4 La notte insonne i .(.Illa, Loi'iiieii lUÌU, an goscio sa. J\Uli iXllpOi -a se ùi CO" iuenza e tranquilla, quajiuo non e t regolare u lanzio namenu.' deli organismo : ia not te wjsoiwt e ugualmente op pressi \ a per li colpevole cne sen te afeli anima lassino inesorabile dei rimorso, quanto per i inno cente ctie ha splendide luci nel i'anima ed immense dolcezze nel cuore; e ugualmente oppressiva per ciu sen le oltre n sonno eu oltre la veglia, nella realta' in combente l'urgenza di risolu zioni improrogabili o di dolori tue non e possibile umanamente evitare ; e per elii, solo desideran do il necessario riposo, abbando na fra le coltri il corpo -tanco, attendendo l'oblio ristoratore che a molte fatiche è compendo e di novelle energie fecondo. im notte insonne raggiunge talvolta certe intensi la ai pa rossismo che le "*"rm tutta 1 es senza, di un anima lorm.ua:.. il e e spaventosa, cne opprime in une spasimo intenso, inesphcabne, i nesprimibile. L si concreta in u na soiierenza che si attutisce e b latensil'ica a volta a volta sen za interrompersi mai: sofferen za fisica che porta seco, comi necessaria conseguenza, una soi ferenza morale ; entrambe crude li, terribili, insostenibili. Non è la fantasia che detta, non è l'immaginazione che lavo ra : e chi non ha provato non po trà' mai comprendere quale som ma di esperienza queste righe contengano. il sangue corre per le vene con più forza e picchia con più fre quenza alle tempie ed ai polsi : e un po' di febbre. L'insonnia, qua lunque sia la causa che ia gene- j ra, è spesso accompagnata da au mento delia temperatura, che ci da' un'agitazione fastidiosa co me se avessimo minutissime spi ne acuminate fra le coltri. La notte ci stringe come in una mor sa di strazio, ci opprime e ci an gustia; ci pare che un immane mostro cattivo ci tenga sotto di j sè con un ginocchio sul nostro I petto. E noi ci voltiamo, ci rivol tiamo, torniamo a voltarci or di qua or di la', prendendo nello spa zio di pochi minuti dieci posizio ni differenti, accoccolandoci e di stendendoci, raccogliendoci e di stenendoci ancora, senza che iJ conforto d'una positura sia appe na superiore a quello arrecatoci dalla precedente. Le tenebre ci danno noia, il silenzio ci da' noia ; il minimo rumore ci irrita, il più piccolo suono ci urta; l'ansito lieve del nostro stesso respiro ci fa male. Se ci copriamo si ha troppo caldo; ci si sente soffoca re, ci si sente morire; se ci sco priamo si ha troppo freddo; ci si sente gelare, ci si sente ugual mente morire. La testa si è fatta pesante, ed arde e freme e sof fre; le palpebre si sono fatte pe santi, ed ardono e fremono e sof frono. E" una sofferenza lenta e te nue che nonostante è terribile. Terribile perchè è tutta raccolta, concentrata in noi stessi e non è possibile comunicarla alle tene bre e al silenzio che ci sono intor no perchè in essi si propaghi, in essi si diluisca, in essi si perda E' un principio di delirio che non si intensifica ma che snerva, che esaurisce, che annienta. Non si può sopportare l'oscurità', non si può' sopportare la luce; si vor rebbe ragionare, fare uno sforzo di volontà' per ribellarsi al mar tirio, alzarsi, camminare, fuggi re, scacciare l'incubo incipiente, soffocare l'affanno, annientare la pena ; e si rimane lì accasciati, in una semi-incoscienza che attuti sce tutti i sensi e tutti i senti menti e fa anche perdere la per cezione del luogo in cui si è, del la posizione nella quale il corpo si trova. Siamo voltati a destra e ci pare di essere supini; siamo voltati a sinistra e ci pare di es serlo a deatra. E, altro fenome- Btrano inesplicabile, pare anche di »-utae una soluzione di contili uiUt nell'armonia dei mo vimenti che ogni nostro arte compie m illazione ali arto cor rispondente. E' ia stessa sensa ìuone che J uomo prova talvolta in momenti di estrema confusione, quando, au esempio, si senta col lo in fallo. ■t .t-À. >eiia notte insonne queste sen sazioni 6i lanno più aurevoii e proionue. l. SÌ vedono cose cne non SÌ tro\ano allatto mna.iy-i iiie- pupille, si oaono e ru ttori cne non pervengono allatto iile nostre orecchie. Uè armonie ili stridori, ie dissonanze dena aoite giungono ai nostro organo ìeiurpaii ed incomprensibili, JL, o «urita nenie, li silenzio vibra: e ;onie un misterioso palpito Ultra terreno che avvivi queste due potenze delia notte, è come un soffio di mistero che passi per uria e scuota ad onde consecu tive e lente, insistenti, incalzan ti. in quelle tenebre si vedono te nebre più profonde, macctue più cupe ancora che passano, ripas sano e tornano come ombre fan tastiche in taciturna sfilata ver so il nulla. Nell'alto silenzio si percepiscono silenzi ancora più sdti, silenzi ancora più intensi che -fomentano e danno come un bri vido di freddo. Ci si sente come immersi in un fluido sconosciu to che ci tiene e ci culla, traspor tandoci in un viaggio apocalittico per inesplorate plaghe di eterno abbandono. Si ha la intuizione indistinta, ma persistente, di gualche cosa intorno a noi, che non si tocca che non si sente ma che si muove e ci sfiora e ci ac carezza e si allontana, tenue, e vanescente, impalpabile come u n'onda di energia che provenga ia irraggiungibili lontananze, ol tre il mistero della vita, oltre il mistero della morte, oltre il mi stero dell'essere e dell'eternità'. Se si chiudono gli occhi si ve dono giuochi rapidi e complicati di luce e di ombra; guizzi e ba gliori che FÌ intrecciano e si sus seguono, scintille che scattano, che scoppiettano e s'inseguono, descrivendo parabole ed archi, componendo fulgidi scherzi che si alternano sempre differenti e simmetrici come nell'interno di un caleidoscopio. Anche attra verso le palpebre abbassate si ve dono cose bizzarre senza un ri scontro nella realta', cose assur de senza un riscontro nella vita: cose fuggevoli sulle quali la no stra attenzione rimane momen taneamente incatenata senza vo lerlo e sulle quali però non può' affatto fermarsi, anche volendo. E strani pensieri passano per la mente: strani ed orribili e spaventosi e raccapriccianti. Strani ricordi si ridestano in pre senza di cose e di visioni che con essi nulla hanno di comune, nul la di simile, nulla di lontanamen te correlativo. Ed ancor più stra ni ricordi concomitanti si accom pagnano a quei primi, deforman doli, travisandoli, trasformando li. Nuove rappresentazioni si af facciano in folla alla nostra co scienza e ciascuna da' alle cose che noi pensiamo o ricordiamo una delle proprie essenziali ca ratteristiche. Ne consegue una visione ibri do-fantastica, che ci riesce nuo va senz'altro pur parendoci anti ca. Molte cose e molti fatti ci ap paiono alterati ingranditi smi nuiti nella loro essenza. E ci sen tiamo profondamente diversi da noi anche noi stessi. Nell'anima nostra passano e si alternano i sentimenti più disparati. Rimor si di colpe non commesse, impe ti, rinunzie e desiderii che non si saprebbero nè spiegare nè com prendere, Ixinta' inusitate e cat tiverie non mai volute, tenerezze e rancori, diffidenze e speranze, accasciamenti e certezze. Tutto in una ridda che non cessa e che ci lascia come desolati della no stra medesima stupefazione. L'assurdo e l'impossibil^prendo LA RASSEGNA PHILADELPHIA, PA.. SABATO, 14 APRILE 1917 uo ureve torma e consistenza momentanea. Si hanno paure msen&ate e anòbi che spaventa no : pare che una parte di noi aì> jia trasmigrato ai la' dalia ter ra, verso mondi sconosciuti e lon tani, e che una parte di un mon do sconosciuto e lontano ci sia venuta incontro tenebrosa e mi steriosa. fluttuano larve nell'a ria ed ondeggiano parvenze: i gnoii aiigen di altri regni ci sus surrano mute parole che noi non comprendiamo: si è nella realta' e fuori di essa: si è nella vita e nel sogno: l'illusione ha tutte le apparenze del fatto, il fatto tut te le apparenze dell'illusione. Il nulla, l'assoluto, l'infinito, l'eter nità danno della loro essenza sensazioni che sgomentano. E lo sgomento stesso si manifesta in una forma passiva che non ci sorprende. Le tenebre hanno per noi mille occhi, il silenzio mille labbra. Infinite mani si proten dono e si intrecciano sul nostro capo; fremiti di mistero scuoto no quelle tenebre e fanno vibrare quel silenzio ; brividi di follia pas cano nell'aria, l'anima vi si fon de, vi si diluisce, vi si immede sima; non sentiamo più di esse re sul nostro letto, nella nostra camera, in casa nostra. Siamo sperduti nel caos. E quello sgo mento nostro cede il posto da u na sonnolenza pesante che da' al la veglia penosa una parvenza di abbandono. Il sonno, il desiderato, l'invoca to sonno, è finalmente vicino: ma oramai è già' lontana la not te. L'alba ha già' scacciato le te tebre ed il sole sta per sorgere nel trionfo stesso della sua luce. La notte insonne è un tormen to che ci viene dall'infinito: ed essa può racchiudere in sè il su premo significato di una pena meritata, di una minaccia non vana, di un ammonimento che rimane impresso nella mente, perchè passato attraverso i mo ti dell'anima, in un momento nel quale essa, tutta racchiusa nel suo mistero, si sente più vicina all'eternità' sua origine e sua fine. Gavino Boy HA FATTO FIASCO! E' un modo di dire comune: tutti lo ripetono, specie quando si tratta di opere teatrali, in prosa od in musica: e tanto più volen tieri lo dicono i colleghi del l'autore 112 iascheggiante ! Ma quanti conoscono l'origine di co desta frase? Biancolelli, il cele bre arlecchino, recitava da varie sere in una commedia fortunata, facendosi specialmente applaudi re in un lungo monologo che egli diceva, con festevoli smorfie, te nendo in mano un oggetto ad o gni recita diverso, ora una lette ra rinvenuta in casa della sua innamorata, ora un cavastivali, ora una parrucca, e così via, su scitando sempre la più fragorosa ilarita'. Una sera venne in iscena con un fiasco nella destra : non e ra egli in vena o il monologo era insipido? Sta il fatto che il pub blico non rise. Allora Biancolelli, volta la parola al fiasco, esclamò : "E' colpa tua, se stasera sono u na bestia!" e se lo butto' dietro le spalle. Il pubblico rise, ma il successo mancò per quella sera. Da allora in poi, quando ad un artista toccava una sorte slmile, si uso' dire: "E' il fiasco d'arlec chino!" oppure; è un fiasco, ha fatto fiasco! DARE A BIZZEFFE Tutti sanno che vuol dire. Ma l'origine? Eccola. Quando il som mo magistrato di Roma voleva fare grazia illimitata ad un sup plicante, scriveva sotto il memo riale: Fiat, Fiat. In seguito, per brevità', segnava soltanto F. F. Per la quale ragione chi ottene neva tale favore soleva dire : "Io ho avuto la grazia a bis effe" cioè con due effe, che significava "interamente" in contrapposto a quella limitata che portava una F sola. Corrottasi poi la s in zz, ne nacque il termine bizzeffe. GUGLIELMO TAGLIALEGNA L'imperatore Guglielmo 11, grande amatore degli esercizi fi sici e dello sport, prima che i lùasse la presente guerra, si di vertiva H fare il taglialegna nel «arco di Sans-Souci. Parecchie volte, mentre l'lmperatore, in ;>ieno inverno» vestito co* suo co stume da caccia, si divertiva a spaccare il legno con colpi di a scia da maestro, l'lmperatrice assisteva al divertine nto del suo imperiale consorte e ogni volta che con qualche colpo magistrale l'lmperatore spaccava dei grossi tronchi d'iiberi. Timbratrice si lasciava sfuggire grida di ammi razione. E' inutile aggiungere fhe il legno spaccato dall'lmpe ratore Guglielmo II veniva im piegato pei bispgni del parco stesso e che i giardinieri lo con sideravano come una cosa sacra. Dr. Ignazio Cortese 1023 CHRISTIAN Servizio speciale Vaglia Telegrafici ♦♦♦ * 1 X Banca D'Ambrosio ❖ A ♦♦♦ Prima Banca Italiana in Pniladelphia, Pa. ♦% ♦> A ♦> Stabilita nel ISB6 ♦♦♦ ❖ * * ~ i* V La Banca D'Ambrosio ha perfezio- V ♦ ♦ ♦> nato il suo sistema speciale diretto e ♦♦♦ patentato per le rimesse di denaro in y ♦> Ttalia per mezzo di Vaglia telegrafici. ♦♦♦ : T ei paesi dove esistono uffici tele- X * fi ?i il denaro viene pagato entro ♦♦♦ 2 ore. Negli altri entro due giorni X 112 ■ nvi sono spese extra. j V ❖ ♦> ♦> ♦> ♦> N, V/. Cor. 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