COME L'EDERA La villa sorgeva presso il ma re e, alla sua destra, apppariva superbo e maestoso il castello angioino con le sue ampie torri e le falde granitiche piantate nelle onde azzurre. Magnifico ca stello che dominava la rada deli ziosa in cui, nei secoli lontani, i Cesari di Roma, trasportati dalle trirenne, si abbandonavano vo luttuosamente ai loro sontuosi e lascivi ozi estivi. Ora il castello era ben guarda to e ben difeso, dalla forza arma- Ita, per la custodia dei prigionie ri austriaci. Come negli altri anni, anche in quella torrida estate di guerra, le due famiglie avevano chiesto ristoro alla pittoresca solitudine del mare pieno di fascino e di mi ster©. Tutte donne e due vecchi, più bianchi e pi ùtaciturni nei loro tristi abiti di lutto. Erano fratel li; vissuti sempre insieme nella vasta casa paterna .anche dopo le nozze, celebrate nelllo stesso gior no. Ed avevano serenamente im biancato .carezzzando l'ultimo so gno della loro soave felicità fami liare. Nei cuori di loro figliuoli, Laura e Massimo, vissuti insie me dalla primissima infanzia, era sorto un idillio tenerissimo, tra sformato poi, con gli ardori della giovinezza, in amore puro e ine stinguibile . i E li avrebbero sposati presto quei due ragazzzi, nella prosssi |ma estate, offrendo loro, per la luna di miele, tutto il primo pia llo dellla villal, rimoderaato e ab bellito per i prediletti colombi in ■more. I Invece quellel camere più ri denti, più fresche e più festose hella luce dei nuovi addobbi, era no rimaste vuote; ermeticamente Shiuse, come un sepolcro. ********************** I 1 ! * * I Per qualunque lavoro Tipografico RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA DELLA ✓ 920 S. 10TH ST., PHILA Novella di Carlo De Flaviis 1 due vecchi però, con le mogli in gramaglie e Laura pallilda, muta e dolente, avevano avuto la forza ed il coraggio di tornare, come tutti gli anni, al mare. Por tavano su i volti e nel cuore l'or ma di una raffica distruggitrice. j Imponevano, aliai spensierata follia dei bagnanti, una riveren za quasi mistica nello schianto del loro lutto acerbo. Massimo e ra morto in guerra. Anch'egli richiamato alle ar mi, era partito impavido e sereno come tutta la fiorente gioventù d'ltalia in armi, per la grande conquista redentrice. Lo aveva ucciso il piombo austriaco, ma a tradimento .mentre il giovane, dopo una asprissima lotta di trin cea i nprima linea, era stato co stretto ad arrendersi con pochi altri uomini, scampati miracolo samente all'eccidio. E su di essi, dopo averli denudati e derubati, le belve nemiche, avevano fatto fuoco, freddandoli tutti, meno un caporale dei bersaglieri, soprav vissuto poche ore per poter gri dare al mondo la "incredibile in famia". Oh che mai raccontava di nuo vo il misero bersagliere morente, se, frugando fra le carte dei ca daveri e dei prigionieri austriaci più volte si era letto "l'ordine su periore" di "finire i feriti e i prigionieri" possibilmente col pendoli al viso, quando fosse ne cessario od opportuno utilizzare i loro indumenti? Quella morte, su le due fami glie, più unite del muto ed invin cibile dolore, gravava ora come una bruna ombra di gloria. Da questa ombra il pallore di Laura riceveva riflessi paurosamente spettrali per quelli che paventa vano la chiusa angoscia dellla sua anima infranta. Non piangeva, LA RASSEGNA PHILADMLFHIA, PA., SABATO, 5 MAGGIO 1917 come gli altri. Eorse per soffrire di più ? Qualche volta, invece, pa reva sorridesse ,ma era una con trazione di spasimo amaro su le labbra esangui nel ricordo del l'ultimo amplesso, quando, stret ta al cuore di Massimo, il giova ne le aveva mormorato, misterio samente : "Siamo come due rami di ede ra piantati vicino, per caso, e poi cresciuti .abbarbicandosi, confon dendosi, in modo da dover fatal mente vivere o essere strappati insieme." Un testamento o un presagio? Ella attendeva, sempre più palli da e più bianca, con la cieca fede nel mistero dalle parole che sem brava le avessero imposto un vo to di amore. Sentiva nel sibilo del vento, nella minaccia del cielo, ed anche nel sorriso delle stelle, l'a nima di lui, tormentosamente in quieta .abbarbicata "ancora alla sua vita mortale ,sino a quando lo strappo di "una stessa mano sacrilega" non avrebbe divellata anche lei, verso il rifugio dell'in finito. Trascorreva le sue lunghe ed amare giornate presso il mare, alla finestra che guardava il ca stello, senza che alcuno osasse distoglierla o indurla a rientrare quando l'ora inoltrata e la triste solitudine delle notti estive, ren devano snervante quella veglia o stinata alla spiaggia deserta. La si credette una ossessione del suo spirito infermo. Dall'infanzia, nei mesi di spensieratezza e di ripo so ,ellla era stata tanto t'elice presso quel mare, lungo quella spiaggia, con Massimo. Vi era tornata senza paura di morire di spasimo ora, nell'atroce e dispe rato rimpianto per l'Assente. Ma non si lagnava; si ostinava soltanto nella sua veglia al "ma re". Lo sguardo di lei, fisso su le massiccie mura del castello silen zioso, si perdeva nella speranza folle di correre oltre le torri e i bastioni, per scrutare nel volto e nell'anima di tutti i nemici dal cuore di belve. "Sentire, tra il loro linguaggio e il loro respiro di bruti, più a troce, più vicina, più spasmodica la morte di Massimo." Una notte, dall'alto di una tor te del castello, più piccola e me no guardata. Laura vide lancia re qualche cosa nel buio. Anche le stelle, assenti .dal cielo, sembra va favorissero forse il mistero di un agguato. Ella guardò meglio ed ebbe un terribile sussulto per la gioia del sospetto. Poi si staccò datila finestra, avanzò cauta per la casa immersa nel sonno, disce se su la spiaggia ,si accoccolò, protetta dal rialzo di un muro ro mano in rovina. Dellle ombre si calavano verso il mare, nere ombre paurose ag grappate ad una corda che pen colava dall'alto. E duna barca, tra le onde not turne increspate, le attendeva. Qualcuna vi fu ospitata; ma co me, alla fanciulla, pallidissima e quasi senza respiro, giunse un febbrile mormorio di voci stra niere, ella cavillò per la felicità della sua "grande ora". Voci esecrate di nemici assas sini, che tentavano la fuga nella notte senza stelle. Era questo dunque il fascino macabro e invincibile che la in chiodava anche di notte al mare? Chi aveva voluto la sua lunga ve glia coraggiosa? Laura emise un grido che si le vò solenne, terribile, vendicato re: ltalia I Due ombre, attorcigliate alla corda, risalirono in fretta. Nella barca il sinistro mormorio stra niero si fece più concitato, quasi convulso. Laura ripetè il suo grido: ltalia! Delle torcie ,in alto, su i tor rioni del castello, uno scompiglio affannoso di uomini in armi, e la fanciulla impavida e spettrale, presso il vecchio muro in rovina. Dalla barca, i prigionieri si e rano lanciati in mare. Uno di essi avanzò verso la spiaggia, trema va di rabbia, di sdegno e di fero cia, biascicava bestemmie, strin gendo, tra le dita ossute, un pu gnale. ltal ripetè ancora la fanciulla, mentre sospinta e af ferrata ,l'arma le era conficcata nel cuore. Poi un tuonare di colpi, uno scandagliare di luci, dall'alto del castello, risvegliato alla caccia dei fuggitivi. Epresso il vecchio muro in ro vina, Laura e Massimo, due fan tasmi, votati insieme alla patria, ricongiunti "dalla stessa mano sacrilega" nel rifugio dell'lnfini to. Carlo I)e Flaviis QUANTO VIAGGIA IL ROMBO DEL CANNONE Mai come oggi le artiglierie fu rono tanto di moda. Non si parla più che di 75, di 305, 380, 400; nel modo intero Ma fino a quale distanza può fare udir la sua voce possente, quel formidabile seminatore di stragi che è il cannone? Ecco qui alcuni esempi che han onil merito di essere ben con trollati : Nel 1694, quando cioè l'arti glieria era così lontana da quel la del secolo XX, si udì a Le Havre tuonare il cannone che sparava da Dieppe, ad una di stanza di 80 chilometri. Nel 1814 si udirono rombare le artiglierie, da Parigi a Canon (Eure) a 176 chilometri; da Wa terloo a Creil, a 200 chilometri. Nel 1870, il tuono dei cannoni di Parigi arrivò fino a Dieppe, a 140 chilometri, Nel 1915, l'eco delle cannona te di Arras giunse a Fècamp, a 178 chilometri, e a Vieux-Port, a 175 chilometri; di De Roye a Saint-Pierrè-en-Port, a 165 chilo metri ; di Sillery a Saint-Sauveur (Yonne), a 188 chilometri. Dalle numerose osservazioni fatte, sembra che la distanza da accettare con sicura fede sia quella da 150 a 200 chilometri. Tuttavia testimoni degni di es sere creduti asseriscono che il bombardamento di Anversa più pago il suo fragore fino a Gro ninga, in Olanda, percorrendo, in linea d'aria 270 chilometri. Come curiosità, si può citare per fenomeno di percorso sonoro l'esplosione del Krakatoa, avve nuta nel mese d'agosto del 1883, la cui eco giunse, due ore dopo, fino nell'Australia, superando l'enorme distanza di 2804 chilo metri. FENOMENI DI TELEPATIA IN GUERRA Un soldato ricevette una lette ra dalla sua mamma: essa gli scriveva che in sogno l'aveva vi sto prigioniero, ma circondato da una sfolgorante luce. Il figlio a quell'annunzio, rise, e baciata la lettera, la pose in seno. Ebbene, nella notte, mentre dormiva in trincea, si sveglia di soprassalto e dice al compagno accanto : Sai : ho sognato che ero pri gioniero degli austriaci e circon dato da una gran luce. Mia ma dre ha scritto lo stesso: quindi qualche cosa avverrà! Non finisce di dire la parola, che giunge un sergente, e gli or dina di seguirlo. Ecco che arriva ad un luogo ove ha l'ordine di an dare insieme ad altri 109 compa gni a porre i tubi i gelatina e splosiva sotto i reticolati austria ci per farli saltare in aria. Fiduciosi vanno: ma non appe na giunti alla meta, prima che I avessero il tempo di fare un rao- vimento, sono circondati e fatti prigionieri, da una compagnia di croati, sbucata all'improvviso. Condotti al cospetto del colon nello nemico, il nostro soldato, vedendo che dalla conta fatta ri sultano 111, mentre sa che sono in 110, profitta della momenta nea confusione e dell'errore, e si ecclissa inosservato nelle tene bre. Per fortuna, conosceva l'idio ma austriaco. Architetta di re pente un piano diabolico: si ve ste degli indumenti di un morto che trova in quei pressi, esi frammischia alle file dei croati. Tutti lo credono uno di loro: ma a giorno fatto, temendo di dare nell'occhio a qualcheduno, si ap propria della tessera del morto per farsi credere vie meglio un loro compagno. A notte inoltrata, fa di tutto per essere di vedetta agli avam posti, donde poco dopo, abbando nato il posto, va ad avvisare il proprio tenente di far portare subito una cinquantina di tubi di gelatina sotto i reticolati au striaci. Il tenente, sbalordito da tanta eroica audacia, posposta al dub bio l'ammirazione, eseguisce su bito il suggerimento. Infatti, dopo poco, un rombo spaventoso squarcia l'aria, ed un fulgore di luce illumina l'audace vedetta già in salvo presso i suoi. E teutto ciò, colla distruzione completa dei reticolati, convinse il soldato del duplice fenomeno telepatico. Antonio Ferretta LEGGETE "LA RASSEGNA" 5