La rassegna. (Philadelphia, Pa.) 1917-????, June 02, 1917, Page 5, Image 5

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    A noi bastava ed è quanto
vogliamo dire a chi, vedendo sal
pare verso l'America le missioni
di landra e Parigi, pensava chis
sà a quali intrighi ch'esse ve
nissero a proseguire col loro me
glio e con la massima lealtà la
guerra comune. A che dubitare?
A noi bastava di sapere che a
Washington stava chi s'era assi
curato della nostra posizione
salda.
Il programma Italiano
e Wilson
11 Presidente Wilson è piena
mente edotto della parte che ha
l'ltalia nel conflitto mondiale: di
quella che è guerra degli Alleati
e di quella che è guerra sua pro
pria.
Gli Alleati parlarono al Gover
no americano con la risposta del
10 gennaio, in cui sono precisati
gli scopi della guerra ed è dichia
rata la volontà solidale di tutti
gli Alleati di non posare le armi
fino al loro conseguimento inte
grale. La Nota dell'lntesa parla
di "liberazione degli italiani, de
gli slavi, dei rumeni e degli czeco
slovacchi dal dominio straniero".
11 Messaggio di Wilson pai-la di
distruzione del kaiserismo. Nella
Nota siamo puramente e sempli
cemente allo sfasciamento del
l'impero austro-ungarico ; nel
Messaggio arriviamo alla mede
sima conclusione, poiché sola
mente spezzando il blocco della
Mittel-Europa noi colpiremo al
cuore Berlino. Ma il colpo deve
essere prima vibrato a Vienna;
occorre schiacciare la resistenza
teutonica sul Danubio, in Balca
nia, fino alla Turchia "che la
Nota decreta dev'essere e
spulsa dall'Europa". Che cosa
vuol dire la liberazione degli ita
liani dal dominio straniero se non
il raggiungimento dei fini vitali
della guerra italiana: Trentino,
Istria, Fiume le frontiere ter
restri e marittime assicurate
dallo Stelvio alle Dinariche, a Po-
Per qualunque lavoro Tipografico
RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA
RASSEGNA
!%• S. lOTU «tu
I la, in Dalmazia, a Vallona, col do-
I minio assoluto dell'Adriatico?
Che cosa vuol dire la Turchia
luuii d Luropa, se non la nostra
necessaria espansione nel Medi
terraneo ?
Wilson sa questi punti capitali
del programma italiano: è a gior
no di tutti i Patti che li hanno
lissati. Balfour, Viviani e quanti
altri capi di missioni alleate si re.
chino alla Casa Bianca non pos
sono che attenervisi. Lloyd Geor
ge parlò dei diritti dell'ltalia alla
Guildhall, ni gennaio. Già nel
novembre Lord Robert Cedi nel
nome del Governo di Londra di
chiarò: -We recognize and we
objects which the Italian people
are aware of ali those national
have m view. We have had op
portunities of ascertaining froni
authoritative sources exactly
what these objects are. It is oui
purpose, if we can, to secure
those objects to the Italians, and
il is one of the main purposes of
the AUiance to do so, and they
need not be afraid that Great
Britain vvill go back l'ioni her
word in that respect.
E' di ieri, poi, il comunicato del
la conferenza di S. Giovanni a
Moriana. Senza ricordare quanto
in Parlamento ha ripetutamente
dichiarato Sonnino.
Dalla Conferenza di Roma in
poi anche in Oriente l'ltalia ha
nella guerra titolo e diritto per
fettamente eguali e identici a
quelli degli altri alleati. Quando
colà l'ltalia venne trascurata, gli
Alleati ne pagarono caramente la
colpa ma oggi l'amicizia vera e
solida degli Alleati, si poggia sul.
la regola ferma: volere le stesse
cose ed opporsi alle stesse cose
secondo lo storico romano:
idem velie atque idem nolle, ea
demiim vera et firma amicitin
est rievocato opportunamente
dell'Herbette dell'Edio de Paris.
Wilson aderì e aderisce al pro
gramma.
LA RASSEGNA— PHILADBLFHIA, PA. ( SABATO, 2 GIUGNO 1917
"Estote Parati"
Ciò che dobbiamo temere è che
alla Casa Bianca giungano onda
te contrarie di opinione pubblica
a sgretolare la scogliera di ragio
ni che sostengono il diritto del
l'ltalia.
Finora la ben costrutta sco
gliera si mantiene salda.
La Missione Italiana ha il com
pito di rafforzarla, ove occorra.
Dobbiamo pensare, piuttosto, a
che nelle sfere della pubblica opi
nione non si facciano strada i
vecchi residui ideologici che alla
vigilia della guerra erano il for
te dei pacifisti ed erano le spe
ranze più rosee della propaganda
croata.
C'è chi ancora prende a fondo
del suo ragionare la frase della
"pace senza vittoria" del Presi
dente Wilson. Essa fa il paio con
quella nostrana del "sacro egoi
smo". "Sacro egoismo" per noi.
prima della guerra, nella neutra
lità; non "sacro egoismo" la
guerra nazionale, che non è egoi
smo, ma diritto, idealità, vita d'l
talia. "Pace senza vittoria",
"niente annessioni" appartengo
no al Wilson che chiedeva ai bel
ligeranti di deporre le armi, non
al Wilson che ha chiesto lo schiac
ciamento dell'lmpero germanico,
vale a dire la vittoria del diritto
sulla forza.
Con disinvoltura particolaris
sima giorni fa l'"Evening Mail"
di New York, che ha sempre in
terpretata l'anima berlinese negli
Stati Uniti, arrivava a vedere fi
nita la guerra americana sol che
cessasse la strage dei sottomari
ni e gli Hohenzollern si democra
tizzassero. Poi più niente della
guerra europea "fatta per con
quistar territori, contro cioè
riteneva il foglio il principi,
di Wilson: nessuna annessione".
Mentre a Washington le sfere
governative si son già formate
una coscienza di guerra e sento
no appieno la gravità dell'ora
non si può dire lo stesso dell'opi
nione pubblica.
Da parte nostra si deve con
tribuire a che l'opinione ameri
cana non resti, in quanto riguar
di la guerra italiana, all'oscuro, e
non venga traviata da malinten
zionati. Il nemico in America è
sempre più forte che non si cre
da: più si nasconde e tace, più'
trapana all'oscuro.
Ci si dispensi di rimproverare
al Governo di Roma il silenzio
che ha voluto tenere intorno alla
guerra nazionale in America. Il
"Carroccio" è stato primissimo,
nella stampa italiana d'ambedue
i continenti, a sentire la necessi
tà d'illustrare la guerra in Ame
rica. Sentivamo maturarsi fatal
mente gli eventi d'oggi. Per que
sto essenzialmente fondammo e
lanciammo, solitari nella lotta, la
Rivista da opporsi alla allora
imperversante "Fatherland" te
desca.
Mancò è vero come ben os
serva nel "Marzocco" ultimo il
I Gargano all'ltalia, "non nelle
intenzioni, ma nelle recise asser
zioni, la visione suprema, disin
teressata per cui ha impugnato le
armi" e c'è stato "nelle nostre
manifestazioni pubbliche ancora
un qualche impaccio ad esprime
re chiaramente il nostro senti
mento". Negli Stati Uniti l'ltalia
ha ricevuto da questa, dobbiamo
proprio dir così, deliberata volon
tà di non curare l'opinione ame
ricana, danni incalcolabili, non
ultimo quello della l'ovina a mi
lioni andati divorati dal cambio.
Ma lasciamo andare! La Stam
pa della Penisola è unanime nella
deplorazione per quanto essa
sbagli allorché chiama la pubbli
cità della guerra "male necessa
rio". "Bene necessario" diciamo
noi. Eci sorprende vogliamo
l anche dirlo che mentre noi
d'America, fin dal 1914 prevede-
I vamo il malanno, nessun giornale
( ehe ora fa la voce grossa, e che
ora attacca Sonnino ed avrebbe
voluto mandare messi in Ameri
ca anche col telegrafo senza fili a
tener testa, non si sa perchè, co
me abbiamo ragionato dianzi, a
Balfour e a Joffre!, nessun gior
nale facesse suo il problema che
I nasceva tanto imperiosamente
negli Stati Uniti. Occorreva che
| ne parlasse l'anno scorso, in Se
nato, Marconi ; indi fece eco la
t solita accademia, di quelle che da
noi fanno presto a sedarsi, quan
do non c'è fede nell'anima. L'ac
cademia non è stata ripresa che
adesso, a proposito della necessi
tà che l'ltalia ha di farsi apprez
zare negli Stati Uniti. Ora dicia
mo: perchè s'è taciuto da un an
no a questa parte? Vediamo a
desso il frutto del silenzio il
danno patito, e lo sforzo che si
deve fare a riparar l'errore, la
fatica che si deve durare a rico
struire fin dalle basi.
I
II dovere
Abbiamo dunque il dovere di
tenere gelosamente accese le
fiamme delle nostre ragioni da
vanti al pubblico americano. Og
gi è nostro alleato, oggi soccorre
la nostra guerra con ogni mezzo.
Quando non torni a lui medesimo
di compiacersi dell'amicizia con
noi, nostro dev'essere il dovere
di dirgli quanto valga l'alleanza
con un paese che si chiama Italia.
La nostra guerra, finora, s'è
vista qui velata dalle calunnie
sparse a piene mani dalla vitupe- :
rosa propaganda germanica: noi
ancora siamo i fedifraghi della i
Triplice Alleanza! Scrap of pa
per anche per noi, il trattato!
Dobbiamo smontare la calun
nia: dobbiamo stanarla dovun
que è andata ad accoccolarsi : ne
le menti più alte e nei cuori più
bassi.
A Washington la posizione del
l'ltalia è salda: tale, per la fortu
na d'Ttalia o luminosissimo '
Stellone! ce l'ha resa la virtù j
diplomatica.
Dobbiamo evitare che i colpi di i
ariete nemici scuotano la nostra
roccia, e che in questo paese
governato da un'opinione pubbli
ca mobilissima e sempre travol- !
gente il Governo di Washing- >
ton, nell'alleanza con l'ltalia non
tentenni, in quest'ora di guerra e
nell'ora, forse più difficile, della
pace.
Il mondo si va rifacendo da I
nuovo, e le decisioni imminenti !
saranno leggi di secoli. L'ltalia.
nelle conferenze che stabiliranno
i destini della terra, deve trovar
si a fianco, illuminati e ben di- :
sposti, gli Stati Uniti, che pese-|
ranno tremendamente sulla bi
lancia della pace.
Il Campidoglio di Roma tenga
fissi gli occhi al Campidoglio di
Washington !
Da "Il Carroccio"
Agostino I)e Biasi
Abbiamo per intero, voluto ri
portare l'articolo dell'illustre col
j lega A. De Biasi che valorosa
mente dirige la più importante
rivista italiana all'Estero, giac- j
che troviamo che esso compen-,
dia, discutendoli a dovere, grandi,
"npitoli di politica internazionale
poi-tati a raffronto col solenne
avvenimento storico della venuta
della Missione Italiana negli Sta
ti Uniti. n. d. r.
|
LA FIRMA E* L'UOMO
Quando il sommo naturalista j
Giorgio Luigi Leclere, conte di I
Buffon, scrisse che lo stile è Tuo. j
mo, affermò una cosa vera.
Ma i tempi modernissimi sem-1
plificarono ancora l'asserto del
naturalista francese, e giunsero a
provare che "la firma è l'uomo".
Una verità per tutti, una verità
di tutti, e che pure merita una
qualche considerazione. Poniamo
niente alla vita quotidiana, al !
tragico, al comico, al normale del- :
la vita quotidiana. Con la firma,
si estrinseca l'uomo ; s'imprime, (
per così dire, sulla carta la pro-
pria personalità. L'individuo di
ce, scrivendo: "Ecco, qui sono
io". Nella segnatura, egli trasfon
de se stesso, ragione per cui quel
segno grafico deve necessaria
mente rivelare quello che egli è,
l'indole sua, le attitudini, i vizi
e le virtù.
i L'uomo calmo, tranquillo, fred
! do, misurato, si firma, per lo più,
'con chiarezza, senza fretta. Ecco
un individuo timido e titubante,
che ha paura persino della sua
ombra! Guardate la sua firma;
sembra che dica, interrogandosi :
"Mi comprometterò?" Franchez
za e lealtà sono le doti di un uo
mo equilibrato, che ha una firma
l>ella e chiara, senza pretese e
senza affettazioni. Un carattere
nervoso, impressionante, dà ori
gine ad una firma irregolare,
quasi a strappi, a salti, e direi, a
sussulti, ad alto e basso. L'avaro
non avrà mai firma che occupi
molto spazio, e, al contrario, non
ve ne sarà mai abbastanza per il
prodigo, per lo spensierato.
Diffidate delle firme illeggibi
li, dei ghirigori indecifrabili. La
confusione può esser voluta e
spesso, se già non lo accompa
gna, precede l'inganno.
Io conservo gelosamente una
raccolta di autografi di uomini
celebri, del passato e del presen
te. Sono, per lo più, firme pure e
semplici, ma tutte belle e sopra
tutto chiare.
La firma del Re Galantuomo,
ad esempio, è un capolavoro. Am
pia, chiara, grandiosa, io non mi
stanco di osservarla e riosser
varla.
Così, per associazione di idee,
rivedo quella bella firma appiè di
un proclama al popolo italiano, e
vado ripetendo a me stesso: Sì,
questo era il Re degno di fare l'l
talia! E questa volta è la storia
che dà ragione alla teoria della
firma rivelatrice.
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