t * * La Rassegna Both Phones ANNO I. No. 5 IL PECCATO ORIGINALE .Non c'è discorso che possa ìar si in mezzo a noi, nei pubblici e nei privati ritrovi, sia cne potes simo avere occasione di pariate per una testa o per un infausto avvenimento, che non si aobia sempre motivo o ragione di ri spondere con le solite parole: "ma in Colonia non si è mai tatto nulla di buono, in Colonia non faremo mai nulla, non con cili uderenio mai nulla." li se ne dicono, e se ne espongono in mille guise, in mille forme, in tanti modi le ragioni, mentre non mancano di coloro che si abban donano a dare consigli e suggeri menti, atteggiandosi a medici pratici, a sanitari periti per la cura dei mali e delle piaghe che si ha ragione di lamentare non solo, ma deplorai anche. Tutto finisce però col finire della festa, col chiudersi della conversazione, col prendere commiato dal sim posio o dal convegno, perchè, ap pena il giorno appresso e coinci dendo l'occasione propizia nella quale si potrebbe fare qualche cosa di serio, i primi a disinteres sarsene completamente, i primi a volgere bruscamente le spalle alla buona occasione sono appunto quelli che l'avrebbero voluta per approfittarne nell'interesse della comunità. Non crediamo vi possano esse re, tra i nostri lettori, di quelli che partano da un principio tutto o meno che differente dal nostro circa il modo dì così riferire in torno ad un vecchio vizio di ambiente che a noi piace oggi di definire il "peccato originale" dei nostri maggiori coloni. Troppe chiacchiere s'è abitua ti a fare ; fatti però sempre pochi o niente addirittura. Si manca spesso di iniziativa e si soffre la malattia di peccare abitualmen te nei tempii serenissimi di dea Concordia e di santo Affiatamen to. Non parliamo poi del vizio in veterato in noi di scoraggiarci o avvilirci reciprocamente in qua lunque buona proposta si potesse avere occasione di fare; e ciò av viene perchè ognuno vorrebbe la priorità per la propria; nessuno s'è mai sentito chiamato in mez zo a noi ad esprimere un enco mio, un incoraggiamento, un plauso per la buona opera dell'al tro. , Errori più madornali d 1 questi noi non crediamo si possano com mettere a danno della nostra co munità, giacché, a guisa di bacil li insidiosissimi nel corpo di un ammalato, ne rodono l'esistenza della compagine e ne impedisco- i no lo sviluppo di ogni interesse i collettivo. I Né c'è chi possa cullarsi nella < speranza che tanto terribile male I potesse rimaner combattuto, cu- < rato e vinto entro un periodo di i tempo più o meno breve, perchè ] la cura non ne è stata ancora in- < trapresa. Determinare il tempo, i sia anche approssimativamente, in cui una data cosa potrebbe ac- : cadere, in cui un dato avvenimen to potrebbe verificarsi, signifi- ] cherebbe affermare l'assurdo e : non vorrebbe dire che pretesa di •. poter sollevare un macigno senza ] un punto di appoggio per la leva . necessaria per sollevarlo. Oh quante volte abbiamo scrit- i to intorno a tanto male ; oh quan- < te volte ci siamo accorti, mentre i scrivevamo, che non avremmo se ( i non fatto opera vara chissà per i ITALIAN WEEKLY NEWSPAPER - Devoted to welfare and advancement of the Italiana in America S. LIBERATORE, Direttore - quanti anni ancora ! ■ torniamo a scriverne di nuovo, - ma questa volta meno sfiduciati, s meno pessimisti d'un tempo. Non > si creda e ritenga peraltro che la fiducia che abbiamo che si vada presto a concili udei e qualche co sa sia grande o molta. Ve n'è ap ; pena appena un po', e dio faccia che ci si conservi per molto tem po, giacché noi conosciamo come sono furiosi ed improvvisi i ven : Li che sogliono spirare nelle zone impervie di una coionia ; potrem mo anche perderla da un momen to all'altro, senza però riportarne stupore o meraviglia alcuna. Sof friamo il vizio dell'abitudine noi... Torniamo a scrivere meno sfidu ciati d'una volta, diciamo, perchè c'è dato notare come, non ostante mille cose in contrario, qualche buona istituzione coloniale com pie da tempo la missione sposa tasi nell'interesse della Colonia. V'è, per esempio, la Federazio- ' ne Italiana, e vi sono pure la So- ' cietà per gl'lmmigranti e le scuo- j le italiano-inglesi ; la prima con I a capo delle spiccale personalità ' coloniali, le seconde sotto la dire- ' zione diretta dei Padri Agosti I niani della Chiesa del Buon Con-| siglio. Quanti e quali benefici i nostri coloni ritraggano da queste tre grandi istituzioni non c'è biso pno ricordici® .era ; lo si è detto in mille riscontai. Quello che alla Colonia non cesseremo mai di raccomandare è che le appoggi no, con i fatti e non con le paro le, ogni qual volta l'occasione si presenti propizia per poterlo fa re. L'azione rimarrà sempre me ritoria, anche se con povero con tributo, ed i benefici ne saranno immensi a beneficio della nostra massa in generale. Chi può fare e non si muove, chi può dare e non dà non ha di ritto al nome di buon italiano, non avrebl>e alcuna ragione di en trare e venire in mezzo a noi se non in poche circostanze, in de terminate circostanze e solo per sentirsi dire sul muso: andate al diavolo ! Le figure papaveriche non ci servono, degli egoisti e degli ipo criti ne abbiamo piene le tasche; in Colonia si ha bisogno di uomi- < ni, solo di uomini, di veri uomini. 1 La Rassegna MOIE eJOMMENTI La Commissione italiana per gli Stati Uniti E' stata final mente, dopo tanto scalpore da ' parte dei giornali della penisola, 1 costituita la commissione specia- < le che dovrà recarsi in missione j diplomatica a Washington. Alla , notizia dataci dal telegrafo c'è da prestar tutta la fede e tutto il credito possibili, giacché provie- : ne dall'ufficiosa "Stefani". ' A capo della commissione è < stato felicemente designato S. A. ] R. il principe di Udine; di essa j poi fanno parte nomi di rinoman- . za mondiale nel campo della scienza, della politica e della di- ' plomazia, come Marconi, Nitti, 1 Arlotta e Borsarelli. < Non si sa peraltro se la com missione sia di già in viaggio a questa volta, oppure se debba ancora partire. Comunque, l'an nuncio della sua nomina ha ripor tato l'approvazione generale del PHILADELPHIA, PA., SABATO, 5 MAGGIO 1917 , paese il quale non poteva invero più a lungo pencolare dal dubbio se l'ltalia avrebbe mandata op pure no la sua rappresentanza a Washington nel momento in cui grandi eventi si stanno per ma turare in ordine al grave, mo | struoso conflitto che da circa tre anni sta affliggendo l'umanità in una maniera di cui la storia avrà giustamente di che raccapricciar si per migliaia di anni. Quale missione sarà stata affi data alla nostra Commissione, perchè la tratti e la esplichi a do vere presso il governo di Wash ington, nessuno lo sa finora e nessuno lo saprà mai, come è sta to per quella franco-inglese. Così è ogni qual volta si conferiscono incarichi diplomatici. Nella di plomazia il segreto è tutto; do ve dovesse sapersene o trapelar sene qualche cosa, ogni scopo ca drebbe, tutte le azioni sarebbero destinate al fallimento più com pleto, al fiasco più colossale. E' certo però che la venuta a Washington di una commissione | italiana dice, in questo momento, | moltissimo per l'ltalia, giacché j dimostra evidentemente che es sa, grazie alla sapienza del suo[ | Re e degli uomini del suo gover | no, s'è saputa imporre nel concet-1 to di grande nazione, di grande potenza presso quanti fecero i sempre di tutto per non farla mai entrare in tale concetto. Noi ita liani, specialmente quelli residen ti all'Estero, dobbiamo esseme non solamente contenti, ma orgo gliosi nnchfe, giacché vediamfo al fine spuntare radiosa l'alba del giorno destinato a rivendicare tutti i dolori impostici, tutte le umiliazioni, tutte le vessazioni fatteci subire per il passato ad opera di chi vedeva di malocchio j tutta la nostra buona intenzione j ed ogni migliore inclinazione nj progredire ed a farci strada in j mezzo al congresso delle grandi | nazioni del mondo. Gl'italiani, adunque, esprima- j no in anticipo il loro cordiale ben-1 venuto alla Commissione Italia- ' na, mentre ognuno rimanga nella j convinzione, che, così com'essa è ! stata costituita, saprà assolvere j ogni incarico conferitole per l'o- j nore e per la grandezza d'ltalia, j Un contingente di truppe ame ricane in Francia E' stato de ciso che un contingente di truppe di questa grande Repubblica raggiungerà presto il fronte occi- ; dentale, per combattere a fianco j delle truppe francesi ed inglesi j contro i tedeschi. Sebbene la spedizione di un I piccolo esercito per ora non vor-1 rà significare che gli Stati Uniti ! sieno sul punto di intraprendere ! grandi azioni belliche, l'effetto morale che se ne ricaverà sarà d'altro canto, indubbiamente im menso, giacché anche con una 1 semplice spedizione di natura simbolica, così come fece la Rus sia, nello scacchiere occidentale, essi daranno la riprova più schiac ciante dell'attaccamento che han no sposato per la causa degli Al leati. Gli Alleati peraltro, dopo tanta riprova, saranno più fidu ciosi nel continuare la lotta, giac ché da questa grande Repubblica , essi potranno sempre sperare, at- i tingere ed opportunamente otte nere gran parte di quella forza di cui hanno ancora bisogno per u scire vittoriosi dal conflitto. Veritas [ Lettera aperta agli Onorevoli componenti il Supremo Concilio deirOrd. Figli d'ltalia Abbiamo avuto sempre in buon concetto la grande istituzio ne dell'Ordine Figli d'ltalia ,e più di una volta avemmo a lodarne il programma che lo governa e le finalità che si propone di conseguire. Se il vostro Ordine è adunque una grande, rispettabile lami glia, dalla quale vanno sempre esclusi coloro i quali rispettabili non possono assolutamente dirsi sotto nessuna ragione, noi non ci sia mo mai arrivati a spiegare come voi del Supremo Concilio, che pur certe cose non dovrete ignorare, possiate permettere che in mezzo alle vostre schiere di buoni si sia potuto fare strada, fino alla cari ca di grande venerabile per lo stato di Pennsylvania e di ambire fi nanco a quella di ; -ipiemo, un tal Giuseppe Di Silvestro, persona molto nota, ma molto sinistra mente nota in mezzo alle nostre colo- I ine. Noi non istaremo ora a scrivervi tutte intere le pagine della sua storia coloniale, peiehè non lo riteniamo niente affatto del caso pel momento; i»è vogliamo dirvi alcun che dei suoi precedenti in Italia perchè non abbuono ancora documenti nelle mani per poterlo fare. Altri ne dissero in altre epoche ed in altri rincontri; gli parlarono fra l'altro di "certa biada" e di certi cavalli messi a razione ridotta, non ostante che si vivesse in periodi di pace profonda, nel 18.0 Reg gimento Artiglieria di stanza ad Aquila, dove egli servì il Ke e Li Patria per parecchio tempo col grado di caporal maggiore, senza che nessuno avesse dopo più potuto sapere se si congedò con tal grado o con un grado superiore, perchè egli, invitato più di una volta a metter luori il foglio di congedo, rispose sempre che a quell'epoca, ali epoca della sua classe cioè i "fogli di congedo erano fuori moda". Piace a noi p; rlare a base di fatti solamente positivi, ed ecco i perchè non ci senti imo oggi di poter dire di questo Signore nei rap porti della sua "vita militare". Lo faremo però ove ne sia ancora |il caso K se ci riuscirà di scovare in Italia 1' "abitazione" di certi do cumenti di cui altri affermano l'esistenza, ma alla quale, peraltro, noi siamo pel momento educatamente obbligati a non credere. !1< ìJV° 'imamente crediamo sulla esistenza di altri laiU pie \ t gVa noi,Vezzosi e graziWtti, documentabili così'coinè potrebbe farsi per la luce del sole. Ci piace riferirvi intorno ad uno solo di essi e ve io esponiamo subito in ogni suo particolare: Tra il marzo e l'aprile del 1911 il Signor Giuseppe Di Silve stro, attuale grande venerabile del vostro Ordine per lo Stato di Pennsylvania, si trovava di essere il direttore quasi-proprietario del locale quotidiano "La Voce del Popolo". Disse a parecchi amici che era sua intenzione quella di migliorare il formato e le condizioni del giornale, ma per far ciò sarebbe occorsa la somma di Dollari Dieci» l mila che avrebbe voluta raccogli, re per "azioni" di $25.00 l'una, mettendo poi il giornale sotto la diretta amministrazione di un con siglio di direttori da formarsi, beninteso, in mezzo ai nuovi azioni sti. L'idea fu trovata compiacentemente buona, pur conoscendosi con quale vecchia volpe si aveva a che fare, e fu quindi incorag giata. Il signor Di Silvestro allora si mise subito in giro e, tra "un m'intendi", "starnuti bene a sentire", "mi spiego", "sci 'cisa la ma donna" intercalari questi che lo hanno reso celebre a Philadel phia, non tardò a trovare merli che abboccarono all'amo. A tutti quelli che sottoscrissero e pagarono le azioni il signor Di Silvestro fece la dichiarazione che "IL DENARO SAREBBE STATO DE PO SITATO IN UNA BANCA E CHE ESSO SAREBBE STATO RE STITUITO OVE NON SI FOSSE RAGGIUNTA LA SOMMA DI DIECIMILA DOLLARI. Le azioni quindi si sottoscrissero e si pa carono sotto questa principalissima condizione .dalla quale il sig. Di Silvestro non si sarebbe dovuto e potuto dirimere in alcun modo, giacché S'impegno aveva valore assolutamente contrattuale, (ili a zionisti, quindi, ne vivevano tranquilli e stavano solo in attesa di essere convocati per procedere alla nomina dell'amministrazione. Accadde però che al signor Di Silvestro la fortuna non arrise troppo perchè, dopo circa un mese di cerche e ricerche attivissime come quelle che solo i cani da caccia hanno l'abilità di poter fare, non riuscì che a restringere solo quattromila dollari. Che fare? —• Ce ne volevano ancora altri seimila per essere obbligato a mantene re l'impegno per quanto significava il miglioramento delle condizio ni del giornale nell'interesse del pubblico, è stato sempre il pen siero gentile e cordiale verso il pubblico che ha fatto curvare il dorso al nostro eroe; ah maledetto pubblico!—ed in quanto a questa mancata speranza di "miglioramento" egli non ci si addolorò trop po. Il guaio era per l'altro impegno, quello dei soldi che lo fece ma sticare un po' male fino a farlo ammalare di narici. Restituire i sol di? era una parola il dirlo, ma sarebbe stato doloroso il farlo. Si provò, quindi, alla coniugazione del verbo restituire, (ecco signor Curi, adesso entra in iscena la terza elementare che porta il co dice penale sotto il braccio però) e dopo molte esercitazioni di lin gua riuscì alfine a pronunziare forte al futuro "io non restituirò." Infatti il signor Di Silvestro. -,uando proprio gli azionisti si a spettavano di essere convocai' si era di maggio o giugno 1914 se mal non ci apponiamo pe.ti alla volta del bel paese per rinfran carsi delle tante fatiche spese nel raccogliere ed intascare le quattromila pezzareile. Dopo circa tre mesi di permanenza jn Italia, si restituì alle cu re del giornale; ed agli azionisti che si facevano a domandargli: quando sarà chiamata una seduta per decidere sul da farsi, ri spondeva cortesemente "std bene, grazie; e voi?" Passò cosi qualche tempo tra una lagnanza e l'altra, tra il mor morio di questo e la protesta di quell'altro; ognuno era ansioso di sapete do\e si andasse a finire con la cosa giacché giustamente si diceva: si è giunti alla somma di diecila dollari? Se sì, si vada in nanzi come dagli obblighi assunti; se non, si restituisca il denaro. Per tutta risposta, un bel giorno venne fuori la notizia che il si gnor l)i Silvestro aveva vendu'o il giornale ad una compagnia edi trice di New \ ork. Infatti hi notizia fu subito confermata sulle co lonne de La \ oce del Popolo", e dopo potili giorni se ne iniziaroao le pubblicazioni in New York. ■Si disse che per tale vendita il Di Silvestro avesse incassato da otto a diecimila dollari, oltre la riserva di certi altri diritti e di aerte altre prebende che seppe in seguito farsi rispettare tanto bene fino al punto da ridurre il giornale a sospendere anche a New York le pubblicazioni appena dopo un anno. Appena si seppe della vendita del giornale, tutti gli azionisti deli ultima seiie quella cioè che avrebbe dovuto servire a miglio rame le condizioni si fecero sentire un po'; qualcuno gridò for te: parecchi altri minacciarono procedimenti legali ove non fossero stati rimborsati dell'ammontare pagato per le azioni. Il Di Silvestro intanto turò subito la bocca a qualcuno di quelli che più rumoreggiavano; qualche altro contentò con un acconto; pa recchi furono costretti scontare a lavori di tipografia ed avvisi; ad altri ancora rilasciò cambiali con promessii di pronto pagamento, ma che ancora stanno allo stato di "sofferenza"; ve ne sono molti e sono la maggioranza che non hanno avuto proprio nulla. Non parliamo poi di altri che vantavano crediti precedentemente sul giornale per somme ingenti e che nemmeno hanno avuto ancora un soldo. Questi sono gli ultimi ingloriosi capitoli della storia, della lun ga istoria che riflette le gestii, del signor Giuseppe Di Silvestro nei rapporti e negl'interessi del giornale "La Voce del Popolo". Sono pochi capitoli che vi abbiamo, fin qui, esposti a guisa di racconto, senza intermezzi e senza illustrazioni, dal lato semplicemente dei fatti, 1 esposizione detagliata dei quali dovrebbe essere per ognuno sufficiente per tutte i'e considerazioni morali del caso; ma alcune, ben poche considerazioni dal lato del diritto, dal L'ito giuridico cioè, come direbbero i legali, non le troviamo niente fuori luogo e, quin di le facciamo. Dietro gl impegni assunti direttamente con gli azionisti, il si gilo) Di Silvestro era tenuto effettivamente a depositare presso una banca qualsiasi le somme che man mano andava raccogliendo, sen za che per nessuna ragione ne avesse potuto usarti in uimlehe modo, >*i anche per* bi-ogni <'£ fiorini,. \«n avi-mloi,, f:>( , u invece de! denaro senza il consenso degli azionisti, è evidente che e gli si rese colpevole di appropriazione indebita. Se gli azionisti, invece di farsi tacitare con le promesse, con le chiacchiere, con le cambiali ed anche con nulla avessero querelato il signor I)i Silvestro, egli non solamente per reato di appropriazio ne indebita sarebbe stato condannato, ma anche per quello di truf fa, perchè in tutta la sua azione s'era servito del raggiro e dell'in ganno. Ola, se la condanna non c'è stata per mancanza di querela non dice, non implica menomamente che il reato non sia stato consu mato. Non sempre le fedine criminali pulite possono fare piena fede sulla onesta di un individuo. Un cittadino ne avrà potuto commet tere mille e una di cattive azioni; non fu mai querelato, nè proces sato, nè condannato; ergo la ragione della fedina penale pulita. Ma è necessario vedere che ne dice, che ne pensa, in quale concetto è te nuto questo cittadino dall opinione pubblica che, a nostro modo di vedere, in molti casi condanna più atrocemente di quello che non facciano le corti di giustizia; e nè in questo caso non v'ha chi non sappia come l'opinione pubblica della nostra colonia abbia inappella bilmente condannato il Di Silvestro. Sì, l'opinione pubblica della nostra colonia ha inappellabilmente condannato il sig. (ìiuseppe Di Silvestro. E quando parliamo di opinione pubblica coloniale inten diamo parlare di quella che vien formata dalla più parte dei nostri coloni, in mezzo a professionisti rispettatili, a commercianti stima bilissimi, operai ed artigiani coscienti; la piccola schiera morbosa delle pecore belanti siamo abituati a pagarla quello che vale. Dopo tutto questo favorite dirci, on. Componenti il Supremo Concilio dell'Ordine Figli d'ltalia: E' veramente compatibile con i fini e con le leggi dell'Ordine la persona di (Ìiuseppe Di Silvestro ai l'ufficio di Grande Venerabile per lo Stato di Pennsylvania? LA RASSEGNA Nell'Ordine Indipendente Figli d'ltalia ASSISTENDO AI) UNA SEDU TA DELLA LOGGIA G. OBER DAN IN NORRISTOWN, I'A. Domenica scorsa, cortesemen te invitati e premurati da un gruppo di stimabili amici di Nor ristown, tra i quali annoveriamo primo il signor Menotti Alleva un'anima vera ed una figura no bilissima di "indipendente", as sistemmo ad una seduta della "G. Oberdan". Vi convennero circa duecento soci, giacché questa loggia ha il piacere di contarne oltre trecen 5 soldi la copia UFFICIO: 920 So. lOth Street to, e la seduta riuscì oltremodo imponente dato l'intervento pure , del grande venerabile sig. Dome nico D'Aguanno, del supremo o ratore Dr. Giovanni Ricciardi, e , del grande deputato Dr. Alfredo D'Aloia. , Presiedette il grande venerabi . le, assistito dall'assistente vene • rabile signor Vincenzo ludino; ■ la discussione di molti oggetti se . gnati all'Ordine del Giorno pro cedette ordinatamente e con tut i ta quella serietà' e con tutto quel I disinteresse che fanno sempre - dire bene dei corpi sociali otti