LA RAGIONE ORGANO DI DIFESA DELLA ITALIANITÀ' contro i vili, i camorristi, i sicari, i falsari e gli austriacanti, nemici della patria di origine e di quella d'adozione F. SILVAGNI, Direttore, fili Christian Street, Philarielphia, Pa- Un disonorato mi chiama davanti alla sbarra degli accusati Se la professione del giornalismo nelle nostre colonie fosse sentita come un apostolato; se certi messeri dalla condotta e carattere equivoci, ne sen tissero tutta la responsabilità e la e sercitassero con fede di veri apostoli; se essa non dovesse servire a qualche mercenario come mezzo di speculazio ne e di ricatto, accoltellando i galan tuomini oggi ed elogiando i disonesti domani a seconda delle opportunità che si presentano; se, infine, la mis sione di educatore delle masse fosse nobilmente esercitata, i nostri coloni se ne avvantaggerebbero con guada gno immenso delle loro condizioni in tellettuali e morali. Il giornalismo corrotto e corrutto re, invece, suscita nei lettori sentimen ti morbosi e rovina la loro mente e i loro cuori. Fortunatamente, però, so no pochissimi coloro ohe, avendo un'a nima di fango, del giornalismo l'anno un mercimonio. io, dunque, sono stato chiamato da vanti alla sbarra degli accusati da un disonorato, e ben volentieri mi vi pre sento. E cosi, l'uomo d'onore, che per [ 20 anni ha sacrificata la sua vita in America e che nel paese natio era l'i dolo dei suoi concittadini, deve dire davanti ad un vagabondo, se è degno di essere nelle file dell'Ordine Figli d'ltalia; il creatore di questa grandi? istituzione in Pennsylvania, che ad Bissa tutto ha dato e dà, deve rispon dere, alla presenza di un accattone, se può continuare a farne parte; il ri belle, il lottatore, il debellatore di tut ti i disonesti, che nulla hanno potuto ■inai contrapporgli, deve dimostrare al cospetto di un ricattatore se oggi an , ch'egli fosse diventato un disonesto. r " j Vi è stata una cosidetta lettera a :perta agli "onorevoli componenti il Supremo Concilio dell'Ordine Kigli d'ltalia", scritta da un mostro di im moralità. In un certo punto della let tera, volendo mostrare che la ex Vo ce del Popolo non era fatta nell'inte resse del pubblico, l'autore esclama è stato sempre il pensiero gentile e cordiale verso il pubblico che ha fatto curvare il dorso al nostro eroe; ah, maledetto pubblico! Lo stesso autore di questa espetto razione, due anni fa, il 3 aprile 1915, sull'allora Opinione del Popolo, pub blicava quanto segue: Sebbene nulla di autentico vi sia ancora nella notizia il giornale non ha detto ancora nulla si dà per cer to che il quotidiano "La Voce del Po polo" trasferirà, sotto una nuova am ministrazione, la sua sede nella città di New York. Se la cosa si avvererà, a noi dispia cerà moltissimo perchè vedemmo sem pre ne "La Voce del Popolo" il quo tidiano CHE RISPONDEVA A PRE FERENZA 1)1 QUALUNQUE VI TRO ALLE ESIGENZE DELLA ITA LIANITÀ' EMIGRATA, giacché nelle NON POCHE LOTTE SOSTENUTE DETTE MOLTE VOLTE PROV E LU MINOSE DI QUELLO SPIRITO DI IMPARZIALITA' E DI INDIPEN DENZA CHE QUASI MAI SI E BUE RAGIONE DI LODARE IN ALTRI. Non sta a noi indagare e discutere oggi le ragioni che avranno o staran no per determinare il passo del voci ferato trasferimento; certamente non vi saranno estranee quelle di indole amministrativa, giacché, come ognuno sa, se vi è stato un giornale quotidia no che ha sempre per tre quarti do vuto dipendere dalle ENERGIE e DAI SACRIFIZI! DI POCHI CHE LO REDIGEVANO E DIRIGEVANO, questo quotidiano è stato precisamen te LA VOCE DEL POPOLO, senza che la colonia avesse mai potuto, dal la to della pubblicità, incoraggiarlo co me avrebbe dovuto (Ti era stato chiesto questo spunto, j accattone ?) L'autore della cosidetta lettera a- j perta, dunque, due anni fa ammette va che io, direttore de "La Voce del j Popolo", e gli altri collaboratori pas- ! sati e presenti, ci eravamo sacrificati spendendo le nostre energie per dare al pubblico "La Voce del Popolo" che aveva dato prove luminose di impar zialità e di indipenden/.a e che aveva sempre risposto alle esigenze dell'ita lianità immigrata. Oggi, due anni do po, lo stesso personaggio, rimangia tutto .rinnega sè stesso e cosi facen do dà l'impressione a chi Icge le sue fregoliane trasformazioni, che egli è un disonesto matricolato, senza carat tere, che oggi dice bianco e domani nero. Ma, difendiamoci; il disonorato ci ha accusati. Quella cosidetta lettera aperta è un monumento di malafede; di spudorate menzogne; di falsità. Alla prima parte non sono tenuto a j rispondere perchè lo stesso autore, ! candidamente confessa che i fatti de- ; nunziati non gli costano e che non può credere, per un momento, che Giusep- ; pe Di Silvestro sotto le armi non fu 10 stesso galantuomo che è oggi. Però j 11 senso di irresponsabilità, che che ha i fatto di lui un volgare calunniatore a ! tanto la linea, non gli ha impedito di | lanciare al pubblico una bassa, vilis ! sima insinuazione . Se una risposta dovessi dareli, que- I sta non dovrebbe essere per iscritto; | in ogni modo gli dico che sotto le ar mi fui indomito, sì, disonesto mai; e gli aggiungo ciò che dissi altra volta ad un suo pari: suffraga con dimo strazione ed evidenza di fatti le tue asserzioni ed io mi ritirerò dalla vita pubblica. Passiamo ora alla seconda parte | della cosidetta lettera aperta. L'autore asserisce che io: !.o non mantenni i patti con gli azio nisti; :.'.o il denaro raccolto per le azioni non lo depositai in nessuna banca; :!.o non convocai nessuna seduta, co me promesso: anzi me ne partii per l'ltalia quando gli azionisti aspettavano di essere invitati; 4.0 che vendetti il giornale; r>.o che fui minacciato di procedimento legale. IÌ.O che le mie note non si pagano pun tualmente; T.o che la maggioranza degli azionisti non ha ricevuto nulla; Per rinfrescare la memoria dell'au tore della cosidetta lettera aperta dirò che non fu tra il marzo e l'aprile del 1914 che il signor Giuseppe Di Silve stro presentò ai suoi amici il proget to di voler migliorare il suo giornale, ma verso il settembre del 1913. Quan do si vuol fare l'accusatore si deve es ! sere precisi anche nelle date, che han no molta importanza. Intanto, il patto fatto con gli azio nisti fu mantenuto scrupolosamente, sebbene quando il denaro si versava condizionatamente, essi non erano ta . li, non avendo ricevuto le azioni. Il denaro, man mano che si raccoglieva, veniva puntualmente depositato nella ] The Commonwealth Title Insurance and Trust Company, nel modo seguen- ] te: 1913 ll-19 $1525; 11-20 $300.00; 11-21 $200.00; 12-9 $125.00; 12-10 $175.00; 12-17 $100.00;' 12-21 $230.00- 12-29 $100.00: 12-31 $25.00; 1911. l-2 70.00; id. $15.00; 1-12 $50.00; 1-22 $150.00; 1-28 $75.00; 1-29 SIOO.OO ; 2-5 $15.00. Questo denaro non fu toccalo fino a quando, dietro regolare riunione e au torizzazione, fu deciso di usarlo. Il primo check, basti dire, fu staccato il IH Febbraio 1914, quattro mesi dopo dal primo deposito, ad Antonio Palla dino per SIOO.OO rimborso delle sue azioni. Il libro dei depositi e quello dei checks sono in mio possesso; però chiunque volesse meglio assicurarse ne, potrebbe prenderne visione nella banca stessa e se un'autorizzazione fosse necessaria per accedere nei li bri di quella istituzione bancaria, sono pronto a rilasciarla. E' stato detto che nessuna seduta fu tenuta e che io lasciai gli azioni sti nell'aspettativa dell'invito, men tre me ne partii per l'ltalia. Quanto falsa e in mala fede è questa affer mazione i lettori vedranno. Dopo raccolto circa 3 mila dollari e quando si doveva decider» sul da far si, agli azionisti fu scritto cosi: Philadelphia. I'a.. 2 febb. 1914. Egregio Amico, Al primo invito che lanciammo per raccogliere intorno a noi un nucleo di azionisti, allo scopo di pagare alcune pendenze e migliorare le condizioni del nostro giornale, risposero i primi invitati, ai quali esponemmo la situa zione dell'azienda, facendo loro rileva re che, per pagare il debito sul mac chinario ed altri più immediati, era no necessari dagli otto a dieci mila dollari per metterla in condizione di affrontare baldamente l'avvenire. Gli intervenuti a quella prima riu nione si sottoscrissero per quanto le loro forze permettevano, ma oltre a ciò non si sono interessati, come alcu ni avevano promesso, di sollecitare altri loro amici. Più della metà di quelli che figura no oggi sono stati sollecitati da noi direttamente, e per far ciò è occorso . del tempo. Perciò fino a questo mo- I mento non avevamo potuto chiamare una seconda riunione. (La prima era stata già tenuta). La somma tutt'ora raccolta, come si ! può vedere dallo specchietto che fa se guito alla presente circolare, è di $3.065,00, molto esimia per il raggiun gimento dello scopo prefisso. Sebbene vi fosse stato immediato bisogno di denaro, questa somma è depositata, in- | tatta, alla "Commonwealth Title In surance and Trust Co." Se ognuno di voi farà un altro pic colo sforzo personale o cerca di inte ressare un altro amico, l'intento si raggiungerà con maggior facilità. Nella prima quindicina di questo mese avrebbe dovuto aver luogo la se- i (luta annuale in Camden, N. J., per la nomina dell'amministrazione e per le altre transazioni. Quella seduta l'ab biamo fatta differire ala prima quin dicina di aprile appunto per dar tem po a tutti di spiegare maggiore atti PHILADELPHIA, PA., 26 MAGGIO, 1917. cità e poter raggiungere la sommi prestabilta con l'inizio della nuova am : ministra/ione. I na seduta preparatoria intanto a vrà luogo il giorno (> corrente, alle ore 8 P. M., negli uffici de "La Voce del | Popolo", 908 Carpenter Street, alla i quale siete caldamente pregato divo- I ler essere presente. Coloro che non hanno pagato tutto o parte delle azioni sottoscritte sono pregati di farlo prima o il giorno del la seduta, "iacchè con l'emissione del le azioni è come se noi avessàno e messo denaro. Aiutare una buona istituzione che fino ad oggi ha dato abbastanza pro ve della sua solidità è dovere di ogni buon connazionale. In attesa di vedervi la sera del 6 vi salutiamo La Voce del Popolo per GIUSEPPE DI SILVESTRO Nella suddetta communicazione è u nito anche lo specchio nominativo dei SPREMO New York, N. Y. t 17 Maggio, 1917. Egregio Sig. Direttore de "La Ragione" Philadelphia, l'a. La prego concedere ospitalità nelle colonne del suo giornale, al seguenti deliberato dei Consilio Esecutivo Suprmo: Ringraziandola sentitamente ed anticipatamente, Dev.mo F. MANCINI, Supr. Segr. Arch. Il Concilio Esecutivo Supremo dell'Ordine Figli d'ltalia in America, nella seduta odierna, informato di una pubblicazione apparsa su di un settimanale di Phi ladelphia, contro il Grande Venerabile dello Stato del la Pennsylvania, fratello Giuseppe Di Silvestro, sente il dovere di confermare pubblicsuiiente a questi tutta la sua stima e fiducia incoraggiandolo solo a sempre più perseverare nella cotanto apprezzata opera di bene a prò della nostra Istituzione. Per il Supremo Concilio Il Segr. Arch. Supremo FRANCESCO MANCINI Questo deliberato fu preso dal Concilio Esecutivo Supremo dell'Ordine Figli d'ltalia in America, dopo avere ascoltato il fratello Giuseppe Di Silvestro e let ta la risposta, suffragata da documenti, che questi avrebbe data sui giornali coloniali di Philadelphia. sottoscrittori con le somme sottoscrit te. Alla seduta del C Febbraio 1914 fu deciso di adoperare il denaro raccolto, adibendolo ai bisogni più immediati e se altro ne fosse stato raccolto sareb be stato usato per assolvere altri im pegni. Come primo passo fu portata l a Voce del Popolo da 6 ad 8 pagine e solo chi è abituato a pagare per la compilazione e stampa di un giornale può conoscere la differenza che passa nello spesato fra G e 8 pagine di gior i naie quotidiano. Regolata intanto la posizione degli azionisti, fu preparata la seduta gene rale per l'elezione che doveva tenersi in Camden, Stato del New Jersey, do ve la Compagnia editrice era incorpo rata, elezione la cui data, come è det to più sopra, era stata rimandata ap positamente per dare l'opportunità a gli azionisti di esercitare un loro di ritto. Niente restituzione di denaro, per ciò, doveva farsi, perchè al posto di questo erano stati flati ed accettati dei titoli. Oltre all'invito in inglese, a tutti gli azionisti fu anche spedita la seguen te comunicazione in italiano: Philadelphia, l'a., 25 Marzo 1917 Egregio Amico, l,a nostra seduta annuale per la e i lezione dei direttori di questa compa ! gnia, di cui è parola nell'alligato N. Ì, si terrà negli uffici della "Corpora tion Trust Company", nostra rappre sentante per lo Stato di New Jersey, al No. 304 Market St., Camden, N. J.. alle ore 10 A. M. di martedì 21 Aprile, 1914. 1 I direttori da essere eletti, secondo un emendamento fatto ai nostri rego lamenti nella seduta del ti Febbraio j 1911, sono quattro; perciò, ora che gli azionisti sono molti, nella prossima se- I duta porteremo il numero di essi a | cinque. • In caso che non poteste assistere al la seduta di cui sopra, vi prego di tor narmi. nella busta di ritorno col fran ; cohollo qui accluso, la proxy, cioè lo ! stampato marcato No. 2, debitamente firmato in basso, nella linea di destra, | mentre nell'altra linea a sinistra lo fa rete firmare da qualcuno come testi mone. In esso apporrete anche la da ta del giorno in cui firmerete. Salu tandovi mi diro Vostro Giuseppe Di Silvestro, Segr. La seduta fu puntualmente tenuta il 21 aprile 1914 negli Uffici della Cor poration Trust Company del New- Jersey, al No. 304 Market St., Cam den. Quelli che non potettero essere presenti mandarono la proxy, cioè la procura. Sono infatti ancora in mio possesso le procure dei signori: John R. Turner, Vincenzo Stracaro Bellino, Giulio C. Carunchio,, Joseph Tumo lillo, Annibale Vemacchio, Nicola Porreca; Camillo Mancini, Ferdinando Bisciotti, Henry Di Berardino, Dr. Vincenzo De Virgiliis. Queste "rocure, va senza dirlo, so no sottoscritte di pugno degli inte ressati. Fra g! : eletti alla carica «li di rettore della Compagnia anche il Dr. Vincenzo De Virgiliis. Può ora l'autore della cosidetta let tera aperta .smentirmi? l'uò egli an cora affermare che sedute non ne fu j rono mai chiamate e che io me ne an , dai, come può andar via un banchista qualsiasi, anche di quelli che lo hanno fornito di munizione per combattere I me e l'Ordine Figli d'ltalia e la Banca | Statale ? | Io parti» per l'ltalia il 23 maggio ; 1914. Alla distanza di un anno e mez ; zo dopo il mio ritorno, vendetti i miei I interessi che rappresentavo ne La Voce del l'opolo, cioè le mie azioni e I quelle di mio fratello. Io non vendet jti il giornale, come afferma l'autore [della cosidetta lettera aperta, perchè non avrei potuto vendere cosa che non era mia. Qualunque usciere di conci liazione sa che una Compagnia non si vende; non si può vendere, ed i com pratori non sarebbero stati cosi ciu chi ad acquistare cosa che non mi ap parteneva. Io ero il padrone delle mie | azioni e le vendetti ; gli altri azionisti i avrebbero potuto far lo stesso. Ven \ dendo i miei interessi, intanto, la com pagnia, per deliberato dei suoi diret ; tori, si trasferì a New York. I I debiti dell'azienda, quando si con j sideri che altri quotidiani ne hanno ! per centinaia di migliaia di dollari, ! oltre ad altre centinaia che ne hanno assorbite, posso affermare che non ve ne erano. Del resto io, vendendo i miei j interessi, non avevo nò potevo avere i nulla di comune con i creditori, né con | i debitori. Crediti e debiti rimasero al j la Compagnia editrice. In ogni modo, | anche perchè il pubblico sappia tutto, | dirò che al momento del trasferimento i del giornale a New York la somma ; dei debiti era di $9397.37, compreso $3826,16 che si dovevano sul macchina rio. Tutti i creditori furono avvertiti della trasformazione e furono pure notificati Frank Ili Berardino e Frank Roma. A quest'ultimo, anzi, qualche giorno prima del trasferimento furo no restituiti 369 dollari rappresentan ti un debito personale. Si dice che io sia stato minacciato di procedimenti legali, e da chi ? e perchè? L'autore della cosidetta lette ra aperta saprà di certo che chi è azionista di una certa azienda, l'uni co diritto che egli può far valere è quello verso l'immobile o il mobile del | quale è comproprietario. Nè io sarei j stato tenuto a dover riacquistare le | azioni. Quale lettre avrebbe potuto ; . imporrne»)? Ma io sono troppo geloso ; del mio patrimonio morale e, deside- ! rando che nessuno mai abbia a dire di i me la più menoma cosa, con pravissi mi sacrifizi! ho ritirato e pagato con ' denaro sonante dollari 2275.50 di azio ni; come sono disposto a ritirare le altre che sono fuori. Si è voluto dire che io ho turato solamente la bocca di qualcuno. Kbbe ne, il pubblico deve giudicare se ciò sia vero o t;e l'autore della cosidettu lettera aperta non è un vo gare diffa matore, appositamente assunto c pa gato per questo scopo. Denaro ripagalo prima della ricosti tuzione della Compagnia. 18 Febbraio 19' ad Antonio Pal ladino $100.0(1; id. a Vito dallo $25.00; 2.'! Febbraio 1914 ad Angelo Codamo] $50.00; Gaetano Gangemi $50.00. To- i tale $225.00. Denaro restituito perchè non lolle le azioni Francesco Palumbo $.'(00.00. Azioni ritirate e ripagate prima d. tra.-ierirsi la Compagnia a New York Silvio G:urdinelli $200.00; Antonio Di l'aolo $100.00; Pasquale feti $100; Giulio C. Carunchio $100.00; Ferdi nando Bisciotti $100.00; Dr. 15. De Vecchia $25.00; Matteo J. Alberti $50.00; Raffaele Imperiale $50.00. To tale $725.00. j Azioni ritirate e ripagate dopo il tra sferimento della Compagnia a New York Nicola D'Alonzo $400.00; Rocco Di N'ubile $200.00; Nazareno Monticelli $100.00; Fratelli De Luca $100.00; Ni cola Matarazzo $100.00; Dr. V. De Virgiliis $100.00; Annibale Vernac ehia $50.00; (ì. F. Lombardo .$25.00; Totale 1075.00 Totale generale $2825. Altro che turare la bocca a qualcu no! Altro che accontentare qualcuno con un acconto! Questo denaro è uscito dalla tasca «li Giuseppe Di Silvestro, il quale pur essendo rimasto nelle condizioni di quando venne in America, ha voluto dare un esempio lampante della sua egerata onestà. K se due di questi. Rocco Di Nubile e Annibale Vernac olilo (che fa lavori di tipografia per centinaia di dollari nella mia tipogra fia) sono stati pagati il primo con av viso che pubblicava dal Lo giorno che l.a Voce del Popolo vide la luce ed il secondo con lavori tipografici, il caso non differisce affatto da qut'li che hanno ricevuto danaro contante, per chè io pago i miei operai; io pago per carta, inchiostro, ecc. lo non sono di quelli che vivono truffando i poveri co loni dai quali qualche mercena rio riceve ordini ner lavori di stampa, ne riscuote il costo e i lavori non si vedono mai. Vi sono altre azioni fuori. Il gior nale non esiste più e ciò certo non per colpa mia. Sarei io tenuto a ripagarle? K perchè ? L'autore della cosidetta lettera a perta stia sicuro però che volta per volta ed a breve scadenza le ritirerò e le ripagherò come ho fatto per le altre. Potrei aggiungere che vi sono sta ti e vi sono amici che me le avrebbero cedute e me le cederebbero per una mangiata di fave; ma io no, non le ho volute. Coloro che mi hanno favorito, pur avendo, a suo tempo, ricevuto il titolo di comproprietari dell'azienda, fatto questo che mi escluderebbe da qualsiasi responsabilità, debbono rice vere soldo per soldo del denaro sbor sato. Azioni ancora fuori e che saranno ritirate e ripagate: John Marini $100,00; F. Basta $100; Prof. Farina P. $100.00; Gius. Turno lillo $100,00; Henry Di Berardino $100.00; N. Perrella $50.00; V. S. Bellino $50.00: invitato da molto tem Ai nostri amici e fratelli lettori QUESTO (GIORNALE E' FATTO DA VOSTRI AMICI, DA VOSTRI FRATELLI CHE VIVONO CON IL LAVORO QUOTI DIANO. DALL'ALTRA PARTE VI E' UN FOGLIO MANTENU TO DA BANCHISTI PROSSIMI AL FALLIMENTO, CHE HAN NO A LORO DISPOSIZIONE I SOLDI DEI NOSTRI CAFONI. SE VOLETE PERCIÒ' CHE "LA RAGIONE" CONTINUI A PUB BLICARSI, E' VOSTRO DOVERE DI CONTRIBUIRE A MAN TENERLA IN VITA. NOI SIAMO BENE CORAZZATI E NON LA SMETTEREMO SE NON AVREMO RICACCIATI NELLA MELMA I NOSTRI AVVERSAR». DEL RESTO SONO GIÀ' NO TI I SEGNI DI DEBOLEZZA, DI ISOLAMENTO. AVANTI, DUN QUE; NOI ASPETTIAMO LA VOSTRA SOLIDARIETÀ'. Anno I No. 1 5 Sold'i Sa Copia j p<> a tornare le sue azioni); i >r. | Diodati $50.00; Nicola Porreca $50.00; | Camillo Mancini $26.00; Giovino Di I Paolo $25.00; Aristodemo Palladino $25.00. Totale $875.00. , Di note che non si pagano puntual mente non ve ne sono. Anche per que sto fatto, l'autore della cosidetta let tera aperta ha voluto mostrare lu sua malafede. Di note da scontare per a zioni ritirate, ve ne sono tre: alla Cooperativa delle 7 strade e Christian per D'Alonzo; ed un certo Trevisani, il rivelatore del segreto, potrebbe di re che non solo io pago puntualmente .uà un paio di volte ho dovuto richia j marlo ad essere sollecito come lo so no le banche americane, a mandare per tempo la notizia della scadenza; alla Federai Trust, per De Virgiliis, la cui ultima rata di $25.00 sarà paga ta questo mese è alla South l'hila Sta ; te Bank per Muta l'alzo, i 11 pubblico aile -o deve alleile sa pere i guadagni fatti dalla vendita 4 non mi sono state pa gate. A questa somma ho dovuto ag giungere circa un centinaio di dollari fra spese e onorario all'avv. Stefano Miele di New York, senza ritirare un soldo. Oltre a questa somma perdu ta, sono rimasti a mio carico, e sto pagando, altri debiti nelle banche per i quali al tempo del trasferimento non pensai a ritirare la mia firma. Ho voluto essere di proposito esau riente-, anche in fatti puramente per sonali, nei quali il pubblico non ha il «UCttto ili ficcare il na£o. Ora dovrei fare un'infinita di do mande all'autore della cosidetta let tera aperta: ma cirli non mi risponde rebbe; egii non direbbe mai se e l'uo mo adatto a poter rimproverare chic chessia. Il pubblico, per esempio, a vrebbe diritto di sapere come egli ha vissuto per oltre dieci anni, ma l'ac cattone risponderebbe che sono affari suoi. Qualcuno si sorprende perchè i fra telli Di Silvestro non rispondono al l'autore della cosidetta lettera aper ti! per le continue espettorazioni che fa nella cloaca. Costui, come si dice, è stato assunto e fornito di mezzi per combattere le buone istituzioni e co loro che ne sono a capo. Come si sa e come ha già dimostrato, egli non ri fugge da nessun mezzo per assolvere il suo mandato. Dovremmo noi seguir lo per questa via e fare il giuoco di coloro che gli armano la mano? Dero gheremmo dal nostro programma. A noi piace di ragionare, ma prima di tutto dovremmo avere a nostro avver sario una persona responsabile; un uo mo d'onore. Se l'autore della cosidetta lettera a perta, indovinato il momento psicolo gico dell'apertura della Banca Stata le e del progresso dell'Ordine Figli d'ltalia, ha saputo attirare a sè po chi avversari delle due istituzioni ed ha potuto attingere ai loro fondi per servire alla causa patteggiata, do vremmo noi seguirlo nelle vie tortuo se della maldicenza e della diffama zione? Che continui - tanto la luna di miele non durerà a lungo. Non ricorda il pubblico quando, nel tempo della mobilitazione civile, si scagliò contro Giovanni Di Silvestro per difendere gli avversari di costui dai quali si a spettava il guiderdone »"•« sua opera di assassino morale? Più tardi, forse perchè fallito il colpo, andara dicendo che a lanciarlo all'r " erano stati il Roma e il Palumbo ed a quest'ulti mo fece un attacco dei più vigliacchi. Una sola cosa, però, voglio dirgli, chiudendo queste note. Se egli sente la responsabilità della missione gior nalistica deve provarmi che quanto ho sopra esposto non risponda alla verità. Deve provarmelo con fatti. Se non vi riuscirà che si ecclissi perchè dopo quest'ultima prova non troverà certa mente altri merli da pelare, per tra scinare la sua grama esistenza. Giuseppe Di Silvestro.