I. No. 6
persino nei lupanari, dimostrava
chiaramente la natura dell'uo
mo: sciocco, vanitoso, ignorante.
Chiunque lo assoldava ed ag
giogava al proprio carro, rinveni
va in lui uno strumento cieco,
sempre prono e disposto a servire
chi gli avesse gettato l'offa, sen
za menomamente preoccuparsi
di colui che faceva oggetto delle
sue contumelie. Giacché odiava
per mestiere, senza motivi di
sorta o meglio per gli stessi mo
tivi che spingono ii cane vaga
bondo a latrare, nella notte solen
ne, alla placida, alla candida lu
na. per quegli stessi motivi che
spingono il gufo ad odiare il sole
e la sua luce.
E talvolta, anzi sempre, nelle
campagne denigratorie, poneva
tanta acredine e tanto zelo da
sembrare eccessivo perfino ai
suoi mandanti; era insomma il
prezzolato sicario che per inta
scare il prezzo del delitto, aggre
disce alle spalle, ferisce ed ucci
de persone che egli non conosce
e dalle quali nessun male ha mai
ricevut j.
# *• *
Dal giorno in cui, auspice il
suo grande Presidente, anche
questa nobile nazione si è messa
al fianco degli Alleati, per il
trionfo del diritto e della liber
tà manomessa, da quel giorno il
degenerato vide una fosca pro
cella addensarsi sul suo capo. Da
allora non gli fu più possibile fa
je in pubblico quelle infami di
chiarazioni di simpatia a tede
schi ed austriaci, perchè correva
il rischio di andarsene dritto
dritto in gattabuia per una lun
ga serie di anni.
I detective» americani, vigili
ed inesorabili contro spie e tra
ditori, non erano, come i carabi
nieri italiani, a cinquemila mi
glia di distanza e ad ogni piè so
spinto potevano posargli sulla
spalla la mano pesante. E perciò
il degenerato divenne all'improv
viso cauto e guardingo, anzi
giunse persino a pubblicare delle
.strombazzature patriottiche.
Ma alle sue dichiarazioni po
stume e tardive nessuno prestò
fede ed il vuoto attorno a lui
crebbe spaventosamente e negli
ultimi tempi viveva in un isola
mento completo, ripudiato e
sconfessato persino dai sosteni
tori delle sue oigie. Egli quindi
vedeva imminente la fine della
.sua indecorosa cuccagna; scor
geva »ià lo spettro della miseria
attanagliarlo con ghigno feroce
e sapendo la sua rovina imman
cabile, andava diventando sem
pre più cupo e tremebondo.
Un avvenimento grandioso ed
inaspettato si aggiunse che gli
l ese la grama esistenza insoppor
tabile e diede corpo, nella sua
mente squilibrata, a truci propo
siti, spingendolo, in un istante di
furibonda pazzia alcoolica, a farsi
giustiziere delle sue scelleratez
ze.
* * ♦
Si giunse finalmente alla vigi
lia del gran giorno sacro alla pa
tria, alla fiammeggiante Italia
che, dal tremendo duello dovrà
balzare fuoì i più grande e più po
tente. L'indomani sareblje arri
vata nell'immensa città de! fra
terno amore, un'ambasceria illu
stre, capitanata da un rappresen
tante della più antica e più ge
nuina nobiltà europea e dal più
grande scienziato dei tempi, a
portale il saluto della Gran Ma
dre lontana alla Colonia ardente
• sempre di sublime patriottismo.
I connazionali erano esultanti ;
fervevano ovunque febbrilmente
gli ultimi preparativi per un ri
cevimento degno e solenne. Tut
ti guardavano con profondo or
rore l'austriaco di ieri e lo fuggi
vano come un appestato.
Vide allora il manigoldo l'abis
so inesorabile, sentì la forza del
vuoto che ve lo trascinava ed e
sterrefatto e convulso, tentò di
atfjgare nel vino i fantasmi spa
ventevoli. E tutta la giornata
trascorse in una continuazione di
orgie smodate, ma i fantasmi
seminavano vieppiù sollevare la
testa, sfidandolo ii\ un duello
mortale.
La notte era molto avanzata,
ouando e<rli si avviò barcollante
alla sua meschina dimora; una
mano nella tasca della giacca bi
sunta stringeva nervosamente il
manico di un ben affilato rasoio,
j Nel suo cervello, ove l'alcool bol-
I liva vorticosamente, egli mulina
! va di por fine alla sua grama esi
: utenza.
j Ma, vile e feroce, sentiva tutto
! l'orrore della morte che già gli fi
schiava all'orecchio ed in quel su
premo istante tornò col pensiero
alle quotidiane crapule, alla vita
di ozio per tanti anni vissuta, al
le luride passioni appagate e la
mano si ritrasse lenta e paurosa
di vibrare il colpo di grazia.
In verità la morte fu sempre
per le anime ree il più grave dei
danni; ma gli giunsero, in buon
punto, le grida esultanti di un
immenso Comizio che si prepa
rava ad onorare l'indomani la no
bile Missione.
E quelle grida, quel generale
tripudio, vinsero per un attimo la
sua indecisione e gli dipinsero al
lo sguardo tutta l'infamia della
sua lunga opera matricida.
Allora, rapido come il fulmine.
: brandì il rasoio, levò alto il brac
cio e, con un grido sconcio di spa-
I vento e di rimpianto, vibrò il col
! i>o che gli recise nettamente la
carotide. Il miserabile corpo, ro
so dagli stravizi, rovinò al suolo
pesantemente, eruttando, in un
estremo singulto, assieme coll'a
tro sangue e col vino, l'ultima im
precazione.
La mattina seguente il cadave
re infame giaceva ancora nel me- 1
desimo posto, con la gola orribil
mente squarciata, pasto alla cu
riosità dei passanti
Non il rimorso delle sue vergo
| gnose colpe, nè una pallida om- 1
! bradi pentimento, avevano spin
to lo sciagurato a far giustizia di
sè stesso, sibbene il terrore del
l'isolamento, della generale ese
crazione e della conseguente mi
seria.
Ma il sangue mitiga molte col
pe, se non riesce del tutto a can
cellarle.
Vero è che per redimere quel
l'anima immonda scesa negli a
bissi, non sarebbero sufficiente
lavacro tutte le acque del Dela
ware ; ma noi siamo miti, noi
siamo buoni e, dinanzi alla soma
sgozzata di un delinquente tanto,
pericoloso, se non un generoso o- :
blio, vada almeno un pietoso ab
bandono.
Sulla sua tossa gelida e solita
ria non fiori, noi. rugiada, perchè
nessuna eredità di affetti lascia
chi per la famiglia non ebbe mai
nè un pensiero ..è un palpito; ma
ortiche tra le quali si rimpiatta
nq i rettili e piante selvatiche dai
cui rami il gufo emette nella not
te il suo lugubre lamento!
IL NOVELLIERE
L'idiozia di un
imbecille
I want to be frankly vvith you,
Mr. Di Silvestro! About the coh
signement of the medal, the Se
cretary to the Mayor he vvish to
speak to you to-morrow. Please,
cali to see him at 9.30 a.
m. In regards to the banquet,
Mr. Di Silvestro, 1 gave many,
many names, including yours
and that of your brother John.
Così parlava Vitozzi di Viter
bo, l'idiota che vorrebbe sostitui
re e continuare l'opera malefica
di suo padre, a Giuseppe Di Sil
vestro, per telefono, la sera del
. l'antivigilia del 20, mentre il
personale di Maganza, raccolto
attorno all'oracolo che portava
notizie fresche, sghignazzava dal
le rise per la di lui imperturbabi
le impudenza nell'affermare cose
che essi sapevano non risponde
re a verità.
Vitozzi, dunque, ha avuto il
suo quarto d'ora di gloria; ma
Vitozzi sta approfondendo la fos
sa in cui saranno sotterrati lui e
suo padre, il succhiatore di suc
cessioni, lo spoliatore dei vivi e
dei morti, il camorrista, il crimi
! naie che, secondo un suo attuale
alleato, dovrebbe portare il nu
mero al berretto a righe e la ca
tena al piede.
Vitozzi, protetto da un ex lu
strascarpe che oggi ha la fortu
na di ricoprire una carica impor
tante, ha dettato i nomi di coloro
che dovevano intervenire al ban
chetto dato alla Missione Italia
na; ha contribuito alla formula
zione del programma generale;
aveva decretato che la parata dei
Figli d'ltalia non avesse dovuto
aver luogo, per non rimpicciolire
la figura già microscopica di suo
padre; ha fatto lo spione di po
lizia alla porta d'entrata al ban
chetto ; è stato informatore della
stampa americana;; ha vigliac
-1 camente delineata la figura mo
' rale di Giuseppe Di Silvestro; Vi
tozzi, insomma, è stato tutto, ha i
l'atto tutto, non escluso la parte i
del delatore. Ma egli ignorava !
che Giuseppe Di Silvestro, nell'e
poca del City Party, aveva par- j
lato dalla stessa piattaforma con |
W. Potter contro il miserabile del
padre suo.
Caro Vitozzi, ascoltaci. Il fan-j
go delle scarpe di Giuseppe Di
Silvestro è più pulito del tuo gru
gno e di quelli di tutto il tuo ca- !
sato. Gli antenati di Giuseppe Di !
Silvestro furono la gloria dell'A
bruzzo, mentre i tuoi nonni, al di j
là dell'Oceano più di una volta'
furono arrestati da un brigadiere
dei carabinieri che ora risiede a 1
Newark. Giuseppe Di Silvestro
ha sempre lavorato ; tuo padre j
ha sempre rubato. Giuseppe Di
Silvestro è stato sempre aperto 1
e leale e tu sei un vigliacco, co
me vigliacco è sempre stato il tuo
genitore.
Vitozzi, pochi giorni prima del j
20, aveva detto a Giovanni Ra
magli ed anche a Giuseppe Di
Silvestro che del discorso che !
questi avrebbe pronunziato per
la consegna della medaglia ne
desiderava una copia il Sinda
co. in inglese ed in italiano.
Vitozzi, dubitava che Giuseppe
Di Silvestro, dalla figura austera
e dalla parola convincente, non
avesse suscitato troppo entusia- i
smo nella folla annichilendo così
la ignorante prosopopea di suo
padre. Vitozzi, più tardi disse al j
Di Silvestro che il Segretario del
Sindaco avrebbe voluto vederlo la
mattina seguente a proposito del-1
la consegna della medaglia; ma
Vitozzi aveva affermato il falso
perchè alla sua presenza il Segre
tario disse al Di Silvestro, re
catosi all'appuntamento, che
non si era mai sognato di fissare
tale incontro. Vitozzi volle
farsi una piccola vendetta per
l'Ordine del giorno presentato da
lacolucci contro il cavaliere d'in
dustria. Vitozzi voleva impedire
qualsiasi dimostrazione si potes
se fare dai Figli d'ltalia. Vitozzi
però aveva fatto i conti senza
il Console Italiano, l'energica l
personalità incorrotta ed incor
ruttibile, che presiede alle sorti j
degli Italiani di Philadelphia. Vi
tozzi oggi minaccia a destra e a ;
manca: sentenzia che farà chiù-'
dere il Circolo Italiano; che di
struggerà Gennaro Titomanlio;
che farà trasferire il Cav. Giu
seppe Gentile.
Vitozzi, la tua impuden
za, la tua tracotanza 'sor
passa quella di tuo padre. [Vii, o
Vitozzi, sei un idiota, un 1 imbe
cille ed ignori che al seguito del !
console e di chiunque tu intendes- j
si nuocere, ammesso che ne aves- j
si il potere, vi sono migliaia e mi- j
gliaia di onesti cittadini che, per
il sacrosanto diritto delle genti
contro i brigantelli come te, sa
rebbero capaci di qualsiasi atto.
Sii cauto, perciò, se non vuoi che
la l'olla venga a dirti sul muso,
fuori il gabbione dentro il quale
sei rinchiuso, quello che vera
mente sei.
Vitozzi, noi ti lanciamo una!
pubblica sfida, e se non l'accetti j
sei vigliacco come vigliacco è tuo j
padre. Si chiami a raccolta la co- j
lonia e si presentino ad essa due |
nomi: quello di Giuseppe Di Sii- ;
vestro e l'altro di tuo padre. Ad j
essa il responso. Su, accetta, Vi- !
tozzi. E' così che si misura lai
popolarità, non altrimenti. Se ti j
rifiuti di accettare, ti raccoman-1
diamo ad un tuo uguale : al dege-1
nerato, al tuo nuovo alleato. Que- !
sti ha quasi dato fondo al dena
ro elemosinato. Ha bisogno di al
tro argenti appaga i suoi desi
deri i ed egli ti contenterà. Se
non ci sbagliamo, venerdì della
scorsa settimana un tuo ruffiano
patteggiava con lui lungo Chri
stian St. Pagalo bene, però; per
chè se ciò non farai egli ripubbli
cherà, come lo ripubblichiamo
noi, l'articolo del numero al ber
| retto a righe e la catena al piede
: nella quale potrebbe rimanere
| chiuso anche il tuo piede.
La Ragione
Ai nostri amici e fratelli lettori
QUESTO GIORNALE E' PATTO DA VOSTRI AMICI, DA
VOSTRI FRATELLI CHE VIVONO CON IL LAVORO QUOTI
DIANO. SK VOLETE PERCIÒ' CHE "LA RAGIONE" CONTINUI
A PUBBLICARSI, E' VOSTRO DOVERE DI CONTRIBUIRE A
MANTENERLA IN VITA. NOI SIAMO BENE CORAZZATI E
NON LA SMETTEREMO SE NON AVREMO RICACCIATI NEL
LA MELMA IL SICARIO. DEL RESTO SONO GIÀ' NOTI I SE
GNI DI DEBOLEZZA, DI ISOLAMENTO E LA CLOACA IN SE
GNO DEL PROGRESSO FATTO H A DIMINUITO IL NUMERO
DI PAGINE. AVANTI, DUNQUE; NOI ASPETTIAMO LA VO
STRA SOLIDARIETÀ'.
LA RAGIONE
I DUE ORDINI
Nella venuta della Missione I- !
taliana a Philadelphia, il piccolo
grande dall'epa gonfia e dall'inde
! lebile ricordo del suo municipio,
! sotto le sferzate del Dr. Curian
! giolo, ha fatto sentire la sua pa
! rola, il suo verbo.
A mezzo dell'Opinione, di que
ì sto giornale che è stato sempre
1 ligio ai padroni, il piccolo gran
de, dall'alto del suo pergamo, ha
fatto il suo predicozzo e, senten
| dosi un po' più forte dell'umile
fra gli umili, ha voluto fare anche
:lo spiritosello. A sbalzi, seguia
| molo un pochino nella sua tirite
ra, in questo secondo documento
1 umano.
Al terzo periodo dell'infelicis
| simo proclama, il grande degli j
i Indipendenti incomincia così :
Non come Ordine, non come indi
vidualità, ma come Italiani, ecc.
ecc. Con queste poche frasi il
Deus ex macchina, ha detto due
J crude verità ed una gran
de bestemmia. Battiamogli le
mani per questo suo spirito di
patate.
Ha detto la verità quando ha
! suggerito di andare non co-
Ime Ordine, perchè per gli
Indipendenti, l'Ordine propria
, mente detto non esiste se non
| nella mente di pochissimi rinne
gati con alla testa il manipolato
! re, il fomentatore di tutti i dis
sidii fra le Associazioni di Mu
tuo soccorso. Quando mai gli In
dipendenti hanno mostrato la 10-1
1 ro forza numerica e finanziaria?
Ha detto la verità quando af
ferma di andare non come indi
vidualità, perchè negli Indi
-1 pendenti, eccetto pochissimi j
' presi in buona fede e per
! i quali abbiamo la più gran- j
de stima, nessuna persona è j
nota per il suo carattere indivi- j
duale o per il bene fatto in
colonia. Su, rispondete, chi sono
1 le vostre individualità che pote
te mostrare? Forse il cavalie-
Ire? Ma questi è già annientato
i dalla voce pubblica.
) E' impazzito quando viene fuo
ri con la frase andremo come
j italiani. Questa è la più gran- j
de bestemmia. Siete italiani
i voi che vi siete alleati ad
km austriaco? Siete voi, pro
| prio voi, che parlate di Italia
nità, voi che l'anno scorso con il
; màssimo cinismo sciupaste in
i bagordi il denaro raccolto per le
; nire le pene ed i dolori delle fa
| miglie dei richiamati? Ma insom
j ma avete o non un tantino di pu
-1 dorè ?
Infine, il piccolo grande si vuol
dare anche l'atteggiamento di
moralista, di uomo serio e dabbe
ne, raccomandando ai suoi polli
di festeggiare la missione senza
strepiti, senza chiasso, senza pa
rate, ma serii e dignitosi recan
dosi al posto designato dall'Opi
| nione.
O piccolo grande, i vostri pi
ì stolotti non ci fanno paura, e
! prima di costringerci a mettere
I le carte in tavola sul vostro te- \
l nebroso passato, svelando tutte le
! furfanterie di oltre oceano, mos-,
jsi da un senso di compassione,
jvi vogliamo dare un consiglio,
I cioè quello di inviare un tozzo di
| pane alla famiglia invece di sciu
i pare i $lO la settimana di sti
j pendio per ottenere una grandez
za che non potrete mai consegui
re.
Non fate, no, il saputello ed il
calunniatore nello stesso tempo.
Anche noi siamo contraili alle
parate da pagliacci che fanno di
sonore al nome Italiano; questo
lo andiamo predicando nelle no
stre numerose Logge. Siamo pe
rò convintissimi che una parata
propriamente detta, composta di
migliaia e migliaia di affiliati
sotto un solo vessillo, dignitosa
sotto tutti gli aspetti, che possa
mostrare la potenza di una gran
de Istituzione è necessaria, spe-
leialmente in certe date circostan- !
i La sfilata dell'Ordine Figli d'l
! talia, avutasi il 20 corrente !
jcon oltre 10.000 fratelli; la'
nostra grandiosa dimostrazione,
0 mio piccolo grande, è stato un i
j avvenimento importantissimo
che ha scosso anche il Cavaliere
I dagli eterni inchini. La nostra
parata ha mostrato alla Missio
ne, al popolo che ci ospita ed a j
voi specialmente, la disciplina, |
la compattezza che regna nelle j
nostre file perchè dal primo al-1
l'ultimo cittadino dell'Ordine, a 1
piedi, senza ronzini, erano tut
j ti in linea senza distinzione. Giù
il cappello, o la vostra untuosa j
paglia, dinanzi a questa massa di '
■ lavoratori del braccio e del pen- ;
1 siero che si è raccolta intorno al- !
la bandiera immacolata dei Figli j
d'ltalia!
Rispondete, chi ha trascinato i
sopra città i centomila connazio
nali, per ricevere la Missione?
Forse gl'lndipendenti o qualche
altro papavero coloniale che con
tutti i mezzi da caino ha cercato
di mettere il bastone tra le ruo
te?
Ma via, rincantucciatevi nella
meschinissima stanzetta delle
undici di notte e pensate ai
casi vostri. La barca fa acqua da
tutte le parti e le vostre grida
non sono ascoltate da nessuno.
Non cercate aiuto all'Opinione;
oramai la Colonia non è quella di
venti anni fa, e la massa che ve
de in voi un essere senza ener
gia, senza meriti e senza dignità
non vi segue, non vi seguirà
I giammai.
Bravo il grande venerabile de
! gli Indi pendenti, quanto è
! modesto ! Egli non vuole parate.
| E dove andrebbe a prendere i
suoi soldati, nel campo dei morti,
forse ? nei cimiteri dove a peren
ne rimorso del Dr. Curiangiolo
si trovano piantate quelle tali
croci così ben descritte da Sindo
ni? O forse i militi dei nostri a
mabilissimi cugini si potrebbero
| manifatturare di terra cotta in
qualche grande Ditta di pignat
te? Non vedete come siete picci
| ni, colendissimi cugini?
Dopo la parata, il farmacista
Gennaro Tito Manlio, che non
conserva nell'animo l'odio come j
fa il Dr. Curiangiolo; Tito Man- ;
lio, dicevo, che per giunta è an- I
che Grande Tesoriere, senza il
becco di un quattrino, degli Indi-
I pendenti, nella sua lealtà mi di- j
j ceva queste testuali parole : Vi
glione, tu ssii che quando debbo
suonare suono come si deve. Di
nanzi la mia farmacia ho osser
vato. ho assistilo alla vostra pa
rata, a quella dei Figli d'ltalia
(intendi o piccolo Grande?) So
no rimasto sorpreso, meraviglia
lo e contento nello stesso tempo;
io appartengo all'altro Ordine,
ma la debbo dire come la sento,
avete fatta una splendida figura.
Una massa, una fiumana di popo
lo, tutti giovani, ben vestiti, in
somma non ci mancava nulla e bi
sogna dare a Giuseppe Di Silve
stro ed a tutti quelli che più
strettamente lo circondano i più
caldi elogi per il miracolo com
piuto..
E il Venerabile di una Loggia
Indipendente, stringendo entu
siasticamente la mano a Giusep
pe Di Silvestro, diceva a questi :
Biavo per il contributo finanzia
rio e per lo spiegamento delle
vostre forze.
Di fronte a queste constatazio
ni, a questi atti di vera lealtà e
galantomismo di alcuni dei vo
stri, hanno più peso le vostre
calunnie?
Se, sempre sbraitando pel
le strade, andate millantando
meriti, perchè non vi siete mo
strati al pubblico? Su, uscite dal
le vostre tane dove complottate
contro gli uomini migliori della
colonia ; mostratevi una volta al
meno perchè quanti siete nessu
no lo sa. Su, mostrate i vostri
cenci.
E adesso faccio una domanda
semplicissima. Quanto denaro ha
portato l'Ordine Indipendente al
la Stella d'ltalia fra i Barbieri?
1 nostri coloni aprino bene le o
recchie ed ascoltino la grande ci
fra annunciata dall'Opinione in
dollari 1042.15. Se non lo strepi-
Ito della parata, avreste potuto
| almeno far sentire lo strepito dei
! dollari come hanno fatto i Figli
| d'ltalia genuini ed allora l'affare
| sarebbe stato accomodabile.
Ditemi, come avete raccolto lo
| ammontare di $1042.15. Per sot
toscrizioni forse volontarie? Al
| lora un'Ordine come gl'lndipen
■ denti, che secondo don Doni...ine
1 Iddio conta migliaia e migliaia
di anime perdute è un Ordi
ne antipatriottico. Forse l'am
montare raccolto lo avete fatto
, a tanto a testa come i melloni?
Finalmente ci siamo, ed allora
I siete cinquecento, dato che vi so
| no delle Logge che hanno dato il
i quadruplo del loro numero di so
I cii.
In un modo o nell'altro, insorn
; ma, la colonia vi ha guardati daJ
l'alto in basso; oggi sa quanti
| siete, che cosa avete fatto e, so
pratutto, che cosa valete. In ba
-1 se all'ammontare versato per i e
vedove e gli orfani, vi dobbiamo
1 dunque contare a 500 (non queifj
! di Dogali però).
Il vostro Ordine esiste sola
mente per la prebenda al
j Dr. Curiangiolo. Era per non far
I sapere il numero dei nostri c-om
| ponenti alla Colonia che vi era
| vate raccomandato al Cavaliere
f Becchino di fare impedire la no
stra parata ?
Antonino Viglione
SOCIETÀ' IT. DI M. S. L'INDI
PENDENTE AMERICO
VESPUCCI
ì Phila., Pa., Giugno 26 1917.
Egregio Direttore
del Giornale "La Ragione"
Le comunico il seguente deli
berato, con preghiera d'inserirlo
nel suo settimanale.
L'intestata Società, riunitasi
in seduta ordinaria il 26 corren
te, alla Coumbus Hall, 746 So.
Bth Street, discutendo sui festeg
giamenti fatti alla Missione Ita
liana, e deplorando che se non
riuscirono di maggiore soddisfa
zione, devesi per certezza ed evi
denza di fatti attribuire alle mi
re subdole, adoperate da un am
bizioso ed ignorante faccendiere,
che risponde al nome di C. C. A.
Baldi, coadiuvato dal suo degno
rampollo Vito, deliberava:
1. Considerando, che nessun
Comitato speciale per i festeg
giamenti alla Missione Italiana è
stato nominato, e quanto è asse
rito nel giornale l'Opinione del
22 coi r., circa un Comitato esi
sistente, è completamente falso.
Un solo Comitato, è sempre esi
stito, riconosciuto ufficialmente
dalla Colonia e fu quello della So
cietà Stella d'ltalia fra i barbie
ri Italiani, il di cui mandato ri
conosciuto, ed al quale si è atte
nuto era di raccogliere fondi Pro
Vedove ed Orfani della Guerra.
2. Considerando che C. C. A.
I Baldi arrogandosi un diritto
! che nessuno gli aveva concesso
|di rappresentare ai festeggia
j menti la Colonia Italiana, e co
noscendo che con opera deleteria,
abusando della buona fede delle
! autorità cittadine, compilò la li
sta degli invitati al banchetto
d'Onore dato dal Sindaco di Fi
ladelfia ai componenti la Missio
ne, escludendo persone rispettar
I bilissime della Colonia, includen
done altre molte deficienti, e tra
| scurando perfino i decorati come
Lui, ma più degni di Lui, della
croce di cavaliere, che la loro
\ presenza a quel Simposio sareb
be stato Onore per la Colonia I
taliana.
3. Considerando l'atto vi
gliacco e antipatriottico del figlio
| Vito, che alla Banda preparata
! all'uscita della Stazione, per in
| tonare l'lnno Nazionale, all'appa
rire della Missione, rivolto ad UH
musicante, lo minacciò di arre
sto se fossero stati suonati inni
italiani.
4. Considerando dalla prova
di fatti incontestabili che erasi
premeditato dal padre e figlio
Baldi dare uno schiaffo morale
alia Colonia Italiana, che se si
schivò fu per il sentimento pa
triottico dei Connazionali, che
con sincero e liberale animo tri
butarono degni onori alla Mis
sione Italiana, ad unanimità ap
provano, e si rendono solidali al
Circolo Italiano di Filadelfia che
! con voto unanime dell'Assemblea
del 23 corrente invitava i Sod
C. C. A. Baldi e suo figlio A ito a
rassegnare le loro dimissioni da
membri del Circolo Italiano, per
; che indegni di appartenervi.
Che il Sindaco e le Autorità
| tutte sappiano che la Colonia I
taliana non ha mai riconosciuto
nè riconosce quale Leader e suo
rappresentante C. C. A. Baldi, e
che i suoi atti compiuti sono di
j disdoro al nome Italiano, e poco
graditi ad un buono ed osse
; ((niente Cittadino Americano. Iti
! fine lo denunziano all'Autorità
Consolare, perchè dall'esposizio
; ne dei fatti, che rispondono al ve
i ro, ne informi il Patrio Governo
| per il ritiro della Croce di Cava
j liere, da un tale uomo che se n'è
| reso indegno.
Ringraziando a Lei, Sig. Di
! rettore, ci creda
Il Presidente B. ORO
Il Segretario F. VELA
11 cavaliere delle successioni è
; stato già nominato Cavaliere Uf
ficiale ed aspetta di farlo sapere
i quando la Missione sarà in Italia
' I n. d. r.