Le metamorfosi del sicario Il pubblico conosce molto d;i vicino il sicario che, per una mangiata di fave, aggredisce il galantuomo che gli fu prodigo di aiuti e di consigli ed elogia il banchista candidato al fallimento di cui ieri cantò vita e miracoli. Ciò nondimeno, non crediamo superfluo sot topone all'attenzione dei connazionali certi documenti che essi avranno potuto dimenticare per stigmatizzare ancora una volta le cri minali gesta dell'animale più perverso, più immondo che abbia fino ad oggi infestate le colonie italiane di America. Qui appresso riproduciamo due documenti denotanti la indipendenza di carattere e la correttezza di coscienza del sicario: U primo, uno scritto diffamatorio pubblicato sull'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914, contro il Cav. C. C. A. Baldi; il secondo, un articolo di elogio apparso nella Cloaca del ."> Maggio 1917 per la Federazione delle Società Italiane della quale è presidente il Cav. C. C. A. Baldi e per la Società pei' gl'lmmigranti in compenso, forse, quest'ultimo, dei .">0 dollari che Padre Terlizzi ha contribuito per da rle alla Colonia di Philadelphia un foglio perverso. Quando, tre anni fa, il sicario si accingeva, per la ó.a o 6.a volta, a dar vita, con il denaro dei banchisti e della dote della se conda moglie, ad un giornale ricatto, si recò dal Cav. C. C. A. Baldi per ottenere la reclame della sua ditta. Costui, rifiutandoci di ac cedere alla richiesta e conoscendone l'animo pravo, lo pregò di lasciare da parte il giornale e di dedicarsi ad un lavoro più consono al la sua capacità. A tanto rifiuto ed a cosi saggio consiglio chiunque altro avrebbe ringraziato il Cav. C. C. A. Baldi, ma il sicario, che al lavoro ha sempre preferito la vita parassitaria e ricattatrice, non piacque il suggerimento ed incominciò ad attaccarlo. Lo scritto che riproduciamo è uno della serie. Intanto, dopo un paio di anni, il sicario, dimenticando di aver chiamato il Cav. C. C. A. Boldi UN GALEOTTO CHE MERITE REBBE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA AL PIEDE; ignorando di averlo definito UN AFFARISTA IL LUSTRE, L'UOMO DALL'ANIMA TENEBROSA, il connazionale LOSCO ED APPROPRIATORE incomincia un tirocinio per riav vicinarlo. Corxe alla Banca di costui a fare proteste di stima al tigli* V'ito; prega connazionali perchè chiedano per lui un posticino all'Opinione e contemporaneamente va alla festa dei MACCHERONI e ne scrive bene; parla della Federazione e dice che a capo di es vi sono SPICCATE PERSONALITÀ'. Ah, sicario maledetto: ladro di francobolli! Sono DESSI LE SPICCATE PERSONALITÀ', I GALEOTTI CON IL BERRETTO A RIGHE E CON LA CATENA AI PIEDI? Il Cav. C. C. A. Baldi, però, è volpe vecchia: si mostra cerimonioso col sicario e lo fa sperare. Ma dopo avergli fatto compiere l'at to umiliante gli fa sapere che l'Opinione non ha bisogno di ricattatori, pardon, di articolisti e perciò era costretto rifiutare l'opera mercenaria del diffamatore che di punto in bianco si trasforma da libellista in cantore di apoteosi! Ed il Signor Vito, al quale qualcuno ricordava gli attacchi del sicario al padre, rispondeva: E' COSI' CIIE SI CONDANNA UN PERVERSO: LO SI UMILIA E POI GLI SI DA' IL CALCIO. * * Ai Ma non è tutto. Nello scritto del 19 settembre 1911 il sicario chiama Giovanni A. Donato, ex redattore de La Voce del Popolo ed in quel momento alla Direzione dell'Opinione, DIRETTORE TRAVET; oggi, invece, cioè nell'ultimo numero della cloaca, riportando una risposta polemica contro (ìiuseppe Di Silvestro (senza però stampare quello che costui scriveva di Donato) lo definisce UNA E sIMIA ED ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA. Dunque, sicario, era un DIRETTORE TRAVET Giovanni Donato o UNA ESIMIA ED ONESTA FIGURA DI GIORNALISTA? Dicci, degenerato, eri tu un farabutto quando insultavi Donato o oggi che lo difendi? Noi ti diamo un consiglio, sicario: mettiti su un vapore mercantile, legati al colio un grosso macigno e poi dall'alto mare get tati a capofitto nell'Oceano. Se ti gettassi nel Delaware il fetore della tua carogna potrebbe appestarci. Ecco, intanto, i due documenti: L'Opinione del Popolo del 19 Settembre 1914 Cloaca del ó Maggio 1917. Cicale, Grilli e Zagzare Il Prof. Raffaele I)e Luca, già capitano di Stato Maggiore ed insegnante nella Scuola Militare di Modena, ebbe la disgrazia, cin que anni fa, di entrare nella redazione del locale quotidiano "L'Opi nione", un giornale, sorto con i quattrini di tanti buoni e bravi connazionali, che è finito poi. per virtù di un puro e semplice giuo chetto di bussolotti, di diventare di assoluta, indiscutibile, inappel labile proprietà DI UN AFFARISTA ILLUSTRE che il patrio go verno non volle e nè seppe risparmiare all'insulto atroce di una ono rificenza, ambita e. sollecitata ad opera di un bill pagato al Bellevue Strafford Hotel, in occasione della venuta a Filadelfia di una semi Eccellenza avente a quell'epoca grande prestigio su tutte le sfere facienti e regnanti per lungo e per largo 5 vasti corridoi di Monte citorio. Il Prof. De Luca, persona coltissima e di niente equilibrata sot to ogni rapporto, trovandosi in America per i soliti deplorevoli scherzi che monna Fortuna sa furfantescamente preparare a tutti quelli cui dovrebb'essere riservato un avvenire migliore, fu co stretto, per necessità di vita, entrare nella redazione de "L'Opi nione" e, sebben alla sua penna rimanessero, per condizione "sine qua non" imposta dal cavaliere proprietario, continuamente attac cati il morso ed il bavaglio perchè egli avesse potuto dire tutto ed interamente della efficienza e del valore della sua capacità di scrittore serio e di giornalista equilibrato ed efficace, non tardò però a rivelarsi tutto quello che realmente era: una coscienza ben formata, una niente nutrita di forti studi e di vaste cognizioni. Egli è rimasto per cinque anni consecutivi alla redazione de "L'Opinione", pagato a salario di fame; per moltissimo tempo, per chè, solo alla redazione, fu costretto ad un lavoro improbo; amma latosi seriamente, sentì il bisogno, per avere le cure dovute, ricove rarsi in un ospedale della città: nessuno del personale dirigente de "L'Opinione" pensò mai di chieder conto della sua salute; appena convalescente, ritornò al suo posto di lavoro; durante il tempo del la malattia (oltre due mesi) non gli venne pagato salario, nè elar gito un sussidio qualsiasi. Seguitò a dare l'opera sua cosi come ave va fatto sempre; il coraggioso Cav. C. C. A. Baldi, QUEGLI CHE IN COLONIA MENA CONTINUO VANTO DI ESSERE L'AMICO DEI BISOGNOSI. IL SALVATORE DEI SOFFERENTI. IL BE NEFATTORE DEI SUOI CONNAZIONALI. lo fece licenziare la settimana scorsa dal suo DIRETTORE "TRAVET" del giornale, nell'istessa maniera come si possa licenziare un cane randagio cui si dette solamente l'incarico di consumare pochi ossi sfuggiti alla rapacità del divoratore della carne, senza nemmeno il complimento farisaico di quel tale avviso preventivo di una o due settimane che possano bastare ad un individuo per procacciarsi un'altra occupa zione. Se noi non conoscessimo CARMINE BALDI e non avessimo a vuto, in tanti rincontri, l'occasione di SCANDAGLIARE L'ABIS SO DELL'ANIMA SUA TENEBROSA, avremmo potuto in certo modo meravigliarci del tiro birbone fatto al Prof. Raffaele De Luca che non aveva proprio commesso alcun torto per meritarlo. DI QUESTO E DI ALTRO ANCORA NOI FACCIAMO CAPACE CARMINE BALDI, e se abbiamo sentito il bisogno di interessarci di quest'altra azione brutta di cui solamente lui può essere sciente mente capace, lo abbiamo sentito più per gH altri che per noi, per tutti quelli cioè che. per una ragione o per l'altra o magari per par tito determinatamente preso nell'interesse di cricche e di camerille locali, non riescono ancora a persuadersi ed a trarre opportuno pro fitto da CERTE VERITÀ' CHE NOI ED ALTRI ANDIAMO PRO CLAMANDO E ILLUSTRANDO DA QUALCHE TEMPO A QUE STA PARTE ED AL SOLO, esclusivo scopo di additare alla.nostra collettività il punto preciso, l'ubicazione matematica di certe maga gne, di certe piaghe cioè, che, producenti sempre mai dolori atroci, noi sentiamo il bisogno impellente di curare a dovere fino a rimuo verle completamente. Il Prof. Raffaele De Luca, quegli che per ben cinque anni, ma lamente pagato e per nulla ben considerato, seppe rimanere la macchina mentalmente motrice del quotidiano "L'Opinione", non meritava assolutamente di essere licenziato da "L'Opinione" per un semplice o, forse LOSCO E INTRIGATO CALCOLO DELL'IN DEBITO APPROPRIATORE DEL GIORNALE; egli era merite vole di ben altri riguardi edi ben diverse considerazioni. Ad un uomo dei precedenti e della cultura del Prof. De Luca, ad un gior nalista del suo valore non va mai dato un licenziamento ingiustifi cato ed intempestivo. Il Professor De Luca non è affatto giovane perchè prtJSìa egli trovare oggi, dopo cinque anni di lavoro eccessivo e mal retribuito prestato ne "L'Opinione", facilmente occupazione. Ha egli per giunta una famiglia da sostenere, ed all'amarezza di la sciarlo senza un soldo di stipendio o di sussidio dinante la sua lun ga malattia non si sarebbe mai dovuta aggiungere l'altra di un ina spettato licenziamento. Tutto questo ci sentiamo in dovere di dire per un collega che può esserci anche maestro in tante e tante cose, e lo facciamo al so lo intento di servire ad uno scatto legittimo e ad un atto di ribel lione giustificatissinio dell'animo nostro. L'lmpudente affarismo e la grande faccia tosta eli certo nostro elemento coloniale che, più che stare alla testa di negozi e aziende per esreitarvi la più incontrollabile delle egemonie, MERITEREB BE UN NUMERO AL BERRETTO A RIGHE E LA CATENA AL PIEDE. LA DOVE LA GIUSTIZIA DEGLI UOMINI SUOLE. QUALCHE VOLTA, PER RIEMPIRE I VUOTI, MANDARE SPESSE VOLTE I IU OM E (ÌLI INNOCENTI. DON PROCOPIO. Il peccato originale Non c'è discorso che potasi farsi in mezzo a noi. nei pubblici e nei privati ritrovi, sia che potessimo avere occasione di parlare per una festa o per un infausto avvenimento, che non si abbia sempre motivo o ragione di rispondere con le solite parole: "ma in Co lonia non si è mai fatto nulla di buono, in Colonia non faremo mai nulla, non conchiuderemo mai nulla." E se ne dicono ,e se ne e spongono in mille guise, in mille forme, in tanti modi le ragioni, mentre non mancano di coloro che si abbandonano a dare consigli e suggerimenti, atteggiandoci a medici pratici, a sanitari periti per la cura dei mali e delle piaghe che si ha ragione di lamentare non so lo, ma deplorare anche. Tutto finisce però col linire della festa, col chiudersi della conversazione, col prendere commiato dal simposio 0 dal convegno, perchè, appena il giorno appresso e coincidendo l'oc casione propizia nella quale si potrebbe fare qualche cosa di serio. 1 primi a disinteressarsene completamente, i primi a volgere bruscamente le spalle alla buona occasione sono appunto quelli che l'avrebbero voluta per approfittarne nell'interesse della comunità. Non crediamo vi possano essere, tra i nostri lettori, di quelli che partano da un principio tutto o meno che differente dal nostro cir ca il modo di così riferire intorno ad un vecchio vizio di ambiente che a noi piace oggi di definire il "peccato originale" dei nostri maggiori coloni. { ** * Troppe chiacchiere s'è abituati a fare; fatti però sempre pochi o niente addirittura. Si manca spesso di iniziativa e si soffre la ma lattia di peccare abitualmente nei tempii serenissimi di dea Concor dia e di santo Affiatamento. Non parliamo poi del vizio inveterato in noi di scoraggiarci o avvilirci reciprocamente in qualunque buo na proposta si potesse avere occasione di fare; e ciò avviene perchè ognuno vorrebbe la priorità per la propria; nessuno s'è mai sentito chiamato in mezzo a noi ad esprimere un encomio, un incoraggia mento, un plauso per la buona opera dell'altro. Errori più madornali di questi non crediamo si possano com mettere a danno della nostra comunità, giacché, a guisa di bacilli insidiosissimi nel corpo di un ammalato, ne rodono l'esistenza della compagine e ne impediscono lo sviluppo di ogni interesse collettivo. Nè c'è chi possa cullarsi nella speranza che tanto terribile male potesse rimaner combattuto, curato e vinto entro un periodo di teme po più o meno breve, perchè la cura non ne è stata ancora intrapre sa. Determinare il tempo, sia anche approssimativamente, in cui una data cosa potrebbe accadere, in cui un dato avvenimento po trebbe verificarsi, significherebbe affermare l'assurdo e non vor rebbe dire che pretesa di poter sollevare un macigno senza un punto d'appoggio per la leva necessaria per sollevarlo. Oh quante volte abbiamo scritto intorno a tanto male; oh quan te volte ci siamo accorti, mentre scrivevamo, che non avremmo se non fatto opera vana chissà per quanti anni ancora! Torniamo a scriverne di nuovo, ma questa volta meno sfidu ciati, meno pessimisti d'un tempo. Non si creda e ritenga peraltro che Li fiducia che abbiamo che si vada presto a conchiudere qual che cosa sia grande o molta. Ve n'è appena un po', e dio faccia che ci si conservi per molto tempo, giacché noi conosciamo come sono furiosi ed improvvisi i venti che sogliono spirare nelle zone imper vie di una colonia; potremmo anche perderla da un momento al l'altra, senza però riportarne stupore o meraviglia alcuna. Sof friamo il vizio dell'abitudine noi Torniamo a scrivere meno sfiduciati d'una volta, diciamo, per chè c'è dato notare come, non ostante mille cose in contrario, qual che buona istituzione coloniale compie da tempo la missione sposa tasi nell'interesse della Colonia. \ 'è, per esempio, la Federazione Italiana, e vi sono pure la So cietà per gl'lmmigranti ele scuole italiano-inglesi; LA PRIMA CON A CAPO DELLE SPICCATE PERSONALITÀ' COLONIALI. LE SECONDE SOTTO LA DIREZIONE DIRETTA DEI PADRI AGOSTINIANI DELLA CHIESA DEL BUON CONSIGLIO. Quanti e quali benefìci i nostri coloni ritraggono da queste tre grandi istituzioni non c'è bisogno ricordarlo ora; lo si è detto in mille riscontri. Quello che alla Colonia non cesseremo mai di racco mandare è che le appoggi, con i fatti e non con le parole, ogni qual volta l'occasione si presenti propizia per poterlo fare. L'azione rimarrà sempre meritoria, anche se con povero contributo, ed i be nefici ne s<»ranno immensi a benefìcio della nostra massa in gene rale. Chi può fare e non si muove, chi può dare e non dà non ha di ritto al nome di buon italiano, non avrebbe alcuna ragione di entra re e venire ili mezzo a noi se non in poche circostanze, in determi nate circostanze e solo per sentirsi dire sul muso: andate al dia volo ! LE FIGURE PAPAVERICHE NON CI SERVONO, DEGLI EGOISTI E DEGLI IPOCRITI NE ABBIAMO PIENE LE TA SCHE; IN COLONIA SI HA BISOGNO DI UOMINI, SOLO DI UOMINI, DI VERI UOMINI. LA RASSEGNA. LA RAGIONE Voci di protesta per i sicarii E DI SOLIDARIETÀ' PER I GALANTUOMINI La Loggia "Italia No. 77" del l'Ordine Figli d'ltalia, nella sua seduta ordinaria del 15 maggio, associandosi alle altre Consorelle Idi Philadelphia, e dintorni, deli berava una vibrata protesta con tro un foglio mercenario, asser vito ad una cricca di candidati al fallimento e di strozzini, il ; quale, in una lettera aperta al Supremo Concilio dell'Ordine Fi gli d'ltalia .tentava intaccare l'o nesta del Grande Venerabile del la Pennsylvania. Solennemente dichiariamo che Giuseppe Di Sil -1 vestro è degno in tutto della ca rica che riveste e la sua figura è sacra e cara a tutti gli affiliati dell'Ordine, i quali ebbero mille prove della sua onestà e della sua energia spesa in ogni tempo al l'incremento della Grande Fami glia. Plaudiva infine al dignitoso comunicato del Concilio Supre mo, riaffermante pubblicamente Di Silvestro tutta la sua stima e fiducia, con l'incoraggiamento di sempre più perseverare nella sua apprezzata opera di l>ene a vantaggio della Istituzione. Il Segretario Archivista M. Leone * * lit Phila., Pa., 2?, Magg. 1917 Egregio Direttore de "La Ragione" Nella seduta del 22 coi r. l'As semblea della Società Italiana di M. S. l'lndipendente Americo Vespucci votava un voto di fidu cia e simpatia ai Fratelli Giusep pe e Giovanni Di Silvestro, stig matizzando le volgal i e false ac cuse mosse contro di essi da un giornale locale, che nella risorta vita, ha mostrato sempre di più la sua malvagia indole, e il suo abbietto sistema, di falsificare fatti e di denigrare uomini e co se. Nel pregarvi a dare corso nel vostro giornale alla presente co municazione, abbiatevi i ringra ziamenti miei e della Società che rappresento. Il Presidente Benedetto Oro * * * Loggia "Altavilla li pina" N. 219 Phila., 1.0 Giugno 1917 In seduta ordinaria del 27 Maggio u. s., l'assemblea deliberò un voto di fiducia i>er il nostro Grande Venerabile ed un voto di disprezzo per i suoi nemici, che lo insultano ingiustamente. Abbiamo alta stima per il Grande Venerabile, come persona privata e come Ufficiale dell'Or dine. S. lannantuoni Segr. Archivista ♦ * * loggia Pasq. Salina i di N. 166 Phila., 21 Maggio 1917 Mi pregio notificarle che la Loggia Pasquale Salinardi N. 166, nella sua ultima seduta or dinaria ad unanimità protestava energicamente, contro-quel gior nale "ossia quel foglio di carta inservibile" chiamato la Cloaca, mantenuto da persone indegne di chiamarsi italiani (essendo essi austriaci e ger tiranesi) per es sersi permesso di pubblicare del le calunnie contro i capi dell'Or dine Figli d'ltalia e l'intero Or dine. Noi della Salinardi, come tut ti gli altri fratelli delle Consorel le, non crediamo alle chiacchiere della Cloaca, e, al Grande Vene rabile diamo tutto il nostro ap poggio e siamo anche pronti a gridare sul viso alle persone che vogliono insultarlo: Quel che sie te stati, che siete e che sarete voi, chiamate gli altri ! Per il Venerabile Giuseppe Stabile, Segr. Arch. 2902 Reed Street * * * Loggia Santo Stefano di Ca mastra, No. 29 Reading, Pa., 4 Giugno 1917 Mi pregio comunicarle con pre ghiera di trasmettere la presente per essere pubblicata nel Bollet tino ufficiale dell'Ordine: Nell'ultima riunione di mag gio, tenuta da questa Loggia, l'Assemblea deliberava ad unani mità, che in conseguenza di una campagna deplorevolissima, ini ziata contro il nostro Grande Ve nerabile Giuseppe Di Silvestro, di affermare che questi è assai a noi caro, perchè ha saputo ac quistarsi il diritto alla nostra l ieo noscenza, per la sua rettitudine insuperabile, per avere dato tut te le sue forze, energie e sè stesso a prò' del nostro benemerito Or dine. Siamo orgogliosi del nostro Grande Venerabile Giuseppe Di Silvestro. Per tanto questa Log gia Santo Stefano di Camastra No. 29, ad istanza del fratello Antonino Zaffiro, a cui fece eco Matteo Alberti, ha deliberato ad unanimità un voto di fiducia al 3 nostro Grande Venerabile, pro testando energicamente contro coloro che hanno osato e osano indegnamente fare tali attacchi contro il nostro Grande Venera bile Giuseppe Di Silvestro. Que sti, per la sua dignità e correttez za ha ben saputo fare, sa fare, saprà fare ed avrà sempre fron te alta su tutto quanto gli con ' cerne, da vero e degno figlio d'l talia, ciò che non può dirsi di ta luni altri. Noi non possiamo sta le impassibili contro gli attac chi dei codardi. Il nostro Grande Venerabile merita il rispetto e la fiducia di tutti quanti lo conoscono e che sanno il suo operato. I nostri cuo ri frementi sono rivolti verso ii nostro Rispettabile Grande Ve nerabile Giuseppe Di Silvestro e { accusiamo di tracotanza i suoi j nemici. ! Paolo Alberti, Ven. 610 Laurei Street Salv. Ciofalo, Segr. Arch. 278 S. 9th St. $ $ & La Loggia Amordi Patria, No. 577 nella sua seduta del 27 dello scorso maggio deliberava, (e il deliberato ci veniva comuni cato dal Segretario Camillo Ca ruso) una energica protesta al l'indirizzo, egli dice, di quella gente che tiene le mani insozza te delle truffe in danno dei no stri immigranti, alludendo ai banchisti, ed ora vorrebbe la varsele con gli attacchi al nostro Grande Venerabile che è il vero Cavaliere della umanità. St * * Reading, Pa., June 4th 1917. Aff.mo Viglione, Non ho risposto alla tua car tolina perchè credevo poter fare da un giorno all'altro una scap patina costì ; e per farti una sor presa non volevo tenerti avvisa to. Intanto siccome per ora gli af fari non me lo consentono, mi decido a scriverti e nel contem po provvisoriamente ti unisco Due Dollari che cortese in comodarti di versare all'ammini strazione del giornale "La Ra gione. Pregoti farti interprete, pres so tutti i collaboratori dell'enco miabile settimanale, della mia simpatia e solidarietà con loro che sanno così bene e con fran chezza mettere alla gogna quei rinnegati che cercano di offusca re la nostra santa istituzione che è quella dell'Ordine Figli d'lta lia in America, e che per questo son divenuti pari alle spie, ai fi gli di nessuno, ai diffamatori si stematici, e altro non fanno che latrare come cani famelici che mordono alle calcagna. « Saluti fraterni, Antonio Zaffiro. Union town ,Pa., 4 giugno 1917 Carissimo amico, Unito alla presente vi rimetto un check di $15.60 per il giorna letto "La Ragione". Benché mi sera. la suddetta somma, spero vorrete accettarla con piacere. Essa va così ripartita: SB.IO li raccolsi fra i fratelli nella seduta e gli altri $7.60 furono versati dai sottoscritti fratelli, i quali desiderano il giornaletto ai sot tonotati indirizzi: V. D'Auria, U niontown $1 ; G. Barbatisi, 14 E. Main St. Uniontown $1 ; P. D'Auria Uniontown $1; M. lan niello 4 Dulnap St. Uniontown 50; G. Capone 88 S. Gallatin A venue Uniontown 50; C. D'Urso Grand St. Uniontown 50; C. Francescone, Box 86 Lock N. 4 50; Giuseppe Inpiccini, Box 41 New Salem, Pa. 50; Silvio Can talamessa 148 N. Gallatin Ave. Uniontown 50; M. Golderisi, Black Stone Bldg. Uniontown 60; Donato Papa, Box 52 Union town 50 ; M. Papa, Box 52 Union town 50; Totale $15.60. Veramente avrei dovuto fare di più, ma la mancanza di tempo, me lo ha impedito. Mi auguro che questo nuovo giornaletto sia un vero successo per la difesa dell'Ordine, come pure sia di di fesa per i nostri grandi Ufficiali, e specialmente per il nostro caro Grande Venerabile che nulla tra scura per il benessere dell'Ordi ne. Non è giusto quindi lasciarlo in pasto alla critica degli spioni austriaci. Avanti sempre "Ragione" per la difesa di onesti lavoratori e per la dispersione della canaglia. Avanti, sempre avanti, ed augu rii di splendido trionfo. Termino col salutare tutti i componenti dell'amministrazione e da parte mia dò a voi un caro e sincero saluto emi dico vostro dev.mo D'Auria Vincenzino. P. S. Ho ricevuto tutti i nu meri della Ragione che mi avete snedito. Saluti.