IL SEGRETO Di MILiUCCIA Ragazzi, a tavola! La nidiata, che pispigliava ir requieta nella stanza da lavoro, attigua a quella da pranzo, accor se saltellante. Buona sera, nonnina ! Buona sera, mamma! L'uno dopo l'altro, i fanciulli sfilavano avanti a ciascuna delle due signore, che si rassomiglia vano tanto e sembravano due so relle, anziché suocera e nuora. Baciavano la mano, e ricevevano un bacio sulla fronte e un buffet to sulle guancine accaldate dal lo ro moto perpetuo. Indi si recava no a prendere ciascuno il proprio posto: ma, prima di sedersi, guardavano furtivamente, con un senso di indefinibile mestizia, due posti che non erano occupati da nessuno ed ai quali erano tutta via costantemente allineati posa te, tondini e bicchieri, come se dovessero da un momento all'al tro sopravvenire coloro che do vevano occuparli e che un tempo infatti li occupavano con assidui tà. Codesto tempo era lontano, in finitamente lontano pei più pic cini, tanto che essi e cioè Roset ta, Giuliano e Clelia, non ricor davano più di aver veduto sedu to mai alcuno a quei due posti, che erano ai due capi della tavo la, l'uno di fronte all'altro. Chi ri cordava, ed arrischiavasi di su surrare anche qualche particola re descrittivo all'orecchio dei tre marmocchi rosei come fiori di mandorlo ed irrequieti come ver doncelli di primo volo, era Ma rio, il meno minuscolo dei cinque granellini di pepe. Ed anche Mi liuccia, che era di un anno e mezzo men vecchia di lui (Mi liuccia compiacevasi di punzec- Per qualunque lavoro Tipografico RIVOLGETEVI ALLA TIPOGRAFIA della 920 S, 10M ST., PHÌLA Novella di Ernesto Senio chiare il fratello maggiore col chiamarlo "il vecchietto"), an che quella farfallina dorata, che non sapeva mai star ferma più di trenta secondi e diffondeva dat torno al suo capino tutto malizie e tutto sorrisi ruba-baci un nim bo d'oro che parea volesse arric chire la vista e l'anima, preten deva di ricordare qualche' cosa di preciso. Ma, attorno alla precisio ne, o meno, dei suoi ricordi, ap punto, accendevansi dissidii tra Mario e lei, perchè essa, ad esem pio, voleva sostenere, e giurava, pestando i piedi, che nonnino a vesse i baffi color dell'oro come i capelli di lei e babbo li avesse castani mentre il fratello mag giore, che aveva vissuto la bellez za di un anno e mezoz più del la sorellina, e aveva bene il dirit to di far valere di più la forza della sua memoria, sosteneva tut to il contrario. Ed allora comin ciava tra l'ometto e la donnina, e gualmente cociuti, egualmente combattivi, un battibecco india volato, che il più delle volte fini va a spintoni ed a scapaccioni scambiati tra le due parti in cau sa, ai quali univansi, per sopras sello e per necessità di giustizia equitativa gli scapaccioni largiti dalla mamma, ovvero le sgridate fomite dalla nonnina, che era meno corriva di sua nuora all'uso dei correttivi manuali. A tavola! gridò una se conda volta, quella sera, la signo ra Emilia. Nonnina, ci siamo già tut ti! si permise di obbiettare Mario. Puoi fare la conta, non nina! Ah! sì, hai ragione! Sme morata che sono ! Mi par sempre che manchi ancora qualcuno! LA RASSEGNA PHILADBLPHIA, PA., SABATO, 21 APRILE 1917 disse la bella e fine signora, an-1 cor giovanile d'aspetto, colei che j tutti gli amici di casa d'Alfreda, per delicata lusinga, chiamavano la sorella maggiore della moglie di suo figlio Allora, benedetti ; lupicini, potete incominciare! soggiunse, e si ingegnò di sorri dere d'un largo sorriso incorag giante: ma il pallore improvviso del suo volto, ma l'ombra decisa che le rendeva opachi gli angoli degli occhi, rivelavano l'interna trepidazione. Era la trepidazione di tutte le sere, condivisa eroicamente con la nuora, era lo sgomento assi duo, la segreta pungente ango scia che assaliva le due povere donne tutte le volte che or mai da circa due anni sentiva no più acuta la nostalgia dei due cuori lontani, lo struggimento di quella prolungata separazione, che soltanto la nobiltà del loro profondo sentimento di donne i taliane, di vere donne italiane, poteva giustificare, non però spogliare della sua acerbezza. Più acuto ripetevasi il loro schianto, dissimulato dal gioioso aspetto assunto per non turbare la serenità dei bimbi innocenti, allorquando, a sera, la famiglino la adunavasi a mensa. Nella dol ce intimità del domestico lare, nella stanza bene illuminata, ben riscaldata, ben fornita, scorgeva no con una sensazione di gelo quei due posti vuoti: il posto del capo della casa e quello di colui che mentre il padre era ancor nel vigore degli anni e della salute, erasi assunto di sorreggerne l'at tività, gli sforzi fecondi, le ga gliarde ed animose intraprese con la forza e lo zelo dei suoi ven ti anni e della sua intelligenza a perta e disciplinata, per accre scere grandemente il frutto del decoroso lavoro, tradizionale nel la intemerata famiglia. Per una /specie di civetteria del suo affetto, e di raffinatezza del la sua sofferenza, donna Emilia ; aveva voluto, e sua nuora, usa ad obbedirla, senza discutere, aveva consentito, che i posti dei due uo mini, chiamati a lavorare tem poraneamente per più vasta e per ben più esigente famiglia, rima nessero inoccupati al desco fami gliare. Pareva come se il loro spi rito diritto e sicuro vigilasse sui nipotini, sui figliuoletti, mante nesse intatto il calor del nido, da quelle due sedie di cuoio ad alto schienale, graziosamente foggia te, dalle quali le care persone parlavano un tempo con sì buon sorriso, con sì limpida festevolez za anche quando nel rientrare in casa a capo di una giornata di snervante operosità, vi avevano portato senza avvedersene un a vanzo delle preoccupazioni, delle momentanee stanchezze dovute all'affannante lotta degli affari. Ora, in quella strana sera, in cui donna Emilia aveva provata un'allucinazione che le aveva fat to trabalzare a lungo il cuore, i bambini, soddisfatto eli e ebbero il primo impeto del loro appeti to, si avvidero di qualche cosa di nuovo, che emergeva appunto ai posti di babbo e non netto assenti, del "signor sottotenente" e del "signor maggiore richiamato", come piacevasi di indicarli Mario per dar prova di conoscenza di linguaggio militaresco. Accanto ai rispettivi candidi tovaglioli, piegati a mo' di tocchetti da dia cono, erano dei fasci di carta, dei plichi dalle intestazioni bancarie come ai tempi in cui nonnetto e babbo non erano alla guerra e re clamavano che si facesse trovare ai loro rispettivi posti a tavola il corriere postale pervenuto all'in dirizzo di casa. I meno piccini, scambiandosi tra loro quest'os servazione, parlottarono, susur rarono per parecchi minuti; poi, non potendone più, Miliuccia, da vera minuscola pronipote di Eva, volle togliersi la curiosità e do mandò: ' Nonnina, la truerra termi nerà subito, non è vero? Veggo che hai preparate le lettere per babbo e nonnetto. Essi sono, dun que, per tornare ? Le due signore si riscossero dall'assorbimento che le teneva entrambe con l'animo lontano, j ansiosamente sospeso su di un paesaggio alpino seghettato da enormi candidi denti eretti verso il cielo nevoso, e domandarono, con un sorriso carezzante : Come sai, Miliuccia, che non è lontano il giorno in cui nonnet to e babbo foreranno a sedersi in mezzo a oi, convinti che voialtri siate diventi tutti buoni e docili... ; diavoletti ? —Loso ! rispose, con im portanza, la minuscola monella, e I con una espressione di malizioso j mistero: —E' il mio segreto! ' soggiunse. Mario la tirò per la vestina, e le susurrò : Posso svelare a mammina il nostro segreto?..... Ma Miliuccia fe' gli occhiacci, e fe' col capino aureolato di oro filato un energico segno di di niego. Allora Mario aggirò la questio ne alla larga. Nonnina bella, disse, non ci spiegavi, forse, l'altro giorno, quando giunsero le lette re stampate di tutte quelle ban che come le chiamavi? Ah! ri cordo: le circolari! Giusto le cir colari ! Ebbene, quando soprav venne quella pioggia di circola ri, che stasera veggo ammontic chiate ai posti di nonnetto edi papettino, non ci dicesti che di pendeva da tutti noi, anche dai piccini, sì, anche dai piccini, se dovevasi far tornare presto dal la guerra, contenti e gloriosi, i nostri uomini? Non ticevi che bisogna dare il danaro, tutto il nostro danaro, nell'interesse di nonnetto e di papettino? Sì, tesoro, ti dicevo proprio così ! E poi ? E poi; ruppe, quasi in pianto, Miliuccia, scotendo indi spettita il capino energico e vivo. Poi, poi è avvenuto che que sto stupidello del mio fratello maggiore, che è poi un maggioro dei burattini, ha svelato il mio | segreto Mentre io volevo farvi una sorpresa Una splendida sorpresa —Quale sorpresa? Farvi vedere qui nonnetto e babbo, all'impensata : nonnetto o babbo ritornati per non mai più partire, per mezzo del nostro da naro. Vale a dire? Vale a dire, nonnina (Ma ! rio, lasciami dir tutto adesso, giacché hai fatta la frittata! Non | tentare di tirarmi calci da sotto |la tavola!) Vale a dire che noi ! abbiamo messo assieme il conte nuto di tutti i nostri cinque sal vadanai, ed abbiamo fatto una somma enorme, favolosa, qualche cosa come ottantacinque lire, e le ; abbiamo di.te in tutta segretezza | a miss Flora. E miss Flora, ba ciandoci piangente per il giubi ì 10, ci ha detto: "Voi siete davve ro dei piccini ammodo ! Voi fate il vostro dovere meglio dei grandi ! E se tutti faranno il loro dovere con zelo, i nostri eroici guerrie ri saranno liberati con onore, al più presto, dai pericoli della guer ra." Ha detto proprio così miss Flora, non stancandosi di baciar ci e di carezzarci. E poi ha sog giunto: "Ci aggiungerò cinque lire, cari piccini, e così saranno novanta, e potrò acquistare in vostro un titolo del prestito del la vittoria " E così ha fatto, la nostra cara e buona direttrice ; e così, adesso che tutto è a posto, . adesso che il titolo è là nella mia I scrivanieta, noi abbiamo più spe ranza di abbracciar presto non netto e babbo Non è vero, non nina? non è vero, mamma? Ernesto Sera» SMANI FtNùMtM 11 dottor Giordano segnala ne gli "Annali di medicina navale e coloniale" che nell'equipaggio di due sommergibili di una nazione alleata, durante una immersione di circa 18 ore comparvero alcuni disturbi abbastanza gravi, che non potevano essere messi in rapporto alle comuni cause facili a verificarsi su questo speciale ti po di naviglio, e che finora non erano mai stati segnalati. Tutti i colpiti presentano nausea, vomi to, bruciore in gola con sensazio nale sgradita, metallica, coliche intestinali, cefalea, vertigine, a stenia muscolare di lunga dura ta, anemia notevole. Il dott. Gior dano ha dovuto conchiudere, dal le osservazioni latte, che l'atmo sfera del sottomarino in som mersione doveva contenere gas tossici provenienti dal funziona mento degìi accumulatori. E di l'atto l'esimie chimico di questi ha dimostrato la presenza di ar senico nell'amianto e tracce di i drogeno arsenicale nell'aria du rante il funzionamento degli ac cumulatori dei due sottomarini. UN'ATTRICE GENIALE Un corrispondente ungherese del "Morning Post" racconta che l'attrice popolare Hansi Niese, a bituata ogni sera a ricevere una pioggia di fiori, omaggio lusin gatore ma poco consistente, finì una sera per gridare al pubblico : "Fareste meglio a portarmi del riso e della farina!" L'indomani le fu offerto subito un piccolo sacco di farina, una libbra di ri so, un paniere d'uova: e sono questi ora e altri consimili, i do ni che le recano ogni sera i suoi innumerevoli ammiratori. L'idea è genialissima e, dati i tempi che corrono, ncn c'è dubbio che tro verà imitatori. 5